La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 36 - 10 settembre 1961

LA. FIERA LETTERARI Anno XVI • N. 36 SETTlMANALE DELLE LETTERE DEhhE A.R'Pl E DELLE SCIENZE Domenica 10 settembre 1961 SI PUBBLICA LA DOMENICA Fonelafoeia UMBERTOFRACCHIA * Diretto eia DIEGO FABBRI QUESTO UMEROL. 100 ~\E O ~~-i:E E REDAZIONE: Rom a - Via del Corso. 303 - Tel. 687645 - Amministrazione Te!. 673015 - PUBBLJCITA': AmministrazJooe: 111 LA FIERA LETTERAR!A" - Via del Corso. 303 - 11 Ro) m.• - TARIFFA L.. lSO aloum~~~tm 42 è .-i.i• 1 E.NTI: Annuo lire 4.000 - Seme!il re lire 2.150 Trimestre lire l.100 • Estero: Annuo lir~ 7.000 . Copia arretrata lire 150 - Spedizione In conto corrente postale (Gruppo Conto corrf"nte po1,tale ( on(es5ionie insegnamenti di u11 grande ro11111nziere * .A\JL..'JCJ(~Jl HAFJ8'HONTJ[ THAI. JPJlT'JC1UlR1I. JP:: SCR.J(T'JCUR.à * Che cosa mi ha insegnato l vita * lnip~ssibile allo scrittore la '' libe.rtà,, di Picasso di SOUEBSE'"I' itlAlJGHA1II S 'IMPONE una premes– sa, che valga anche di ringraziamento: quan– do in casa del povero re– censore letterario arriva qualche bel libro d'arte il– lustrato (sia che titaneggi come queUi magnifici del– la casa «Silvana• e sia che pargolegg! come quelli eco– nomici della casa « Rizzo– ! i•), pronto un pensiero di gratitudine si leva a volo verso le 5lanze degli edi– tori, che con il loro sor· prendente omaggio non mancano, ogni volta, di suscitare un divago, d')m– porre una ricreazione, di aprire un intervallo, di slargare una pausa nella chiusa giornata di lavoro di chi passa da un libro di poesia o di narrativa ad uno di critica o di storia. E' come se di colpo si spalancasse la .finestra ... * CAP FERRAT, agosto Q UANDO avrete la mia età, vi accorgerete che verso le sei di sera 1 la vita comincia a farsi un poco difficile. Se però alla stessa ora potete bervi un buon sorso di whisky, allora sarà più facile affrontare la notte. Ho scritto il mio primo romanzo "Liza di Lambeth " di notte, mentre frequentavo ì corsi di medicina. Fu nel 1897. Aveva come sfondo la vita che osservavo appunto in qualità di studente di medicina. Per conto mio posso solo raccomandare i corsi di medicina quale addestramento per gli scrittori. Quando la gente si trova in un ospedale è sem– pre confusa e spaventata. E si possono osservare gli individui nel momento in cui non hanno ma– schera. Si vede la vita come è Sono stato solo una volta in Russia. nel 1918. ·Ero. agente della Gran Bretagna a Pietrogrado e la rivoluzione proseguiva per la sua strada. Da allora non ci sono mai più tornato, ma qualche mese fa, per qualche misteriosa ragione, la Russia mi ha man– dato un primo assegno in pagamento dei miei diritti di autore. So che per anni hanno stampato le traduzioni dei miei scritti, e di quelli di altri colleghi, senza pagar mai un soldo. Improvvisa– ' mente, senza spiegazione alcuna, mi inviano un assegno per una pièce teatrale. che quasi non ricordavo di aver scritto. I russi sono difficili da capire. Ora che sono vecchio molta gente mi viene a trovare. Jean Cocteau, che è da sempre mio buon amico, viene spesso da me. Ho avuto ospite anche Adlai Stevenson. E così pure sono spesso in compagnia di Cecil Beaton, Mare Cha– gall, S. J.. Parelman, Art Buchwald e Christofer Somcrsct Maugham Isherwood. Ultimamente è venuta a trovarmi una persona che non è affatto famosa e che tut– tavia mi ha fatto grandissima impressione. Era un marinaio della Sesta Flotta americana. Mi è parso un ragazzo simpaticd e intelligente. Dopo abbiamo scoperto, quando se ne fu andato, che si era portato via tutte le penne che erano nel mio studio mentre gli facevamo visitare la casa. Circa un mese dopo. mi scrisse una lettera gra– ziosa nella quale mi ringraziava per l'ospitalità. E terminava dicendo che mi stava appunto scri– vendo con una de1le penne rubate. Alla mia età, uno non si arrabbia se gli capita un incidente di questo genere! Per la verità debbo confessare che l'ho trovato un