La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 50 - 17 dicembre

Le richiest, di giudizio che giornalmente cl pervengono troVeranno risposta nelle apposite rubriche • Verba Vo~ lant •, • Scripta manent • e • La Fiera risponde• secondo l'ordine di arrivo. Si prega pertanto di astenersi dai solleciti I liA FIERA LETTERAllU "LA GUERRA DI TROIA NON SI FARÀ,, ALLA COMETA * LaCassandra del XX Secolo U NA ormai celebre commedia di Jean Giraudoux, La guer– ra di Troia non si farà, è stata presentata nel Tea– tro della Cometa con la regia attenta di Giacomo Colli_ Più di un quarto cli secolo, denso di avveni– menti tragici e ammoni– tori, è passato su questa opera, della quale lo spet,– tacolo dimostra la straor– dinaria validità cli Gl0111l1\li\ll C1ILE1\IDOLI mondiale. come candida– mente 'Pensavano gli spet– tatori del 1935, ma pur– troppo a noi. Da un punto di vista ri– gorosamente estetico il dialogo di Jean Girau– doux, che pure sembra quasi esclusivamente risol– to in U!10 sfoggio di raf– finatezza formale esaspe– rata fino al limite della sofisticazione, è vivissimo. Tutto è limpido. trasluci– do. puro e nulla ha assun– to la ,l!elida durezza del cristallo, come non di ra– do accade nelle opere ec– cessivamente polite. la– vorate con la punta del bulino. La linfa che cir– cola nel discorso è ancora fresca, fremente, ricca di umori. Ed i personaggi si stagliano con una precisio· ne che scaturisce dalla intuizione del loro carat– tere umano e non dalla abilità esteriore del di– segno. Nell'immagine di Elena, fatua, torpidamente sen– suale, irlcapace di concen– trarsi in un ragionamento serio, propensa a conside– rare la tragedia come un giuoco offerto ai capricci del la sua bellezza. si po– tre'bbero riconoscere tipi di donna recenti e recen– tissimi: dalla diva del ci– nema alla consorte regale implicata in facili scanda– li. Questa Elena cli Jean Giraudoux, alla quale Mi– la Vannucci ha conferito una grazia pungente, è ne– gli anni 60 più attuale cli quanio non lo fosse negli anni 30. ai quali risale ln commedia, messa in sce– na da Louis Jouvet nel 1935. E Ettore. impersonato con dimessa cordialità da Nando Gazzolo, conserva nella memoria la visione di orrori i quali apparten– gono a qtlest'ultima guer– ra assai più legittimamen– te che non ad ogni altra precedente. Ed infine Ulisse, nel quale il bÌ-avis– simo Antonio Crast ha trasfuso un'intelligenza cinicamente disancorata da ogni ragione morale, ma solidamente concreta. è il più convincente ritratto di un uomo politico che è proprio di questi nostri anni: in ,Jui l'inganno non ha più il valore di un me– todo o di una tattica ap– plicati strumentalmente ad un fine, ma è divenuto esso stesso uno scopo ed un modo di vivere, un pragmatismo che appaga compiutamente anche !e esigenze spirituali dell'in– dividuo. 'Jl'EP.l'J['H0 A\ ~111111.A\l'iO * Enrico '61 G ABRIELE d' A11111111òo, Matilde Serao e Pier Paolo Pasolini sono gli unici, 111a su{ficenti, "eroi let– terari" inseriti nel copio,1e di Garinei e Giovannini • En– iico '61 •• da poco andato in. scena al- Teatro Lirico di Milano. Della estetizzante, raffinata penna del d'Anmmz.io, appe– na variandola con qualche tocco, si serve uno strano personaggio, incarnato, col– l'humour più brillanre, da Gianrico Tedeschi, in un mo– nologo clte fa da riflettore su un determinato momento piuttosto fatuo del nostro Novecento; aell'accesa fan– tasia romanzesca di Matilde Serao s'impadronisce la pro– tagonista femminile del la– voro (una Clelia Matania esi– larante nelle vesti di zitella smaniosa d'amore) per far vivere e dar movi111e1110ad una lunga scena che si pre– se,ua coi presuppoSli più te11uata la messinscena, 11011 spettacolare in/alti, 111ache si avvale in compenso di ot– ti111ecoreografie, lo spettaco– lo è piaciuto al gran m1111ero degli spellatori e continuerà a piacere. Certi quadri