Interrogations - anno IV - n. 11 - luglio 1977

COMP.ROMESSO STORICO Schematizzanto le scelte in quattro tipi politici fondamentali « radicali di sinstra » ( o « innovatori aggressivi »), « riformisti d'ordine », ~< conservatori moderati » e ~< radicali di destra » (o « reazionari aggressivi » ), risultano appartenere alle due categorie estreme rispettivamente il 12% edil 9%, mentre appartiene al « partito » dei riformisti d'ordine una sostanziale maggioranza (44%) di italiani ed un 39% ai conservatori modera ti. Dalla scelta politica a quella partitica, il comportamento dell'italiano si complica e si intreccia. Infatti' i « radicali di sinistra » si dividono tra il P.C.!., il P.S.I. e O.P. (il quale, con il suo misero 1,5% e l'unico partito - anzi ihsieme di partiti: P.D.U.P.-Manifesto, Avanguardia Operaia, Lotta Continua e Movimento Lavoratori per il Socialismo - ad esserne esclusivamente composto); meta dei riformisti d'ordine votano P.C.!. (di cui vanno a costituire ben il 75% dell'elettorato), ma un quarto abbondante vota D.C. (la quale a sua volta assorbe due terzi dei voti conservatori moderati e quasi meta dei reazionari). L'M.S.I. (che nel frattempo per una scissione ha perso un terzo di elettori, del tipo conservatore) si prende i residui reazionari. Gli altri partiti si dividono in varia misura i residui voti riformisti e conservatori. Una bella confusione. Semplificando, si puo solo dire che il P.C.I. e il principale polo di riferimento dei riformisti e la O.C. dei conservatori, ma anche cosi non ne sappiamo molto di piu sulla plausibilita della strategia del compromesso storico se non che ad esso, nella D.C., gli puo essere favorevole senza difficolta la minoranza d' estrazione riformista e intransigentemente contraria la minoranza d'estrazione reazionaria. Torniamo alle cifre elettorali. Anch'esse sono ambivalenti in termini di compromesso storico: da un lato gli sono favorevoli, apportando al P.C.!. una nuova fetta di elettorato riformista, a conforto della sua linea política socialdemocratizzante, ma dall'altro lato vi si oppone il rafforzamento della O.C. con voti inequivocabilmente anticomunisti, sottratti all'M.S.I. ed ai partiti « laici » minori di centro. Lasciamo di nuovo le cifre e passiamo a considerare i reali rapporti di potere negli organi centrali e periferici. Su questo piano indubbiamente !'equilibrio si e spostato a favore del P.C.!., che ormai « governa » in partnership egemonica sulle principali citta italiane (Milano, Torino, Roma, Napoli, Genova, Bologna, Venezia ...) e su un consistente numero di regioni. Il che non vuol dire semplicemente potere politico-amministra27

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