Fine secolo - 13-14 aprile 1985

FINE SECOLO* SABATO 13 / DOMENICA 14 APRILE 21 Dall' A, Africa del Sud, alla F, Francia, una prinia e vasta scelta di risposte. . Sabato prossinio, dalla G, Grecia, alla Z, Zi1nbabwe. Passando per l'Italia ... L'impresa editoriale curata da un'équipe di Libération sè- vo -è la vita, no? Ma allora, risposte che potrebbe dare cia- gna certo un record, e offre un libro d1 testo formidabile a scuno di noi ... E infatti, piuttosto che da un pubblico mon~ insegnanti e studenti di letteratura, di geografia, di sociolo- diale di lettori, le risposte saranno studiate da un pubblico gia. 400 scrittori che hanno risposto alla domanda "Perchè mondiale. o quasi, di scrittori potenziali o attuali. E' questo scrivete?", da 80 paesi del mondo, in 28 lingue differenti. lo spirito del tempo: siamo tutti scrittori -o potremmo esser- "Niente letteratura senza mappamondo", avvisano i curato- lo. non lo siamo per un pelo. ri delrimponente fascicolo. Dal mappamondo delle risposte, mancano solo vistosamen- Se la quantità è impressionante, la qualità non lo è meno. te. come avvertono i curatori, quelle degli scrittori sovietici, Niente è r,iù lontano da questa performance editoriale di un che non ne devono aver avuto voglia. qualche ' Congresso mondiale degli scrittori". Gli interpella- Noi pubblichiamo, nella nost~a traduz~one (inevitabilmente ti non avrebbero nessuna ragione di associarsi, se non al- dal francese) una scelta ampia delle risposte, per la quale l'appello dell'informazione spettacolare. Accomunati dal non ci ha gmdato nessun giudizio di merito; piuttosto, lavo- mestiere de11ascrittura, sono separati da1le differenze di ·ses- lontà di conservare la rappresentazione mondiale de1l'in- so, dalle inclinazioni personali, dalle appartenenze geografi- chiesta. e insieme di dare la parola agli autori che passano che. dalle affiliaziom ideologiche, dalla varietà dei legami per più importanti. Una combinazione fra i meno noti e i con l'industria culturale e con il "pubblico". Una frettolosa più noti. dunque. Abbiamo seguito la successione per paesi. (o mancata) lettura ha indotto qualche commentatore a Conclu~iamo questa prima parte con le glorie letterarie constatare la scomparsa della voglia di render mi&liore il frances1. La seconda parte, che uscirà sabato prossimo, ri- mondo dalle motivazioni della scrittura: macchè! C'e un in- partirà dalla Grecia, e arriverà ano Zimbabwe: un giro del tero quarto mondo che si propone un riscatto di identità ri- mondo delle lettere in due settimane. trovata, di memoria, di gmstizia, attraverso la letteratura; Il fascicolo speciale di Libération ha impegnato per un c'è un terzo mondo in pieno consumismo i cui scrittori invo- anno, con la direzione di Daniel Rondeau, e la cura del ser- cano la preservazione aei valori ideali; c'è un secondo mon- vizio libri del giornale (Marianne Alphant, Alain Garric, do che dice ancora di scrivere per servire il popolo; c'è un · Mathieu Lindon, Patrick Mauries, Olivier Rolin, Jean- primo mondo che modula variamente le stesse risposte -esi- Francois Fogel, Gérard Meudal, Jean-Marc Parisis), un no- sto perchè scrivo, scrivo per avere un altro mondo, scrivo tevole numero di redattori, traduttori, e fotografi. Il fascico- perchè non posso fare altro, non posso fare altro quindi lo é stato diffuso nell'imponente numero di I90.000 esem- scrivo. o, diffusissima fra tutte, scrivo Eer sa_J?,ereerche scr_i-_. -E~!L ...___--------------- ______ .._._ ... ............._ ___ _ )AFRICA DEL SUD Nadine Gordimer Nata nel 1923 a Springs, vici– no a Johannesburg, ha abban– donato, senza laurearsi, l'uni– versità di Witwaterstrand per inaugurare, a 26 anni, il suo stile e la sua testimonianza po– litica con Faceto Face, roman– zo cui ne sarebbero seguiti altri sette, e altrettante raccolte di novelle. · La domanda potrebbe forse diventare: "Perché ha cominciato a scrivere?" In– fatti, se le motivazioni sono mutate, il passo iniziale resta, come una base, per sempre. Io ho cominciato a scrivere, bambina, perché volevo essere una bai– lerina classica e particolari circostanze misero bruscamente fine ai miei studi di danza. Ho così cominciato a scrivere, spinta da quello che allora provavo come uno slancio lirico. Era qualcosa che si poteva danzare, che si poteva scri– vere, una specie di mer-aviglia di fronte alla vita, una reazione viva e violenta, perché ero in vita ... Più tardi, all'inizio dell'età adulta, fu diverso: un bisogno di trovare un senso alla vita esteriore, di creare il mio ordine nel caos così come nella ricchezza. Nel cor~o della mia vita attiva, quello slando ha dovuto innestarsi su alcuni imperativi ardui. Il razzismo -base del sistema politico del mio paese- è intrin– seco a tutti coloro che vivono in Suda– frica; non si tratta solo di opinioni poli– tiche o sociali, o di pregiudizi che si pos– sano sposare o lasciar cadere per pro– prio conto. La gente del Sudafrica vive quest'ordine poli~ico; i miei personaggi anche. Io non voglio scrivere testi politi– ci, né l'ho fatto mai. I manifesti politici, i programmi, i volantini, le dichiarazio- 1 ni interessano il romanziere solo per il loro effetto concreto, morale e psicolo– gico sulla vita umana. Ma quel che é straordinario in Africa del Sud è l'im– portanza di questo stato di cose. Nel mio libro Burger's Daughter il mio per– sonaggio principale era la figlia di rivo– luzionari nemici dell'apartheid; la loro vita, che raccontavo attraverso due ge– nerazioni, era interamente modellata, nel loro stesso ambiente familiare e nei rapporti sessuali, dalla politica. La loro vita era politica. Ma io ero fermamente decisa a non scrivere un romanzo politi– co, con le sue implicazioni sempliciste e "oggettive" e le sue menzogne. Ho co– minciato così a scrivere un libro in cui trattavo la politica con l'intimità con cui si tratta l'amore, per la semplice ra– gione che in Africa del Sud -è terribile dirlo- la politica invade completamente la vita privata. In quel libro, volevo as– solutamente preservare quel vecchio, slancio lirico, nella forma dello stupore nell'esplorazione delle qualità umane. Quando scrive, il giornalista vuole for– nire fatti e cifre; il romanziere deve sco– prire ciò che vi si cela sotto, ciò che ne risulta e ciò che li trascende. Ecco una delle ragioni per le quali scrivo. Ce n'è un'altra che ho in comune con tutti gli scrittori degni di questo nome. Scrivo a causa del mistero della parola e in quanto ciò che Roland Barthes chia– ma "il gesto essenziale" è per me l'esplo– razione della parola scritta e delle sue possibilità infinite, così difficili da im- _ _ p~g~f_f:~_d~-~all!_taf!. _______ _

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