giochetto diver– tente. E ogni volta che raceonto questa storia mi viene da ridere. Quel r igazzo aveva un mera– viglioso senso dell'ironia. Mi piace mollo viag– giare, nonostante l'eta. L'1,merica però mi stan~a troppo. fnvece amo molto andare a Beyruth, 111 Germania. al Festival wagneriano. Con i giorna– listi ho sempre Un mucchio di difficoltà. Poco tempo fa un reporter e venuto qua a Londra. Disse che voleva farmi una intervista e aggiunse che nella sua borsa aveva tutti i dati che mi riguardavano e che potevano essergli utili. Gli chies·i se nella borsa avesse per caso, anche una copia del mio necrologio. Sobbalzò. Gli promisi una intervista meravighosa se m1 avesse lasciato leggere il necrologio. Poiché l'aveva davvero, accondiscese; lo lessi e lo trovai un tantino fred– do. Gli chiesi se per caso non poteva renderlo un poco più caldo. Mi promise. che l'avr~bbe ~att~ e allora gli concessi l'intervista. I dintorni d1 Cape Ferrai sono del tutto mutati. Quando. venn! a stabilirmi qui vi. erano solo una trentJ~a d1 case. Oggi ve ne sono duecento. La zona e tal– mente sviluppata che esiste una specie di coope– rativa di ladri organizzati. Subito dopo la guerra questi individui - gli svaligiatori di ville locali -; mi fecero sapere che se avessi pagato una somma annuale, la mia casa sarebbe stata rispettata. Mi parve una. pro– posta ragionevole e quindi d'allora pago pun– tualmente ogni anno la cifra stabilita. Un vicino invece, quando si rivolsero a lui, li mandò via in malo modo. E così accadde che quando lasciò, per qualche tempo, la casa, i ladri vennero con autocarri e la vuotarono completamente. Ogni volta essi lasciano nell'ingresso della mia casa un biglietto per avvertirmi che sono stati da quelle parti. E debbo dire che trovo che si comportano bene, che mantengono fede alla parola data. Dei giovani, soprattutto giovani scrittori, vengono a chiedermi dei consigli. E' una cosa terribilmente difficile dare dei consigli. In realtà non c'è che una cosa da fare: seguire il proprio fiuto e soprattutto commettere i propri errori. Se uno segue il proprio naso non può sbagliare di troppo la strada. Temo che il vero problema dei giovani d'oggi è che essi si prendono troppo, troppo sul serio. Chi è tra i venti e i trenta anni non deve pren– dersi sul serio. Forse a quaranta. Forse a cin– quanta. Ma non ne sono poi tanto sicuro. Oggi ne ho ottantasette e non potrei dire d'essermi mai preso su1 serio in vita mia. Uno non può permettersi di dire queste cose tanto presto nella vita. Sapete bene: 1'età offre grandi vantaggi. In gioventù non avrei mai tol– lerato che una persona si portasse via le mie penne e non sarei mai stato disposto a pagare i ladri. Ma ora, il pacato atteggiamento nei con– fronti di questi aspetti umani rappresenta uno dei maggiori piaceri della vecchiaia. E' importante anche essere liberati dalle pa– stoie dell'egoismo umfinO ~ gelosia, invidia, grandi ostacoli, corse forsennate, tutte cose che falsano il giudizio. Ora che tutti questi pregiudizi sono virtualmente caduti. trovo deliziosamente semplice guardarmi intorno e sentirmi un poco divertito della condizione umana. Francamente, a volte mi chiedo con stupore come abbia potuto per tanto tempo andare avanti senza le consola– zioni che mi elargisce la mia età. Ciò detto, a sgravio di debito e, per rendimento di grazie, aggiungiamo che, negli ultimi mesi, a procu– rarci la soddisfazione di si– mili improvvisate, si è ag– giunto il «Saggiatore•. tan– to coi ben rifiniti volumetti artistici della Biblioteca delle Silerc1tie quanto coi perfezionatj volumoni dei Maestri della Pittura con– temporanea (Kandinsky d1 Will Grohmann; Ensor di Patù Haesaerts; Mondrian di Miche! Seuphor), cui fanno da degna corona gli studi critico-biografici o storico•riassuntivi d e 11 a GallerJa del Minotauro e monografie superbe come quella sull'arte precolom– biana (di Lothrop, Foshag e Mahler) o impegnatissi– me c-ome quella sull'a.