AMEDEO BERTOLO parte dei lavoratori (per alcune categorie piu forti o di settori privilegiati e stata addirittura nulla), perche il meccanismo delJa « scala mobile » ha sinora consentito un'aggiornamento automatico (di un terzo-meta dell'effetto inflattivo), integrato dagli aumenti contrattuali. Ben inteso, se anche l'effetto diretto dell'inflazione sul salario reale e stato sinora contenuto (ma fino a quando?), esso puó pesare comunque per altre vie sul proletario in termini di reddito famigliare, laddove ad esempio colpisce pesantemente il potere d'acquisto delle pensioni ... Analogamente, la stagnazione produttiva crescente non si e espressa sinora nella tradizionale forma dei licenziamenti collettivi: vi si 'e opposta la forza operaia organizzata sindacalmente e politicamente. La disoccupazione ha cosi preso un'altra via prevalente, quella del blocco delle nuove assunzioni. E' la disoccupazione giovanile (che, tra l'altro, si trasferisce anch'essa sui redditi familiari proletari) a fare da serbatoio per la ridotta capacita di assorbimento di manodopera del sistema produttivo. Beninteso la crisi e stata scaricata anche altrimenti, ad esempio sui lavoratori precari, ed ha colpito piu pesantemente al Sud che al Nord, piu le donne che gli uomini... in breve, ha grosso modo colpito piu pesantemente le categorie, i settori, le zone piu deboli perche marginali o emarginati dalla produzione e/o scarsamente tutelati o del tutto privi di tutela sindacale, mentre ha sostanzialmente risparmiato il grosso della classe operaia organizzata. Tra i vari meccanismi « selettivi » della crisi economica ci interessa in modo particolare quello della disoccupazione giovanile, perche ci consente la comprensione del nuovo dissenso degli emarginati e degli studenti che della crescente disoccupazione sono vittime presenti o future, che vivono cioe gia la realta piu o meno drammatica ma sempre frustrante della disoccupazione o la vivono come futuro prossimo. Un aspetto particolare di questa disoccupazione e che in essa e andata e va crescendo assai piu che proporzionalmente la quota di aspiranti lavoratori « intellettuali » cioe di diplomati e laureati. Cosi si intreccia alla crisi economica la crisi della scuola italiana, facendo dello studente medio un frustrato, la cui frustrazione puó trasformarsi in rivolta. Alla fine degli anni '60, alla duplice spinta delle esigenze oggettive del sistema produttivo e della contestazione studentesca, il governo reagi con misure temporanee di rappezzo delle strutture scolastiche e con demagogiche « aperture » che nel breve termine 24
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