Fine secolo - 26-27 ottobre 1985
FINE.SECOLO* SABATO 26 / DOMENICA 27 OTTOBRE 26 LGIUDICE DELIA "RICOTTA": Il dott. GiuseppeDi Gennaroha avutounavita avventurosa. Responsabile dei carceri al ministero _di· Giustizia,fu rapitodai. Nap. Oggi è vice– segretario dell'ONU, e si · occupa delltJ lotta alla droga. Nel I963, Di G:ennaro fu Pubblico'--Ministero c ntro· / Pasoliniper ilfilm "La ricotta'!. Vide, nel sottoproletario_ Stracciche ruttavasullacroce, una eiaculazione o{traggiosa per il comune sensodella Maddalenae delpudore. Omniamunda.mundis. In. questocolloquio Di Gennaro · rievoca quelprocesso, e le sueragzonz. "IL DIVERSO ERO IO" . ' Dr. Di Gennaro, nel '63 Pier Paolo Pas9lini realizzò il film « La Ricotta», che.era un film sulla passione di Cristo e sul sottoproletariato romano. Per questo film Pasolinifu accusato e condannato a quattro mesi per vilipendio della religione di Stato. Lei fu aliora il Pubblico Ministero d1e chiese e ottenne quella condan– na: ecco, che cosa ricorda di quel processo e come giudica, oggi, quella sentenza? Un gigante sconveniente Partirei subito col dare una risposta alla se– conda domanda. Giudico quella sentenza giusta e ritengo che, nelle stesse circostanze, dovrebbe ancora- essere data oggi. Per quan– to riguarda quel processo, in particolare, devo ricordare che Pasolini in quel momento rappresentava - nella stagnazione della cùltu– ra italiana - un'espressione di particolare vi– vacità e di significato veramente eccezionale. Quindi era seguito éon grande attenzione da tutti, da queJli che andavano allora per la maggiore anche come persone colte - un po' l'establishment, l'intelligenza culturale era con lui. Mentre, dall'altra parte, la cultura tradizionale, specialmente quella di deriva– zione cattolica, era praticamente inesistente o, addirittura, direi intimidita dalla presenza di Pasolini che indubbiamente al confronto era un gigante. Ecco, ma che cosa .davamaggiormente fastidio in questo film che Pasolini fece? Non si tratta di fastidio. Pasolini aveva usato il mezzo cinematografico, che ovviamente è un mezzo che ha particolare impatto sulla opinione pubblica, sulla collettività in gene– rale, per praticamente esprimere una proble– matica che era una sua problematica interna; ma egli la espresse in maniera assolutamente sconveniente, urtando il sentimento religioso della grançie maggioranza degli italiani del momento. Esiste una disposizione del codice penale, una disposizione che vigeva in quel momento, l'art. 402 del codice penale che prevede come reato urtare il sentimento reli– gioso, offendere e vilipendere: cioè un'offesa particolarmente pesante. E ritenni io, dopo aver visto e guardato- con attenzione le se– quenze del film «La Ricotta», che in varie parti questo film offendesse profondamente questo sentimento religioso; e che ci fosse an– che l'intenzione certa' da parte di Pasolini di offendere il sentimento religioso. Egli voleva, praticamente, avere un confronto con una tradizione che considerava priva di- valori reali, sostanziali, priva di contenuto, piutto– sto formale e superficiale nelle sue credenze e nelle sue espressioni di religione: voleva of– fenderla, voleva attaccarla a fondo. E.secon– do me ci era riuscito particolarmente, perchè il film - specialmente se si tiene conto di quel– le che erano le circostanze culturali, sociali dell'epoca - è un film che effettivamente era riuscito. Anche se molti cattolici espressero allora un giudizio positivo ... I cattolici erano ... praticamente, l'ufficialità cattolica era tutta con Pasolini, all'inizio del processo, perchè - come ho accennato prima - Pasolini era uno spirito tale, e aveva una forza culturale tale da