Fine secolo - 4-5 maggio 1985

na persona sensata afferma che con la loro partenza quelle persone s1 sono messe al di fuori della nazione. C'è bisogno di chi non parte Val la pena tuttavia di tener conto anche dico– loro che sensati non sono ... Per gli irragione– voli e anche per i giovani .non correttamente informati e nutriti di menzogne, le cose non sono affatto così ovvie. Gli emigranti sono sta– ti considerati come coloro che sono fuggiti. Per questi giovani ed irragionevoli non ha avuto alcun significato il fatto che non tutti sono par– titi. Le azioni e i propositi di coloro che stava– no all'estero sono state rese credibili da coloro che sono rimasti: studiosi, scrittori, membri del movimento studentesco. Stando qui, a Varsa– via, a Cracovia e a Danzica, hai dato con la tua posizione credibilità e senso a quello che veniva fatto a New York e a Parigi, a Londra e a Stoccolma; hai testimoniato l'onestà dei loro atti e delle loro iniziative, dei loro libri e delle loro dichiarazioni. In altre parole: rifiutando di emigrare hai dato un senso a quelli che han– no scelto l'emigrazione. Quando ci si è pubbli– camente chiesto: «è forse sparito il collegamen– to tra la Polonia e gli attuali emigrati?», tu con la tua presenza e con la tua posizione hai pri– vato di ogni significato questo inutile chiac– chierio. E domande del genere non sono state poste solo da persone istruite dai funzionari. Per questo argomentazioni di tale tipo non vanno affatto s·ottovalutate. Ai giovani e agli irragionevoli vanno ricordati continuamente i valori dell'emigrazione, ma non possiamo di– menticare nemmeno per un attimo come l'emi– grazione viene vista di solito. Bisogna ricorda– re che in società prigioniere e infrante a volte le emozioni godono di grande popolarità. Queste emozioni sono il prodotto di frustrazioni accu– mula te per anni. E tali frustrazioni nascono da una vita fallita, da una carriera professionale andata male, da un eccesso di compromessi morali. Da tutto ciò può derivare l'aggressività verso gli altri, verso coloro che sono riusciti, che si sono trovati un posto al sole, che non di– vidono la nostra miseria e sono liberi dalle no– stre preoccupazioni. Se l'apparato di potere riesce a manipolare con una certa efficacia queste emozioni, vediamo, come spesso acca– de, che l'aggressività può essere pilotata: l'odio e l'ira non sono rivolti contro il potere, ma contro i suoi oppositori, soprattutto quelli emigrati. Non sono osservazioni originali, ottimistiche o incoraggianti, ma, spero che tu lo riconosca, esse descrivono realisticamente i meccanismi dell'ira umana in questo che è il migliore dei mondi possibili. Vale la pena di tener presente quanto detto fi– nora quando oggi, ancora una volta per buona grazia del potere comunista, si ripresenta l'in– terrogativo sulla emigrazione. Questo problema è oggetto tra gli internati di viva discussione, del che d'altro ,canto non c'è da stupirsi. Una volta a gente come noi era ri– servato il plotone d'esecuzione o una condan– na per spionaggio. Oggi ci si dice che possiamo .scegliere: o .partire o restare prigionieri a tem- po indeterminato. · La scelta è o la galera o l'esilio. Jaruzelski è molto umano ... Sarebbe comunque molto inte– ressante sapere perchè in uno Stato, dal quale normalmente non è facile andarsene, l'appara– to di potere presenta una proposta del genere a persone considerate come ostili. Mi sembra che il calcolo dell'apparato sia sem– plice. L'emigrazione deve spazzare Solidarnosc dall'interno e renderla odiosa agli occhi della società, deve mostrare la pochezza morale di quegli individui che a gran voce avevano prete– so che «la Polonia fosse la Polonia» e dopo solo qualche mese di gattabuia barattano la Polonia con il Canada. Sarà poi più facile con- In alto: Micbnika Parigi, con Le– szek Kolakowski 1 dieci anni fa. Accanto,Michnik all'uscitadellapriwone il 4 agosto 1984. D1ec1 anni di più,la stessa camicia. Nella paginaaccanto: AdamMichnik,a de– str!i con Jacek Kuron,a Varsavia, il 21 agosto 1984. ' trapporre queste persone alla «sana base», che darà vita ad un sindacato ripulito dai «politi– canti» della «frazione estremista di Solidar– nosé». L'apparato di potere vuole utilizzare i modelli sovietici degli ultimi dieci anni, ·grazie ai quali, offrendo ai dissidenti la possibilità di emigrare, il movimento democratico è stato spezzato. L'attivista operaio e l'intellettuale di opposi– zione, pensano i funzionari, uina volta in Occi– dente perdono il loro spessore politico. Dopo un breve periodo di interesse essi diventano co– noscenze problematiche, petulanti frequenta– tori delle sale di attesa di varie istituzioni, che cercano solo di liberarsene. Smettono di essere autorevoli in patria e al tempo stesso non ven– gono più ascoltati nemmeno in Occidente. Conosci l'Occidente, quindi sai benissimo che non è un ragionamento assurdo. Gli emigrati sono divisi tra loro, si condannano da soli, sono dimenticati dal mondo ... Ecco perchè molto spesso la strada dalla pri– gione alla emigrazione è un pellegrinaggio dal– Tinferno alla nullità. Noblesse oblige Ma non volevo parlare di questo. Da un punto di vista politico ciascuno di noi, optando per l'emigrazione, fa un regalo a Jaruzelski, gli of– fre in dono la sua autorevolezza, gli serve un eccezionale argomento contro «Solidarnosé», gli rende più agevole la pacificazione della so– cietà. ..,, ' . ¼ . ' . ' : '< .,,,~ A• L'internato Andrzej Z. ha scritto in una lettera ai compagni di internamento: «(...) per la so– cietà siamo un simbolo di resistenza. Non cer– to perchè siamo esseri superiori, ma solo perchè il potere, privandoci della Jibertà, ci ha assegnato questo ruolo nella sua commedia in– titolata Lo stato di guerra e recitiamo tale par– te indipendentemente dalla nostra volontà». E poi, aggiungerei io, noblesse oblige. Non ci vie– ne data la possibilità di andarcene -ha scritto inoltre Andrzej Z.