Fine secolo - 7-8 dicembre 1985

FINE SECOLO* SABATO 7 / DOMENICA 8 DICEMBRE 38' E Isa MÒrante è nata a Roma, da padre si– ciliano e da madre emiliana, entrambi, a Roma, sui tempi della prima guerra mondiale; l'uno come istitutore .in un rifor– matorio, faltra come insegnante». Così inizia la più completa delle note editoriali stilate o dettate dalla stessa scrittrice, quella premessa a un'edizione di Il mondo salvato dai ragazzi-. ni. In realtà, l'anno di nascita è il 1912. Dirà Elsa Morante in un'intervista a Jean Noel Schifano del dicembre 1984: «Sol)o nata sot– to il segno del Lèone il 18 agosto 1912. Ho visto nella quarta di copertina di Aracoeli e su altri libri pubblicati-in Francia, e sui gior– nali che lei mi ha portato, che sono nata nel 1918!La ragione è semplice: quando ero gio– vane volevo essere ancora .più giovane, perchè mi innamoravo, allora. E tuttavia ero abbastanza vecchia, ma tutti credevano che fossi giovane. A quel tempo.non volevo con– fessare la mia età. In una grande enciclope– dia inglese, ho letto che sono nata nel '18 o nel '16; ma io sono nata nel 1912!» La Morante trascorre l'infanzia nel quartiere popolare di Testaccio, ma la contessa Maria Maraini Guerrieri Gonzaga, sua madrina di battesimo, la, invita spesso nella sua vi!la,. dove Elsa si esibiva con poesie e scenette di teatro: «Ero adulata, ben nutrita, ben vestita, ma ip mezzo a tutto quel lusso rimpiangevo NOTIZIE su VITA EOPERE ·01UNACANTASTORIE di Gianfranco BETTIN e Marino SINIBALDI Nella pagina accanto, Elsa Morante alla Festa dei Gigli di Nola, rtel 1974. La foto è di Guido Ambrosini. A pagina 40, Elsa è a Venezia, nel 195 /. Le città più belle, per lei, erano Firenze, Perugia e Venezia. "Quando vidi Venezia per la prima volta - raccontava - pensai: io da qui non me ne posso andare più. Avevo 100 lire, e decisi di giocarle; avevo in testa il numero 21, uscì sul serio, vinsi 3.600 lire, e restai a Venezia un mese". la mia casa del Testaccio»; non frequenta le scuole elementari, imparando da sé a leggere e scrivere. Comincia a scrivere da giovanissi– ma, con fiabe e ·brevi poesie pubblicate sul "Corriere dei piccoli" e su altri giornali per bambini. Appena terminato il liceo, abban– dona la famiglia, iniziando la collaborazione .con diverse riviste. Nel 1935 scrive il raccon– to "Il ladro di lumi", pubblicato nel 1963 nella raccolta Lo scialle andaluso. Tra il 1936. e il '40 scrive altri racconti: "L'uomo dagli ' occhiali", "La nonna", "Via dell'Angelo", "Il gioco segreto", "Il compagno", e i boz– zetti "Il cugino· Venanzio" e "Andurro e Esposito", pubblicati su "Oggi" e apparte 0 nenti a una serie di Aneddoti infantili mai pubblicata (appariranno entrambi nella rac– colta Lo- scialle andaluso). La breve biografia dettata dalla scrittrice così prosegue: «Là prima parte della sua vita è stata travolta dai nazifascismi e dalla secon– da guerra mondiale. Durante l'occupazione tedesca, fino alla vittoria degli Alleati, ha vìs– suto tra i fuggiaschi e i senzatetto sulle mon– tagne della Ciociaria, non lontano dal fronte di Cassino». Nel frattempo 'aveva conosciuto Alberto .Moravia, che sposa,. in chìesa, nel 1941; nello stesso anno pubblica Le bellissi- me avventure di Caterì dalla trecciolina e il primo libro di racconti, dal titolo Il gioco se– greto, scrive il racconto "Un uomo senza ca– rattere" e la poesia "Minna la siamese", poi raccolta nel volume Alibi. Nel 1943 scrive "Poesia per Saruzza" (poi in Alibi) e comin– cia a lavorare a Menzogna e sortilegio. Nel '45, sull'Europeo e poi sull'Espresso, esce il suo racconto "Il soldato siciliano"; escono anche due sue traduzioni di Katherine Man– sfield: Il libro degli appunti e Il meglio di Ka– therine M ansfield. Oltre ad altri racconti di guerra, scrive.le poesie "Amuleto" e "A una bambina". Nel frattempo è tornata a Roma, ma vive per lunghi periodi