d'as– sieme hanno il dono di ripo– polarci la fantasia degli stes– sri incanti lasciatici da certe figurine Liebig conosciute nella nostra infanzia negli album dei nostri nonni: Tirate le somme, un co– pione che riscatta le debo– lezze e le melensaggini di ta11ti altri del genere: e del– la ribalta teatrale e di quel– la televisiva. Ancora: w1 co– pione che potrebbe indurre a qualche ulteriore conside– razione. Che potrebbe farci domandare, cioè, se davvero il teatro di rivista sia finito e sulle sue ceneri 11011 sia ritornata a vivere la comme– dia musicale. In altre paro– le: un ritomo alle origini. DOMENICO RIGOTTI piccanri e trova i11vecefac- ,---------– cortezza di mante11ersi in li– miti di correttezza tafi e/te la comicità se ne avvantag– gia; dell'ultimo, "eroe" no– stro contemporaneo, scritto– re elle paga più di ogni altro la propria popolarità col, non sempre piacevole, ren– dez-vous quotidiano della cronaca, se ne impossessa lo stesso protagonista, Renato Rasce!, per il quale il lavoro è stato imbastito. Un Enrico ormai centenario che satireg– gia certe pose del "mal del vivere" moderno, del quale, lo scrittore sopra citato, coi suoi scritti s'è reso un tipi– co esemplare. Tre tempi, tre epoche con convenzioni e principi diversi, ciascuna sfruttala in modo elega11te per farvi dell'ironia. E' stato u11 tentativo al– quanto felice. Si è ricordato, graziosamente, come, nella vita dei nostn· ultimi cento anni, anche la letteratura, sia pure al solo fine di riderci o solo sorriderci sopra, si è inframmez..z.ata ad avvemure e vicende più importanti per il nostro destino e di quello di questo Enrico Veuutti, ro– mano, di pura fantasia. Cosi, co,1 una carrellata sul passato, remoto e prossimo, e del tutto in chi011e festosa, si è voluto, anche sul palco– scenico, chiudere le celebra– zioni per il centenario della Unità d'Italia. Spettacolo gradito, accorto ed accetta– bilissimo: misurata la satira e quasi nessuna scurrilità, in– dulgere alle quali era cosa davvero facile. Pur ricalcan– do motivi noti, s1ruttati, es– so raggiunge una sua origi– nalità e piacevolezza di stile, perché, <1uel che è contato per gli autori, è stato pro– prio e solo la sfumatura di quei motivi. Garit1ei e Gìo– van11ini, evitando il sempli-. ce sketch fine a sé stesso e inoltrandosi nella costruzio– ne di una serie di quadri e quadretti innestantisi l'uno nell'allro (co11 maggior pre– gio nella .Pri~na parte)_ co1! brio e vivacità, talum por elaborati con ·gran garbo, si direbbe abbiano raggiunto una loro maturitil di scrit– tori comici. Rattenut" la 11olgarità, che scaturisce a fiotti, quasi fos– se la sua consistenza, dal teatro di rivista; frenati cer– ti esibizionismi, quasi sem– pre più artefatti che spon~ tanei, degli attori comici; at- Gongora eontinu~1 pag, 3 del Homero espa,iol •· Il set– ucento, al co11trario, ignorò quasi completamente il poe– ta di Cordova. Nel secolo successivo si incominciò a riesumare l'opera di GOn~o– ra, ma furono i simbolisti a rivalutarla completamente; e oggi la critica iberica ten– de a considerare GOngora non tanto 11no dei grandi poeti quanto •il• grande poeta della Spagna. Il • mo– dernismo• di Dario e l'er– metismo di Jiménez hanno fatto sì che ,ai giomi no– stri, Gongora assai pitl che • fondatore del genere colto• possa essere preso in consi– derazione quale precursore della poesia contemporanea. Un poeta eclettico ed estem– poraneo quale Rubén Darw, per esempio, probabilmente deve a GOngora molto pitl che a qualunque altro autore in lingua castigliana. Non è a caso che Alfonso de Castro paragonò il nostro poeta al suo grande contem– poraneo El Greco: tutti e due sono • squilibrati ed ag– gressivi•, tutti e due defor– mano la realtà, ne hanno, per cosl dire, • una visione astigmatica•. e, soprattutto, tutti e due, ai 11ostri occhi, sono dotati di una stupefa– cente •modernità•· '1eE~ 