Fine secolo - 23 aprile 1985

FINE SECOLO * MARTEDI' 23 APRILE -~-;§J•tt-1--■+E~W~l;ti~!~Wd·RIYzmiS@··:··:·zrg·--3-:·;21 Edna O'Brien Irlandese, odia le barche; ro– manziera, ha orrore dei gatti. Ha cinquant'anni suonati, le piace bere un bicchiere, chiac– chierare e descrivere donne per libri interi, The country giri, A scandalous woman. La natura della forza che mi spinge a scrivere non mi è perfettamente chiara. Una delle ragioni ha nome: solitudine. Trovo la gaiezza attraverso le parole - attraverso la lettura e la scrittura. La scrittura è vicina alla preghiera; essa raggiunge le pieghe più profonde del– l'essere dello scrittore, e più tardi di quel1o dei lettori. É un grido lanciato contro la barialità; è la sola arma di cui io disponga per respingere il vuoto. ISRAELE David Shahar Nato nel 1926 a Gerusalemme di cui diventò lo scrittore. La città santa al tempo st~ og– getto e soggetto della sua inte– . ra opera si dispiega nella sua lunga suite romanzesca, Il pa– lazzo dei vasi infranti. Voi mi domandate «perchè scrivi?». É una domanda che non mi sono mai po– sto, come non mi sono mai posto la do- manda perchè faccio l'amore. É un desi– derio, un impulso, una spinta innata. Con questo desiderio innato di raccon– tare, di creare un certo mondo -o piut– tosto di ricreare il vissuto (che in sè non ha realtà, fino a che non sia stato ricrea– to e rivissuto dall'immaginazione). Con quel desideri.o, io avevo da sempre il sentimento, la certezza stessa, che il mondo che viene vissuto e scritto nella mia immaginazione è più importante della inia vita in sè. La vita esteriore, la biografia non sono che una specie di materia prima da cui creare una realtà, una verità se volete. Senza creazione, senza la possibilità di scrivere, la vita perde ogni suo gusto. La creazione artistica esprime l'anima, e non solo la esprime, ma è l'anima e, per l'artista, tutto il resto è marginale. Cre– do che ciò sia evidente se solo conside– riamo la vita degli artisti non importa in quale campo, la letteratura, la pittura o la musica. Quel vecchio sordo e bronto– lone non è che un vaso spezzato, un in– volucro strappato, una buccia ·rinsecchi– ta dopo che si è espressa tutta la musica di Beethoven per esempio -e lo stesso succede per tutte le arti. In ebraico la parola «opera» o «creazione» viene dal nome «desiderio», «volontà». Non c'è creazione senza il desiderio di creare, e come si può spiegare un desiderio? ITALIA Alberto Arbasino Perchè si scrive? Tutte le generalizzazio– ni presuntuose e pompose (dalla Missio– ne alla Trasgressione), tutte le teorizza– zioni assolute e astratte, e loquaci, non valgono la fattualità della risposta basi– ca, primaria, sincera: perché mi piace, perchè lo faccio volentieri (anche come hobby), perché "mi sento portato", perchè un'attit_udine o una vocazione - come per la musica e la pittura- diventa– no facilmente (e volentieri) una profes– sione e un mestiere dove le regole'' deon– tologiche' sono pochissime. In fondo: basta non camuffarsi, non vendere mer– ce finta, evitare la noia eccessiva. Inesauribili, interminabili, sarebbero in– vece le risposte specifiche a una doman– da più precisa, meno vaga, perchè tu scrivi 'alcuni' libri, 'certi' libri... E qui, per spiegare semplicemente la mia posizione, basta far riferimento agli autori che ho sempre considerato mae– stri: Carlo Emilio Gadda, Roberto Lon– ghi, Mario Praz, e anche Gianfranco Contini. Autori preziosi, eruditi, stilisti– camente affascinanti e prodigiosamente complessi, di grandissimo godimento e di impervia intraducibilità. Autori di– stinti da un sense of humour linguistico perfettamente saturnino, doloroso e de– lizioso, ironico e sofferto, molto compo– sito. Autori che non si sono mai posti problemi di 'marketing' o di 