La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 20 - 14 maggio 1961

Pag. 2 LA FIERA LETTERARIA Domenica 14 map:p:io 1961 C.E. Gadda,il gigante • sornione L'Italia in Inghilterra ,jcl\a povera Ines Cloninl • :sprouucduta come sono 1 figli e le fighe senza ncopt'– ro e •enzo ,avvento, nel– l"are11a buliale della lrrra•. E questa unità è. inoltre. da ricercare (sebbene con maggiore fatica) nella stessa t~cnica del linguaggio che SI è andata - dalle prime esperienze (basti pensare oi ritratti della J\dalgua J - affinando e scavando, al punto che non è più la ~in– tassi che intcre111sa ma il suono. il p:usto onomatopei– co, la parola non per quello che ogi;eltlvlna, ma per la sensazione che fa provare. Satira e ironia La s,conda prospettiva che abbiamo ind1\·iduato è l'ironia e la satira con le quali tratteggia uomini e situazioni. Ironia e satira che non poi.son essere di– vise - legale come sono nella produzione dello scrittore - e che diventano studio e tecnica meditata per meglio mettere in luce l'assurdo, il grottesco e l'a. nacronistico. L'ironia è quasi sempre presente - nei momenti drammatici e in quelli e di riposo• - per dare con– torno all'azione e anche per farci capire che, in fondo, non dobbiamo prenderla e sul serio• la vicenda, e che si tratta, più o meno, di una pagina di cronaca rac– contata con un certo Im– pegno artistico. Lo scandalo del giorno è cosi narrato e la conte.uma Pappalòdoli: ch'era scappa– la di casa con un violn11.1fa: polacco, naturalmente. A d1- c1auett'a11ni. U11a stona che non Jhuva pitì • e nel e po– lacco naturalmente• ti sem– bra che Gadda si rivolga personalmente a te e ti dica d1 sorridere, con compia– cenza e con noncuranza ... E Gadda ti è accanto nella lettura del Pasticciac– cio quando tra un interro– gatorio e l'altro, tu medili con lui e con il Commissario • Frmlcesco Ingravallo co– mandante alla mobile• sul– la filosofica fugacità del tempo o quando al fune– rale di Liliana sorridi per le e orfanelle che ptagne– veno .. e per le • mon1chc der Sacro Core che tiun piagnevcno, perch'erano si– cure ch'era già. ,in Paradiso, a quell'ora, lo poleveno giura•. l\1a l'ironia diventa mor– dace e maligna quando Gad– da vuole con poche pennel– late colpire un personaggio e fartelo diventare subito antipatico. Ad un tratto, nel Pasticciaccio, ti trovi tra 1 piedi un personaggio sbu– cato da una porta di ser– vizio e ti accingi a cono– scerlo. Ma Gadda non U da il tempo d1 stringergli la mano. Egli si mette d1 mezzo e, con quattro parole, te lo presenta, facendotelo d1Ventare subito antipatico o simpatico. Pensate al Sor Filippo Angeloni, al Com– mendatore funzionario sta– tale der Minisrero dell'Eco– nomia Naz1011a!e che, dopo la rapina in Via Merulana, viene presentato al Commis– i;ario, uno strano corbac– chione ,Dio birbo, infagotta– to in quel suo bavero e in quella sciarpa elegiaca: un chtericone del Ca1a.1to dt quelli 11eri neri, che ann1- da110 di. preferenza Ira S. Luigi dé Francesi e la .Mi– nerva. E dopo che Gadda ti ha fatto questa presen– tazione tu non hai più 6en– timento di stringere la ma– no al Commendator Ange– loni e metterti con lui a conversare. La salace e pe– sante ironia di questo Gad– da ha distrutto la nuova conoscenza. Ma, più spesso, l'ironia si tramuta - senza che tu te ne accorga - in satira eh.e frusta a sangue, che colp1_– sce e ferisce non con 11 calcio del fucile ma con la delicate:ua della lama del)a spada. Qualche volta basta una pausa o una battuta che sembra messa li, a caso, e che, invece, ha una chiara funzione nella architettura generale della moralità che, in fondo, Gadda vuole fare trionfare con la sua ironia e satira. Linguaggiocome cultura I nuovi ricchi sono 1 si– gnori novi de commerct0, de quella che un po' d'anni avanti li chiamaveno ancora pescicani; la fretta del fu– nerale di Liliana è g1ust1- ficata dall'arrivo del c.Maha– ragia de Scerpure, prove– niente da le Tive del BT"ah– maputra pe fa vi_sita a t:A r– tefice de lt 71UOVI des.11111 de !ig:Oar1'tilia~~. nci~~~1 no~el~~ fanno più vedere, sono e Co– :ne un console o un presi– dente di T"epubblica quando ,l mandato è scaduto•; e la falsa moralità di Roma è diJ~inta con sdegno e bolJata a fuoco, con un tono nsen– t1to che sorprende e, qual– che volta, sconcerta ... Pen– sare che ce fossero