0 ~ 1cuc;z::c;1e:,,:a~~~~= giormente risalta i11 GOngo– ra quel e/te pi/1. lo rende vi– cino allo spirito dell'uonio contemporaneo: quella sua ansia costante che sembra tendere ad una poesia e ad un'arte perfe//e in se stes– se; quella stessa ansia clte, più· di tre secoli dopo, detta a un altro poeta spagnolo, Juan Ramon Jiménez, versi come questi: • Jntelligenz.a, dammi - il nome esatto delle cose! - ...LA mia parola sia - la cosa stessa, - creata nuova– mente dalla mia anima. - Per me vadano tutti - quelli clre non le conoscono, alle cose· - per me vadano tut– ti ~ quelli che le dimenti– cano, alle cose; - per me vadano rutti - gli stessi che le amano, alle cose ... - In– telligeuza, dammi - il nome esatto, e wo, - e loro, e mio, delle cose•· VINCENZO DE TOMASSO Quando fu per la prima volta rappresentata, La gnerra di Troia non si fa– rà apparve eccezionalmen~ te contemporanea Si disse che il diplomatico Jean Giraucloux aveva voluto celebrare il fallimento della politica di Locarno e della Società delle Na– zioni. li giurista Busiris, al quale l'interprete Do– ris Gizzi ha dato una dut– tilità untuosa e servile, è il protagonista di quella stagione del diritto inter– nazion:i.le che mirò alle norme ma si lasciò sfuggi– re la realtà, che si com– piacque dei trattati (pro– ducendone molti da anto• logia, formalmente impec– cabili) ma si ostinò a ri– fiutare le situazioni stori– che. Eppure la commedia. così folta di riferimenti vicini. trascende la pole– mica e la cronaca. diviene poesia e della poesia ha anzitutto il contenuto amaramente profetico. E. se è valida da un punto di vista rigorosamente estetico. lo è anche da un punto di vista augurale: è Nelle suggestive scene sintetiche di Mirko Vuce– tich. tutta la Compagnia del Teatro della Cometa, che comprende eccellenti attori come Anna Mise– rocchi. Antonio Pierfede– rici, Ennio Balbo. Mario Erpichini. C apparsa per questo spettacolo che è la manifestazione di un au– tentico impegno. li e no alla /!Uerra • deve essere pronunciato, ma da chi ne è degno come Jean Girau– cloux per avere attuato una superiore id,entità di 'J)Oesia. di intelligenza sto– rica e di dignità umana. Molti scrittori. rpaladini della pa,ce. non sono infatti eccessivamente diversi da quell'attivissimo. frenetico Demokos paladino della guerra. che Jean Girau– doux ha messo alla •berlina con crudeltà nella sua commedia: appartengono all'eterna razza dei retori (e poco importa che siano in buona fede: muoiono, ma fanno morire anche gli altri). Nando Gazzolo (Ettore) e Anna Mlscrocchi (Andromaca) in • La guerra di Troia non si f arà • di Jcan Giraudoux il vaticinio di una Cassan- .-------------------------~----– dra del ventesimo secolo, di una Cassandra sconso– lata ed amara che sa di profetizzare invano. L·aspetto nuovo che si scopre oggi - venticin– que anni dopo - ne La guerra di TrQia non si farà è appunto questo: il distacco, !'apparente gelo, la superiorità dello scrit– tore nella rievocazione del– la vicenda non è frutto di intellettualismo. come al– lora sembrò, ma· è la ma– nitestazione di una ,pro– fonda malinconia: la ma– linconia dell'uomo che sa di predicare inutilmente e che non riesce -più ad in– fervorarsi ,pur iposseden– done il motivo intimo. La commedia è tutta pervasa da un fuoco ines-ploso, de– stinato a consumarsi inte– ramente sotto la cenere. E da questo fuoco ~ s.cal– data ogni parola senza che mai un solo accento arri vi all'incandescenza. (Miraco– Cronache delle mostre romane lo di misura). Se nelle altre sue opere Jean Giraudoux si esprime su due 'piani, attuando un distacco che è di natura prevalentemente intellet– tuale nel suo Tigido sche– matismo. in questa com– media. dove giuoca il sen~ timento tragico della va– nità, si esprime su una molteplicità di piani: la malinconia, la rabbia. l'ab– dicazione morale, il rim– pianto della felicità ipre– sente eppure già perduta. La guerrn di. Trai.a non st fnrà e una commedia opacamente risonante di sensi innumerevoli. che si stringono in un j!roviglio come un nodo di vipere. E <per questo in essa è contenuto un ,_.itratto del– l'epoca nella quale vi via– mo: Ulisse. Ettore. la gla– mour Elena, il pla119boy Paride. il ,grasso Busiris (che piega il diritto alla ipolitica) sono i nostri per– sonaggi. Mentre tutti ne– gano la guerra, questa è già in corso e fa le sue vittime. Tutti iparlano di pace ed intendono altro con un cifrario che ormai non è più segreto. 