Fine secolo - 13-14 aprile 1985

F!NE SECOLO* SABATO 13 / DOMENICA 14 APRILE 2 e :::::1::1::1:::::::::1::1:::::::1::11:::::::: 1 ::f::tt 1: =: 1: 1 : !1 !1 :::: 1 :1: :1:::11:::1::::::1::::::: Potrei pretendermi anche esploratrice, organizzando dei campi d,iesperienza e di linguaggio che non sono mai stati or– ganizzati così prima d'ora; o un'elabo– ratrice di formule verbali che tengano lontano dal lettore gli spiriti e i demoni, o almeno creino delle illusioni; o ancora una moralista che raffronta la parola "è" e tutte le sue implicazioni con la pa– rola "dovrebbe", poichè simili raffronti sono impliciti nel romanzo in quanto genere... O potrei essere edonista e dire che mi piace, perchè scrivere è anche una forma di gioco. Se fossi l'ospite di un talk-show americano, direi che me ne viene del denaro, ciò che sarebbe l'unica ragione decente. Ciascuna di queste spiegazioni è a suo modo vera. Nessuna è adeguata. Il fatto è che io ignoro perchè scrivo. Tutte le interrogazioni sono senza fine. Ciascu– na cela un nuovo "perchè" finchè si ar– riva a "perchè l'universo?" Forse gli scrittori scrivono per saperlo e perciò non ne vengono mai a capo. Josef Skvorecky Nato nel 1924 in una piccola città di provincia di cui ha fat– to lo scenario principale dei suoi romanzi, ha lasciato Pra– ga alla fine della Primavera. Scrivo senza dubbio perchè la mia vita è stata attraversata da molti capovolgi– menti e, allo stesso tempo, io non ho vissuto abbastanza. Scrivere, è afferrare la vita perduta. Antonine Maillet Cinquant'anni dopo, in occa– sione del Premio Goncourt (1979) si seppe che era nata a Bouctouche, in Acadie, nel 1929. Riesce altrettanto bene in teatro con pièce come "La Sagouine". Scrivo perchè ho l'impressione o il senti– mento che il mondo sia incompiuto, come se Dio che ha creato il mondo in sei giorni e che si é riposato il settimo non avesse avuto il tempo di fare tutto. Trovo il mondo troppo piccolo, la vita trqppo corta, la felicità non abbastanza felicità. Scrivo per completare il mondo, per aggiungere alla creazione l'ottavo giorno. E ci metto dentro tutti i miei so– gni, tutta la mia visione del mondo, il mio paese che non è così noto, dei per– sonaggi che non esistono ma che avreb– bero potuto esistere se vostro padre avesse sposato mia madre, tutte le mie felicità che voglio far durare. CILE Jose Donoso Nato a Santiago nel 1924, vive naturalmente in esilio, natural– mente in Europa. Ha voluto scrivere la storia del "boom", forse per rimpiangere di non· esserne stato fra gli autori più famosi. Ha peraltro un solido posto dentro il fantastico iper– sensuale. Scrivo per sapere perchè scrivo. Per sa– pere come funziona -e sentirmi funzio– nare all'unisono- questo apparecchio enigmatico che mi fa vedere e sentire e conoscere, e che mi mette in contatto con gli individui e la storia: il linguag– gio. O per credere che mi abbia messo in contatto con essi, ciò che fa lo stesso. A forza di lottare col linguaggio, di torcer– lo, di giocare e ballare con lui, arriverò a intravvedere al suo fondo delle imma– gini di cui potrò dirmi: eccomi, ecco gli altri, ecco le parole, ecco il linguaggio. Nessuna altra attività -perchè io sono un essere limitato- può procurarmi una simile esperienza; l'urgenza di questa domanda è al centro stesso della mia vita: vivere la mia relazione piena di fu– rore e di colori con le parole e con le strutture che esse formano, che mi rive– leranno ironicamente la mia immagine così com'è iscritta nel mondo. Il lin– guaggio è tutto ciò che possiedo per raggiungere la gente e i fatti: è ciò che, rivestendo la mia forma, la definisce e la crea e la domina, è il mio sesso, il mio peso, la mia opera e quella degli altri, quello spazio in cui si concentra tutta la mia esperienza. Da anni, più di trenta, io scrivo, tutti i giorni, tutto il tempo, anche quando non scrivo, e non so nien– te di me nè delle altre chimere. Ma il ri– sultato è senza importanza, dal momen– to che io resto attaccato a questo stru– mento che è il linguaggio, perchè è la sola maniera di sentire che sussiste que– sto piccolo spazio che è in me e che si spegnerà presto: la morte, è l'assenza di linguaggio. CINA Ba Jin Nato nel 1904 a Chengdu (Si– chuan) da una famiglia di grandi proprietari terrieri. Scrive a Parigi il suo primo ro– manzo ("Distruzione") che fir– ma BA-KIN (prima sillaba di Bakunin e ultima di Kropo– tkin), Ba Jin in pinyin. Fra le prime vittime della Rivoluzione culturale, fu riabilitato nel 1978. Le trilogie sono la sua misura. Perchè l'uomo ha bisogno della lettera– tura? Ne ha bisogno per spazzar via l'immondizia dai nostri spiriti, ne ha bi– sogno per apportarci speranza, corag– gio, forza. Perchè io ho bisogno della letteratura? Io me ne servo per trasformare la mia vita, il mio ambiente, il mio mondo mentale. Cinquant'anni di vita letteraria mi permettono di dire che io non mi sono mai preso beffe della vita, che non ho mai travestito la vita, nè imbellito la vita. Ho vissuto attraverso le mie opere, ho combattuto attraverso le mie opere. Ding Ling Nata nel 1904. Scrittrice e giornalista già al tempo dei movimenti degli anni '30. Più volte criticata, fu mandata in castigo durante la Rivoluzione culturale. Sono nata all'inizio del secolo. Una ro– vina famigliare e la morte di mio padre hanno fatto di me una bambina povera. Per la Cina, erano tempi bui, fra il feu– dalismo e la colonizzazione. Il popolo cuoceva a fuoco lento sul fondo di un paiolo di sofferenze. La sua infelicità non poteva che essere la mia. La solitu– dine, la tristezza abitavano in me, e il furore anche. Ho preso la penna come si prende un fucile, seguendo l'esempio della generazione dei miei fratelli mag– giori, Lu Xun, Qu Qiubai, Mao Dun ... mi sono gettata nella creazione lettera– ria per la vita, la libertà della nazione, l'indipendenza del paese, per la demo– crazia, il progresso della società. Quan– do scrivo, non mi viene mai in mente che dovrei sottoporre il mio lavoro a una norma o una forma imposta, alle regole di una dottrina quale che sia. Sto all'ascolto della mia emozione, della mia riflessione, e tento di restituire sen– za indugio ciò che ho sentito o capito. M'importa di conseryare le cose così co– m'erano nel mio cuore per la prima vol– ta, e di non tradire la gente che amo e ammiro.

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