La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 20 - 14 maggio 1961

ORARIO DELLA REDAZIONE 11-13 dal mercoledi aJ sabato Le richieste di giudizio che giornalmente ci pervengono troveranno risposta nelle apposite mbriche • Verba Vo– lant •• • Sctipta mancnt • e « La Fiera risponde• secondo l'ordine di arrivo. Si prega pertanto di astenersi dai solleciti l,iA FIBRA LETTERARIA Manoscritti, foto e disegni non richiesti non si restituiscono LE 1".0STR.E »~ARTE JlN JlTAlLIA * L JB:: 'J[' '][' JB:: JB. E * Lasindacale delFiorino Le Metamorfosi di Ca!{li * * cli GIIJSEPPE SCU>R'l'J1l 1 Q di JrAUJtO I~~O<JEX'I'I Su centodieci pittori esposti alla XII ~Iostra del Fiorino. ben quarantuno sono nati o residenti in Toscana; e sono artisti quasi tutti di secondaria o di nessuna importanza. che abbassano senza dub– bio il tono della mamfe. stazione. Questo è stato già da noi e da altri rile– vato anche per le passate edizioni del e Fiorino>: ma gli organizzatori son caparbi: non ,·ogliono ras– segnarsi ad accettare che la Toscana oggi non ha un gran numero di artisti no– tevoli; Roma o Milano. To– rino o Napoli hannd in merito più peso. E' una situazione di fatto. che do– mani potrà essere anche modificaia. ma che non vale cercar di occultare col numero in assenza del– la qualità. I quarantuno pittori toscani servono solo a dare un aspetto di e mostra sindacale > al e Fiorino>. :Mentre poi per il resto - cioè per i pit– tori delle altre regioni - s·e adoprato un rigore e la scelta degli autori (se non sempre delle opere) C buona e documenta. in una situazione fatta pesan, te dal settarismo. la pre• senza di un equilibrio. Accanto a una Beslia atomizzata di Saverio. Bar– baro c"è un bel paesaggio siciliano di Renato Bor– sato; accanto a una Fig11,. ra e fiori di Carlo Cuneo. un Batiistero assorbito dall'atmosfera di Silvio Loffredo; accanto a un In– terno con figura di Carlo l\Iattioli di una singolare robustezza. un delicato paesaggio veneto di Orazio Pigato. Sempre squillante compositivamen– te Gennaro Picinni: la M urgi.a pietrosa di Ra[faele Spizzico è un ricamo cro– matico. Banchieri. Dova e Guerreschi rappresentano con impegno l'allevamento di un sensibile e prezio• so modellato. ricorderemo la stilizzata Figura in pie– tra di Ugo Guidi. l'espres sivo Pugile di Angelo C. :\taine, la suggestiva Ga:– zclla nera di ì\Iarcello ì\la scherini. il Nudo armgi– nito sapientemente ritmi– co di Giuseppe Mazzullo, J'essenzialitii del Buratti– naio di Augusto Perez. Fra gli scultori svizzeri notiamo in genere una cci– \"iltà• che esclude di per stessa l'originalità: e segnaliamo F i se h e r. Schwrz. Siebald. odierna poliedrica attività artistica perché essa possa più largamente e profon– damente essere conosciu– ta: un panorama. dunque. sia pure piccolo; ma tale. comunque. da fornire una idea sommaria di quanto di più valido si produce oggi nella Penisola. Pensiamo che - al di sopra di certe manifesta– zioni ufficiali, di cui si sono impadroniti gl'imbo– nitori della moda dell'in– formale - le mostre al di sopra della mischia. come questa di Brescia. siano più che utili addirittura • necessarie: perché la no• stra vita artistica si salvi dall'invadenza delle mo– de straniere e il· gusto de gli amatori non venga deformato da una propa– ganda tambureggiante del– l"astrattismo. A Brescia. ricordiamo. vive uno dei più noti collezionisti di prodotti astrattistici. CORRADO CAGLI: Apollo e Dafne (pariicolare) ----------, meneghino; mentre Tori– no si presenta in ordme sparso con Paulucci. Mar– tina, Galvano, Scroppo, Casorati Pavarolo, Lattes, Becchis. Ruggeri ed altri: idem il Veneto con Zigai– na. Pizzinato. Gianquinto. Della Zorra.. ecc. Kon parliamo