'targets': pubblicavano presso editori raffinati e appartati; talvolta non pubblicavano addirittura, non terminavano le loro opere; lasciavano ad altri la 'confezione' e la diffusione dei loro libri, detestavano la notorietà, ravvisavano qualcosa di sbagliato nel successo commerciale. Da parte mia, in epoca profondamente mutata (sono passate due o tre genera– zioni), mi sono limitato a pubblicare presso gli editori migliori (Feltrinelli, Einaudi, Garzanti), e anche a scrivere sui giornali migliori (Il Mondo, Il Gior– no, L'Espresso, il Corriere del1a Sera, la Repubblica) per raggiungere su canali agevoli un piccolo pubblico di lettori còlti che anche in Italia, di generazione in generazione, anche attraverso meta– morfosi, continua stabilmente a esistere. Nella pratica, poi, ho preferito affronta– re 'generi' ogni volta diversi, mescolan– do costantemente la 'fiction' e la Kul- . turkritik. Dunque, la 'long short story' o 'novel1a', in "Le piccole vacanze". Il romanzetto epistolare libertino e melo– drammatico, in "L'Anonimo Lombar– do". Il diario culturale cosmopolita, in "Parigi o cara". Il grande romanzo eu– ropeo del Novecento, in "Fratelli d'Ita– lia". Il diario culturale di scoperte e re– visioni critiche, in "Certi romanzi". Il viaggio attraverso le drammaturgie e il 'camp' nel teatro del nostro tempo, in "Grazie per le magnifiche rose" e "La maleducazione teatrale". La fioritura delle avanguardie pop americane, in "Off-off'. I destini moderni paralleli di Firenze e Venezia, in "Due orfanelle". La collana di medaglioni e profili lette– rari. in "Sessanta posizioni". La farsa anarchica e patafisica del '68, in "Su– per-Eliogabalo". Il romanzetto materia– listico e corporale, in "La bella di Lodi". La rilettura hippie di un illustre mito barocco, in "Il principe costante". La satira del Kitsch letterario e cinema– tografico siciliano, in "Specchio delle mie brame". I deliri e le demenze del nostro paese tra la fine degli anni '60 e gli inizi dei '70, in "Fantasmi italiani". Lo psicodramma collettivo vissuto dal– l'Italia durante la prigionia e l'uccisione di Aldo Moro, in "In questo stato"'".Un sommario dei caratteri antropologici costanti degli italiani, alla maniera frammentaria di Leopardi e di Gramsci, in "Un Paese senza". Il viaggio Belle Époque in Estremo Oriente, in "Trans– Pacific Express". L'autobiografia in versi, con passaggi storiografici in pro– sà, in "Matinée". Una raccolta di 'Sa– lons' che sta per uscire: sono cento e più grandi esposizioni internazionali d'arte negli anni recenti. Titolo: "Il meravi– glioso, anzi". Italo Calvino Perchè sono insoddisfatto di quel che ho già scritto e vorrei in qualche modo correggerlo, completarlo, proporre un'alternativa. In questo senso, non c'è stata una "prima volta" in cui mi sono messo a scrivere. Scrivere è sempre stato cercare di cancellare qualcosa di già scritto e mettere al suo posto qualcosa che ancora non so se riuscirò a scrivere. Perchè leggendo X (un X antico o con– temporaneo) mi viene da pensare: "Ah, come mi piacerebbe scrivere come X! Peccato che ciò sia completamente al di là delle mie possibilità!". Al1ora cerco di immaginarmi questa impresa impossibi– le, penso al libro che non scriverò mai ma che mi piacerebbe poter leggere, po– ter affiancare ad altri libri amati in uno scaffale ideale. Ed ecco che già qualche parola, qualche frase si presentano al1a mia mente ...Da quel momento in poi non sto più pensando a X, nè ad alcun altro model1o possibile. È a quel libro che penso, a quel libro che non è stato ancora scritto e che potrebbe essere il mio libro! Provo a scriverlo... Per imparare qualcosa che non so. Non mi riferisco adesso alJ'arte della scrittu– ra, ma al resto: a un qualche sapere o

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