Fine secolo - 31 ago.-1 set. 1985

FINE SECOLO f6 I disegnidi questepagine sono di Grandvil!e,e illustravano illibro "Vie privéeetpubliquedes animaux , 1842. Nella paginaa fronte: Esecuzionein Falaise (a.1386) di unatroia infanticjda ( da una(frescosul muro occidentaledella Chiesadi Santa Trinitàin Falaise riprodottoda Mangio). vento della chiesa risiedeva nel fatto che si presumeva che queste calamità fossero di origine soprannaturale,· magari per punire peccati o ritardi nel pagamento delle decime. Se,. non obbedivano a/l'ingiunzione di andarsene, si passava alla scomunica. In ogni caso veniva lorò assegnato un ter– reno su cui stare. . . Col passar del tempo, però, la procedura si semplifica, e si monetizza. Nel ·xvii secolo la scomunica contro gli anima– li nocivi arriva bella 'e fatta da Roma, basta pagarla. Secondo i resqconti del tempo e la tradizione, questi metodi avevano effetto: gli insetti se ne andavano. Anche Pierre Ayrault, luogotenente criminale di Angere, nel suo trattato "Des procés aux cadavres, aux cendres, à la memoire, aux bestes brutes, choses inanimés et aux contumax", ( 1591), nonostante sia contrario a queste procedure, non può fare a meno di ammettere che funzionano. Infine c'erano i processi per "bestialità", il delitto immon– do di cui non bisogna neanche parlare, «cuius ipsa nomina- . tio crimen est», insomma i rapporti sessuali fra uomini e animali. L'orrore per questa "mescolanza" portava, dopo /'accertamento di colpere responsabilità, alla pena capitale . e al rogo, sia per l'uomo che per la bestia. Il rogo -nel quale ~- . , Pasquale Del Giudice, altro storico del diritto, rie "I pro– cessi e le pene degli animali", 1899, si interessa <Jagli erro– ri e pregiudizi ... (che) ...quando si diffondono nellf masse e diventano comuni, prendono il carattere di fenomeni socia– li, e forniscono materia nuova alla conoscenza defle aberra– zioni umane collettive». Del Giudice parte dai risultati di uno studio tedesco di Kart v. Amira, "Tierstrafen und tier– processç", 1891, che vede le origini di questo «bizzarròfe– nomeno» in una tradizione più ampia e più antica di quella dei popò/i cristiani, in un'usanza diffusa in tutta la stirpe aria ( Persi, Greco-italici, Germani, Celti, Slavi): Anche ' nell'anlico diritto germanico l'uomo offeso ha diritto di es- sere soddisfatto sull'animale causa del danno. E con «lo sviluppo nqturale del sistema penale», e con l'incivilirsi.dei costumi, dalla vendetta privata si passa alla pena pubblica. L'avvocato professor Carlo Lessona, nipote del Michele Lessona naturalista, in "Giurisprudenza animalesca", 1906, p_o~emizzàcon _i pregiudizi popol~,:~~la su~e~~tizione e la rebgwne. E vede nelle credenze·religwse e n~ll influen– za della chiesa la causa deiprocessi civili agli animali. Per quelli penali la sua interpretazione è più.,compleksa e con– toria:•t«/'uomo -dice- ha sempre considerato gli anima/i- l l'individuo. Il delinquente è tale per effetto di cause esterne, di natura antropologica, P§ichica o sociologica, ma questo non porta a giustificarlo. La giustizia deve disintéressarsi delle intenzioni del reo, e pensare solo alla salvaguardia della società, eliminando gli individui nocivi. La sanzione non deve essere intesa come punizione per una colpa volontaria, ma quasi come una reazione fisica della società che espelle, rende inoffensivo, chi ne turba l'ordine. Questa nuova scuola penale sostiene dunque la necessità dell'aggravamento delle pene, la reclusione a vita degli alie– nati pericolosi nei manicomi criminali, la deportazione in terre malariche degli incorreggibili, e, ovviamente, la pena di morte. Lombroso accusava di «femmineo sentimentali– smo» chiunque avesse dei dubbi sulla giustezza di queste misure. Lombroso usa gli esempi di animali delinquenti e processati in polemica con il giusnaturalismo, per dimostrare la vanità di un concetto assoluto di giustizia, la variabilità storica def diritto. Il delitto non è ciò che contravvienè' le regole, criteri assoluti, bensì ciò che danneggia la società. Ma nel- la sua foga "positiva" di aftenersi al fatto e non ai «vacui concetti morali» dei suoi avversari «spiritualisti», cade spesso ne/l'assurdo. Cita seriamente cicogne che -castigano gli adulteri; mule che rapiscono puledri,formiche assassine furiose, maggiolìni omosessuali. · Ha ·buon gioco -D'Addosio nel polemizzare ironicamente con questa scuola giuridica (alla quale riconosce però di «avet portato aria fresca nel mare sonnaechioso del diritto penale»): se il de/i~to va rigidamente valutalo pçr il danno provocato àlla società, Sf?'f}Za esam(nare_intenzioni e perso– . naUtà del/'imputatò, considerato privo di libero arbitrio, al- lora giustamente «gli antichi» processavano i bruti! e, anzi, bisognerebbe riprendèrf! quest'usanza. · Naturalmente -" D'4ddosio non parla sul serio, mentre pensa-che,sia-tempo per /'umanilà di_ab_baildonarepratiche violente e-crudeli, e di cominciare a rispettare i «fratelli più