-te: internazionale dopo il 1945 (di Argan, Ponente, Groh– mann, Hunter, Read, Brion, Bernard, Apollonia, Biha– lij-Merin, Jaffè e Hodin). Libri che, a sfogliarli, è come aggirarsi per le sale di un museo; ma di un museo immaginario meglio' ordinato, per compiutezza di ENIUCO FAI.QUI di informazione, per rigore di scelta e per accuratezza di prensentazione, di molti tra quelli veri. Oggi, ad attrarci mag– giormente, forse in consi· derazione 'dell'importanza sempre più netta assunta via via dall'arte grafica nell'intero 5viluppo dell'ar– te figurativa moderna, so– no per l'appunto i due esemplari repertori nei quali è documentata e an– notata l'Opera grafica di Joan Mirò a cura di Sam Hunter e l'Opera grafica di Pablo Picasso a cura di Maurice Jardot. Sembra di veder controluce. messa a nudo, la radice segreta di tante nuove tecniche, che, nella facoltà stessa di ri- sultare cosi provocanti, mostrano quante « inso– spettate possibilità• siano in grado di offrire al fiorire di ciò che nella persona– lità di un artista c'è di più sensibile e di più fanta– sioso. Ma è nel soffermarci particolarmente SUI cam– pionario dell'opera grafica di Picasso, lungo le varie epoche e le varie maniere attraverso le quali l'artista è instancabilmente rotola– to, senza mai sciuparsi, da più di sessant'anni: è al cospetto del suo inesauri– bile e irrimediabile eclei– tismo, trascorrente dall'e– spressionismo romantico blu e rosa al primordiali– smo negro. dal cubismo analitico e sintetico al neo- classicismo espressionisti– co, dal surrealismo e dallo automatismo al primitivi– smo precolombiano: è dt fronte alla sua prolifica e proteiforme « sperimenta– Jizzazione,. delle forme antiche e moderne, osses– siva e dispersiva, erudita e barbarica: è nel passare in rassegna le varie fasi di un cosi dirotto e pur mgarbugliato ulissismo che ci siamo ritrovali a pensa– re se ad uno scrittore sia o no consentito, senza di– sdoro. cimentarsi in una siffatta contaminazione del– le forme, che, escludendo di poter ogni volta fornire una soluzione parziale del problema figurativo picas– siano, la postula. da ulti– mo, globale nell'insieme Picasso mentre dipinge (dal cortometraggio di Clouzol: «Le mystèrc Picasso•). Il male dell'Occidente nelle addolorate parole di un amico orientale * Gli adoratori di Afrodite "C10· che mi ha più colpito. da quan– do sono in Occidente?>). L"Amico dell'estremo-oriente cui abbiamo posto questa domanda. sembra esitare prima di rispondere. Sorride. tace a lun– go, poi si scusa: e Temo di ferirvi, di ad– dolorarvi. di parere che disprezzi tutto ciò che di grande e di nobile ho visto, da quando vivo tra voi. Ma dal momento che mi chiedete di ,parlarvi a cuore aper· to. voglfo risponde,·vi. Ebbene, io sono preoccupato, molto preoccupato per voi, per questa civiltà che è la vostra e verso la quale rumanilà ha tanti motivi di gra– titudine. Mi sembra che stia lasciandosi marcire dalle radici. E' come una bella , quercia che si volesse far vivere in un pantano d'acqua putrida e melmosa: pen– sate che resisterebbe a lungo? « Da quando vivo a Parigi, ha cercato di g·uardarm1 attorno attentamente, ho cercato soprattutlo di comprendervi. Ho letto i vostri giornali, osservato le vostre strade, visto i vostri films. Ogni volta, o quasi. che sono andato ad assistere alla proiezione di un film recente, francese o italiano - mi sembra che i vostri due paesi camminino per la stessa strada - sono rimasto imbarazzato da scene che, da noi. farebbero scandalo e che un pub– blico apparentemente composto da bra– vissima gente, trovava naturalissime. E bisogna che lo siano, naturalissime, visto che la stampa se ne impadronisce, che la stessa televisione ce ne presenta di analoghe. .. Ecco il pericolo che mi sembra mi– nacciare le sorgenti vive della vostra ci– viltà e non soltanto in Europa: in Ame· rica 'è la stessa cosa, con un po' più di ipocrisia. La civiltà occidentale mi pare sul punto di diventare una civjltà erotica, una civiltà ossessionata dal fatto ses· ~~~~~~:in~it~~:~ti ~~r q~~:li ";1'.