dei ladri, a Roma, ora? Co quer gal– lutaccio co la faceta fa11a– tica a Palazzo Clliggi? Cor Federzoni che voleva carce• rà pe forza tutti li ator– cion1 de lungotevere? _ o quannoo elle se sbacrncch1a-: veno ar cirtema? tu.tli li cani in fregola dc la Lungara? Cor Papa milanese o co l'Anno Santo dc du a111u prima? E co li_ sposi no– velli? Co h polli 11ouelh a scJ;~~1! pqeu:1i! 10 df 0 '(i~~da pacata e per questo pun– gente che ti entra dentro e ti interroga quasi che an– che tu, per una via o per un'altra. ti riconosca rn al– cune !rasi o in alcuni mo– menti. Satira sdegnosa e di impeto che non ammette ri– sposta; che qu.:tnto più è i;incera, tanto piu esce dalla limatura tecnica e staffila senza pietà. La terza prospettiva _che abbiamo intravisto e visto chiaramente è la tecnica hn– guisti~a. il linguaggio per lo scrit– tore non è solamente una espressione ma ha una ben precisa funzione: quella d1 destare, aUraveMo una mu- sicalità cd un iiusto fonico, 1 sent,mcnt1. Quando le.:1:1 Gadda ti ,enti preso non tanto dalla trama. delle • no– \'elie II o dalla vicenda del • Pasticciaccio• ma dalla parola che dipinge, dalla (~ase che scolpisce, dal pe– riodare sicuro e comprendi che, dietro tutto questo, vi è un lavoro di lima, una fatica che dura da anni JI Past1cc1acc10, m(aui, è– un lavoro imzrnto nel 1946, quando Bonsant1 ch1e,e a Gadda per la rivista • Lette- 1atura • \lll racconto poli– ziesco e, sebbene lasciato e poi ripre"iO più volle, è sta– to • mucinato • dentro per quasi undici anni; e si nota, 111 una attenta leUura, la differenza anche lingu1shca d1 alcune pagine; o, nella ste!'òsa pat::ina, le frasi cam– biale, quelle spostnte, i motti popolari trasformati dopo una stesura in italiano e, infine, la fatica per ren– dere immediata una confc!il– s1one, una scena, un intcr– roi;i:atono o un personai;:i;:po. In Gadda nulla è improv• visato cd egli sa bene che il suo Pasticciaccio non reg– t::e tanto per la trama ma per l'onomatopeica sensazione che da il linguaggio: e per questo, diventa maniaco dei tecnicismi, della [rase ri– cercata, veneta romana o milanese, della battuta eru– dita, «degli archi a spiom– bo e delle piramidi sintnt– tiche, dei periodi a cavatu– racciolo II come egli si espri– meva in una intervista. La tecnica linguistica per lui è tutto a tal punto che, qualche volta, si perde, m quanto non , 1 ede altro, non pensa ad altro il nostro Gadda se non a rendere, nel dialetto, l'immagine che vuole descrivere, non cu– randosi se l'immagine è va– lida e si regge in sé. Anche per questa ragione lo scri1tore è staio accusato di barocchismo in quanto qualche volta la vicenda si spezza, e, nel cercare una espressione sempre più ade– rente al concetto, egli in– dugia e si compiace troppo di questa ricerca linguisti– ca-tecnica. e non giunge a conclusioni narrative, li seicentismo cosi trionfa con tutto il suo vuoto, e la ~econda parte del romanzo è, su questa linea, la più pesante. Infatti, mentre nella pri– ma parte il e Pasticciaccio• procede con rapidità e lo autore cerca Oi esprimere, con Il linguaggio appropria– to, l'incontro, la interioritù, i pensieri dei singoli perso– naggi (per questo è stato avvicinato a Joyce), senza perdersi in fronzoli; nella i.econda parte manca la ten– sione passionale, lo spirito anticonformista, l'azione le– gata, la realtà popolana - dove sangue e sesso si mc– :;colano violentemente - e invece troviamo pagine, non sempre riuscite, di tecnica linguistica. ehe stanno ll ap– pese, come ragnatele, ma che non essendo collegate e inserite, nella unità del ro– manzo, non soddisfano e nuocciono all'economia spi– rituale e morale di tutlo il lavoro. Sembra quasi di as– sistere allo spettacolo d1 un Gadda che mena e attorno il suo pennello magico un po' a casaccio• compiacen– dosi della trovata, e strofi– nandosi le mani per la si– militudine che è riuscito a inserire nel capitolo. · Non che tutta la seconda sia decadente nel barocchi– smo - in essa vi sono al– cuni momenti di intensità lirica e di potenza espressi– va che è difficile riscontrare in altri maggiori romanzieri contemporanei - ma è lo spirito l'indirizzo, la tonalità che Gadda da a questa ulti– ma parte del romanzo che non e, convince. Ci fa invece godere sem– pre Gadda quando esce dalle sue preoccupazioni di tec- 1 ica linguistica e ci da la palpitante realtà raccolta nelle vie di questa Roma caotica, plebea, falsa e im– mortale e Roma gh appari distesa come m una mappa o in un plastico: fumaua. appena a Porta S. Paolo: 1111a prourn11ta chiara d1 111- fìniti pensieri e pala.