dei pre– mi. decisi da 112 votanti. per quattro quinti toscani e non tutti dentrq i falli dell"arte: un sistema di giudizio forse da riforma– re se si vuol dare una cer– ta importanza e sostenu• tezza al e Fiorino>. che già un merito ha: di non imporre questa o qu~lla tendenza e di non essere organizzato e programma– ticamente> ma secondo un·assoluta e libertà men– tale•· Mostre d'arte romane TEATRI ITALIANI * ltforatin a Milano * di DOMENICO RIGOTTI • lntenz1011e in dialogo, .scrrtto 01 pro.so o 1n versi, d1 un farro occorso in un luogo in poche ore, Ira per– sone determinate, per mez– zo delle quali, e della op– portuna e.spre.s.siortedi affeiti e caratteri, risultano po.sii Ìll ridicolo i vizi e gli errori comuni alla società, e per raccomandare di conse1111e11- za la verità e la virtù•. Sembra una deJiliizione ac• cademica, ne ha IUlta l'im– postazione, 6 u,1 precetto: e la de/iniziane del vero tea– tro. E' di Moratin, non C del tutto sua originale. e11li l'ha coordinata e, quello che più conta, messo in pratica per prrmo. Leandro Fernande:: de Mo– ratin è un classico del tea– tro spagnolo, che lo sia e come si sia a1tenuto alla sua massima ne abbiamo avuto la riprova assistendo e go– dendo dell'ascolto al suo • Il si delle ragazze•· Gu– sto, arte, raffinatezza e di– sciplina esemplare nel ren• dere i caratteri dei suoi personaggi. Tre atti semplici, .se per .semplicità vogliamo unica– mente intendere la sempli– citci dell'azione. Tre atti dei quali ai nostri giorni clopo l'uragano .tcenico, nor~ ci va di chiamarlo • ridimensiona– mento del teatro• determi– nalo dai problemi del sesso e da, conjlirri rnterror1, se n'è persn dei 111tto !' es.scn. za. Sernpflcllà che potrebbe cnere un limite? Ma allora perché si è salvata, questa commedia, dal tempo? E.ssa ha più di un .secolo e mezzo, comparve esattamente net 1806. E ricordiamoci elle Moratm non stette affatio a1 margini della vita. P.e11- .siamo all'epoca in cui visse (1160·1828), alle battaglie della sua vita. E' che, anima teatrale esemplare, benché avesse scritto solo 5 comme– die, aveva fatto della com– media una ragione di v11a. Proponendosi Molière, del quale era stato bravo_ tra• duttore nella su.a lrnoua, travestiva il mora!i.smo di divertimento, flOn allonta• nandosi poi molfo dal ,iostro Goldoni Piuttosto casuale la scelta dei romani: un qua• dro di una delle note ma– niere di Corrado Cagli. un Mafai recente. Purificato. Vespignani. un piccolo de. lizioso Ba1~01ini. Calabria più spaesato che mai (mes– so alle corde da una pub– blicità sproporzionata) e null'altro (proprio una idiosincrasia per i romani. ridicolizzati dalla casuali· tà più die dalla povertà delle scelte). Napoli è pre– sente salomonicamente: un figurativo (Ciarda) e un astratto (Spinosa). Notiamo al e Fiorino> un fatto che va diventan– do sempre più evidente: i~ bisogno. da ,parte di al• cuni artisti. di respingere le tentazioni balorde del– l'informale per avvicinarsi a una forma che abbia va. !ore costruttivo e che. pur essendo leggibile, non re– gistri un ritorno alla real– tà naturalistica dell'og– getto. In questo senso van– no segnalate le opere di Breddo. Soffiantino. Saro– ni e Montarsolo: segnalate per un più lungo discorso che ci proponiamo di fare a tempo e luogo. Sorvolando sulla presen– za di altri pittori. che spesso abbiamo occasione di ricordare. dobbiamo aggiungere che fa buona impressione la piccola mo– stra di scultori italiani e svizzeri. Oltre alla Dan– zatrice di Emilio Greco. e ARTISTI DI OGGI, A BRESCIA Più equilibrio - ci sembra - nella scelta dei quarantaquattro nomi che partecipano alla mostra Artisti di oggi• organiz– zata dall'E.N.A.L. di Bre– scia ed ospitata dalla gal– leria "La Loggetta>. Ci sono. degli anziani, i nomi di grande rilievo - come Bartolini. Campigli, Casorati. Ciarda. De Chi· rico. i\lenzio. Sofnci - spesso con opere signifi– cative: c·c un buon nume– ro dei migliori rappre– sentanti dell"ctà di mezzo (Attardi. Ccracchini. Fan– tuzzi. Fa z z in i. Gentili– ni. Gigotti. Greco. ì\lacca– ri. ~larcucci, l\lontarini, Omiccioli. Paulucci. Puri– ficato. Sartorio. Stradone, Tamburi): e ci sono alcuni tra i migliori giovani e giovanissimi (Avanessian. Celiberti. Cugurra. De Stefano.