11 regista Giacomo Colli ha sciolto il groviglio, di– stendendo e semplificando Je linee interne della com– media. L'ha resa più facil– mente leggibile, ma ha cancellato quella [Parte mi– steriosa dell'incanto che derìva dal suo contenuto ieri profetico ed ormai svelato. La guerra di Troia oggi non è ancora conclu– sa e sappiamo che J ean Giraudoux non parlava ai ireduci del primo conflitto Fanhtzzi E LlA~NOFANTUZZI espo– ne alla • Barcaccia • trenta olii e sette dise– gni: una personale d'impe– gno che è, anzitutto, una le– zione a quei giovani artisti che credono di potersi pre– sentare a ogni staçione al giudizio del pubblico con un po' di quadrucci raccogliticc'i. Fantuzzi è, in primo luogo, un ottimo disegnatore, cioè in grado di tradurre nell'a– strazione del segno il suo in– cantato e originaJe mondo; difatti i disegni esposti - forse intenzionalmente - so– no dei quadri quintessenziali, in cui sono evidenti (e com– piutamente realizzate) le sug– gestioni del pillare. Quindi la pittura fluida ed estrosa di Fantuzzi, la quale sembra che punti tuua sul colore, nasce da un fon-do costruttivo, ha basi solide, viene condizionata da uno ~~~::i. 1jfa~~tJ~a p~tus; d~ una coerenza ritmica senza dubbio singot.y-e. Le strade viste di notte, la drammatica solitudine citta– dina, l:t sconfortante ascen– sione delle scale, la diffusa tristezza autunnale, il cauto simbolismo di un cancello rosso, Venezia rivissuta in alcune sue caratteristiche che affondano nell'atmosfera con– trastata, impostano e risol– vono problemi di colore e di luce grazie a un linguaggio assai personale; mentre, per esempio, Venditrice di cozze e La giostra traducono ic3- s1icamente sulla tela aspetti piuttosto sereni della vita. L'incessante interesse della pìnura fantuzziana sta nella vitalità degli esseri in movi- ~e~'ì:0ogcget7t 11 ~hc suJi~~~~~~ in un certo senso favolistici; ma sta altrcsì in un costan– te atto d'amore verso le cose e gli esseri. Fantuzzi è un piltore estro– :.o e misurato nello stesso tempo, capace di cogliere ovunque la poesia, senza ini– bizioni extra-anistichc: la– ,,ora da tanti anni ad appro– fondire e a superare i più ardui cd autentici problemi pittorici della nostra epoca, con un impegno che denun– cia la serietà dell'artista e con dei risultati che confer– mano la presenza, in ogni sua tela. del poeta. Senza r:n!~: b 1 o~s\bifi~à ~; ~~'i~r~ dei fatti modali. Le opere adesso esposte nbn soltanto confermano le CARBONE: • Finestre »r (Gal!. del Vantaggio) doti dell'artista; ma testimo– niano di un sempre maggio– re approfondimento della sua pittura. Carbone P EPPINO CARBONE. che sino ad oggi ha solo preso parte a delle col– lettive, facendosi positiva– mente notare, espone per la prima volta con una paso– nalc alla Galleria del Van– taggio, presentato in catalo– go da Pietro Cimatti. Carbone è un giovane che, dopo aver seguito gli studi accademici a Firenze, ha per alcuni anni lavorato in si– lenzio; ed è primo frutto del suo lungo lavoro la notevole coerenza stilistica della mo– stra. Da questo punto di vi– sia sembra che il pittore abbia un lungo curriculum, poichè. la coerenza e la peri– zia non sono quasi mai doti dei giovani che iniziano. Facciate di case meridiona– li, paesaggi abruzzesi. fiori di mandorlo o di pe~co, piop– paie: ecco i