=.'.:i,che la tramontana avea deterso, cl1e il tepido sopravvenire di SCÌTOCCO a:Jeva dopo qual– elle ora, corl la cialtroneria abituale, risolto in facili intmag.ini e dolcemente dila– vato. La cttpola d1 madre– perla: cu71ole, torri: oscure macchie de' pi11eti. Altrove cinerina, altrove tutla T'osa e bianca, veh da cresi11lO: uno zucchero in una haute pdte, in un mattutino di Sc1aloia. Poreua 11·orlogg10- ne spiaccicato a terra, che la catena de l'acquedotto cluud10 legasse... con1111rn• gesse ... alle misteriose fo11ti del sogno, e di questo La– zio povero e vero dalle • grige lautudi1li" e dalle • schegge delle torri .senza nome 11, Così come ci soddisfa l'in– gre!jSO di alcuni personagJ;ll presentati con un gioco d1 parole che, però, non è un gioco ma - come dire - un biglietto da visita. Don Lorenzo Corpi, ad esem~io, viene in s~na, per la prima volta, cosi. con la !:,Ua e Olllflla dt CUI C~ SI J)O· tcva fidare J1ie1wme11te"··· • D011 Corpi, dorL Lorc11zo, Corpi, don COTJJi Lorenzo dei Santi Quattro• e que– sto ripetere nome e co– gnome, posticiparli e acca– vallarli, spostarli e metterli, a posto, è di una forza lin– guistica e di una potenza espressiva che vale, che crea, che fa com~rend~re come, con una tecnica lin– guistica, uno scrittore può presentare! un uomo. E gli ag_gettivi di Gadda - al quah da principio ti senti estraneo e li accetti quasi con riluttanza - e le frasi «aggettivo• che di– pingono c. esprimono, ti di– ventano presto un tuo pa– lrimonio hnguistico, entrano nel tuo vocabolario; e, dopo una seconda lettura, li as– sapori, li gust_i, come certi • piatti• umbri con I q~ali occorre bissare per sentirne tutto il piacere. Quel palaz– zo • intignazzato "• la fine- tra • addor111ita II il silen– zio • racchrttalo •, Lavinia • ucch1occ1ata •• gli uliveti •am,cnu argentati dall'alba•. la gas!'IO!la • rngt>rlfa • che rh\ • quella s1u•c1e di cr1p- 1or11t10 n(uativo che t1en thr1ro a un br11rramento dr! uencre ... la compana ...gro1- s11• di S. Moria Mag,:;iore che • n11n lo /i111110p,it de dondolusst • Il maresciallo • form1colone: come tultt 1 111are1c1all1 1, Ines e bianca uri volto e nrlla gola tra le gore e le sfrongrnt1tTe dt'I :mdicio .., le autorità ., uc– ra rch1camerill' slrutlur"lc 11ello Stato E1ico •; il dit– tatore • un grugno, perch'èra nato scemo, dc t·olé t:e11- d1caue de rulli• e • sto Pu– pazzo a palazzo Ch1gg1, a .srnlla dar balcone come 11110 1tracciarolo •• Zia Mariella e c-011à collana dc 11allette ne– re intorno al collo, un cap– pellino da profesaoreua di pedagogia, una faccia da 11rocuratore del re•, la con– fusìone dopo la rapina • .seTve, padrone, broccoli.•, Assuntina e 1111a" vergine" romana dell'epoca di Clelia• e, infine (per non continua– re ancora per mollo) il male che • affiora a se/legge ... co– me la buia durezza della montagna, 1n un prato•, so– no preziosità linguistiche che ti danno il piacere di immaginare e di sorridere, nel silenzio della lettura al– lenta, con Gadda intorno a questa povera umanità. Le scene e le similitudini completano il quadro e sono necessarie, con le loro s(u– mature, per darti la sen– sazione epidermica dell'alto livello artistico in cui è gmnta la tecnica di Gadda. Da una parte Ascanio e che te smircia dar sollo 111 su • come e er gal lO quanno vo fa vedé che citi .,onno, e inlan10 l'ha fatta più sporca der solito, e cc lo sa, ma a te nini te lo vo f,1 sapè •; e dall'altra parte, nella campagna romana, lo stanco treno che e Arrivava SIL da Ciampino IUtlO 11cro ccn un fare da pompiere inca1uuiro •· E tutto è reso per me– rito del suo linguaggio che non teme il provincialismo, ma che, anzi, si serve del dialetto per trovare in esso motivi di spiritualità, di mo– rale popolare, ad ampio re– spiro universale. E questo suo linguag,::io indica una reazione al de– cadentismo e allo svilimento del discorso ancora in atto e, in un certo se.ns.o, per un ritorno alle origini po– polari e non sofisticate. Un ritorno all'anima popolare che attraverso il romano, il veneziano, il napoletano, si esprime con l'efficacia