•Gambino. Magno– lato, Nastasio. Picinni, Posabella. Sarra, Tabusso. Troso e Villoresi). Di fronte alle tendenze che oggi si contendono la preminenza in campo ar– tistico. spesso con metodi decisamente sleali. e per– suasi che l'artista auten– tico opera positivamente a prescindere da qualsiasi credo o poetica. la scelta degli autori e delle opere per la mostra bresciana è stata fattn con criteri estetìci. con un certo ri– gore e senza pregiudizi. Come dice la stessa ci• tazione dei nomi. la mo. stra è un riflesso - sia pure incompleto - della Russo i\lario Rus~o ritorna con una sua personale alla Gal· leria 1'88, fedele al suo mon– do emblematico di tipi e macchiette napoletane so• vraccarichi di omamcntazio– ni, con un colore che si ac– contenia di essere tinta ap– pena modulata e con un di– :,cgno che chiameremo alla BuITct. Ciò diciamo per inquadrare in qualche modo l'artista e senza, per questo, voler con– cludere in senso decisamen– te negati\·o. Poiché lo svilup– po caricatura.le delle persone e degli Oi!gctti - compositi– ,amente age\'Olato da una continua simbiosi - finisce con l'acquistare un carattere, forse 'in origine di natura tendenzialmente espressioni– sta ma in realta piedigrottc– scamentc divertente. Il Russo. sollo certi aspet– ti, non è un artista da citare ad esempio; il suo dipingere non è un travaglio inserito in una certa storia, ma è sem– pre un travaglio: ansia di esprimere un mondo che sia tuHo d'invenzione, immagi– nifico. Perciò nessun suo quadro è stanca ripelizione, pur essendo molti fra di loro assai simiJi; perciò non è mai disdicevole la discrasia fra certi disegni di oggetti e la cura popolaresca dei molti \'Citi che popolano spesso le tele dell'artista. A noi sembra che Mario Russo si adoperi instancabil– mente a superare il senso della decora:r.ionc. che gli è congeniale, per un ,·ero e proprio dipingere, ancomto a un'cvidenle e quasi ov, ia concrctc:r.za. Superala come folclorista la restosilà par– tenopea (ma non sempre>, un più rammoc4'.:mato napo• lelanismo sostanza le miglio– ri e in\'enzioni ,. del Russo; cd è questo il segno d'un suo sentilo bisogno di evadere da un ambiente arenatosi fra il tradizionale e le stramberie della moda. · Car·o!enuto Il pittore Mario Carotcnuto tiene la sua tei-i.a mo:,tr.1 pèr.sonalc a Roma, a tre anni di dist:.i.nza dalla precedente. Egli vive e opera a Salerno, viene quindi dalla provincia: ma senza essere in nessun .senso provinciale. Esce spes– so fuori della sua città, viag– gia in Italia e all'estero, \ i– sita musei e mostre; nel suo studio non tro\·erctc un olio li Picasso o di Chagal. ma una loro lito sl. Tuttavia Caro1cnuto, pit• tore informatissimo, non è ligio alle ,,oghc o succube delle grandi personahlà: ha un suo mondo che riesce via \·ia a sviluppare, senza fretta, quasi con ostentala lentezza. Questo suo modo di proce– dere risulta evidente nell'at– tuale mostra alla Galleria del Van!.f!.ggio(presentata in ca– talogo da Filiberto Mcnna); ed i risultati - che sono quelli che contano - lo ren– dono facilmente accettabile. L'istinto porta Carotenuto a cantare con colori vivaci ma non chiassosi le cose e l'ambiente che lo