motivi preferiti da Carbol'\e e s,,olti con una leggcrezz.i e grazia cromati– ca data non solo dai toni chiari ma anche dalla so11ilc Ira,;ligurazionc che è o:.scr– vabilc in quasi lulte le opere presentate. L'insistenza su alcuni temi,. che potrebbe essere notala come un difeuo, .deriva dalla volontà dcll'anis1a di capire sino in fondo un dato sog– getto onde esprimerlo con assoluta chiarezza di lin– guaggio: ovviamente un lin– guaggio decisnmentc JlCrso– nale, se si pensa al cézani– smo come a un precedente storico. La serietà dell'impegno, la chiara scansione di delicate note quasi musicali, la levità degli accordi fanno di Car– bone un poeta: poeta della finezza e della gentilezza. Sicché, nel frastuono di tan– te inesperte e superbiose buccine, la tenera fistola di questo nuovo artista ha un significato in un certo senso determinante. Cioppi A Ld~p~iarf,~~~i~:lle ;~~~;~ dello scultore Rito che ha suscitato molto interes– se, abbiamo la persom1lc del giovane pittore urbinate Franco Cioppi. presentato in catalogo da Vi10 Apuleo. Cioppi ha studiato a Urbi– no e di quella scuola gli è rimasta la tendenza alle ri– cerche tecniche dell'incisione. Difatti, non SC.'ltendosi a suo agio nei limiti dei consueti mezzi espressivi, CiOppi ci dà delle incisioni a colori, con cITetti cromatici che ricorda– no a volte la oillura a encau– sto e a ,,oJte ·l'intervento del- la lacca. . L'interesse alla tecnica, spesso. supera l'i1Jteressc per ------------------------------- la rappresentazione; e nel vi– Solitudine di Sbarbaro continu~ pag. 5 lamenti. Era il tempo de • La Voce•• la corrida provocato– ria d'un necessario risveglio dal letargo, d'un eccitato por– si nel tempo. Dopo il •pianissimo•. que– sto musico disperato e umi– liato scende ancora, attratto dal silenzio, in lolla con l'aridità. Vengono; quindi, Trucioli, Liquidazione, e poi verranno Rimanenze, Sca111- poli: litoli sempre ultimi, ul– timissimi: la st:rie di cartelli d'una vendita fallimentare, d'una fine di gestione este– nuata per mezzo secolo. Nell'inizio la fine Nell'inizio era contenuta la fine: l'alba era un crepuscolo abortito. Crescere è signifi– cato decadere, sopravvivere, liquidare una minacciata ri– manenza di vitalità. Fissati i pochi temi, la carica poe– tica vi si è rinchiusa, sigil– lala. Molto del lavoro di $barbaro consisterà, dopo d'allora, nel riprendere i pro– dotti finiti della prima gio– vinezza e rilavorarne lo sti– le, perfezionarne la scansio– ne, nel ripulirli da gravezze e ingombri di eccilato com– piacimento per dare calma e splendore: è lo storico di se stesso che lavora sulla pro– pria opera, con commosso di– stacco, riuscendo talvolta ad afferrare l'esattezza. dell'in– tuizione giovanile, finendo troppe volte per scheggiare, raschiando via il po' di gan– ga, la gemma. Lo Sbarbaro all'opera su se stesso è infatli da prendere con cautela: spesso è visi– bilmente un intruso, uno sti– lista malcontento che finisce per accontentarsi d'un nodo disciolto, e se le sue mani sono delicate è anche vero che le poesie, non importa più chi le ha scritte, (.s~mo bave cli ragno, delicatissi– mi respiri ~che un nulla può lacerare. Amarle tropi,o è un modo di soffocarle. , L'interesse di questo pri-~ mo volumetto dell'annuncia– ta •Omnia• dì Sbarbai-o consiste, non solo per.'il ..filo– logo curioso, nella- possibi– lità che ci o(frc cli eonfrOn– tarc le due versioni di Pianissimo, i vistosi tagli e le sottili ,,ariazioni e ripuli– ture, datati 1960, che tcsti– maniano un gusto piu scal– trito, un'intenzione quasi· di far classico: ma il gioco è raramente riuscito, nelle va– riazioni; e alla storia intera cli questa poesia prima e dt:– finitiva sono tolti capitoli che il lettore deve im·ece co– noscere per sentire, souo di loro, il corso del fiume con– tinuo, del nero fiume., PIETRO ClMAITl sitare la mostra si orientano in questo senso non solo quanti sono vicini a dodcste faccende, ma anche i comuni spettatori. .Segno, ques10, che Cioppi Sl trova ancora in fase di ri– cerca: una ricerca, diciamo subit_o, intelligente, guidata quasi . sempre da un gusto avvertito. I Tavoletfisti A LLA •S . .Marco», in omag– gio al defunto Fossani, \ i • tavoleltisti • anche quest'anno hanno voluto pre– sentare la consueta rassegna. C°erano delle 1avolette di Trombadori, che non abbia– mo viste perchè comprate e ~61\ 1 !