Interrogations - anno V - n. 14 - aprile 1978

AMEDEO BERTOLO a motore), ma proprio alla convinzione che le «cose» (le categorie economiche e sociali) non siano sostanzialmente nuove. Se si parla di capitalismo è perché si intende proprio parlare di capitalismo e non di una nuova forma di sfruttamento che chiamiamo capitalismo in mancanza di un termine più appropriato. Quando si dice borghesia si intende proprio borghesia capitalistica e non una nuova classe dominante che chiamiamo ancora borghesia, eccetera. E così via con capitale, plusvalore, salario, massimizzazione e caduta tendenziale del profitto ... Si tratta di categorie concettuali che, applicate ad una realtà profondamente diversa da quella per la quale vennero forgiate come strumenti conoscitivi, si rivelano di ostacolo anziché d'aiuto, cariche di significato emozionale ma vuote di valore euristico ed, in più, pericolosamente disponibili alla mistificazione. Le analisi più grossolane di questa categoria le troviamo tra gli ideologi ufficiali degli stati sedicenti socialisti; le più prossme al comune senso della ragione tra i marxisti occidentali non dogmatici; le più indigeste tra i marxisti-leninisti-più-o-meno-maoisti. Poco sopravvive del filone interpretativo trotzkista. Possiamo citare, come curiosità, la formula del tardo trotzkista Naville: in URSS (« socialismo di stato ») c'è una sola classe produttiva, quella dei salariati, suddivisa in « sottoclassi o strati o categorie particolari», i cui redditi si differenziano costantemente, accentuano la loro disparità, creano delle opposizioni e delle contraddizioni e « stabiliscono un sistema di sfruttamento reciproco» (?!?), e c'è uno « stato dominante», la burocrazia. A parte la bizzarria di quello « sfruttamento reciproco» e di quest'articolazione sociale in una classe ed uno «stato», si tratta grosso modo di uno schema graduato con élite dirigente. 8. Proprio ai margini del trotzkismo, alla fine degli anni '30 matura l'analisi di Bruno Rizzi, esposta dapprima in La bureaucratization du monde e poi sviluppata ed arricchita in scritti successivi. Il Rizzi parte dalla constatazione che in URSS non c'è più capitalismo, né palesemente vi è socialismo. Riconosce nella burocrazia una nuova classe dominante che ha sostituito i capitalisti e che ha stabilito un nuovo sistema socio-economico di sfruttamento basato su un diverso rapporto di produzione. Allarga poi il campo d'osservazione ai regimi nazi-fascisti e vi ravvisa solidi elementi di somiglianza con le strutture « sovetiche » non tanto al livello impressionistico delle forme 48

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