~p~!~~t~;i le relazioni tra l'uomo e la donna. • Vorrei racontarvi due fatti che ho osservato di persona e annotato sul mio tacuino. Io compero sempre il giornale alla medesima edicola. Due volte la set– timana mi capita di incontrare una ra– gazzina, di circa diciotto anni, che lavo– ra presso un parrucchiere. Sentendola ogni volta chiedere al giornalaio: « 1 so– liti cinque!• mi sono informato in me– rito. Che cosa sono «questi soliti cin– que?•. Si tralta di quei seltimanali che voi chiamate .. presse du coeur ....Pare che ve ne siano dieci particolarmente famosi. La piccola parruchiera li compera tutti, in due volle, e dichiara di non leggere * di DA!l!IEL ROPS nient'altro. Ebbene, io non penso ohe que– sta sia una ottima formazione spirituale ... e< L'altro tatto che desidero citarvi. mi porterà ad osservazioni ipiù gravi. 1o al– loggio presso una vedova, madre di due ragazzi, che ml ha a!flttato una stanza. Da quanto ho potuto capire, è una buo– na cristiana protestante: va in chiesa ogni domenica. Ma quando rporta i suoi bambini al cinema, va sempre dove si proiettano films sovietici. Le ho doman– dato se era comunista. • Nient'affatto, mi ha ha risposto, ma là almeno non rischio di imbattermi in scene di spogliarelli o in baci a lungo metraggio. Preferisco per i miei ragazzi una propaganda politica, che per ora non li tocca per niente, agli spettacoli dei fllms americani, francesi, italiani•· e Questa confessione di una onesta ma– dre di famiglia mi porta a precisare per– chè mi sento inquieto quando considero la vostra civiltà. Nella gigantesca compe– tizione attualmenle in atto, al termine della quale si tratten·à, forse, •semplice– mente di sopravvivere o di scomparire, l'Occidente ha due pll3"tenaires. Il mondo comunista da una parte e, dall'altra, me– no pericoloso per ora almeno in appa– renza, ma in avvenire senza dubbio pili determinante, quel mondo al quale io ap· partengo, che voi talvolta chiamate il JI nostro collaboralorc, Danlcl Rops, in tenuta di Accademico DI Francia. e: terzo mondo•, o il mondo afro-asiatico. La mia affittacamere ha fatto -una con– statazione che tutti possono fare, per quanto riguarda il mondo comunista: v-i si osserva una austerità, una dignità mo– rale, una riservatezza su delenninali sog– getti che contrasta singolarmente con il vostro erotismo occidentale. Venendo a Parigi, sono passato per Mosca: non vi ho visto uno soia di quei manifesti che corpono i vostri muri, persino nella me– tropolitana, e che non vorrei certo la– sciar vedere alle mie figliole; rion ho vi– sto un solo giornale « du coeur •. « E da noi è lo stesso. Che si creda in Confucio o in Budda, noi teniamo ili grandissimo conto le virtù della purezza e della castità. Non voglio dire che non pesi, attualmente, anche sui nostri costu– mL una minaccia di erotismo: nella mi– sura in cui l'influenza degli Occidentali, degli Americani soprattuto, si esercita sui nostri popoli, questa minaccia si fa più grave. Ma vi posso assicurare che, dappertutto, coloro che si considerano le guide dei loro fratelli. <( les élites )1. se volete, hanno perfettamente compreso il pericolo e vi reagiscono. E questo è vero nell'India di Nehru come nel Viet-Nam di Dico,., e persino in Giappone. dove i problemi sessual~ si presentano in manie– ra pressante, ma dove anche si sviluppa u_n vasto movimento morale per la con– tinenza e la disciplina volontaria. Presto, di fronte ai 5uoi due partenaiTes nella «struggle for li!e •, soltanto l'Occidente sarà la civiltà dell'erotismo. Non credo vi sia di che felicitarsene. • Ho letto recentemente a questo pro– posito delle riflessioni dello 5crittore in· glese Aldous Huxley, che non passa cer– to per un timido e un bigotto. Egli os– serva ehe a forza di concentrare tutta l'attenzione dei popoli su questo ,genere d1 ,problemi e di soddisfazioni, si finisce per indirizzare una massa enorme di energie