ad Anacapri, e lavora fino al '48 al suo primo romanzo, Menzogna e sorti– legio, che vincerà il premio Viareggio. Tra il 1945 e il '48; scrive anche le poesie "Shehera– zade" e "Lettera", e una serie di liriche ("Alla favola", "Ai personaggi", "Al gatto Alvaro" inserite in Menzogna e sortilegio e poi raccolte in Alibi). Nel 1950 pubblica, in una raccolta di Storie d'amore di vari autori edita dalla Sei, il racconto "Catullo e Le– sbia", e scrive Nerina, romanzo-balletto ri– masto inedito (un suo frammento, "Donna Amalia", è però comparso in Lo scialle anda– luso). Nel 1952 scrive il racconto "Lo scialle andaluso", che verrà pubblicato sulla rivista "Botteghe Oscure" e uscirà in volume nel '63, e comincia a lavorare al secondo roman– zo, L'isola di Arturo, che terminerà nel '56. Pubblicato nel 1957, I:, 'isola di Arturo vince il premio Strèga. Sono anni di intense amicizie (tra gli altri Saba, Penna e Pasolini) e di grandi viaggi. «Nella seconda parte della s~a vita - è scritto nella nota biografica da lei ispirata - ha viag– giato praticamente in tutti i paesi del mondo, visitando tra l'altro la Cina (1957), l'India (1961) e soggiornando per vari mesi, a due ri– prese, a New York (1959 e 1966)». Oltre a L'isola di Arturo, scrive in questi anni varie poesie {"Alibi", "Allegoria", "Il gatto e l'uccellino", raccolte, assieme ad altre, nel 1958 nel volume Alibi); del 1957 è anche un bre~e saggio su Umberto Saba, "Il poeta di tutta la vita", pubblicato sul numero estivo di quell'anno del "Notiziario Einaudi". Nel 1959,- oltre alla riédizione delle favole (col titolo Le straordinarie avventure di Cate– rina che manterranno anche nella ristampa del 1985), Elsa Morante scrive un saggio in risposta .li "Nove domande sul romanzo", pubblicato nel numero 38/39 della rivista "Nuovi Argomenti" (ampi brani sono usciti su Reporter del 26 novembre scorso); di im- · portanza analoga la risposta a "Otto doman– de sull'erotismo" (in ''Nuovi Argomenti", 1961, n. 51/52; ripubblicato in parte su Il ma– nifesto del ·1 dicembre 1985). Nel 1962 si separa da Alberto Moravia e va a vivere in via del Babuino; tornerà nella casa di via dell'Oca, la sua ultima casa, nel 1965. Nel 1963 viene pubblicata la raccolta di rac– conti Lo scialle andaluso che comprende al– cuni - pochi - racconti già presenti nella rac– colta del 1941, Il gioco segreto, e altri poste– riori. Nel 1964, sui' numero 27. di "Europa Letteraria" pubblica un breve appunto sul Silenzio di Bergman; nello.stesso anno la rac– colta di Selezione del Reader's Digest, Rac– conti italiani 1965, pubblica il suo racconto "Tempo di pace". Nel 1965 tiene in varie città italiane una conferenza per l'Associa– zione culturale italiana.che, col titolo "Pro o contro la bomba atomica", appare nel nume-· ro 34 di "E'uropa Letteraria" (il testo, rivisto dalla Morante, sarà poi pubblicato dalla rivi- . sta "Linea d'ombra" nel numero 7 del di– cembre ,1984).Più tardi progetterà di racco– gliere, sotto il titolo di quella conferenza, i suoi saggi; l'idea, mai attuata, sta per essere realizzata ora. Dal 1966 scrive gran parte delle poesie di Il mondo salvato dai ragazzini; è un periodo di chiusura; di meditazione, di grande concen– trazione sulla letteratura; ma è anche un pe– riodo ·drammatico per la vita di Elsa Moran– te, colpita dal suicidio del pittore americano Bill Morrow, da lei amato. Il mondo salvato dai ragazzini è pubblicato nel 1968; "La can– zone degli F.P. e degli I.M.", che fa parte della raccolta, era già uscita in wi'edizione li– mitata presso la tipografia Sguera di Roma e doveva far parte di una rivista condotta e di– retta da giovani, iniziativa che poi non ebbe luogo. La nota biografica pubblicata come introdu– zione a Il mondo salvato dai ragazzini così de– scrive quel periodo della sua vita: "Attual– mente vive sola a Roma. A chì le domanda il