circondano, solo di rado uscendo dal gu– scio per allendcrc a un pae– saggio ancorato al ,·ct"O o della memoria o della fan– tasia. Più spesso una sedia, un cavalletto, dei fiori, un cuscino. della frutta o dei cocci ,;ono l'annamentario di cui l'artista si t,iion per le sue composizioni. Non è un mondo. quello di Caro1.cnu10, di un mtercs- :,e che possa dirsi legato alle cose rappresenlante: le cose so110 ovvie. come le note in sC di uno spartito; quel che conia è l'annonia che !'arti• sta riesce o meno a stabilire, il particolare empito delle il– lusioni cromatiche e spa:,:iali. Guardando alle prcrcdenti mostre, dobbiamo dire che In problematica di Carotenu– to s'è andata app1·ofondendo. mentre il mezzo esprcssh·o si è andato affinando; il lin– guaggio approssimath·o di una volta si è fatto a mano a mano pili preciso e più ri– goroso. Mai11oli Michele Mainoli è noto so• prattullo per le incisioni cd acquetin1e in cui il giovane artista pavese l'ie:.ce a fer– mare figurazioni di un cu– rioso equilibrio, coa un segno assai sensibile: • una stam– pa di Mainoli - scrive C. A. Pe1rucci nel catalogo per la personale alla e Passeggiata di Rìpctta • - si riconosce subilo fra mille. 1anto evi– dente e originale è la pcr• .sonali1à • (dell'artista). Giu– dizio senz'altro da condivi– dere, Ma il Mainoli, in questa pcr,.onalc rom:rna, punta so· prattutto su alcune lavolctte di una raffinatezza cromati– ca e dì un'clcgan7.a compo~i– ti\'a senza dubbio singolare. Si traila di fi11urine esili. di equilibristi e di sporth i in genere: l'accentuazione dei gesti, na-;centi da clementi ria~sunthi. sene a .dare alle piccole composi:r.ioni un ca- 1-attcrc deli:r.iosamente schcr- 70SO. PC'rciò dobbiamo dire che il pittore non ci sembra in– feriore al bianconerista: an- J.L .X:tt V l<'lli:S'.11.'Jl V _'-l. L .Il NTE 11...t~P.ZRO::,. .è\\JLE JDER. ll!'lL~.l * Cauti • • • i,iizi a Cannes CANNES, maggio di GIAN LUIGI RONDI minuto e delicato realismo,' ma il ritmo cui tutto il rac– conto si affida è lento e sta– gnante fino all'esasperazione e i problemi affrontati, nella loro semplicità un po' reto– rica, risultano alla fine piut– tosto inutili e ,·an,ì. Come una \'acua ricostruzione di una ,·ecchia tranche de vie. apr.ro \'ato e _ riconosciuto da tutti, nonostante l'ostilità de– gli arabi. alza al ,·en10 la sua neonata bandiera. Jerzv Kawalerowicz in cui, trasi>onendo l'azione in Po– lonia, si 1'3CCOntava la ce– lebre storia delle monache indemoni:ite di Loudun (che sconcertò la Francia ai tcm· pi di Richelieu ). tulio costruito sulla vita mo• desta e litigiosa di una fami• l]lìa borghese attorno al 1926 e sul sacrificio che una so· re.Ila compie per curare fino alla morte un giovanissimo fratello malato dì tubercolosi. zi. con l'ausilio dei colori. il Mainoli riesce a creare delle atmosfere di un'affascinante , ibrazìonè. Qualche prova di fonnato maggiore, im·ece, è forse meno calibrala e densa di contenuto pillorico. Altre 111osh-e Alla Gnlleria Russo. una personale di Francesco Trombadori. Nulla di nuo• \O nalliralmcntc: i grigi co– ,tituiscono l'atmosfcrn della Roma trombadoriana. Buono un paesaggio siciliano: Alla fonte del Ciaue. L'anconetana Isa G_iorgettì. per l!:,porrc i suoi molti quadri. ha scelto la Galleria dì Roma. Pittura senza pro– blemi questa della Giorgctti, c:,c riflette modi impressio– nistici, ,·eristici,. ccc. VICE Le grandi città non so!· !ron:> alcuna mancanza; il ritmo della vita attuale è cosi vorticoso che, per esempio, une mostra si ve· de a Londra, a Vienna e e Roma: nelle grandi città ci son sempre manifesta– zioni d'ogni genere e i lo– ro abitanti possono. volen· do .soddisfare qualsiasi cu· riosità; possono togliersi Il gusto di dire. a proposito, in pratica. di qualunque cosa: ..anch'io l'ho vista . Ma come presso i ricch:. l"abbondanza nelle grandi citt:J ingenera :l di!