Fine secolo - 26-27 ottobre 1985
"A futuramemoria" "A futura memoria" un film di Ivo Barnabò Micheli con la collaborazione di Peter Schneider, Christhart Burgmann, Wilfried Reichart, Annelen Kranefuss, Alessandra Gianfranceschi; produzione Antea Chantal Bergamo/Crommelinfilm; fotografia Luigi Verga, Eva Piccoli, Giuseppe Schifano; sonoro Vitto– rio ,Melloni, Remo Ugolinelli; luci Giulio Bastioni; montaggio Valeria Altobelli; musica a cura di Alvin Curran; sviluppo e stampa Vittori. Testimonianze di Giulio Andreotti, Giovanna Bemporad, Laura Betti, Alfredo Bini, Mauro Bolognini, Pina Kalz, Mario Ci– priani, Sergio e Franco Gitti, Ninetto Davoli, Franco Fortini, Giuseppe Di Gennaro, Don Dante, Dacia Ma– raini, Alberto Moravia, Silvana Mauri Ottieri, Nico Naldini, Piero Ottone, Pier Paolo Pasolini, Susanna Colussi Pasolini, Dino Peresson, Pino Pelosi, Giu– seppe Salmè. Si ringraziano Graziella Chiarcossi, Vtncenzo Cerami, Cinema Zero-Pordenone, Giusep– pe Zigaina, Westdeutscher Rundfunk-Koln. Chie' IvoMicheli Ivo Barnabò Miche/i è nato nel 1944 a Brunico, in provin– cia di Bolzano, da madre di lingua tedesca e padre italia– no. Ha fatto studi umanistici, conclusi all'Università di Roma. Seguono alcuni anni di insegnamento, in Sudtirolo. Ha frequentato seminari di studio con Adorno, Habermas, Kracauer, Hans Meyer. Ha collaborato alla radio e alle pagine culturali di vari quotidiani e settimanali. Ha com– piuto lunghi viaggi di-studio e di lavoro in Europa, negli Stati Uniti, in Africa orientale. Vive tra Roma, Brunico, Co– lonia e Khartoum. Filmografia. A soggetto:Holderlin, 1968, 20', con Ernst Bloch; La me– moria di Kunz, 1970-71, Cinedelta-Rai, 70', Fest. lnt. Berli– no-Forum; I corvi, 1971-72, Cinedelta-Rai, 73', Fest. lnt. Berlino-Forum, Museo d'arte moderna, New York. Tra documento e finzione: Parliamo tanto di me: Cesare Zavattini, 1973, 45', WDR Colonia; Le donne sono la metà del cielo, 1974, 45', WDR; Troppo di niente, rapporto dalle miniere di Sardegna, 1975-76, 70', Rai; Manfredonia, una fabbrica esplode, (Video), 1975, 6Q', ARD; Eritrea, 1976-n, SABATO 26 / DOMENICA 27 OTTOBRE 13 la sofferenza che ci sta dietro. Lui usava con- ~ cetti come «misericordia», «pietà». E questi sono concetti che la borghesia italiana ha perso da tempo. Pasolini si diceva incapace per questo di scrivere della bprghesia, perchè «non ha in sè l'idea di salvezza». Lui poteva dialogare solo con i contadini, i ragazzi di borgata o con l'intellighentzia. La borghesia italiana è stata nei suoi confronti sempre di– stante. Per questo mi sembra difficile il recupero che ne sta facendo la sinistra. Lui era contro l'ef– fimero. Pasolini era un asceta, una persona severa, che veniva da studi severi. E nello stesso tempo uno che predi'cavache la vita è una grande fame di avventura. Non beveva, non fumava. Proveniva da una cultura che identificava. il gesto con il luogo, come la contadina che gira per ore la polenta. Questa è una morale di vita: se il gesto si identifica ccn il luogo, tu non farai nulla per rovinare il luogo. Tutto quello che fa~eva era legato a questa regola. Dal modo in cui guidava la macchina, preciso nel cambio delle marce, quasi JJ1aniacale,allo studio che metteva nel– la preparazione dei film, nella ricostruzione del linguaggio. Il suo tempo, fino a quando non si ruppe questo equilibrio, era intatto. E il drammatico era vedere la distruzione tutto E a dieci anni di distanza... Di Pasolini ha interessato l'opera, non la bio– grafia. Oggi non c'è rispetto. Per utilizzare un minuto di un suo film per un programma culturale come il mio, ho dovuto pagare mi– lioni e milioni e rintracciare i diritti che sono passati nelle mani di avventurieri. I suoi film non passano neanche alle Tv private. È mol– to sconfortante. E dire che se tra cento anni un antropologo dovesse studiare che cosa fu l'Italia tra gli anni '50 e gli anni '70 lo. po- . trebbe fare solo con Pasolini. A me è sembra– to il più importante testimone di un passag– gio tra il presunto paradiso dell'Italia provin– ciale e il deserto dell'Italia omologata. Le «lucciole», il «palazzo» sono diventi luoghi comuni, lo scandalo che non sì vuole affron– tare è la sua biografia. C'è una poesia che mi piace molto. Parla del– la solitudine, e dice che per essere soli «biso– gna avere buone gambe». Erano i tempi del– l'arrivo a Roma, e le buone gambe gli servi– vano per girare· tutto il giorno, per andare a cercare i ragazzi. Oggi ci sono le automobili, ci sono le Timberland, ma non si va più a piedi per camminare nel mondo. 120', Antea-Rai, Fest. lnt. Mannheim; Heinrich 8611, 1977- 78, 120',--Antea-Rai, Fest. lnt. Mannheim, Fest. dei Popoli Firenze; Bruno Ganz: Viaggio di servizio, 1979, 40', WDR; Storia del lavoro nell'antica Roma, 1979,45', WDR, con Fi– lippo Coarel/i, Renzo Rossi; Il re divino, storia di un popo– lo africano, 1980-81,90','WDR-RAI, Mostra lnt. di Venezia; Trance Africana, 1982, 60', Crommelinfilm; L'ospite ingra– to, un caso clinico, 1983, 45', Rai; E lngeklemmt - Appunti per un film su Norbert C. Kaser, 1983-84, 60', Grokenber– gerfilm - CrommelinfilmperRAI-WDR-ORF; li lungo inver– no, 84-85, Festival lnt. di Berlino, Odyssia Film-Sacis-ZDF.
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy