Fine secolo - 15-16 giugno 1985
FINE SECOLO* SABATO 15 / DOMENICA 16 GIUGNO 26 anche se la polizia sapeva benissimo quel che facevo. Si sono sempre limitati a minacciare. Tornando alla futurologia: in un primo mo– mento sarebbe molto forte un partito naziona– lista. Tuttavia prima d~ andare alle elezioni, dovrebbe trascorrere un periodo di due o tre anni con governi provvisori, ma forti. Aleksander Hall Il pensiero nazionale -valuta Hall- funziona poco nella clandestinità, mentre è più efficace nella società, come metodo politico. Diversa– mente stanno le cose per quanto concerne il si– stema di va/or:iideali lanciato dalla democrazia nazionale. Questi valori si sono generalizzati, anche se, a dire il vero, non tutti erano legati esclusivamente all'endecja (Democrazia nazio– nale, area politica di destra nazionalista, il cui principale teorico fu Roman Dmowski, .che ebbe un importante ruolo nella Polonia prece– dente la Prima guerra mondiale e nella Secon– da Repubblica Polacca). Non è ancora venuto il momento di dar vita a un partito, ma vedo la necessità di creare pro– grammi politici che raggruppino determinati ambienti. Il partito .è indispensabile nella fase della lotta per, il potere, ma siamo ben lontani da libere elezioni. Volendo però giocare al ruo– lo del profeta, attribuirei le migliori possibilità alla corrente nazional-cattolica, tenendo però conto che essa non potrebbe essere una sempli– ce continuazione dei partiti storici. Ho in men– te piuttosto una organizzazione che sintetizzas– se i valori .nazionali e quelli cattolici. Essa iwrebbe ancora più chances nel caso le riuscis– se di ottenere l'appoggio, anche non ufficiale, L della Chiesa. Nella nostra storia. più recente il ruolo della Chiesa è divenuto. eccezionale. E anche se la sua linea non è esente da errori, ha svolto e svolge molto bene il ruolo di portavoce degli interessi nazionali (soprattutto grazie al Prima– te Wyszynski). Il che non significa che dopo il 13 dicembre essa si comporti in modo ottima– le. Ma ritengo quanto meno sconsiderate alcu– ne opinioni critiche della clandestinità a pro– posito di varie manovre della Chiesa. Wladislaw Frasyniuk In Bassa Slesia la collaborazione tra «So/idar– nosc» cospirativa e il vescovato è partita bene fm dall'inizio. Forse perchè entrambe le parti in causa hanno riconosciuto la reciproca dipenden– za e le ragioni l'una dell'altra. I sacerdoti sono stati di grande aiuto, nascondendo persone o ac– cogliendo trasporti speciali. Frasyniuk sottoli– nea l'ènorme significato che per l'ulteriore svi– luppo della situazione ha avuto la previdehte e · saggia politica dell'arcivescovo Gulbinowicz. Già molto prima del dicembre 1981 egli si preoccupava di mantenere, delle giuste propor– zioni nella collaborazione; non c'era verso che «Solidarnosc» potesse usare la Chiesa o vice– versa. Ma non dappertutto le cose vanno così sensatamente come da noi; dall'altro canto al– l'interno del clero stesso si possono sc.orgere divisioni tra il vertice e la base. I parroci sono molto più radicali, anche se nemmeno nell'Epi– scopato vi sono opinioni univoche. Alcuni ve– <scovi sostengono che _la società va sostenuta fino in fondo, mentre altri pensano che la si-– tuazione sia disperata e si debba salvare il sal– vabile. Il Primate Glemp sta forse nel mezzo. Non vuole cortei di piazza e spargimenti di sangue, per questo reagisce così duramente a ogni segnale di dimostrazioni. Invece, per usci– re dalla impasse, dovrebbe fare una forte pres- . sione su Jaruzelski. Eugeniusz Szumiejko Non sta a noi giudicare se l'Episcopato polacco é buono o cattivo. In fin dei conti la Chiesa rea– lizza una politica che si misura in millenni, é dif– ficile quindi aversene a male se non si pronuncia chiaramente a favore della clandestinità. Ci sono stati molti errori da parte nostra nei contatti con la gerarchia ecclesiastica. Dove questi errori