Fine secolo - 24-25 agosto 1985

LA BESTIA, 'PARSIFAL .E SUPERMAN stiana, ma semmai nel moao in cui si adopera di arrivar– ci. Vi si riconosce una capacità di attrazione verso i giovani, in un tempo di forte presa di distanza fra i !fiovani e le orga– nizzazioni. Il principale diritto dei giovani è quello di diventare adul– ti, e niente dà loro fastidio quanto il rifiuto di trattarli come adulti. Il loro è il problema·umano. E' in particola– re il problema di avere modelli che non siano grigi. Piut– tosto che adeguarsi a una misura borghese che giusta– mente appare loro un terribile destino, preferiscono rifiu– tare di diventare adulti. Occorre un'immagine di adulto che non tradisca il sogno della giovinezza. L'uomo e gli altri animali Ho avuto /'impressione che su temi come i diritti degli ani– mali, o /'ecologia, la vostra posizione sia più orientata da un riflesso polemico -"ammazzano i bambini con l'aborto e i vecchi con eutanasia, e pretendono di parlare di vivisezìo– ne e di boschi" - che da una coerente estensione della rifles– sione sul «diritto alla vita». Del resto questa non è solo una carqtteristica italiana. Schieramenti si confrontano -più ac– ,canitamente nei referendum, come di recente ancora in Svizzera- su aborto, vivisezione, caccia, rigidamente, e ma– _gari scambiandosi inavvertitamente motivazioni e argo- menti. ._ ,Un momento,· prima di tutto io sono contrario alla vivi– .sezione, quando non ne sia provata un'effettiva e diretta necessità. Resta il fatto che c'è chi preferisce commuover- si per gli animali piuttosto che per i bambini, che è un caso della.generale preferenza per le battaglie remote ri– spetto ai compiti più vicini, al prossimo. Non occorre che ricordi quanto impegno viene da noi consacrato alla fame e al Terzo mondo, e tuttavia non posso soffrire un certo ierzomondismò, un'invenzione del Terzo mondo dalla négritude in poi, utile solo a suffragare la polemica antieuropea. Il prossimo _eil lontano La denigrazione europeà ...troppo giusto, e oggi è una porta aperta. Di questo entusiasmo per gli antipodi confesso di avere partecipato. Distante come ne sono, posso osservare ora che non era solo ignobile, nè ipocrita. E veniva da lon– tano, dal buon selvaggio alle lettere persiane. Uno specchio dimagrante in èui guardare il nostro s_,ovrappesonon è inu– tile. -E comunque, le fesserie altrui non sono una buona ra– gione per eludere un problema. L'idea che /'animale sia fat– to per l'uomo non è stata delle più benefiche. -Al contrario. In quell'idea ci sono due aspetti. Il primo è la differenza radicale di dignità, l'uomo non è uò animale come gli altri. D'altra parte, gliè stato dato sulla terra un dominio che deve restare entro la legge, che gli impone di averne cura. Un dominio paterno, non dispotico: l'uomo non è libero di fare·qualunque cosa con gli animali, o del– la terra. E' questo il punto che andrebbe sviluppato. Il fatto è che c'è un tentativo di omologare l'uomo agli altri animali. Lei sa che in qualche regione indiana dove la protezione delle tigri è stata attuata con una certa esu– beranza si è dovuta formare un'associazione per la difesa dell'uomo? · Violenza ecològica e violenza umana Non è male. Non mi pare che si tratti della tendenza preva– lente. Non so se in questa avversione ali' «omologazione» fra fuomò e la natura conti più /'ostilità alla bestemmia, alla dissacrazione della vita umana, o la paura pràtjca di un'estenzione all'uomo dell'allegra ferocia con cui si tratta-· no gli animali. Ma, non fomologazione, bensì la meno su– perba esaltazione della differenza, può significare il contra– rio, un rispetto e un amoré, esteso alla natura, alla sua vita e ai suoi equilibri. Per giunta, la violenza degli uomini con– tro gli uomini si addestra e si alimenta alla scuola della vio– lenza éontro la natura. L'agiografia cristiana conosce bene i santi che esordiscono come cacciatori infantili di t~pi, continuano come parricidi, e si convertono davanti a un cervo che inalbera una croce fra le coma - un pò come nel film «Il cacciatore» di Cimino, che mescola sapientemente cervi e vietnamiti. L'uomo· si differenzia dagli altri animali anche per un suo gusto peculiare della mattanza. Noi siamo ovviamente sensibili a una considerazione ecologica. Io amo soprattutto i paesaggi in cui più armo– nica è !'interazione fra uomo e natura, la Val Caniuna, il paesaggio agropastorale dell'Abruzzo. Quella differenza va tenuta ferma, perchè l'uomo ha il diritto di uccidere gli_ani~ali, e non di uccidere gli uomini. Può uccidere gli ammah per soddisfare necessità vitali. La natura stessa opera così,~ non ha senso infrangerne l'equilibrio. E' co– ~unque atea la _civiltàin cui si distrugge il proprio am– biente. La mattanza dei tonni non era una cosa cattiva, il prelie– vo non minacciava mai la specie. Anche qui torna la dif– fere~ fra uomo e animale. Diceva Kierkegaard, ma l'a– veva già detto Aristotele, che l'uomo singolo vale più che tutta la specie umana considerata come specie animale. Con gli odierni problemi dietetici, e l'espansione delle bri– gate venatorie, l'idea degli uomini che ammazzano gli ani– mali per le loro vitali necessità mi sembra strana. Chi crede che si vada a caccia per economia somiglia a éhi prende troppo sul serio le «motivazioni politiche» del terrorismo. In realtà, perfino i bracconifri vanno a caccia per diverti– mento. Il terrorismo è una specie di bracconaggio della vio– lenza politica e delle guerre. Quanto alla distinzione fra individuo e specie, il Samuele di Moby Dick garantiva che mai le balene si sarebbero estin– te. Ma ha avuto torto. Senza eccessi velleitari, non è vero che 1Jessunaprotezione di specie naturali potrà fare a meno di un crescente rispetto per gli individui - perfino per il pro– verbiale rapporto fra l'albero e la foresta? Non sono rare le circostanze in cui i diritti dell'uomo contraddicono violente– mente i diritti di altri animali. Si può immaginare, oggi,

RkJQdWJsaXNoZXIy