Fine secolo - 7-8 dicembre 1985

FINE SECOLO* SABATO 71 DOMENICA 8 DICEMBRE 18 T R~, PERSONAGGI Dopo la dissipazione estiva, benvenuto sia l'inverno che ci porta il raccoglimento (sem– preché si disponga d'una stanza ben riscalda– ta). La mente che ama fantasticare suole, ad ogni principio d'inverno, come una dama del bel mondo, riaprire i suoi saloni. In compa– gnia di un libro e assistiti da un gatto quale maggiordomo o nume, trascorreremo serate rion meno popolose ·che se ci fossimo recati al Circolo del Frustino o a quello del Cancello aperto. . Fra tutti i libri possibili-,prediligiamo quelli (siano essi romanzi o tragedie, o poemi epici o cavallereschi, ecc.) che ci fanno incontrare con personaggi vivi (sebbene immaginari), e ce ne raccontano le viceride umane. Ci sem– bra che nessun saggio o trattato, e nessun astratto fiore di prosa, possa, meglio di tali libri, soddisfare il lettore in quello che è.il più grave problema di ciascun uomo: e cioè il problema dei suoi rapporti con la realtà, (non vogliamo qui parlare della grande lirica, la quale, come la grazia,_ci trae fuori dal mon– do dei problemi). Sappiamo che una simile nostra predilezione· contrasta con l'opinione di molti professori e filosofi {i quali, forse, hanno ragione), e con quella di alcuni nostri critici contemporanei. Ma a questi ultimi (i quali certamente hanno torto), non daremo mai altra risposta se non quella data da un arabo a un turco che da un'ora lo copriva di contumelie; e cioè: Il giorno che tu parlerai bene di me. io incomincerò a disperare di me stesso. /f proposito dei suddetti, prediletti libri, ri– cordiamo una classificazione dei personaggi di cui ci vantavamo, come di una scoperta, nella nostra prima giovi!}ezza.Ben altre sco- NAGIORNAUSTA DEL 1950 Elsa con Sandro Penna, alla sua destra, e Giacomo De · Benedetti e Carlo Levi. perte sono state fatte; ma diamo la nòstra per quello che vale; se non altro, i lettori po– tranno ricavarne un gioco di società per le se– rate di quest'inverno. Dunque: a ben guardare, i poeti e gli scrittori narrativi dispongono, in tutto e per tutto, di tre personaggi fondamentali, i quali rappre– sentano, per l'appunto, i tre possibili atteg– giamenti dell'uomo di fronte alla realtà: Ì) il Pelide Achille, ovvero il Greco dell'età fe– lice. A lui la realtà appare vivace, fresca, nuova e assolutamente naturale; 2) don Chisciotte. La realtà non lo soddisfa e gli ispira ripugnanza, e lui cerca salvezza nel– la finzione; 3) Amleto. Anche a lui la realtà ispira ripu– gnanza, ma· non trova salvezza, e alla fine sceglie di non essere. Malgrado le differenze inevitabili dovute al costùme e al clima, e malgrado le apparenze diverse o addirittura opposte (ma anche a Giove piacque di incarnarsi quando in un toro, quando in un cigno, e quando in una nube), gli eroi di poemi, tragedie o romanzi, non sono, per lo più, che nuove, o -preceden– ti, incarnazioni (o, altrimenti, derivazioni), dei personaggi sopra scritti. Così il Greco dell'età felice si riconosce in Fabrizio del Dongo, in Manon Lescaut, e anche in Cìcikov delle Anime m-Òrte. Nessuno mi negherà che l'Idiota di Fiodor Dostoievski e Emma_ J)ovary non sono se non delle reincarnazioni di don Chisciotte. Quanto ad Amleto, le sue riapparizioni, so– prattutto al tempo nostro, sono così numero– se ed evidenti, che ciascuno potrà riconoscer- le da sé. · Naturalmente, come abbiamo accennato, da questi tre personaggi-atteggiamenti fonda– mentali derivano poi gli ibridi, prodotti da innesti, derivazioni e contaminazioni. Così Oreste è una combinazione del Pelide, di don Chisciotte e di Amleto. Lo stesso può dirsi di Werther. RaskolnikofT è una contaminazione fra Ainleto e don Chisciotte. Adolphe è un don Chisciotte innestato su Amleto. Oblòmov è un don Chisciotte.,innestato su un Amleto il quale vorrebbe. éssere un Greco dell'età felice. _ 1 tre articoli di Elsa M orante qui riprodotti compa;veto sul "Mondo'' settimana/e nel novembre e dicembre 1950. Sentiamo che dobbiamo ai nostri lettori una spiegazione riguardo al caso Cìcikov. Essi, infatti, esitano un poco avanti di riconoscere in costui l'eroe che s'è detto. Ebbene, voglia– no, i nostri lettori, riaprire Le anime morte, e rileggere le prime pagine di questo libro straordinario, là dove l'eroe ci viene presen– tato. Guardino il suo modo di mangiare, di vestirsi, di passeggiate, e, infme, di soffiarsi il naso: «... e si soffiava il nasò con eccezionale sono– rità. Non si sa bene come facesse, ma fatto sta che il naso gli suonava come una tromba. Que– sto pregio, che sembrerebbe cosi modesto. ven– ne tuttavia a rialzarlo grandemente nella stima del servo d'albergo, tanto che costui, ogni vol– ta che sentiva quel suono, scrollava i capelli, si raddrizzava tutto per più deferenza, e sporgen– do da quell'altezza la testa, domandava: "Co– manda qualche cosa?"... ». Non c'è dubbio che sòltanto un Greco del– l'età felice potrebbe soffiarsi il naso in simile ·maniera. IL VERO RE DEGU ANIMAU IL PARADISO TERRESTRE Le Scritture, narrandoci la cacciata di Ada– mo dall'Eden, non fanno gran conto di un particolare che il sacro Autore della Genesi considera certo non abbastanza importante: e cioè dell'estrema prova_di misericordia che, pur nella severità, il Padre Eterno dette al– l'uomo, lasciandogli la compagnia degli altri animali, i quali non avevano, come lui, man– giato il frutto della sciell7.ll .

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