della commedia d'arte, con l'effetto del teatro di Pi– randello e con la vigoria polemica e tagliente di Belli. Come • Gli amici pedan– ti• del Carducci anche Gadda vuole - almeno nel– la mtenzione - ritornare in fondo a forme classiche contro certi sentimentalismi che ingombrano, anche se sono camuffati di neoreali– iilho. Ma la sfrada che il nostro scrittore imbocca non è certamente quella de– ,::li amici dei Carducci. Non si rinchiude nello studio rl'alabastro del classico, non si mette il pigiama dell'ari– stocratico, ma porta il di– scorso sulla espressione po– polare, anzi parte proprio da questa, per enunciare un ordine e sconvolgere il \'ec– chio con la ri"oluzione della polemica. E anche quando deve ac– cogliere alcune esigenze rea– listiche di trama e di tec– nica del romanzo, Lui - Gadda - lo fa con fastidio, trattenendosi a stento dallo e sbottare .., e poi distende il viso alla rassegnazione e continua a sognare che pri– ma o dopo (lui o un altro poco importa) questo bene– detto ritorno ai valori della lingua sar:\ pur fatto. E altre prospettive si apro– no innanzi a noi. La sapien– za che domina in alcuni ntlcgglamenti r~ la morte. Come il ri-1olverai. d'una 10111a che 11011 a la fa JJIÙ. ad euerr e ad 011erare come tale, nella C'c1d11ta imprOpl"l– .~a dei ro111>0TII, d'ogni rnp– porto con la realta sistema– trice 11}; la superiorità che 110,ce dalla pace dell'anima (• L'ombra si d1to1ava h{"ra sui pensieri, .mi terrazzi, ne ,,,b rauan o i vttri ch1u1i del– le ca.se •J; nella disperazio– ne che s i incarna nella ste– rilità di Liliana che vede pas!iare gli anni (• Gh 01~111I come una roirn che &fiori: i p<>tall.uno dopo l'altro ... nel nulla •); la stessa costru– :r.ione lingul1'tica da inge– ,::nere che squadra, fa i con– ti, addiziona. sottrae ed e!itrae la radice quadrata, con un fare tra il preoccu– pato e il soddisfatto; cd in– fine il simbolismo vivace, l'allegoria pronta, l'intellet– tualità luminosa, la poetica ricca e adorna. Il segreto del successo Questi cd altri motivi ab– brnmo anahzzato nell'opera dello scrittore che adopera con la steS'-a sicurezza il dialetto degli spazzini e il birignao delle marchese, lo accento siculo, napoletano, calabrese, commissariale del f•mzionario e il gergo vol– gare, universale, acido, pos– sibilistico della portiera, il tedesco e il francese misto all'inglese di buona memo– ria. con una semplicità che incanta e, nel contempo, con un artificio che inna– mora e ti fa rimanere im– bambolato. Ma quale è il segreto del successo di Carlo Emìlio Gadda? Forse in una orgamca sm– tesi di tutte le prospeltive intraviste? Certamente an– che in questo; ma non sola– mente in questo. E' troppo poco per giustificare un successo cosi vasto e cosi meritato~ I! segreto del successo di Gadda, forse, è da ricercare nella sua ribellione di uomo di fronte al destino e alla storia e nell'a"ere trovato la forma, capace di espri– mere tale ribellione. li cre– dere, insomma, alla ribe\1- \ione e pensare allo scrivere come ad un apostolato da as!=òolvere e una missione da adempiere. ha•t:e;~ dff~~o '}ta d:.i:tif"~i; (conllnua~a pag. I) molli altri t:ono pur~ tra- detto • la 1wrroz1011e mt edizioni Penguins e ne so- rlott1 e letti. C.arln IÀ'\, f.' appana talt.,olta, lo ttrt.t- no state vendute un mi- con il suo CriltQ lit r.: fer- mr1110 chr 1111 arrrl,be con- lionc di copie, ,1:-1f'aipiu mfltn nd Ehnli fu il primo ,e1111to d1 r11tabihre la che in Italia. In realtà scrittore italiano ,i fi!:OÒf>- :~:1J~" dive;~~à~re,'l ci~/~io,; si puo dire senza tema di re di un grande succesiw ,1rnme110 dell(L Tive,tdica- l'!mentita che i romanz:i di nel dopoguerra. La sua z1011econtro glt oltraggi dtl Mornvia sono più letti in descn1.ione dcll'ftalla mc· d,,tino e de, 11wi umani JnJ?hilterra che In Italia. ridionale coincideva con proirtt,h: lo ,1rumenlo, in Il suo grande merito. dal lo J;tato d'animo del mo· :;:~::1.0, di un pouibile ri- punto di vista inglc~c. e ~~~!o :rr:!