suo ideale politico, risponde che è un'anar– chia, dalla quale si escluda ogni forma di po– tere e di violenza. Essa non ignora natural– mente che si tratta di un'utopia, ma è convin– ta, d'altra parte,.che l'utopia è il motore del mondo e la sola, reale giustificazione della Storia. Anche il suo ideale privato è utopisti– co; e sarebbe di andare in giro per il mondo a fare il cantastorie. Questo mestiere infatti le permetterebbe fra l'altro di incontrare l'uni: co pubblico che oramai sia forse capace di ascoltare la parola dei p9Cti. L'ultimo suo ro– manzo, al quale essa pensa e lavora da anni e che va procedendo verso la fine, porta come dedica il seguente verso di César Vallejo: por e/ ana/fabeto a quien escribo": Quel romanzo– sarà La Storia. Intanto, nel 1970 pubblica "Il beato propa– gandista del paradiso" introduzione a L'ope– ra completa di Beato Angelico. Dal- 1971 Elsa Morante si dedica intensamente a scrivere La Storia che, pubblicato nel 1974, è subito li– bro di enorme successo popolare, anche per la scelta della scrittrice di imporre un prezzo economico sin dalla prima edizione dell'ope– ra (che costava 2.000 lire). Altrettanto vasto e quasi feroce è-il dibattito critico, con centi– naia di articoli su giornali e riviste, cui la Morante non partecipò (se si eccettua il "marginale" intervento sulla censura di La Storia in Spagna, ospitato sul Corriere della sera e·l'Unità del 15 maggio 1976). Con la popolarità e la simpatia da parte del grande pubblico, cresce l'isolamento esisten– ziale della scrittrice. In un'intervista del di– cembre 1980 - stava già scrivendo Aracoe/i - dirà: "Io sono vecchìa, sono aumentata di peso, ho i capelli bianchì, sono malata; io non voglio essere considerata una persona viva, io vorrei essere un fantasma, uno spet– tro ...". Aracoe/i è pubblicato nel 1982, con un successo di vendite ·ancora grande, ma molto inferiore a quello di La Storia; anche la critica reagirà più tiepidamente (e persin_o con qualche mascalzonata, che lascia indiffe– rente la scrittrice). ' Racconterà Elsa Morante a Jean Noel Schì– fano: «Bisogna che le dica che a ·sessant'anni ne dimostravo trentacinque; e poi, improvvi– samente, Aracoeli che ho scritto immobile., al mio tavolo, per anni,. mi ha fatto invecchìare: di colpo sono diventata vecchìa. Quando ho scritto la parola fine ad Aracoe/i - ed a.que– sto proposito debbo dire che non è un libro triste, come certi critici hanno scritto; dispe– rato, forse; ma io ho provato una grande gioia mentre lo scrivevo - sono andata a ve– dere un film di W oody Allen in compagnia di due amici. ·Uscendo dalla sala non ho visto i tre scalini e mi sono rotta una gamba. E da quel momento sono cominciati i miei guai». Il 6 aprile 1983 Elsa MÒrante tenta i] suici– dio; è salvata da Lucia. I medici le diagnosti– cano un'idrocefalia per cui viene operata il 25 maggio; segue la lunga degenz.a nella clini– ca romana sulla via Nomentana, con le pole– miche sui fondi per le costosissime cure, stan– ziati e mai consegnati. Al peggioramento del– le condizioni di salute si alternano alcuni mo– menti di speranza; in uno di'questi la Moran– te manifesta l'intenzione di scrivere un libro. il 10 marzo di quest'ruino dice ad alcuni ami– ci: «Ho una voglia infinita di scrivere questo romanzo; l'ho tutto nella testa -forse per que– sto non lo scriverò; un ragazzo, in fondo un bambino - la storia si svolge tutta a Roma. Non so se ·è meridionale o settentrionale - completamente diverso dagli altri libri. Chìssà perchè, una storia così semplice dove– va venirmi in mente così tardi. In fondo era quello che volevo scrivere tutta la vita». Dopo poco tempo si aggrava una sua vecchìa ulcera gastrica; alla nuova operazione segue un aggravamento delle condizioni della Mo– rante, che muore il 25 novembre 1985:

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