-:nteres– se. e mollo spesso cose che invece meriterebbero l'el · tenzione di molti. rimango· no :imitate a pochi che le considerano e le studiano più con animo di repertori– sti che seguendo l'impulso e lo sJancio naturale. Nelle grandi città, salvo che per mo ..ifestazioni di genere. le cose della cultura riscuoto– no l'approvazione delle mi· noranze. Mentre Invece le cultura. che in definitiva è formazione. veicolo di ci· viltà, dovrebbe essere un ratto corale. un elemento di comune educazione. Forse. proprio per l'ecce· zionalità del caso. quando questo capita, suscita un interesse generale. nello ambiente se ne p'arla. lo si segue, ci se ne occupa co· me di une cosa viva. pal· pilante. con il trasporto che. in definitiva. è dovu– to ai fatti eccezionali della cul..:ra. che vivono soltan· to in virtù di una parteci· pazione collettiva. In altre epoche (e non è certo, que– sto piccolo esempio. chia– mato a convalidare un mal celeto emore di lode per i iempi passati, ché, anzi. i tempi passati, proprio per questa loro specifica qualità. non hanno alcuna ragione di risorgere). in eltre epo– che d'icevamo, certi fatti dell'arte e della cultura ve· nivano celebrati dalla cit– tadinanza che prendeva parte egli episodi con un trasporto di cui resta me– moria nelle cronache e nel· le storie. Del resto è noto che le vita culturale in provincia. da no!, è viva come !orse non lo è altrettanto nelle città maggiori; viva alme· no per quanto riguarda il desiderio di conoscere, di sapere. viva perché le pie· cole città raggruppano sem– pre un nucleo di persone che dibattono ed animano problemi molto seri e impe· gnati. nell'ordine della cui· tura. Basterebbe ricordare, fra le molte, Pisa. Padova, Bari Dunque. dopo questo ep· pello. si può dire che l'ini– ziativa presa dal Comitato Sulmonese della Dante Ali– ghieri. di organizzare una mostra di pittura d1 un er· tista sottile e problematico come Corrado Cagli. se. per un .erso. è un atto di co· raggio, per un eltro rispon· de ad una giusta valutazio– ne delle reazioni del pubbli· co della patria di Ovidio. Che. ranno scorso, accolse con vero entusiasmo la mo· stra dei disegni dei mag· giorj artisti Italiani ispira– ti ed alcuni episodi della Divina Commedia. L'argo· mento ere forse più perti· nente ai fini dell'assoc1a– zione, ma proprio la scelta di -luesfanno pone in risal– to im·ece la felicità di una in1ziati,·a destinata a ri· scuotere largo successo non soltanto localmente: poiché è augurabile. e sembra che se ne siano già prodotti i presupposti. che anche al– tre associazioni culturali di città di provincia abbiano in programma manifesta· zioni consimili. Ma in questa direzione ci pare che Sulmona tenga un vento: infatti dopo la mostra dei disegni della Divina Commedia dell'anno passato, dopo la mostre del– la pittura di Corrado Ce· gli ispirata elle metamor– :os~ di Ovidio, che si e inaugurata il 7 maggio e resterà aperta fino al 21, pe1· il prossimo anno il pro– gramma della Dante Ali· ghieri di Sulmona prevede una mostra di disegnj illu– stranti i volumi dei clas· sici italiani in corso di stampa presso l'editore La– terza. All'inaugurazione della mostra di Cagli innanzi tutto ha partecipato, com· patte. la cittadinanza, e questo ci pere il primo ele· mento di SUC!