ci sono stati (in Bassa Slesia o in Malopolska) tutto va nel migliore dei modi. Ad esempio a Varsavia sono state persone scelte non troppo accuratamente a tentare di avviare la collaborazione. Invece di stringere legami, si é arrivati a tratti a qualcosa di brut– to, che mi é stato poi raccontato da Bujak: da parte di Glemp sono volate invettive (giudeo– -massoni e roba del genere). Ma la colpa dei cattivi rapporti sta da entrambe le parti. BoJldan Lis ' La è1iiesa è alleata della società. Senza tener conto di quello che può aver detto su «Solidar– nosc», resta il fatto che non ha mai preso posi– zione contro la nazione. Penso soprattutto alla gerarchia, dal momento che tra il basso clero il nostro sindacato ha sempre goduto di largo sostegno. I sacerdoti aiutano soprattutto ne)la formazione della co– scienza sociale dei fedeli. La gente frequenta i luoghi di culto il più dellè volte perché li consi– dera le ultime oasi di libertà in un paese occu– pato dai comunisti. Là dove i preti si rapporta– no in maniera viva a tutto quello che ci circon- · da, le chiese sono strapiene. Il futuro dirà quanto sia giusta l'attuale politi– ca del Primate Glemp. Lo guida forse una fede troppo grande nel fatto che il potere vuole dia– logare onestamente con la Chiesa. Io non ci credo affatto. Se sbaglio, mi pentirò, ma non penso di dover fare in breve tempo il mio atto di contrizione. Secondo me, quando tutte le al– tre forze sociali, che pongono problemi ai co– munisti, saranno indebolite, allora essi attac– cheranno anche la Chiesa. E' vero che adesso stanno aumentando i luoghi di culto, ma val la pena di ricordare che essi possono essere chiusi in ogni momento o trasformati in musei dell'a– teismo (vedi l'URSS). Bogdan Borusewicz «Solidarnosc» clandestina é molto più laica di quella precedente il 13 dicembre 1981 e non cer– to perché vi partecipano elementi della vecchia opposizione. Secondo Borusewicz, fenomeni di anticlericalismo sono individuabili anche tra gli attivisti di fabbrica, i quali spesso non vogliono . capire la necessità di alcuni silenzi o di alcuni gesti tattici. Uso un po' a sproposito il termine «anticleri– calismo», pcrçhé in realtà si tratta di ostilità verso ilJ?.runa:~ Glemp. Tutti giudicano favo- . revolmente l'atu~·•tà e l'appoggio del basso cle– ro, ma siccome Glemp é il capo della Chiesa polacca, la sua posizione determina la valuta– zione finale. Un certo atteggiamento critico nei confronti degli interventi del Primate é eviden– te anche tra i sacerdoti stessi, i quali a volte sa– botano la sua linea. Il Primate considera chia– ramente sepolta una volta per tutte la questio– ne di «Solidarnosc» e non vede il motivo di tornarvici sopra. Tuttavia in centinaia di chie– se si svolgono senz.a tregua vere e proprie ma– nifestazioni a favore del nostro sindacato. Zbigniew Bujak Non potevo giudicare entusiasticamente il dialo– go tra la Chiesa e i comunisti, quando mi mette– vo a riflettere sul te"eno del confronto. Quando parliamo del rapporto con il potere, subito ci si pone una domanda fondamentale: dobbia– mo lottare per principi politici o per principi morali? Dal momento che il sistema comunista é privo di qualsivoglia etica, accettare metodi politici significa consentire a,un gioco pesante. Possiamo avere garanzia di una vittoria (anche lontana) soltanto se ci atteniamo a principi morali. Accettando queste categorie non pos– siamo quindi parlare di nessun accordo, ma - solo di tregua, e su questioni ben definite. Per questo eventuali conflitti all'interno del- - l'apparato non hanno per noi grande significa– to. Sono curiosità, e nulla più. Se volessimo valutarli nell'ambito della nostra lotta, an– dremmo incontro a degli equivoci. Come chi fa conto su di una intesa con Mosca sopra la te– sta dei comunisti di casa nostra. Una idea del . genere é ridicola e possono avamarla solo per– sone senza alcuna