~~'-tr:v:o~p~~: ca~io~~ ro~~~i;R~tir' 1~~a2r~~~ ~~c:d:~ri~toc~~ t~-:;t;io:~ t:iva le condizioni esisten- del -'uccesso di Gaddn foroie influsso dannoso sugli scrit- ti nell'Italia mt-ridionalc non poteva non e!l~ere. Un tori italiani all'inizio del L'interesse del lettore in· uomo che 111cri\'e non un XX secolo. Il suo ~tile e glesc nc.1di ultimi flnni S! romanzo all'anno, ma un uo- conciso. diretto, Quasi ci· e spostato - o meglio si ~o c~~!tua;e:ic~:~ i~e~~~\~'!i°e nematografico. e maggiormente com:cn- e con an,ia, per cercare Se Si può dire che ~lo- trato - sui problemi SO· di ri.iscattare n~ll'arte la ravia e il piu popolare dal e umanitari. La p1u umanità. degli scrittori italiani con- giovane gcnera.1.1onc in- FRA 'CESCO GRISI temporanei in Inghilterra, glC!-é ii interessa in par- --------------------·, ~fo 0 ~tr s~c~~li f~fe ;i;i/~ .è\ l~T .11.'°"TI l'll.' I.\ L:f ;.l. N A Giuseppe DeGregorio L'astrattismo, che è nel con~mpo la demmcia della pre– sente condizione umana e l'ultimo vocabolo di una decadente rivolta all'ordlne costituito. trova oggi ancora una sua forza <'SPTI:ssiva:dopo tutto aver detto occorre ritornare alle opere scavare nel tondo per rit,rovare un linguaggio. avere la forza'. ~~:?na~~7f:~'a1~;v~J~~l~o ~f~r~ ~i~~r;'~u:;!;;~cetLO Non vi è dubbio che. su quest-a strada. gli epigoni sono molLI. E numerosi coloro che. nulla avendo da dire. r.! trin– cerano dietro la tela aa.1 segno difficile. iniziatico. ambiguo. Costoro parlano della e crl.sJ• come di un fatto negativo da superare. e si nranno ad una metafisica Inquinata da intui– zioni froidlane malamente comprese. Risultato? La noia, o - per dirla con Sartre - la nausea! Tutt.avla crediamo che la poetica dell'-ast.rattlsmo 11on si sin del tutto esaurita: quel processo di :rlbclllone. di c ui si diceva e che determina un linguaggio lntcnzlonRle. è in at.to con risultati ancora validissimi. Ne è riprova il pittore De Gregorio. che da oltre un decennio lavora appassionatamente fuori da ognl modulo formale. Aperto al 6Clltimento della na– t ura e sinceramente interessato ad· esprimere la fon.a lnte– r !o.re dell'uomo contemporaneo. questo pittore raggiunge un l msm o pieno ed assolut.o. una musicalità priva di mezzi toni. un sentimento del tempo che lascia. indifesi. Una sintesi acuta delle Ispirazioni !mmedJatc, un senso della natura che si trasforma In 1mpresslone. un concreto contatto eon l'uomo che giunge aJla più di.sperata solltudlne o al pieno grido di rivolta. Il grigio. il nero. I glaU! sono le note policrome di un umanesimo che ha oonsentito il successo dl Bruxelles. e quelli numerosi cii Roma. di Venezia e di Spoleto. De Gregorio insomma è artisba maturo, pittore sincero. che dalla figura è lentamente passato alla degradazione ed all'annullamento dell'oggetto per realizzare una lirica pura. Il geometrico sentimento del tempo, Dove questo pittore ap– proderà è fa.elle divinazione: alla forma. ma liberata dal con– tagio retorico e daJ tinto lingua«to della poesia d'avan– guardia. GAETA '0 SALVETI italiano e molti sono de– cisi a guardare in faccia la realtà e a rendersi con– to di come \·ive la gente comune. Il loro interesse e risvegliato dalle f;ttua– zioni descritt~ da Carlo Lc\·i e da Danilo Dolci. nelle sue inchieste sociali Quest' ultime sono state tradotte in inglese ed hanno suscitato vivo inte- /e~;~ gli altri scrittori italiani che godono del favore dei lettori inglesi citeremo \'asco Pratolini. Carlo Cassola, Giorgio Ba.:isani. Alberto Arbasino. Italo Calvino. Giuseppe Patroni Grifiì. Giuseppe Berto. Vitaliano Brancali. Mario Soldati e Anna Ma– '1·ia Ortese. Tutt. quest. scrittori hanno avuto qualcuna delle loro ope– re tradotte in inglese e sono molto letti. Gli ing-lt-si hanno acquistato una maggior conoscenza della Roma contempora– nea. specie della vita e delle abitudini delle clas– si medie. le~~endo Gli. I11differenti di ~Ioravia. cosi come hanno potuto penetrare nella mente e nelle abitudini delle clas· Lettere di Pr-ezzolini (contlnu:!__da pag. I) rai; sebbene io non abbia più da molto tempo. nes– suna stima sul controllo delle loro passioni nell'ani– mo degli intellettuali. Ti ripeto. fa pure l'uso che vuoi di questa lettera. ma in tale caso essa sarà seruita da altre. Ben inteso. se la pub blichi. sia integrale. Tuo a (C.mo . G. PREZZOLlNI Piero llebon1, a PI"ezzolini Piazza Umanitaria. 2 - Mi!ono 22 man.o 1961 Caro Prezzolini. La tun lettera mi addolora. e mi scocnforta. lo ho semplicemente falto il mio dovere. di frntel/o e di studioso, nel correr,r,ere u11 errore storico, di un fatto. Di alcune ailre sviste del genere, non finterò più: perché vedo che tion 11e vaie la pen~ Si tratla. for– se. di diversità. di metodi di studio. 