<?eSSO,· J)Oi. SO· no intervenuti da Roma personalità e scrittori. gior– nalisti e studiosi: Sulmona ha rivissuto le sue eroiche giornate del bimillenario di Ovidio, quando intervenne· ro alle celebrazioni. da tutte le parti del mondo, studiosi e latinisti, ammi– ratori e appassionati del grande poeta latino che, appunto a Sulmona nacque. La mostra è stata e.Ile· stila nei saloni del teatro civico: i quadri sono stati prestali in gran parte dai collezionisti; l'artista ha esposto anche diciannove disegni che appariranno nel volume del Foscolo In pubblicazione pres·so I'edi· tore Laterza. L"opera di Cagli è E 1l soogerro stes.so del .suo capolavoro, _ qu.e.sto _• Si de las nuia.s (uummagma– btle ma vero; .solo ora com– parso per la prima volta in ltalia) pre11de m un certo senso le mosse da un sog• getto molto ooldo~1iano, al– ludiamo al • Curioso acci– dente•. Anche qui un equi– voco. Un malrunonio da combinarsi ira un maturo oentiluomo e una leggiadra fanciulla appena uscila dt convenio (! che invece co11- vo!erd a nozze, destino be• nevolo, al più piacente e oiovane nipote _ del prola91- nista. Commedw che non può che richiedere nelle sfumalure_ dell'azione e nei dialogo liev1tan1e come la musica d1 Paistello e aggra– ziato come quello di Cima– rosa. li XIV Festival lnlema:.io· noie del Film si è apeno a Cannes qualche giorno fa. ma ancora non ci ha offerto un film dejimO di particolare attenzione. Tra i primi proiet– tali, comunque, si potrebbe cominciare col ricordare 13.xo – dus, americano. di Otto Prc– mìnger, che, presentato fuod concorso. ha avuto l'onore della serata d'apertul'3. Non manc~no, fuse a que– sto racconto di cose \·ere, an– che due storie d'amérc tutte di fantasia. Otto Prcmingcr le ha dirette con molto garbo e ha Profuso nelle vicende col– letti,•e un'encrgi:i e un soffio epico di molto rilic\'O, ma qua e là si è lasciato prender la mano dal sentimentalismo e dalla retorica senza arri· \'ar quasi mai a ri\'estire i suoi personaggi di umanita concreta e genuina. Pur sor– retto da una interpretazione validissima, a cominciare da quella di Paul Kewman, in• leriorc, raccolla, senza enfasi. Gli altri sono Eva Marie Saint, Ralph Richardson, Sai i\linco, Grcgory Ratoff, Peter Lawford. Anche qui cosl abbiamo un intero con\'cnto in preda al demonio e tutto un gruppo di L, casa, la famiglia, i rap• porti reciproci, il mutare dei caratteri son descritti con Una volta 1anto, così, i giapponesi a un festi\•al non hanno fatto ccn1ro. CORRADO CAGLI: Ulisse e Aiace nota perché se ne debba parlare in questa sede che vuol piuttosto rendere omaggio all'iniziativa della Dante Alighieri di Sulmo– na e al suo Presidente che he fatto di tutto perché la manifestazione riuscisse perfetta ai fini per la qua· le e stata concepita: una educazione del gusto del pubblico. una testimonian· za del lavoro di un artista intorno ad un'opera immor· tale della poesia di tutti i tempi. Ci pare tanto bel· lina (ci passiamo questo di· minutivo affettuoso) e de– gna l'iniziativa del Comi– tato Sulmonese della Dan– te Alighieri che rimandia· mo ad une prossima volta un discorso sui quadri di Corredo Cagli; del resto già considerati. secondo il loro altissimo merito in altra se· de e chiamati più volte a testimonianza di come pos– sa un artista assolutamente moderno. anzi. animato da una problematica emozio– nante, Inserirsi nel filone maggiore e più vero di una tradizione rinascente e fe· conda. E' il • Teatro del Conve• o,r.o • di Milano che inau– aurando la sua stagione di :r;:ov3;a E:rk~ttoD'~le:si:~: dro si è senUlo di ri_produrla rn tutta la sua sc1nt1llante vitalttà. Una piacevole pa– rentesi, utile nella forma d'umiltci in cui è derta, che sotto.scriviamo di cuore. In– terpreti effi_cacissimi_ che n~ .spandono 01 nomi d1 Be.sozzi e Cari!, Lazzarina e .Tede• .schi, Benedetti e M1lh. A u– ouriamo pertanto allo spet· tacolo qualcosa dr p1~ che le 26 rappre.tntation1 che ebbe la commedia al .suo op• parire a