intimidire chi non ave– va profondi contenuti culturali. E direi che la tradizione cattolica era assolutamente vuota di contenuti, in quel particolare momento, e quindi le sagrestie, l'ufficialità, ecc., guarda– va a Pasolini con un certo sgomento ma im– pressionata anche da quello che era l'enorme corteo di appoggio che Pasolini aveva dalla cultura prevalente; e finivà per consentire a quelle che erano le tesi che Pasolini enuncia– va verbalmente, ma che non erano quelle poi rappresentate ... Il conformista vilipendente I Spesso è accaduto che ci fosse un conflitto tra la società ed un artista: fin dove è giusto risol– vere questi conflitti processando l'artista che preco/re forse qualche volta anche i tempi? Certamente, Pasolini precorreva i tempi, perchè attaccava in maniera frontale la cultu– ra del momento - quello che riteneva la cul– tura del momento - che lui non accettava , o perlomeno, con la quale voleva dialogare in maniera violenta. Ecco, Pasolini voleva por– tare u'.n attacco indubbiamente sconvolgente e quindi usava un linguaggio che era il lin– guaggio del vilipendio. Ora: una società civi– le, bene organizzata, come la nostra cerca di essere; tutela con le sue leggi penali una serie di interessi; ci sono interessi materiali (come l'interesse della proprietà, l'interesse alla vita), ci sono interessi spirituali: i valori. Tut– ti questi devono essere tutelati da qualsiasi attacco; adesso, può darsi benissimo che l'e– sporsi alle norme del -codice penale, conti– nuando ad attaccare per creare una realtà nu9va, possa essere anche meritorio; ma, ciò nonostante, la legge penale in quel particola– re momento deve reagire per la tutela del suo corpo sociale, e deve quindi punire, laddove essa'è stata violata. Il <<diverso>> ero io Lei accusò allora addirittura Pasolini, se non m[sbaglio, di essere conformista: in che senso? Conformista nel senso che i movimenti cultu– rali a 1 cui ho fatto accenno, sullo sfondo d( quest~ palude immobile della cultura tradi– zionale, avevano creato consenso dagli unici che a~evano una parola da dire e che riuscis– sero aimanifestare una loro opinione a livello societario. E quindi Pasolini era in buona compagnia, tutti costoro lo appoggiavano; come ho detto, le gerarchie cattoliche in quel particolare momento erano dalla parte di Pa– solini. Io ero completamente solo: ricordo che uq giornalista uscì con un articolo di fon– do in quei giorni, sul giornale Il Tempo, inti– tolato «Povero giudice», in cui si metteva in ·evidenza il fatto che io ero completamente ·solo, ero~isolato. Pasolini era in buona com– pagnia; questo mi indusse addirittura a scen– dere dal banco del Pubblico Ministero ed of..: frirmi al Tribunale, al giudizio del Tribunale, dicendo ai giudici: «Signori, quello che è 'di– verso'1 quello che è solo in questo particolare mome;nto so.no io». Pasolini è un anticonfor– mista, ma anticonformista in tempo di anti– conformismo, perchè tutte le espressioni cul– turali, le manifestazioni culturali percepibili erano dalla sua parte. Il sistema reagiva ·Sì, pèrò , nonostante questo lui ebbe molti pro– cessi, anche per altri romanzi che scrisse e per altri film, al punto tale che disse di sentirsi perseguitato dalla magistratura italiana. Se– condo lei, questo è vero o no? Io crepo che Pasolini avesse fatto del tutto per crearsi un destino da perseguitato. E c'era tiuscito. Cioè, Pasolini era un provoca– tore,.~ra un uomo di rottura; e naturalmente, Giuseppe Di Gennaro. Nella paginaa fronte: Pasolini durantela preparazione dell'episodiodella crocifissionenel film "La ricotta", e, sotto, con Orson Wellessul set del film.
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