Fine secolo - 30 novembre-1 dicembre 1985

SABATO 30 NOVEMBRE DOMENICA 1 DICEMBRE 1985 Ripubblichiamo qui la prima poesia del M on– do salvato dai ragazzini ( 1968). scritta da Elsa Morante in morte di una persona molto amata. A Elsa Morante, molto amata. la dedi– chiamo. A lei dedicheremo per intero un nume– 'ro speciale di Fine secolo. che uscirà. il 7 di– cembre prossimo, a 36 pagine. I Dal luogo illune del tuo silenzio mi riscuote ogni giorno l'urlo del mattino. O notte celeste senz.a resurrezione perdonami se tomo ancora a queste .voci. Io premo l'orecchio sulla terra a un'eco assurda dei battiti sepolti. Dietro la belva in fuga irraggiungibile mi butto sulla traccia del sangue. Voglio salvarti dalla strage che ti ruba e riportarti nel tuo lettuccio a dormire. Ma tu vergognoso delle tue ferite mascheri i cammini della tua tana. Io fingo e rido in un ballo disperato per distrarti dall'orrenda mestizia ma i tuoi occhi scolorati di sotto le palpebre non ammiccano più ai miei trucchi d'amore. Alla ricerca dei tuoi colori del tuo sorriso io corro le città lungo una pista confusa. Ogni ragazzo che passa è una morgana .. Io credo di riconoscerti, per un momento. E mendicando rincorro -Iosventolio di un ciuffetto o una maglietta rossa che scantona ... Ma tu rintanato nel tuo freddo nascondigl~o disprezzi la mia commedia miserabile. Buffone inutile io deliro per le vie dove ogni fiato vivente ti rinnega. Poi, la sera, rovescio sulla soglia deserta un carniere di piume insanguinate. E chiedo una tenerezza al buio della stanz.a, almeno una decadenza della memoria, la senilità, l'equivoco del tempo volgare che medica ogni dolore... Ma la tua morte cresce ogni giorno. E in questa piena che monta io cado e mi riavvento in corsa dirotta, per un segno, _unpunto nella tua direzione. O nido irraggiungibile e caro, non c'è passo terrestre che mi porti a te. Forse fuori dai giorni e dai luoghi? La tua morte è una voce di sirena. Forse attraverso una perdizione? o una grazia? o in quale veleno? in_quale droga?· forse nella ragione? forse nel sonno? La tua morte è una voce di sirena. Voglia di un sonno che pare una tua dolcezza ma è stata già l'impostura dove ti ho perso! La tua morte è una voce di sirena che vorrebbe sviarmi da te nelle sue fosse. ADDIO ------ di Elsa MORANTE-------' Forse, io devo accettare tutte le norme del campo: ogni degradazione, ogni pazienza. Non posso scavalcare questa rete spinata mentre al tuo grido innocente non c'è risposta. La tua mòrte è una luce accecante nella notte è una risata oscena nel cielo del mattino. Io sono condannata al tempo e ai luoghi finché lo scandalo si consumi su di me. Io devo, qui, trescare e patteggiare cori la belva per rubarle il segreto del mio tesoro. O pudore d'una infanzia uccisa, - perdonami questa indecenza dt sopravvivere. II Tu sei partito credendo di giocare alla fuga. Era per fare il bravo; la tua smorfia d'addio. Al solito! Che poi ti bandisci nella tua stanzuccia minaccioso dietro le porte sbarrate come un gran capitano nel suo forte supremo. Guai per l'audace che si arrischi all'assedio! Ma ti conosco. Che invèce se nessuno si arrischia ti strazi, e piangi nella tua rabbia infantile perché non c'è amore al mondo e ti lasciano solo. Ma stavolta, la tua porta fu sbattuta dagli uragani. Le piogge entrarono nel vano abbandonato e una fanghiglia come sangue ha imbrattato i muri. Quando eri vivo, la tua stanza era la stella del /quartiere, ricercata da tutti. E adesso tutti ne rifuggono, come fosse appestata. Il mio piede inciampa nella tua camiciola che nessuno ha più raccolto da terr~. Sul terrazzo devastato dagli inverni., le piante sono morte. Perfino i ladri hanno schifato questo tuo feudo /estremo dove infatti c'era poco di valore, da rubare! Ritagliati dalle, riviste, i ritratti dei tuoi eroi adornano ancora le pareti: Gautama il Sublime, iJ·barbuto Fidel, Billie Holiday la suicida. · In un angolo, c'è ancora la scodella della tua gatta. Una cravattina rossa pende nell'armadio. Alla partenza, ti caricasti dei tuo1 beni principali: il canestro con la gatta e il fonografo a valigia. «Il resto dei bagagli, speditelo per via mare». Trecento volte quella nave ha ripercorso quel mare e i tuoi tesori sono dispersi, e io sono qui, vivente. Anche se vivo tremila anni, e se corro tutti i mari, non posso più raggiungerti per riportarti indietro. Lo so che tu credevi di giocare all'addio. Era una braveria, la tua smorfia... . Ma contro una scommessa impaziente di ragazzo è un'altra lunga agonia la posta che qui si chiede. La ladra delle notti è una cammella cieca e /folle che gira per Sahara incantati, fuori d'ogni /pista L'itinerario è lunatico, non c'è destinazione. Le sabbie disfanno le tracce dei suoi furti. Le sue pupille bianche fanno crescere miraggi dai corpi lacerati che lei semina per le sabbie. E i miraggi si spostano a distanze moltiplicate irraggiungibili nei loro campi solitari. ' Amputati dai corpi, si disperdono separati senza rimedio, eterne mutilazioni. Nessun miraggio può incontrare un altro /miraggio. Non ci sono che solitudini, dopo il furto dei /corpi. Là non esistono indirizzi, né n~mi, né ore. Nessun segno per conoscersi. Tutto l'infinito /eterno non è che un cielo vuoto bianco, ruota · /sonnambula dove si fugge assenti uno dall'altro alla cieca'. L'unica occasione d'incontrarsi era stata questo povero punto terrestre.

RkJQdWJsaXNoZXIy