Fine secolo - 1-2 marzo 1986

Arriva il thé e l'aglio scende e ci sentiamo bene, caldi e pieni. «I Russi stanno anche loro nelle caserme, ma quando spostano carri ar– mati, blindati ed elicotteri spazzano tutto quel che trovano. Noi siamo in grado di fermare e distruggere con mine e mortai i carri armati e i blindati, ma siamo alla mercè degli ·elicotteri perchè non abbiamo missili ed_altre armi capa– ci di abbatterli». Il thé è finito e la stanchezza si comincia a sentire, la tenda si è svuotata, Zabihullah prende il suo mitra russo, bottino di guerra, ci dà tre coperte e la buonanotte. Scacchi e tarocchi Gli occhi non si chiudono, e la lampada a pe- · trolio muove ombre sulla tenda. La coperta ci avvolge e ci sentiamo Còme in un centro del mondo. Ci apre gli occhi la luce del sole che sbuca dall'alto di un monte e l'aereo ad elica che ripassa sopra di noi col suo carico di mon– tanari e bagagli. Il vecchio dalla barba bianca appare in un mo– mento, Zabihullah ci dice che è suo padre, noi siamo giornalisti, lui annuisce soddisfatto e gioca a scaccl;iicon un altro vecchio senza bar– ba. Ci mettiamo vicino a vederli giocare. At- · tento, ti mangia la regina, muovi il pedone, il vecchio annuisce ma perde un alfiere e l'altro soddisfatto glielo pappa. Intanto arrivano thé e Mujahideen, si scattano foto e si beve e si mangia una pasta di noccioline americane col ciapati, si saluta e si parte. La macchina non va, si scende a spingere e la macchina parte, si rimonta e via, su quella strada pazzesca verso Chitral. La sera in tenda giochiamo a scacchi e mangia– mo uova e aglio, e Zabihullah continua a rac– contare la sua vita e l'invasione russa. «Io e al– tri miei amici abbiamo fondato un gruppo che si chiama Islamic Freedom. Front of Afgani– stan (IFF A). Questo gruppo combatte contro i Russi e per l'unità di tutti i gruppi. Non c'è an– cora l'unità tra i partiti islamici, ognuno com– batte per proprio conto ancl).e se l'obiettivo è unico, via i Russi dal nostro paese. Ora sto con mio padre, combatto con lui. Egli appartiene al Jamiyt-i-Islami, che è il più grosso partito musulmano che combatte in Afganistan». Scacco matto, Zabihullah perde la prima parti– ta, e ricominciamo. «Mio padre è il comandan– te di tutta la zona del Chitral, ci sono circa cin– quantamila mujahideen rifugiati, a primavera rientriamo a combattere nella regione di Ko– nar, nel Nuristan». Anche la seconda partita s'è messa male per Zabihullah, due pezzi in meno e il re alle corde, ma continua fino alla fine, con un pedone contro un'armata. Inco– minciarono la terza. «Ora la guerriglia è nelle grandi città, a Kabul tutti i giorni s'ammazza– no, tra Russi e mujahideen. Il bazar è aperto, vendono jeans ai soldati russi e scambiano fumo per Kalashnikof». Zabihullah attacca con la regina e due cavalli e sembra vincitore. «Nella nostra regione, nel Nuristan, i Russi non sono mai entrati, ci sono montagne e montagne, un po' come la Svizzera; hanno di– strutto quasi tutti i villaggi col p.apalm, boro- ella pagina.afronte: il vecchio ospite. In questapagina al centro:afgani sorridonosu uncamion-bus. In basso: i laghi di Band-j-amir. bardando ·con gli elicotteri. Ma la popolazione è libera e combatte come può anche contro gli elicotteri». Zabihullah perde anche la terza partita dilapidando il vantaggio e cominciano la quarta. «Se a primavera tornate an,diamo nella mia casa in Afganistan e lì possiamo sta– re tranquilli, e da lì possiamo andare al fronte per scattare foto e combattere». Fumiamo afgano nero e beviamo thé, e facciamo patta nella quarta e abbandoniamo la quinta che gli occhi si chiudonò e ci diamo la buonanotte, la lampada a petrolio continua a muovere le om– bre nella tenda ma io già dormo che neanche me ne accorgo. Cento di questi giorni Oggi è il mio compleanno, sono le sette di mat– tina e stiamo già lavorando. Cinepresa punta– ta, Enzo che prova e riprova, aspettiamo il sole e il grande capo. Prima arrivano thé e noccioli– ne, poi la barba bianca si siede sulla panca e sorride all'obiettivo. Si gira. Sandro accende il registratore e domanda: why you and your fa- mily are living here... _ Mohamed con una grande e bella voce spiega in farsi che tutto il mondo libero deve sapere che da quattro anni l'Unione Sovietica ha at– taccato direttamente !'Afganistan e controlla ... siamo profughj ... dittatura ... libero e islamico. Si ferma e guarda l'occhio di Enzo mentre Za– bihullah traduce in inglese. La grande voce ri– comincia, e parla di storia, di sé, («fui impri– gionato a Jelalabad, in quanto leader politico benvoluto dalla popolazione locale, ero un reale pericolo per i filosovietici di Kabul»), di religione («Islam è la nostra arma più forte e Allah è grande»). Sandro chiede: non c'è unità. E lui dice che l'obiettivo dei mujahideen è la li-· berazione dell'Afganistan e i partiti politici sono divisi. «Noi combattiamo per l'unità, ed io appartengo al Jamiyt-i-Islami che è il partito più forte». Enzo finisce i rullini e io gli passo gli altri, ma ce n'è rimasti pochi, Enzo smette di girare e Sandro continua: come la conducete questa guerra, senza armi né medicine? «Ab– biamo bisogno di cibo, in quanto gli elicotteri russi bombardano continuamente le coltiva– zioni e i villaggi, abbiamo bisogno _dimedicine e dottori, abbiamo bisogno di armi contro gli elicotteri, di armi antiaeree. Le nostre armi sono di ·provenienza sovietica. D'altronde i danni inflitti alle truppe sovietiche e al regime di Karma! dai nostri guerriglieri, fanno pensa– re loro che al nostro fianco ci sia il mondo in– tero». Come finirà? Sandro fa l'ultima domanda, e il sole è quasi alto e si vede a tratti. «Finirà con la carità di Allah, l'unione di tutti i mujahi– deen e con un accordo russo-americano, solo · allora finirà». Si alza compiaciuto dalla panca, Sandro spegne, l'intervista è finita. Zabihullah sorride, siamo tutti contenti. Poi si sta ancora tutti insieme davanti al cami– no, tra le montagne bianche di rieve del Chi– tral. E si gioca a scacchi e si aspetta l'aereo per dieci giorni, davanti a quel camino. Poi finisce la legna, scacco matto e l'aereo è arrivato a prenderci.

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