Fine secolo - 6-7 giugno 1985

I ·I Arthur Schopenhauer con la sua barboncina, a sinistra in una immagine comparsa nel 1888 sul "Frankfurter Latern", di JohannJakob Ettling;a destrain un disegnodi WilhelmBusch. possramo ben sperare che lo spettro dell' "utilità" della vivisezione non· ci angustierà più nei nostri sforzi ulterio– ri. Ormai, nell'andare avanti; ci dovrà interessare solo di trovare un saldo terreno per la religione della compassio– ne à dispetto dei sostenitori del dQgma dell'utilità. Pur– troppo la considerazione delle cose umane ci ha mostrato la compassione bandita dalla legislazione della nostra so– cietà poiché noi abbiamo visto, sotto il pretesto della cura degli uomini, i nostri stessi istituti di medicina tra– sformati in scuole di crudeltà e -per volere della "scien– za" - questa un giorno si rivolgerà in modo del tutto natu– rale dagli animali verso l'uomo non protetto in alcun modo di fronte al suo sperimentare. Ma non sarà forse la nostra rivolta contro le terribili sof– ferenze causate volontariamente -se ci l~sceremo guidare fiduciosi da questo sentimento irresistibile- a mostrarci il cammino verso l'unico reame capace di redimere, il rea– me della compassione verso tutto ciò che vive, un paradi– so perduto ed ora consapevolmente riconquistato? Nell'animale e nell'uomo pulsa la stessa essenza ' . . . .. , . . . • hef )>: < X • ~- /. Quando l'umana saggezza cominciò ad avvertire che nel– l'animale e nell'uomo pulsava la stessa essenza, era già troppo tardi per allontanare la maledizione che, sembra, _. ::~,~:;~'····.·•,'/:i> avevamo attirato su di .noi ponendoci allo stesso livello delle belve feroci col consumo di cibo animale: malattie e miserie di ogni genere, alle quali non vediamo esposti gli uomini che si nutrono unicamente di vegetali (8). Anche la comprensione in tal modo acquistata, portò alla co– scienza di una profonda colpevolezza della nostra esi– stenza terrena e spinse coloro che ne erano intimamente convinti a rinunciare del tutto agli stimoli della passione attraverso una volontaria povertà ed una completa asten– sione dal nutrimento animale. A quei saggi il mistero del mondo si svelò come il movimento senza posa di una di– lacerazione che solo attràverso la compassione poteva trovare la salvezza nella quiete dell'unità. Solo la com- . passione per ogni essere che respira liberò il saggio dal mutamento incessante di tutte le esistenze di sofferenza che egli stesso con dolore aveva dovuto percorrere fino alla definitiva liberazione. Così il saggio provò pietà nei confronti del malvagio per la sua sofferenza ed ancor più nei confronti dell'animale che vedeva solo soffrire, inca– pace di una liberazione attraverso la.compassione. Il sag– gio dovette riçonoscere che l'essere dotato di ragione rag– giunge la sua più alta felicità attraverso una sofferenza li– beramente accettata, che egli ricerca perciò con sublime ardore ed abbraccia con entusiasmo, mentre l'animale solo con angoscia terribile ed una resistenza spaventosa guarda alla sofferenza per lui così inutile e assqluta. Ma ancor più degno di -compassione sembrò a quel saggio l'uomo che consapevolmente tormenta un animale e può restare insensibile alla sua sofferenza' poiché era a lui noto quanto costui fosse infinitamente più lontano dalla redenzione dello stesso animale che, al confronto, doveva apparirgli innocente come un santo. ~ Popoli sospinti verso climi più rigidi, costretti per conser– vare la loro esistenza a nutrirsi di animali, hanno conser- ., vato fino ad epoche recenti la coscienza che l'animale ap– partenga non a loro ma ad una divinità. Essi sapevano che uccidendo o macellando un animale si rendevano col– pevoli di un sacrilegio per cui dovevano chiedere perdono al dio: gli sacrificavano