~~;1~br~r!bt1~~~~:·:= to Pia Refìce, .Marcantonio, Madonanakj e qualche altro. Vorremmo che in avvenire, sotto te Feste Natalizie, mol– ti pittori noti facessero delle tavolette per essere anch'essi presenti a rassegne del ge– nere con le loro piccole ope• re adatte ai consueti doni. VICE J UKAKIU IJl:.LLA KlòlJALIUNe. 11·1' dal mercoledl al sabato Manoc;crlttl, foto e dl~e,am non r1chiestl non si restituiscono I ''divertimenti,, di Pippo Rizzo * di GILSl<~Pt'l<J !!ii<.:IORTl,"\O E , ,1 _momento cli fare Il punto i;u alcuni non plu giovanl art.isti che vengono dopo la grande sta– gione Bocclonl. Carra. Caso– rati. De Plsts. Morandl. Rossi. Sirc,n1. Soffi.e.I; ma che non hanno usufruito dello 3Jan– eio c del Io.nclo di un Out-– tu.so o di un Paulucci. di Wl C~lnarl o di un MorlottJ. .A.rtli:;tl. dunque. che vanno da un Ciarda a un Menzlo. dn un Bartolinl a un Mac– enrl. da un Ceracchln1 a uno Z!verl. da un Notte a un Rizzo. Pippo Rizzo - del quale questa volta Intendiamo par– lnre - ha una i;ua &torla.. come at.Llvlsta delle tenden– te d'avanguardia degh ultt– mi trentacinque anni e co– me pittore per alcuni suol nvn trascurablll apporti r suol Inizi dlvislonJstl - 1n una Palermo beat.a degli ln– tern'. chiesastici di un Mad– dalena o della scultura ac– cademica di un Ugo - lo ponevano glà tra gli sconten– ti d'uno stato di cose pro– vincialesco che. nella miglio– re de!Je ipoteGi, altalenava tra I paesaggi cli genere d.! un Lojacono e le traculenze sen– suali d'un Camarda: accan– to a un Amorelll poi ferma– t.osi, a un Emilio Bevllacqua d!,•enuto insplegabUmente n– nunciatario. a. Wl Glarrizzo ml'Jrto a Milano quando stava ~r raggiungere una meta a lungo perseguita e !l. tanti altri vividi ingegni (ricor– diamo anche Cu!!aro fra gll scultori. Morici fra i pittori e la grazia di Pina Cali scomparsa giovanissima) che non seppero in seguito tenere il passo con Rizzo. Divisionista. poi futurista. per una breve sbtglone car– rnrir.uo . quindi apertosi a un più approfondito e varleglato intendimento dtl fatto plt.– tonco; oggi - stabilltosi de– f111itlvamente a. Roma. qua– le direttore dell'Accademia di Belle Arti - non ha per nulla attenuato la fede e il !e.:-vore che lo hanno fatto conslderare uno dei più irre– quieti ingegni siciliani fra le due guerre. coe<i.stere di due personalità. In cordiale colloquio. Così abbiamo l'omaggio a carrà <un prete C'he guarda la Moglie dell'fnqegnere dd maCEtro milanese). a Carnpl– srli. a Ca.soratl <un tavolo <:On del ferri di cavallo e sopra Le aignoriw, del mae– ~:ro tonne.se ;; seguono Ca– pogrossl. Fontana tstupenda– mente satireggiato: un.a gra– ticola. del chiodi.. una forbJ• ce in basso e sopra li solito quctttro coi buchO. Guu.uso. Modigliani. Morar.dl. Picasso. Braque. Mondrian. cee. Dopo Ja parentesi. qu&SI !olclorl– stica, dei paladini. Rizzo è tc,rnato a una plttur.1 lmpe– rn2ta nella felice e raffinata modulazione del toni. diver– ter.dosl a. creare una nuova e &.ffascinante tavola. Le superflclall negazioni. 1·,Jrrldo. nncubo della fine. Lhe travagliano alcuni arti– sti contemporanei - .seguili da un codazzo di posatoti che glocf'.no al pessimismo - sa– ranno senza dubbio fra gll aspetti della nostra epoca; ma 1n ess:t c'è qualcuno che sa conservare la 11,ua sere.nJtà, P.>tridere. avere delle .slmpa– tJt', credere nelle am.Jciiie. E.:I :inche questo tè destina.