1utli rispettabili. La possibilità di cadere ii11 errore è di lutti. e dob· biamo mtti - serenamente - ricO'tloscere di poter aver erraro, qualche volta. Non ca~sco l'allusione al 1nio 1,overo dizionario: se qualcuno ha de11u11:z:ia10 una ventin a di cantonate. sbaglia; perché 11elia pTima infelicissi.ma edi.zione (e non sto a scusann.i. che tanto 110n. seTVC a 1iiente) le ca.nronare sono moire di più, forse trenta o quaranta. o più. Niella 2. ediz., uscita un a11110 fa, tali r,rossolani errori ven11ero eliminati. La 3. ediz., che dovrebbe esser fu.ori irt atdunno, sarò:, finalmente, ottima. corretta. Che cosa. triste tuuociò! Con il poco fiato che mi rima11•e, vorrei preparare la pubblicazione' di lln. centinaio di , lettere familia– ri,. di Clemente, clie spieghcrabbero tutto. Sono mo/– IO belle. llltanto cerchiamo di lasciar cadere tali di– scussio,ti meschine. Stai certo, caro amico. che io 110n pubblicherò mai 1111lla di tuo. e che il tuo nome non lo citerò mai. se- 11011 per esprimere - come feci 'fi– nora - la mia gratitudine per quanro hai fallo - e apcro farai - per Clemente e per i noslri rapporti di nmici..'?"!ae di comprensione. Ti abbraccip ;e mandami un rigo - ri preoo - che calmi la t11ia anuoscia. Tuo a!Lmo, PIERO REBORA Seconda-?etteI'a n Pie1·0 Re.,,_.ora 30 marzo 1961 Caro Rebora. Ci sono alcune parti della tua lettera òe non mi persuadono. Prima di tutto tu vuoi es~er giudkato ~opra la ler=a edizione del tuo dizionario. ma aHa Suora I\Iar– gherita applichi la censura per quello che chiami un errore della prima edizione. lN.on ti pare che tu adoperi un peso ed una misura per te, ed un'altra per lei? Secondo, ho avuto una lettera da una inquilina che abitava in via Tadino 3. proprio sul pianerottolo dove stava Clemente. Non resulta che egli prendesse i pasti in famiglia. Convh·eva con la N. La N. ci abitò ancora quando lui era al fronte. Tu hai suscitato una serie di domande che per forza costringeranno ad un esame attento dì cose che non hanno importanza. ma non son quelle che tu vorresti. Non sarebbe meglio che tu '!"icbnoscessi di aver ecceduto e magari sba– gliato. e non stuzz.icassi quei po,·eri ingenui della società <' Amici di Clemente Rebora • che sono inca– paci di capire che cosa è un lavoro di storia lette– raria? Spero che rifletterai su queste mie osservazioni. E non ml dire, con l'aria di farmi un piacere. che non pubblicherai la mia lettera. Ma no, ~ non la pubblicherò, snrò io che ti farò il piacere. Tuo G. PREZZOLINI s1 1 .. voral, lei le2gendn rm– nttche dt pot·eri amantt h Pratolini o compren– dere qualcosa delle condi– zi<mi dei contadini abru1:· 1:esi lea-gendo I romanti roman1:i e le novelle di ,\Iario .Soldati - .6PCC1eil volume intitolato ;\ cena c,;,I cnmmendat<>rc -- han– no condotto i lettori in– "lt-s1 m un altm mondù. v1st,;, dal punto di vista 1romeo e di taccato del suo autore. L,1 m,1g2wr parte degli scrittoi I ita· l1ani contemporanei SE-m– brano tendere a un t,,no pmtto:.to scrio e JOlenne Soldati e B:ancati fanno ecce,done a qursta regola, po1che .1-,onoi::1p1rall d:.. un tocco più lel{gero e c1 mo· strano il Jatn più ironico della dta italiana V, sono state mnume· revoh traduz:ion, di ro– manzi e no\'elle italiane recenti e dè\'O. per neces– iota cii pa1:io. a tenermi dai darne un eleneo; ma fra _gli l<'rittori di novelle ,-\lbl>rto Arbasino e Giu– seppe Patroni Griffi han· no ottenuto un notevole ~ucccsso, specie graz:ie al loro stile fluente e spon– taneo caratteristico della piu giovane ,e:encraz:ione d1 scrittori . .-\ volte han· no una tendenza - come i commedio,e:rafl america– ni moderni - a sottolinea– ·e il lato brutto della v1ta. ma il fatto stesso che sono cosi completamente privi di ·qualsiasi forma di ini– bizione li rende più le,e:– ,e:ibili. Cn romanzo di par– ticolare intere!l'.se - Tiro al bersaglio - di Pia D'Ales– sandria verra pubblicato fra breve in Inghilterra Eu,e:enio :\Iontale e Giu– seppe lingaretti sono i poeti italiani più noti al pubblico inglese. Non potrei conclude:e que!lto breve articolo sen– za accennare a due scrit– tori degni di nota anche !'le non rientrano nella ca– tegoria di quelli di cui mi sono occupato pm sopra. In primo luo,e:o \·orrei menzionare El,;:a :\tarante i cui due romanzi Men– zonna