PSICHIATRIA E CONTROLLO SOCIALE te che i movimenti delle due nazioni, partendo rispettivamente, « l'uno da una base pragmatista e l'altro da una ideologia di tipo analitico, sono venuti razionalizzandosi in nuove tecniche di organizzazione della assistenza psichiatrica che hanno perso la loro spinta iniziale traducendosi, da un lato, in semplice umanizzazione delle strutture manicomiali e, dall'altro, in una razionalizzazione tecnologica che ha consentito il rafforzarsi del controllo sociale attraverso l'utilizzazione di tecniche inizialmente liberatorie, lasciando immodificata la natura oppressiva del servizio psichiatrico. A distanza di anni lo stato disastroso della cura, dell'insegnamento e della ricerca psichiatrica, ripropone un discorso che accennato in un momento storico particolare, dai tecnici, è stato subito riassorbito nella razionalizzazione politico-assistenziale, dimostrando praticamente corne un intervento tecnico si traduca in controllo sociale quando si propone corne una situazione di vertice relegata dalla partecipazione diretta dell'utente: la cura resta in mano dei medici, l'insegnamento è delle università, la ricerca degli scienziati, il tutto chiuso nella cittadella dell'apriori scientifico e nella separazione fra teoria e pratica » (12). * * * • Fin qui concordiamo e prendiamo spunto da queste osservazioni per anticipare la nostra tesi che la psichiatria, innovata o meno, italiana, europea o altro, svolga un ruolo funzionale alla tecnologia del potere e da quest'ultima sia chiamata in causa proprio per essere strumentalizzata alla soluzione della propria crisi e per essere direttamente asservita alla gestione tecno-burocratica del potere politico e sociale. Ma, a parere di Basaglia, le cose in Italia sembrano essere accadute in modo diverso perchè cosi continua trionfalisticamente: ~,In Italia rispetto ai Paesi cui si è accennato, l'opera di rinnovamento incomincia moiti anni dopo ed è noto - e non soltanto ai tecnici - corne negli anni '60 è iniziata in alcuni centri psichiatrici (13) un'azione di rottura che è andata al di là dell'umanizzazione delle istituzioni manicomiali portando il (12) F. BASAGLIA, I temi del congresso di Arezzo, Come insegnare la psichiatria, « l'Unità », 14 settembre, 1976. 13) A ridimensionare, in parte, queste affermazioni e le seguenti, servano questi dati tratti da un altro quotidiano della stampa italiana che si colloca « a sinistra »: « a 8 anni dall'esplosione del problema del manicomio, solo tre ospedali sono veramente aperti, quelli di Trieste, di Perugia e di Arezzo. In altri cinque (Gorizia, Padova, Parma, Ferrara, 11
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