Madrid, rappreten~ tazioni che, agg1ung1amo, n ,IJU,IUlt):)IUR o.uddn .. uaiu~ perche ,•avanzava la Qua– re,nma ~pngnola. Trailo dall'omonimo ro– manzo di leon Uris, ci i-ac· conta tutti queçli avyen~mcn- 1i che, fra l'apnle e ;I dicem– bre dl'l 1947 prepararono la nascita del nuovo S1310 di ~~ITeJ~o~f~~~~:~l~~siis~I~ po' da tutti, a cominciare da– gli inglesi che trattennero a lunl;:O a Cipro i trenlamila israeliti partiti dall'Europa centraie con l'intenzione di andare a piantar le 1ende a Gerusalemme. l-'\ vicenda, na· turalmente, non si occupa d\ rulli i trentamila. ma solo d1 quei 600 che, a bordo di una n3\'C americana ribattezzata Exodus. riuscirono a forzar la mano ai Comandi britanni• ci di Cipro e a sbarcare in Palestina proprio nell'immi– nen7.a della dichiarazione del• l'indipendenza dello Staio di lsr.:iele da parte delle Nazio– ni Unite. Prima così, assisLiamo alla avventurosa fuga dei profu- 11hidal campo di concentra– mento inglese, poi al corag• gioso sciopero della fame cui si costrinsero per obbliga· re (Zii inglesi a lasciarli usci– re dal porto e quindj, dopo lo sbarco in Palestina. a tutte quelle diatribe che presto di· , isero i profughi. inclini gli uni alla manier.l. forte con ::1 !~~i :j g~~t:~~c;~m~~~pn~ alla diplomazia. Alla fine, però non senza nuovo san- ~f,~ eli~~;•ee !fcl?am~iJ~: arri\'a e lo Stato d'Israele, Un film che, pur discutibilis– simo, ha suscitato, almeno formalmente, un certo inte– resse è stato il polacco Ma· dre Gio\·01111adegli Angeli, di :;;~~i~~i. c~~n n~~~~~l~ fil~ berarsi dalla tremenda infc· stazione. Al regista, però. probabil– mente in ossequio alla lotta antireligiosa che infuria (an· che se sotto le ceneri) nel suo paese, il dramma Ì! ser· vito solo ocr sollevare dubbi sull'esis1eriza del demonio, per interpretare solo in chia– \e polemica (e non solo ra· 1.ionalis1a e medica) quei fe• nomcni così \ 1 icini in effetti all'isteria e per postul:ire in ultima analisi la necessità di una maggiore libertà dalle costrizioni (leggi: Regole) se non si vuol scatenare la na· tur.1 offesa. Questa polemica, però. C oltre a tutto cosi confusa che si stenta a capirne tutta la portata e il mm non la– scerebbe traccia in nessuno se la regia non lo avesse vi– sibilmente risolto in modo egregio, ispirandosi larga– mente sia a Dreyer, sia a Bergman, specie in certe se– quenze nel convento, tulle dosate da sfumature grigie, bianche, nere. L'interprete, dav\'ero felice nell'esprimere i turbamenti diabolici e i contradditori slanci mistici della monaca che dà il titolo al film è Lucyna Winnicka, un ,·iso doloroso di sicura cd intensa espressività. Di anche più scarso rilie,·o. nonostante sia firmato da Kon Ichikawa, il regista del– l'Arpa Binnana, il film giap-– ponesc Otohoto (Suo fratelto) (continua da pag. 5) Condon. Ciò~ tiene unito quel popolo sembra essere una ~sperata ricerca della felicita garanlita nel pro– gramma originario e impedita. in pra1ica, proprio dal si– stema che· dovrebbe procu– rarlo. La presenza di Henn Miller è evidente come C più d'una serie di citazioni. Ma a certe opcrazio_ni di , erifica della reallà america– na, condotte con chiarezza disincantata, è pili giusto di– re che non tanto presiede Millcr come maestro dichia– rato quanto un atteggiamen– to che si può definire e mil– lcriano • solo per comodo di citazione, in realtà presente s.in dall'origine di quella ci– viltà cullurale e già cosciente in .Thoreau. E' il filone. della moralistica, degli e outsiders • americani. La trama essenziale. Uno scienzia10 cinese ha fallo di Raymond, preso prigioniero durante la guerra di Corea, un agente comunista a sua insapu1a, omicida a coman• do. Nella sua mente lo scien• ziato