e sortilegio e L'Isola di Arturo sono stati en– trambi tradotti in in,e:lese. Permeati di poesia e ispi– rati da una strana fanta– sia quasi infantile. essi attraggono un pubblico mollo di\·erso e sono fra i romanzi più notevoli pubblicatì in Italia in que– sto secolo. Il primo di questi romanzi e stato pubblicato. purtroppo solo in forma abbre\·iata. ma il secondo. tradotto inte· .e:ralmente. ha incontrato un vi\'o successo fra il pubblico in,e:lese. Vi e infine il Gattopardo del Principe di Lampedu– sa Questo romanzo e sta– to tradotto in maniera ma– iistrale da Archibald Col· quhoun ed e di\'enuto in bre\·e tempo un best-sel– ler. come in molti altri paesi. E' stato pre.;:entato a puntate anche sulla rete nazionale della BBC. Il Principe di Lampedu!"a non era soìo uno cr;.ttore <li talento. ma a,.. eva an– che una con~iderevole co– no~cem:a della letteratura f1·,mcei-e e inglese contem· poranea e non e difficile Jiscernere Ilei Gauopardo l'influsso di scrittori come Prr,ust e E.~I. Forjii\er. Per coloro che hanno letto I Vien, di Federico dl" Robe1to. il Gattnpardo non ha fon1e Jo ste~~ f.-~1no. ma per i lettori inglesi a cui per la ma~gior pn·te il precedente romanz:o 1ta· liann era :K:Ono~c1uto. ha a\·uto un importantP in· flus5o. For e ha c;:oddisfat– t() il sen.~o di n()'!l,'.t.tlgiadi quetli inele:-i che erano stnnehi di leoe•e de·;.,. m1sena e Celle lotte delle clas. 1 la\·oratrici o dei p1c'-·oli bor_ghesi impo\ e– riti e opp:-e!'SI r.· st.:rto per loro un 5ollie\·o en– t 'a ~e nel mondo detrar - f.tocrazia siciliana con tut– te ie sue trodizioni e i l>UtJiusi feudah~ e 111dub– b:amente riro111a di Lam– pedusa in questo campo ha :ainche attiratn 11IP1tore n2lec;:e. \lai ae-li JnoZICJC1 ,.,.ano state offerte tante tradu– /ioni di ooe:e itali~nil!' con~ temporanee come 1n que<tt ult!mi anni. Hann" ontuto cosi cono~ere me_glm la \'ila italiana. liiierandn-~i da molte delle illu!-innj o dei preeiuctizi che n~.:rco– larono la \'i<ione delle orP– cedenti _e-enera,i,,ni <:::,:)-– P"attutto. eli scrittori Ita– liani d1 cui mi ~onn occu– pato hanno r:sve1liato !".:1- teres.;.e della pili _gio\'ane generazione inele,;:t-. lA.X GREEXLEES ~2:n· ~~ VERBA VOLA~'L' G Bene. Ftretiz"'. Sp-.::a1- mente l'u!Uma del:e tre emi– ~z1on1 m, ~ pa.rsa. n:solta. chiusa ln .,,e, mat.u.r<L :-.on oi n?de sin d·on, una cap&.."lta d'alt! \'oli. ma certo di una ~?:p=~~~~l~~d~~ avann. Alt.Ilio Bortoll. Gros~eto: Perché adoperare il \·ecch;.o sistema di presentare e un La.– le • che 6Cri\·e versi. facen– dosi da avvallatore d'una n– mldeu.a chiusa in sé. ~piando è ~ntato che tutto c-.o e in– genl!a ftnzlooe. al più pruw aauale un recolo !a. che :I « ta!e • è lei? Comunque-. i "U?I \'C!"Cil tiOilO di la da ,•eni– re alla poes-<a. La p!"im'l par– te della prima ~ia è buo– na. per scadere molto. 111 fendo. La seconda e solo rev torica Ulisse C1a. Roma: Cose dl– screce che potttbb!ro ~-ere più bu:rne S"' a\·esse la '06· zir-r.n di llmarll!' e lO!f'i"re Il· "uoerf:uo Un coru: glio. niente più: ma lo ~a. XVIISELEZIONE "SIA" (t:ouc.·or-.i HU:il) 110:\1.\~ZI - ~O\'ELLE l'OESIE - TEATRO Chirrlf!l't! fmmrdintnmrutr il Regolnml!11to a EDIZIONI · SIA u - Bologna, Audlnot, 10 ---------------------------------n,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,., RaccontipostumidiArturoLoria (conllnu~ pag. 1) ché i tredici racconti pur usciti su riviste lett.erarie o su giornali a distanza di tempo non vennero mai riuniti in un libro. IL Com– pagno Dormente, uscito con una assai acuta pre(a. zione di Giansiro Ferrata. critico e saggista di rara qualità cui potremmo sol• tanto rivolgere il rimpro– vero di essere troppo ava• ro dei suoi scritti, segna un ulteriore passo avanti nell'evoluzione di Loria narratore facendoci tanto più rimpiangere che sia stato impedito di darci quanto con innegabile evi– denza prometteva. Chi ha seguito da vicino il suo cammino, e ciò e possibile anche a chi desi– dera ripercorrerlo inizian– do la conoscenza con H Cieco e l<t Bello11a, scorse senza difficoltà come di li– bro in libro egli maturasse interiormente e Si liberas– se dagli influssi ~sercitati su di lui da letture giova– nili da ammirazioni giu– stificatissime per maestri che molto contribuirono alla sua formazione. H Cieco e la Bellona rimane uno dei più sorprendenti debutti