deboli». "' L'interrogativo cruciale, che anche il Bongh;_'si pòne nel– l'introduzione a "Animali delinqu_enti"- «L'uomo sente un dovere verso le bestie: dove ha la sua origine questo dove– re?» - è sciolto in una ottimistica istanza morale di miglio– ramento dell'umanità. D'Addosio è, tutto sommato, un · progressista e crede negli «ideali luminosi di fratellanza universale e di umanità nuova», sostiene la necessità di abolire la pena di morte, come avverrà poi nel 1899 con la · introduzione del codice Zanardelli. Nel(o stesso codice farà la sua comparsa la prima norma– contro il maltrattamento degli animali, rimasta l'unica e è _~~;,,~;~e~~~~~~ ' A fio Uf~ E Il •• •, ' I I•• • · pressoché invariata fino ai giorni nostri. Si tratta dell'art. 4')1 che stabilisce che «chiunque incrudelisce verso animali o, senza necessità, li maltratta, ovvero li costringe a fatiche manifestamente eccessive, è punito con /'ammenda sino a lire 100». Noterà il Bonghi che così vengono recepiti «i sen– timenti d'umanità verso le bestie, che ora prevalgono, e che non sono uno dei meno curiosi fenomeni dell'era presente». Sono gli anni intorno al 1880, durante i quali nascono in Italia le Associazioni per la protezione degli animali.fra le prime la Società zoofila Lombarda, a Milano, la Società Zoofila Ligure, quella torinese e quella .napoletana. Nel 1931 saranno riunite nel/'Enie Nazionale Fascista Prote– zione Animali. venivano bruciati anche gli atti del processo, per eliminare ogni ricordo de/l'osceno fatto- serviva anche ad evitare le temute nascite di ibridi. Non si poteva infatti escludere il concepimento da questi accoppiamenti, e di mostruose creaiure mezzo uomo '!lezzo animale il mondo di allora era già pieno. Dei processi agli animali discutono diversi autori nel XVI secolo, poi vengono citati solo come curiosità da qualche storico, tornano ad essere studiati da alcuni giuristi france– si nella prima metà de/l'ottocento, e dai loro colleghi italia- ni alla fine del secolo. , Antonio Fertile, storico del diritto, scrive ne "Gli animali in giudizio", 1866, s~lie «singolari e strane costumanze, delle quali è difficile dire come s'introducessero, ed anche . più difficile rendersi ragione del perché si conservino, anche fatti assai più civili i tempi da quello ch'erano allorquando che le costumanze vennero accolte». E individua le fonti di questo «strano cosmme di sedere in giudizio sopra i bruti», in alçune prescrizioni sugli animali contenute nell'Antico Te:vtamento, nei riti ecclesiastici, e in una erronea interpre– ta::ione dell'azione noxale del diritto romano ( il proprieta– rio di un animale che aveva causato dei danni si esonerava dalle sue responsabilità cedendo al danneggiato /'animale). cose sue» e «lo stato accentratore vuole intervenire in tutti i settori della vita del popolo». Aggiunge inoltre che «si-col– pisce /'ànimale per impedire la vendetta contro il padrone» e che «colle pene contro i bruti si voleva dare esempio agli altri animali perché non li imitassero»! /tfa veniamo al nostro autore, Carlo d'Addosio, avvocato napoletano, progressista, per quanto monarchico, sincero zoofilo, che scrive un libro di ben 364 pagine, "Animali de– linquenti", nel 1892. E' anche l'anno della fondazione del Partito socialista e D'Addosio, sensibile alle tematiche so– dali e politiche, scriverà: «i conservatori debbono far loro il programma minimo dei socialisti in quelle parti che sono attuabili». Stuzzicato da alcuni scritti di Cesare Lombroso, "I dèlin– quenti nati fra gli animali", "Il delitto fra gli animali", D'Addosio affronta i processi bestiali con il duplice i'!,tento - di polemizzare con la "nuova scuola giuridica" e di soste– nere la zoofilia e la necessità di un futuro migliore anche per gli animali. La ' 1 Nuòva scuola giuridica", la scuola 'criminale positi– va" di Cesare Lombroso, Enrico Ferri, Raffaele Garofalo, spiegava il delitto·come prodotto di fattori hiologici,fisici e sociali, escludendo U libero arbitrio e la responsabilità del- Nei processi ai bruti, D'Addosio vede sì le influenze bibli– che e religiose, le tradizioni popolari, la mentalità supersti– ziosa, e altri motivi, ma l'aspetto che gli interessa di più e che considera fondamentale è la «personificazione del/'ani- - male». Così nonostante le condanne a morte, i processi agli animali testimonierebbero di una forma di simpatia, di vici– nanza fra umani e non umani. D'Addosio, inoltre, rifiuta la teoria cartesiana de/l'animale-macchina, cita Darwin e dice che gli animali «sono i Cinesi della Creazione», appe– na un po' meno evoluti di noi. Basandosi sulla continuità evolutiva e sul suo ottimismo, ha fiducia che il progresso morale e materiale de/l'umanità porterà al miglioramente della condizione degli anima/i_ Possiamo dunque annove– rarlo fra i sostenitori dell'abbattimento delle barriere che la nostra tradizione di pensiero ha elevato fra noi e gli altri animali.

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