Fine secolo - 5-6 ottobre 1985

dell'edificio, riducendolo però alla stregua di 'monumento inerte'. Se viene destinato a ospitare mostre, convegni,-mu– sei, sedi universitarie, se non si crea cioè un'attività perma– nente, che animi la zona circostante, diventa di fatto un ele.– mento estraneo, la cui conservazione non nasce dalla pro– pria identità e da quella del territorio, ma dalle cure conti– nue e costosissime delle istituzioni culturali. Prima di tutto Doccia non doveva arrivare a questo punto di decomposi~ zione, ma una volta che ci si è arrivati, l'idea di fare di que~ sto luogo il 'terminal' di Monte Morello è legata ad una maggiore conoscenza, da parte di Firenze e di Sesto, dei nuovi piani di insediamento sui terreni della Fondiaria, di cui per ora si sa molto poco, ma che comunque modifiche- ranno la fisionomia di Sesto. · Naturalmente non è detto che un cambiamento di fisiono– mia sia necessariamente un evento negativo, purché questo cambiamento nasca da una mentalità nuova. Una mentalità nuova significherebbe, ad esempio, saper guardare al luogo in cui si vive come all'ambiente domestico nel suo insieme e non solo al salotto buono. Allora forse si riuscirebbe a·capire più facilmente come tutto sia legato alla vita individuale e collettiva, pubblica e privata senza soluzione di continuità. Molto spesso infatti sarebbe auspicabile più un uso pubblico della proprietà privata, che un uso privato- della proprietà pubblica, come di solito suc- cede. · La biblioteca circolante ''E' già una vecchia biblioteca, poiché è stata fondata nel 1869, e si vanta a buon diritto di essere unafra le migliori bi– blioteche popolari d'Italia è una delle prime della Toscana ed ha anche ricevuto donazioni . varie di libri"' (D. Cantimori, Guida alla formazione di una biblioteca pubblica e privata, Torino, 1969, pp. 535-6). Nata il 7 marzo 1869, la Società per la biblioteca circolante si costituì col fine di promuovere la liberazione dell'uomo dall'ignoranza attraverso l'istruzione e difavorire il progres– so civile e morale dei cittadini, sulla spinta del movimento che ebbe come massimo rappresentante il pratese Antonio Bruni, uno dei più importanti animatori delle biblioteche popolari, fondatore, a Prato, nel 1861, della prima bibliote- ca circolante. _ Si cominciò con 500 volumi e con 184 soci. Oggi i volumi sono 35 mila e i soci 1.600. Dopo un ristagno durato fino alla fine del secolo, conobbe un notevole sviluppo col '900. Nel 191 I il nuovo statuto ne previde la trasformazione in biblioteca popolare circolante aderente alla Federazione italiana delle biblioteche popolari circolanti; che era stata fondata a Milano nel 1908da Tura– ti. Conservò la sua autonomia anche nel periodo fascista, quando Case del popolo e istituzioni popolari venivano in– corporate nel Dopolavoro. E a tutt'oggi conserva la sua na– tura di libero sodalizio; anche se dal 1973 ha stipulato una convenzione col Comune in base alla quale funge da biblio– teca pubblica. Nel suo catalogo, oltre a.pregiate cinquecentine, compaiono le Operette morali di Leopardi nell'edizione Stella del 1827, I promessi sposi nell'edizione Batelli, Firenze, del 1827, uno Jacopo Ortis del 1813(Milano), Eva, di Verga, Treves, MHa– no, 1873. C'è il giornale "Alba" (1847-8) e "Il Monitore to– scano" (1849-61). Pubblica dall'84 una rivista-bollettino dal titolo "milleotto– centosessantanove". Il prossimo numero sarà dedicato alla manifattura di Doccia. E' eia questo prossimo numero che anticipiamo una parte di documentazione; il resto deìre in– formazioni e le foto (per lo più appartenenti all'archivio del– la Richard Ginori) vengono dagli amici della Società per la biblioteca, che ringraziamo. Da Careggi a Sesto Dall'intervento di Marcello Mamiini al convegno "Salvare Doccia". Marcello Mannini è autore, tra l'altro, dei due volu– mi: Le podesterie di Fiesole e Sesto dal XV secolo al XVIII secolo, Firenze, Salimbeni, 1874, e I valori storici, artistici, archeologici di Sesto Fiorentino, Firenze, G. Gambi, Ì978 . ... Ci· sembra necessario individuare, mediante una lettura delle caratteristiche del territorio pedecollinare compreso fra Rifredi e Sesto, circa 4 Km di lunghezza, situato a monte dell'asse di scorrimento rappresentato dall'antica strada maestra di Prato, oggi Via