– U.1 a essere un aspettn della n..,stra epoca. I marinai. le monétclielle. i carabfnferl. I p:etlnl. ecc. ÙlO. nel quadri di R.izzo. danC.o le spalle al pubblico. stanno a. guardare le opere ~~nt;u 1 ~=JeI~r!~~ testimoniano di una riuscita l;nb!OS1 tra personalità. cii– vrrse e spesso opposte: si pongono come carattenzzanu ur. aspetto giocondo della nostra epoca plumbea Per– ciò testimoniano del nostro t.cmpo al poste:-!. come- dice– vamo. con m~giore eloquen– za di tante sciocche trovate. che nemmeno a Mll&.no Iv. I rtsultat1 dell'ultima a.,ta al– la Brera) riscuotono successo· F:i.ulrler. Por:i.ara e Tarcato. mratli. non sono stati con– tesi. ma ac.quistatI pe.- mo– destissime cifre. Anche se il pu.bblico si- e molto d1vert1to di fronte a trovete spesso prh'P- di i;er,-"O. Spirito aLtento a ogni svi-– Juppo della. dialettica artisti– ca. - SVIIUpfXl al qua.le ha collaborato come uno degli clementi più at.t!Vi - inse– rendovi i più capaci fra I glovnnl artisti siciliani, con gli anni ha finlto con l'ab– bandonare (a suo modo) In po:emlca per degli « cm.ag– gi » che sono dei « dlvert.is– sement » nel quali l'estro pit– torico di Rizzo ha sviluppi che vnnno sovente oltre il m~ro scherm e rivelano un empito vernmente poetico nel PIPPO RIZZO: • Omaggio a Casorati • Gongora, gongorismo eonlinua da pag. 3 Slcnza, il poeta cordo,·ese fu tormemato dall'àggravarl:ìi di una malallia, forse congc– ni1a, che già in p1·ecedenza gli aveva procurato dei pe– riodi di confusione mentale. Una c1isi molto grave di questa infermità aveva pre– ceduto di poco la creazione del • Polifemo• e deUe • So– Jedadcs • in cui il cuilcrani– smo gongorino assun:.e le sue forme definitive, ciò che poi servì di fondamento a studiosi Come Churton e L. P. Thomas, per aaribuire, in tutto o in part,.;:, i risultati cnneLici della poesia di G6n– gora a qualcosa come il rim– baudi:rno • déréglemcnt dc touts les sens • di origine pa– tologica. 11 Vossler vide nella ,ita rii Géngora tutta una succes– sione • di ~odimeuti stron– cati, di /elicttà perturbala, di diletto contrastato, di spe– ra11zedeluse, di amore scher- 11itoe, a riscontro, di oJ/erte .u11orose uon desiderute, ris– sose, mediocri, antipatiche; di piacere tormentato, di ve- ~/'ie~:;(lci0~0 /~ 1 ~otr~.~~b:~~::: z.a11ti. E. di fronte a unn real– tà siffatta, un uomo • i11 cui vi era la stolla tli w1 Arclii– /oco, o di 1111 Giove11afe spa– g11olo, ... 1111 entusiasta stra– vaga11te e "virtuoso" di 10- i'esci di ogni sorta, di ca– tastrofi, dissesti, fallimenti, che aveva il gusto dei co11- trasti e delle COHtrarietà, clel– le ostina:.io11i e delle oflese letterarie, di tuuo ciù ch'è spiacevole, o repelle: 11110 spirito contraddittorio e sar– castico•· ta dalla cosiddetla poesia Ia– cile alla diflicile pass.i.ndo per una fase in1cnnedla, rap– presentata dnll:i i:omposiziò– ae dei sonetti. Inesatte dal punto di .\i– sta della cronologia e fon– date sopra una· \'i.S'ionc su– perficiale, le distinzioni ac• ccnnate vennero demolite, almeno per tutlo ciò che di perentorio era implicito in esse, dalla critica moderna . Dtlmaso Alonso dimostrò con ragioni molto nlide l'unità stilistica dell'intera produ– zione gongorina, senza esclu– sione delle poesie del primo gruppo. E facilmente si ri– leva l'importanz::i di quesia re\'isiooe, se si considera la precedenza assoluta che G6n– gora e i poeti della sua scuola assegneranno, appun– to, allo stile. Il movimento cultcrano era sorto - come già si è deuo - da un'istanza che fu in– sieme storica, sociale e arti– stica, e che venne sentita come necessità di creare una lirica di élite allraverso la invenzione di un linguaggio poetico nuovo che corrispon– desse alla • cullUra • dello scrittore e sì differenziasse interamente da quello del rnlgo. • Licito le fui! al so/– dado, y cortesano, - scri,c nel "Libro dc la erudiciòn poética" Luis Carri!Jo v So– tomayor, che fu il predece:.