- in quanto questo è un dirit– to di ogni cittadino di questo Paese, ma solo perchè giustamente o meno passiamo per per– sone che godono della fiducia della società e conformemente alle intenzioni delle autorità dobbiamo dimostrarci indegni di tale fiducia. Una cosa è la libertà di scegliere il Paese in cui vivere, un'altra comprare la libertà con dei fa– vori al bandito che ci ha privato di tale libertà e a danno di coloro ai quali nessuno propone una transazione analoga». Spero tu capisca i motivi per cui condivido la opinione di Andrzej Z. La proposta di emigra– re è una sfida lanciata al movimento di Soli– darnosé dall'apparato di potere, una sfida po– litica e morale. Gli attivisti di Solidarnosé in- . ternati, che oggi scelgono l'emigrazione, si per– mettono un atto che è al tempo stesso una ca– pitolazione ed una diserzione. So che si tratta di una affermazione pesante. Già mi pare di sentirti, mi obbietti che essa non è nel mio stile, che respingo ògni principio di tolleranza, che la decisione di emigrare è pur sempre una decisione personale. É vero. Tutta- FINE SECOLO* SABATO 4 I DOMENICA 5 MAGGIO via anche il prendere atti"amente parte a. Soli– darnosé, il conquistarsi la fiducia della società sono effetti di decisioni personali, che hanno impegnato e coinvolto altre persone. Vale quindi la pena di rendersi conto che esiste un problema che interessa tutte queste altre perso– ne. Molte persone. Quelle che sono state con– dannate per gli scioperi di dicembre in tua di– fesa, quelle che sono imprigionate per aver di– stribuito volantini in tua difesa, quelle che sono state perseguitate dalla polizia per aver organizzato manifestazioni in tua difesa. Sof– fermati quindi per un- attimo a pensare a que~ ste persone e alle loro reazioni ana notizia, che li raggiungerà nei nascondigli e nelle carceri, della tua scelta di andartene dalla Polonia. Non h·o in mente solo l'aspetto poÌitico di que– sta faccenda, ovverossia il destino del movi– mento di Solidarnosé (forse non hai più voglia di impegnarti? forse non vuoi più sbattere la testa contro i muri?), penso anche alla normale dignità umana e alla elementare lealtà. Non solo nei confronti di quelli che lottano. Anche verso chi ha creduto in te, verso coloro in cui hai acceso la lampada della fiducia nella veri– dicità e nella dignità della vita puublica; coloro che a te, internato, portano i viveri, pregano per te nelle chiese, pensano a te con fede, spe– ranza ed amore, coloro per i quali sei, come tutta Solidarnosé, il simbolo di una Polonia migliore, della Polonia di domani. Se riesci ad immaginare tutto ciò, allora com– prenderai senza fatica che qui la scelta è indis– solubilmente legata alle norme morali e che la scelta politica si identifica inevitabilmente con la scelta morale. Questo devi ricordarlo. Quei mesi impareggiabili Non credi in una prossima vittoria, in una ra– pida ricostruzione di Solidarnosé così come essa era prima di dicembre, sai che ti aspetta una strada faticosa, segnata dalle sofferenze delle sconfitte e dal gusto amaro del contatto con la pochezza umana. D'altro canto non idealizzi affatto quella Solidarnosé di prima del dicembre. Rammenti troppo bene la tua agitazione di fronte ai cambiamenti, hai cono– sciuto troppo bene il meccanismo di avanza– mento dei carrieristi e dei furbi, il modo in cui l'ebbrezza del potere fa girare la testa così come il bruciare le tappe di una rapida carrie– ra, il meccanismo con cui si forma una corte con tutti i suoi intrighi. Hai visto tutto ciò da vicino, per cui hai individuato senz'altro i sin– tomi della rivoluzione tradita e gli embrioni della degenerazione. Ma li hai individuati nel corso di quei mesi che non cambieresti con niente al mondo e che sei sempre stato dispo– sto a pagare con anni di prigione; hai visto an– che uomini rialzarsi, bramando una parola li– bera e veritiera, uomini che ascoltavano tale parola libera come se stessero facendo la co– munione, uomini con i volti rasserenati e con sguardi fiduciosi, e sai che tutto questo non si può soffocare con i carri armati. E che volti del genere non li vedrai di certo in un boule– vard-di Parigi ... Spero di averti esposto con chiarezza il mio punto di vista. Da ciò che ho scritto emerge che non ho nessuna fobia antiemigrazione . Non è stata una fobia del ,genere a dettarmi queste righe. E nemmeno un abbagliamento , patriottico. D'altronde non è il coraggio che mi impone di scegliere il carcere invece dell'esi– lio. Anzi faccio questa scelta con un certo ti– more. Il timore di perdere la testa per difende– re la faccia. n dbmbre aa !i acama ne1a parte finale del aso é il diaDJIJl, 10R1 le ......-:,,....-...:.....: quelle . e .l..70..., ~ S(D) ~ al oolpo di mano del generale Janl'lleWd el 13 diamhre. Traduzione dal polacco di Mauro MARTIN/ ·

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