fatti da un narra– tore molto giovane nella Italia del Novecento. Ag– giungeremo che lo era in quel lontano 1928 ancora molto di più di quanto pos– sa sembrare oggi. ~la pur contenendo due o tre rac. conti veramente singolari oltre a quello lungo ed assai beLlo che dà al vo· lume il suo titolo è da ri- tenersi meno raggiunto cd anche meno rappresenta– tivo per la vera natura di Arturo Loria scrittore, di quanto non lo sia Farmias Ventosca, al quale è sem– pre andata la nostra poe– ferenza. La Scuola di Ballo se– gnava da un lato, nello omonimo racconto, ne IL Fratellino, H Caffe Arabo e La ScTra un ulteriore progresso ma mostrava an– che certi pericoli laddove Arturo Loria. per natura portato a racconti dram– matici un po' bizzarri e magari foschi, si abbando– nava a linde preziosità quasi diremmo alla ricer– ca di armonie musicali ma– gari tendendo verso l'idil– lico. 11 mondo artistica– mente ricreato da A rluro Loria è un Ottocento ro– mantico o post-romantico che poi si trasforma in un Novecento colorito convul– so ed un po' misterioso co– me poteva essere quello del periodo fra le due guerre quando nelle città e nelle campagne soprav– viveva ancora molto del, l'Ottocento venuto a mo– rire attorno al 1917. I suoi personaggi indimenticabili sono uomini e donne che vivono sempre al margine della società. Gli ambienti ed i conflitti presentati con un mirabile convtn• cente misurato realismo sono fuori del comune. Lo idillio o in un altro senso la banalità quotidiana e quanto meno gli si addice. Questo vale anche per n Compagno'Dormente do- ve peraltro si nota in pri– mo luogo la sua capacità di allargare il quadro lin– novando, aumentandola, la già ricca galleria dei suoi personaggi. li suo gusto fi– gurativo venne segnalato sin dall'inizio come d·a1- tronde l'amaro fondo del.le sue straordinarie a volte quasi fiabesche invenz10111. Ma ora mettendo in isce– na dei giovani pittori dal– la condotta insolita e dei mercanti di quadri ossessi come nel racconto Il Com– pagno Dormente, uno dei più raggiunti fra quanti ne abbia scritti, e poi de– gli impresari di teatro, dei loschi caffettieri, degli in– dovini egli vi aggiunge una nota di pungente iro– nia che sottolinea, senza punto appesantire il rac– conto, il lato mostruoso dei protagonisti e l'amarezza della visione. Nella sua intelligente presentazione Gian sir o Ferrata indica giustamen– te come nei racconti d1 Arturo Loria vi sia sem– pre un elemento miste110- so, e: arcano> come lo de– finisce. Presentati come so– no, i personaggi e le vi– cende con un realismo pre– ciso senza sbavature ed anche senza inutili insi– stenze come spesso avvie– ne oggi, l'alone di mistero che avvolge il racconto in ogni fase rialza i colori producendo sul lettore sensibile una impressione indimenticabile. Valga ad esempio un racconto qua– le Lo Spettacolo che non si limita ad essere un ~ua- dro fiipinto colla bravura di un maestro. di11anzi al quale ci si ferma a lungo scoprendo sempre nuo\·i particolari da ammirare. ln ognuno dei racconti lunghi: Il Compagno Dor– mente, Lo Spettacolo, IL Quadro Incompiuto, L'At– bergatore Malato Arturo Loria ha qualcosa da dire. Egli conforma le straordi~ narie doti cli narratore no– tate dalla critica nei pre– cedenti volumi non soltan– to per il modo in cui e con– dotto il racconto ma anche perché in ognuno ha qual– cosa da dire e nulla è gra– tuito. In questo senso i rac– conti lunghi Io rappresen– tano meglio di quelli bre– vi scritti per un grande quotidiano milanese nove dei quali figurano nel vo– lume Il Compagno Dor– mcrite. Alcuni di questi raggiungono una perfezio– ne formale, altri conserva– no un'intensità d'espressio– ne di cui Arturo Loria ha dato prova in ogni suo :scritto ma accanto alle sue cose più distese e compiu– te sembrano pur sempre abbozzi. H Compagno Dor– me11te accolto con tanta biasimevole se non vergo– gnosa disattenzione nello ambiente letterario italia– no vale se non altro a di. mostrare l'originalità di Loria narratore· ed anche quanto sia superiore come scrittore a molti cui il suo silenzio e la sua assenza hanno permesso poi di far– si avanti. GIACOMO ANTONINI IN TUTTE LE DIREZIONI PER MIGLIAIA 01 CHILOMETRI LA RETE OEI SERVIZI AGIP ACCOGLIE CONSIGLIA ASSISTE OGNI AUTOMOBILISTA

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