l'animale e gli offrivano, per in– graziarselo, le parti più nobili della preda. Ciò che era dato qui come sentimento religioso, _continuò ad esistere anche dopo la decadenza q.elle religioni nei filosofi più tardi come riflessione degna dell'uomo: si legga la bella trattazione di Plutarco: «Sulla ragione degli animali ter– restri ed acquatici» (9); ammaestrati dalle miti dottrine si considererà allora con vergogna le opinioni dei nostri scien.ziatie compagnia bella. Fino a qui, purtroppo non oltre, possiamo seguire le trac ce di una compassione fondata su motivi religiosi, prova– ta per gli animali .dai nostri antenati. Sembra che il pro– cesso di civilizzazione, avendo reso l'uomo indifferente· , "al dio", l'abbia trasformato in·una feroçe bestia da pre– da: in effetti .abbiamo visto u11. ~sare r-0mano riçòperto -·~ ..~r•~•-.v~ dalla pelle di una belva esibirsi in pubblico nelle azioni di · Ùtile per l'uomo. Noi abbiamo il diritto di martiriZ7.are una belva feroce (10). Un essere divino, innocente prese per giorni mille cani fedeli ·se con questo solo possiamo su di sé l'enorme colpa di tutta questa esistenza e la espiò· procurare a un uomo il benessere "cannibalesco" di "cin– con la sua morte piena di tormenti. Attraverso questa quécento maiali". morte espiatrice tuito ciò che respira e vive venne a sape- L'orrore causato dalle conseguenze di questa massima re di essere redento purché egli fosse preso come esempio potè svelare il suo vero carattere solo quando fummo in– e se ne fosse imitato il modello. Così fu di tutti i martiri e formati con maggior precisione degli eccessi delle torture i santi irresistibilmente spinti al dolore volontario per scientifiche inflitte agli animali e quando fummo infine trovare una giubilante dissoluzione nella fonte della com- spinti alla questione di come, non trovando nessun ap– passione fino all'annientamènto di ogni illusione del poggio sostanziale nei dogmi della nostra chiesa, si potes– mondo. Leggende ci narrano come gli animali si accoin- se determinare eticamente ed in modo da tranquiUizz.are pagnassero fiduciosi a questi santi, forse non solo per la la nostra coscienza, il nostro rapporto con gli animali. La protezione di cui si sen~ivano sicuri ma anche spinti da saggezza dei brahamani, anzi di tutti i sapienti popoli pa- .un profondo e germinale istinto di compassione: ferite, gani, é per noi andata perduta: disconoscendo il nostro .oltre che la protettrice mano amica, vi erano qui da lam- rapporto con gli animali noi vediamo davanti a noi un bire. In queste leggende, come quella della cerbiatta di mondo imbestialito -nel peggior senso della parola- anzi, Genoveffa ed in tante altre simili, vi é certamente un sen- più che imbestialito, un mondo reso infernale. Non vi é so che sorpassa. l'Antico Testamento. - verità che noi, anche quando siamo capaci di ammetter– la, non siamo pronti a coprire per il nostro egoismo e vantaggio personale: poiché proprio in questo consiste Ja nostra civilizzazione. Eppure sembra, questa volta, che la misura ormai colma trabocchi e e che in questo possa darsi un buon esito del pessimismo attivo ~el senso in cui Mefistofele «fa il bene» (12). In disparte, ma quasi con– temporaneamente al fiorire di quelle torture inflitte agli animali nel sedicerite servizio di una impossibile scienza, · uh amico degli ani~~li, un uomq di scienza, con una. ri- . La saggezza .dei brahamani é andata perduta . Queste_leggendesono ora scomparse, l'Antico Testamen– to é oggi vincitore e la belva che sbrana é divenuta la bel– va che calcola (11). Il nostro credo dice: l'animale é utile soprattutto quando, éonfidando nella protezione, si sot– tomette a noj, f~iamo perciò di lui ciò .çhe riteniamo

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