diabolico ha installato, dopo una « cura di ipnosi •. un'ineliminabile centrale ri– ce,·enle, dalla quale Raymond rice,·e ordini perentori, cui non può ribellarsi e che \'a ad eseguire come un son– nanbulo. Il disumano espe– rimento è stato reso passi- L'uomo risentito bile dall'essere Raymond un tipico e risentito•. tradito dalla madre. cui fa colpa di a,·er lascialo il pa,,drJ:cos1rin– gendolo a suicidarsi. e di a,·ei-e sposato un incito per :,fogarc sul piano politico, al quale. la terribile donna lo av\'ia e con ogni sorta di intrighi lo conduce sino alla massima popolarità, i suoi irrisolti complessi di ragaz– zina e Lradita • dal padre. Raymond è il capo d'una reazione di risentimenti che gli ha impedito sin da pic– colo di vivere come gli allri. di av:!re amici e fiducia nella \'ita. E' cresciuto debole, pauroso, mascherato di anti– patica alterigia e di violenza ,erbale, risentito contro il destino; e pronto a subire la pro"a dell'ipnosi a distanza, dunque, che lo asserve .:.gli ordini dello scienziato cine– se e di chiunque posscgaa ~h/ f~f~du~; 11 ~nsutri~~~~~'. lo porta ad uccidere la sola donna che ha amato, che è appena sua, dopo una vita di solitudine; è pronto in• somma a pagare la colpa di sua madre e la colpa del destino che-.gli ha dato que• sta madre. Raymond non è un uomo ma un capitolo di manuale psichiatrico, un per- sonaggio in cerca di morte. Lo scienziato cinc.se ha ca– pito questo e si sen•e di lui come di una cavia. Raymond uccide ripelula– mcnte: ricevuto e da dentro> l'ordine di fare un solitario, scopre le carte ad una ad una finché non appare la dama di cuori, la madre, •cifra• del suo amore deluso, ori– gine del suo male di vi\'erc. E' la Dama a impartirgli ordini di morte, e Rarmond si arma e va, inebetito. Il solo amico, Marco, che ha capito il meccanismo crude– le, non può fermarlo, non può spezzare il filo invisibile che fa di Raymond un robot umano. Può solo, infine, en– trare nel gioco. deviare un ennesimo ordine di morte e ~fd~~gd:~~ a !:J~o~d i1i ~~= 1rigno, quindi di suicidarsi. Cosi finisce R;tymond Sbaw. finisce la sua incredibile vita, la sua \'ila non vissuta. La madre e il sistema, la ma• dre-sistema, l'hanno inian– nalo. Sul piano delle comese po– litiche. di potenza, l'uomo non può che eseguire ordm1, che portarsi ad uccidere cd uc– cidersi. E la sua vita non e pili una ,;ta. Gli americani, ma gli uo~ ll(ini, 11011vivono, è il grido dt Condon: sono sonnambu· I), pedine di un gioco che !1 adopera e poi lì depone, 111 un mondo nemico, in una selva oscura di simboli de– moniaci. di parole d'ordine che percorrono l'etere e pre– tendono osservanw, oltre la libertà e la scelta, persua– dendo occultamente. L'immediato :,ucccsM> di Condon, a questo punto, ac– cennato per sommt capi alla qualità e quantita della sua denunzia morale, non sem– brcr.l pili un colossale equi– ,oco, un giçx:o del caso bur– lone. Questo americano an– tiamerica!lo è forse parso, ad un pubblico accusato ma at- !~~~~i ~ih~u~aic~fÒt~~~~ e appassionata violenza (resa ancora più aggressiva da una 1rama • impossibile• ma se– ducentissima) grida una co– mune sofferenza di vh•i che non vivono, che hanno paura, che sentono nella mente l'oro– logio d'un destino che rifiu– tano ma seguono passiva– men1c, d'un sistema che li ipnotizza. In Condon è come se l'America si fustigasse per svegliarsi. oltre il con– formismo c l'anticoafonni• srryo, davanti alla propria co- scienza, da\'anti al diritto DIEGO FABBRI dell'uomo di , i vere in anno- Direttore responsablle nia con se stesso. I :,"'·,""'ab:-.-:cT'°'ipo-llTO'-,,'tico=::,u.:c.E:;. PIETRO CIMATTI Roma • Via IV No\•embrc 14P

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