nozione dell'essenza del si– stema sovietico. Non credo proprio che abbia– mo qualcosa da dire ai Russi. Tutt'al più po– tremmo ritardare un intervento diretto. E forse se un «loro» uomo divenisse, supponiamo, vi- Press IntemationalPhotos cepresidente del nostro sindacato. Ma tutti questi viaggi in comitiva a Mosca nel bloè:co sovietico si sono sempre conclusi tragicamente, J\OD capisco quindi perché a noi dovrebbe an– dare meglio. Ben che vada, potremmo divenire dei grandi collaborazionisti, che in ultima ana– lisi appoggerebbero Mosca contro i movimenti indipendenti nelle altre democrazie popolari e contro i popoli oppressi nella stessa Unione Sovietica. Questa sarebbe la nostra fine. L'i– deologia rimpiazurebbe i principi morali. Ma un'ideologia progressista! Bogdan Borusewicz Sono ostile ad ogni it/e.ologia, in quanto esse conducono solo a grandi mali. «Solidamosc» le– gale non aveva in linea di principio nessuna ideo– logia costituita, ma solo tp'alche parola d'ordine più un enorme desiderio di cambiare, e questo era sufficiente. Se invece· qualcuno prova a spiegare tutto il mondo con l'aiuto di una sola formula magica, di solito va a finire molto male. / Le differeme di opiniÒne e di posizione nella clandestinità non derivano da ideologie con– trapposte. Si tratta di questioni di altro ordine. Non c'é alternativa: o con i Sovietici o contro. Se qualcuno mi viene a raa:ontare che dobbia– mo arrivare a una piena indipenden7.a, uscen– do dal Patto di Varsavia, allora ... santo Dio! a che )lUDtodobbiamo arrivare? Alla lotta con– tro l'Armata Rossa? Dobbiamo rispondere alle domande concrete della gente, provare a risol– vere le questioni attuali, cercare di durare come organiu.azione. Siamo pragmatici! Per noi in questo momento il problema non é la li– berazione della Lituania, della Lettonia e del– l'Estonia, ma solo la scarcerazione dei prigio– nieri politici. Porsi come obiettivo qualcosa di più impegnativo, così impegnativo da non po– terlo raggiungere, é un atteggiamento assoluta– mente poco setjo. Se cambieremo la situazione in Polonia, allora discuteremo del modo in cui aiutare gli altri. ~!Je~!!!a:L"!!~ol é la generale consapevolezza che di tutti i colori, dal bianco al rosso, nessuno é attualmente in gioco. Solo le frange più marginali e chiassose dei vari membri della Confederazione della Polo– nia Indipendente o dei neofiti della endecja la pensano diversamente. Credo che nel nostro paese stia nascendo qualcosa di nuovo e di speciale. Il nostro movimento sindacale, mal– grado il frastuono nazionalista, ricorda un po' le correnti alternative occidentali. Ricordate le elezioni per la presidenza di (<Solidarnosc»? Rulewski aveva un programma terribilmente nazionalista, si beccò applausi a non finire e... cinquanta voti (il sette per cento). Meno della lista che l'aveva lanciato! Si era richiamato alle emozioni e questo su noi fa colpo O'anima sla– va, l'Ucraina, Katyn e Dio sa cosa ancora), ma la gente è accorta, ha imparato dalle esperiem.e dei padri e dei nonni. La nostra società tenta di costruire un nuovo sistema politico non fondato su una rigida di– visione in partiti. Non wole comprare una di- .visa dall'Occidente. Teme il nero, il rosso ed anche il· rosa. Ma ha paura anche di qualco– s'altro. Perfino gli USA, dove i socialisti sono pochi, e di comunisti ve n'é ancor meno, non ci vanno bene come modello. Da noi la libertà é ostacolata dalla polizia, là dal denaro. L'Europa occidentale non esprime nessuna nuova proposta, il comunismo é bruciato ovunque (perfino l'Africa non ne wol più sa– pere). Ripeto quindi: costruiamo un qualcosa, che ancora non siamo in grado di definire, una nuova cosciem.a, un nuovo rivolgersi ai valori, libertà, verità, eguaglian7.a, giustizia. E indi– pendem.a, ma diversa dal nazionalismo. (traduzione dal polacco di Mauro MARTINI)
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