– ~ore immediato di Gongora - 1111 género de hablar dife– rente, y 110co111pa1ieroal del liortelano, y labrador. Licito le serd al Poeta, y rodo tli– ferente género de le11gua;e; q11e el ordinario y • comUn •. E da un'aspirazione come questa, in virtU della quale La medesima contraddizio- l'impostazione dell'attivna ne ch'era nello spirito di IJ'Oetica poggia sopra riden- G6ngora si riflette, natural- tificazionc intera di forma mente, in tutto ciò ch'egli e contenuto, nascono i ca– scrissc, e nel essa è dovuto ratte1i distinti, 1 i piu propri ti contrasto esistente nelle dello stile culterano: im- sue opere, nettamente distin- piego di vocaboli latineggian- lc in due gruppi oppo3ti: li e grecizzanti; latinizzazio- quel!o delle poesie • di si- ne della sintassi e della co.- gnificato chiaro• e di tono struzione, con uso frequente popolareggiante (• Roma,1ces, e ardito dell'iperbato; prc– romancillos y letrillas • e, in ferenza per i metri e le stro– parte, i • S011etos •) e l'altro fe • itnlìane •; sfoggio conti– delle poesie • di compren- nuo di metafore e d'imma– sione difficile• composte con gioi che s'incalzano sovrap– esclusivo intento di 3rte ponendosi e accumulandosi; (• Fdb11la de Polifemo y Ga- riferimento ininterrotto alla ~a~~~,;giric~ Ladel 5 D!::,~:es;~ :;;,i;~~~f:t dicl~~1i~~lit{ic;:~~ Lerma •), ai quali corrispon- parole, nelle frasi, nelle dono la di'1Ulgatissima dcli- pause. ~~~i~~e tl1\\e•b1;~g!I e~~ ~izG~~= · nr';~~ioHal~:r~~o p\~~~~~ 1 ~~ gora diede il Cascales, e la tutità in Géngora dopo c:.– delineazione di un'ipotetica, ser venuto su lentamente da parabola della lirica gongo- semi giunti da molto ton– rina, che s! sarebbe sviluppa- tano, apparve, prima di ogni altra cosa e soprallutto. co– me uno sforzo di natura prettamente cerebrale, di– rèllo' al rinnoYamento della forma e all'affinamento del– la tecnka .. Ma. in ari<!, non esiste forma che resti solo forma, come non esiste con– tenuto che sotto il morden1e del fattore formale non si trasfiguri; cd ecco i.:he il cosiddetto • nichilismo tema– . tico • cuherano che limita,a l'esercizio poetico alla sola descrizione per metafora, ca– lato in un'atmosfera satura del senso della caducità delle cose umane {riflusso cristia– no dopo il baccanale rina– scentista. esasperato dall'a– gonia della potenza spagno– la), se ne impregna pr.:f:-,n– damente e il triste aroma ai· ,·iene la sua sostanza. si che lo sforzo cerebrale e l'impe– gno tecnico non girano più a vuoto: sì trasformano nella espressione della • malinco– ni::i barocca•. la cui vibra– zione d\'e nel tono, roman– lico ante litteram. della mi– gliore poesia secentesca e si estrinseca nel • culto della :.olitudine •. E l'arduo gioco della • poesi::i difficile • per– de. nel miracolo della crea– zione lirica, ogni carattere di gratuitità: l'accumulo delle metafore, la dovizia degli ac– cenni mitologici, la frequen– za degli iperbati è delle pa– role dotte, tutto concorre a]– re,·ocazionc dell'atmosfera al– lucinata e attonita in cui si agita e \'i\'e quell'ansia di infinito che. contraiwos1a al– l'amore classico .e rinasci– mentale per lo • spazio sog– getto a forma•. fa anche del Barocco una delle • co– :stanti • della vita perenne dello spirito. • Gdngora - scri\'e Pedro Salinas - aveva bisogno del– la sua • di(fìcoltà •· Sen.:a quelta, 11011 avrebbe potuto reali:.:.are la • sua • poesia. la difficoltà di G6ngora ,ion era wi capriccto o 1111 arbi– rr(o. Corrispondeva al suo modo di essere in quanto poclll. Sen:.a quella, ,ion a– l'remmo fa sua poesia. RAFFAELE SPINELLI POETI. collaborando anto~ logia POETI DELL'AP– PRODO (Napoli. Lungotea– tronuovo. 29) parteciperete assegnazione Lauro Poetico 1962.Scrivete oggi s1esso. DIEGO FABBRI Direttore responsabile Stab. Tipografico U.E.S.I.S.A. Roma - Via IV Novembre 149

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