all'erotismo, mentre sarebbe di ben maggiore utilità, orientata verso al– tri interesi, e altre forme di attività. E' questo un punto di vista • dinamico" , matematico, se si vuole, ed è saggio: ma, l~ sapete bene. ve ne sono altri. Vi piace npetere, voi occidentali, che la vera ri viltà dell'Occidente è cristiana: all'osser-– vatore venuto da loqtano essa sembra piuttosto adorare E:-os o Afrodite che Colui che disse: « Siate puri come sono puro io... •. E noi abbiamo ascoltato queste osser– vazioni .senza rispondere, perché, in ve– nla, che cosa avremmo potuto rispondere? dei;a opera, per centri.fuga che questa si d;scQpra Per uno scrlttore, anche per :1 più ].:bero e sfrenato, e assurdo concepirlo: por– terebbe alla condanna e alla negazione stessa de11a sua personalità; o almeno implicherebbe una cosi severa ricerca del:a sua autenLca • ver:ta,. da far spesso respingere come non persuasive, perché non idonee, tante e tante delle sue man!festazionL Le qua– l;, in ogni modo, non coin– v o I go no mai d~arate esper'.enze e contradditto– rie espres3ioni come sono quelle di cu~ al presente va fiera la fama d~ P:casso. Vero che di Pic-o.SSO ce n'è uno e che il suo resta un caso particolarissimo. )Ifa la domanda che ci s,a– mo rivolta è un'altra e ri– guarda la minore libertà di cui in definitiva si trova a disporre uno scr:ttore. s:a magar: reclett:c:s– simo Gabriele D'Annunzio. Com·e dimostrato anche dalle due recent: antologie con le qual: ce lo banno ripresentato Eg:d.:o Bian– chetti nell'interezza del!a sua produzione 0-,'londado– ri, Milano: nella collana dei Diamanti) ed Emilio Mariano limitatamente alla parte poetica (Nuova Acca– demia. Milano: nella col– lana dei Mosaici). Si resta col dubb,o se esista o no uno scr~ttore paragonabile a Picasso per il compiaciuto tormento e per il feroce godimento delle sue ricerche e ·delle sue fantasie. Ch: sa, forse uno Joyce. A parte la coe– renza, il procedimento e il risultato. Il troppo spinto e troppo insistito eclettismo di uno scrittore sarebbe oggi con– siderato di cattivo gusto e lo arretrerebbe in tempi più e spensieraL ••. La no– vità per la novità ba ces– sato di essere alla moda. Non sussiste neppure co– me passatempo. E anche come ricerca è più dura, più sconsolata. Valga lo esempio di un Samuel Be– ckett (cfr. L'innominabile; Sugar, Milano) o, per usci– re dall'Irlanda. di un Henry Miller (c.fr . Rictus: Longanesi, Milano). La drcoslanza ch'essi cerchi– no ma non trovino la solu– zione del loro problema non depone a sfavore della loro serietà. Al contrario. E non è già assodato sto– ricamente che Picasso l'ab– bia invece sempre trovata pur senza averla mai deli– beratamente cercata. Gli è che il suo, tutto sommato, è un problema di più sen– suale e più gioiosa specie. Anche in fondo alla più macabra delle sue espe– rienze e delle sue defor– mazioni c'è sempre un sot– tinteso, o un sospetto, di divertimento. Una lettera di protesta S UL n. 31 del 1iostro Giornale, in data 30 1u– glio scorso, Gaetano Ar– cangeli pubblicava l'enne– sima puntata del suo « Dia– rio dell'appartato•. L'arti– colo Si intitolava « Che peccato che la Fiera ... • e cont~neva verso la fine al– cune personali valutazioni riguardo all'atteggiamento « dejinitorio, liquidato rio senza appello• di Vincenzo Cardarelli nei confronti di grandi scrittori del passato, da Pascoli a D'Annunzio, a De Sanctis. Arcangeli concludeva di·• cendo • di sentire qualcuno scandalizzarsi per la sua .ir– riverenza verso colui che per tanti anni fu direttore di questo settimanale •, ma dichiarava, subito di se· gitito, di non sentirsi ajfat·, to un maramaldo per aver già in altra sede (« It Caf– fé • di. Vicari) e ancora vi– vente il Poeta, cercato « di vendicare un poco, con qualche sua obbiezione e qualche ironia, le troppo , facili obbiezioni e ironie antipascoliane di Carda– relli •· La previsione di Arcan· geli, circa lo scandalc. po.s-

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