Fine secolo - 31 ago.-1 set. 1985

.... E-4 z /~ :: r:1· FINE SECOLO* SABATO 31 AGOSTO/ DOMENICA 1 SETTEMBRE 21 \ ~----------------- ~ un diritto, il diritto naturale, e se vive secondo la legge naturale é intangibile e sacro; tutte le formalità, adottate nei processi di scomunica fatti all'uomo sono osservate e scrupolosamente per scomunicare l'animale dannoso. Si stampano, anzi, perfino dei formolari, dei manuali, in cui si danno i moduli di tutti gli atti necessari in questi processi, come l'istanza dei cittadini, i memoriali in dife– sa degli insetti citati, le repliche degli abitanti, le conclu– sioni del Procuratore Episcopale, la sentenza del giudice ecclesiastico. · Oggi il solo racconto di questi strani fatti produce sui no– stri spiriti, così profondamente mutati, un senso strano di stupefazione. {...) · La guerra scientifica di, oggi Questi bruchi, questi topi, questi insetti oggi non si pro– cessano più, né si adorano più. Le cavallette non sono più venerate in Roma, in Egitto: nessun culto più é reso alle crisalidi dei bruchi in Francia. Oggi gli uomini, indu– stri ed operosi, sanno che Dio non c'entra né punto né poco in questi flagelli, che si spiegano benissimo come fe– nomeni naturali: sanno che il Diavolo ha ben altro a pen– sare, e che oggi non si occupa più 'di fare i dispetti ai di– scendenti di colei che egli tentò nel Paradiso terrestre. Epperò, invece di ricorrere alla Chiesa e al giudice èccle– siastico, i danneggiati ricorrono allo Stato e alla scienza, perché trovino il mezzo di far morire l'insetto. Sì, anche oggi si fa la guerra all'insetto, all'animale dannoso, ma e guerra illuminata e serena, é guerra scientifica. E i primi e più accaniti guerreggiatori s~no gli uomini di Stato, i nii- nistri, che contro tali.flagelli fanno leggi provvide e sa– pienti, emanano circolari, nominano commissioni, ordi– nano inchieste ..(...) Perchè? Ed ora una domanda breve, e semplicissima in apparen– za. Perché?.. Perché i medioevali processarono le bestie? S,icuro: perché le processarono? Noi, grazie a Dio, crediamo di essere qualcosa di più del volgo, il quale, quando gli si va a parlare•di tali procedu– re, si fa vincere dalla prima impressione, e sorride con sprezzo. No: non bisogna mai sorridere, non bisogna mai gittare così, inconsideratamente, il ridicolo su tali bizzarri fenomeni dello spirito umano. Lo studio di essi é sempre interessante, anzi utile. Quando più volontà, più coscien– ze si riuniscono, si accordano e danno origine a un risul– tato, sia pure il più strano di questo mondo, il pensatore deve sempre fermarsi a considerare. _ Ogni ricerca storica, per meschino che appaia l'obietto cui essa si applica, ha sempre il suo valore e la sua grande utilità. Eppure certuni, dinanzi a un fenomeno così importante, - così straordinario e così persistente, vengon fuori con delle bazzecole: «In un secolo d'attività intellettuale come il nostro -scrive uno storico francese- bisogna domandar– si se i nostri ~vi non avevano molto tempo da perdere per consacrarlo a simili assurdità!». E con tale frase, con la qualifica di assurdo data al fatto, -si crede di aver detto tutto... , Noi°nÒn la pensiamo così. Ed é perciò che ci domandia- mo: Come va che nel medioevo si processavano gli ani– mali? Perché si punirono le bestie dai giuristi di allora? Questi giuristi, é vero, agivano stoltamente, sbagliavano; ma erano o no mossi da qualche criterio, da 'qualche idea sia pure assurda, sbagliata, erronea? E se qualche cosa dovevano pure pensarla quando pronunziavano l'esecu– zione di un animale, se qualche idea nel capo dovevano pure averla al proposito, quale era questa loro idea, quali erano questi loro criteri? Come é che essi nel processare i bruti osservavano scru– polosamente, religiosamente tutte le formalità dei proces– si fatti agli uomini? Ecco il busillis. Ecco il famoso this is the question di Sha- • kspeare. Quot capita tot sententiae. Ognuno, quando si tratta di spiegare, se non di giustifica– re, questa strana pratica medioevale, dice la sua, e dice differentemente da tutti gli altri. E, secondo me, nessuno dice giusto, perché, nel proporsi la spiegazione del feno– meno, nessuno si preoccupa o si oçcupa di un altro feno– meno, non meno strano, ma molto più grandioso, che si verifica nella remota antichità e si ripete nel medioevo: la personificazione, la umanizzazione dell'animale. TalÙno, sì, dice qualcosa di vero, ma non tutto il vero; dice la ve- rità, ma non dice tutta la verità. (...) ' Il medioevo degli animali con~ci La ia opinione é questa: nel medioevo si punì l'animale perché lo si ritenne in certo modo conscio delle sue azio– ni, in certo modo libero, in certo modo responsabile.( ...) Il !Iledio-evo come già l'evo antico, p~rsonifica l'animale. ·-t. ~ .,,;r•)::· .;~-, .~·,-;:X':'.,':f : :~!;°"-"'':- Y./· :i. ig_: 1/ _< ;"'.;;,:;;_~_(_:_ t,i 4 . • ,,., V ! •-»•,*'"4• .:.~.,-·"';"· .- . "~. ··-e,. ·. ' ..

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