delle Panche, Via Reginaldo Giu- - liani e Via Gramsci, quali sono le funzioni attualmente attri~ buite ai numerosi complessi di rilevante valore storico, arti– stico ed ambientale che da secoli caratterizzano quellà zona fra le più ricche di attrattive della cerchia dei dintorni di Fi– renze. Dintorni di Firenze o meglio del contado fiorentino, dove fino al secolo scorso ogni edificio di rilevante importanz.a era legato alle funzioni di residenza del Signore, a comincia– re da quella dei regnanti della Toscana, prima i Medici, poi i Lorena, infine i Savoia, compresi i dignitari di corte che gra.: vitavano attorno a loro. E ognuna di quelle'residenze costi– tuiva anche un polo più o meno economicamente importan– te dell'attività agricola che assicurava quasi esclusivamente il sostentamento della popolazione locale. Cambiati i tempi, vediamo oggi come la prestigiosa villa me– dicea di ~areggi, culla del Rinascimento, sia sta~ adattata a sede dell'Amministrazione dell'USL n.10/d. Da qui prose– guendo verso Sesto troviamo a soli 750 mt. il comp~ del Conservatorio della Quiete con un importante museo· di opere d'arte ed un attivo centro d'istruzioµe. Poco più avan– ti a 800 mt. di distanz.a ecco la vma.Corsini, recente acquisto dello Stato per adattarla a museo. Sono sufficienti altri 500 mt. di strada in direzione di Sesto per trovare 1--villa medi– èea _dçlVivaio, oggi degna sede dell'Accademia della Cru– sca. Procedendo verso Quinto, ·percorsi altri 1500 mt., ecco la ex villa Torrigiani, già acquisita dal Comune di Sesto per essere adibita ad alloggi protetti per anziani che insieme alla· popolazione locale potranno usufruire anche del magnifico parco. Ed a meno di 150 mt. da questo complesso è lì a di– sposizione del turista e dello studioso la tomba etrusca della Monta~ola che con quella poco distante della Mula forma un polo di notevole attrattiva turistica e culturale. Infine, proseguendo ancora per appena altri 100 mt.,- ecco gli 80 mila mq dell'area dell'ex manifattura di Doccia, sistuata a poco meno di 400 mt. dall'ex villa Villoresi, ambedue impor– tanti attrezzature ricettive ricavate dall'utilizzazione di resi– denze signorili di antica origine e di particolare pregio am- bientale. · - Sestosarebbe la città più disgraziata delmondo Dall'intervento del prof Koenig, della Facoltà di Architettura di Firenze, al Convegno del 19 marzo 1985. Aggiungo infine che l'operazione del Lingotto si è dimostra– ta così positiva, che adesso il C-omune di Torino in altre quattro aree grandi quasi come il Lingotto sta preparando un bando di concorso per fare quattro concorsi altrettan.to grandi. E si è già calcolato che con questi concorsi e con l'a– rèa del Lingotto lo sviluppo di Torino, come allargamento della città, sarà coperto da queste cinque aree centrali fino al 2010. Le aree riutilizzabili industriali, alcune da buttare giù, di nessun valore, altre da aggiustare, sono in grado di soddi– sfare la capacità di abitazione, scuole, uffici comunali e re– gionali: esiste già il terreno; esistono già le strutture nel cen– tro di Torino. E questò è... quello .che nessun architetto e nessun urbanista pensava vent'anni fa: che il prossimo futu– ro, il futuro degli studenti, degli architetti, non è tanto di progettare case nuove, quanto di studiare riusi, di lavorare sul vecchio, ritagliandolo, rimettendolo a posto. E non è 'questo il destino del povero che non ha i soldi per comprare il cappottonuovo e si rivolta quello vecchio; è un problema mondiale di tutte le aree in sviluppo o già sviluppate, fra cui c'è anche l'Italia, che devono affrontare questo problema di trasformazione del territorio, e che per me è estremamente positivo perché toglie quell'espansione a macchia d'olio, quelle forze economiche che muovevano la speculazione edi– lizia e che si traducevano in op_ereorribili. Questo s~r~ il no– stro futuro, e Doc~ia è nell'occhio del ciclone. Per giunta non è sòlo uno stabilimento industriale, ma anche una villa meravigliosa... ripeto, qui siamo in un caso misto, mentre al Lingotto non c'era una villa settecentesca; qui c'è insieme Settecento e industrià. Cosicché, se Sesto lasciasse perdere questa occasione, sarebbe veramente la città più disgraziata del mondo. ·

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