La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 17 - 23 aprile 1961

Pag. 2 L~ FIERA LETTERARIA Il t1,.aduttore e il • revisore (Contlnu~ pag. I) Limiti del revis<.re Bisogna sapere, infatti, che il revisore ha la tcn– den?8 ~ e mettere le mani• anche dove non gli spella. E s1 spiega: anche quando non è presuntuoso, l'incarico stesso che gli è atl!dato lo sp!nge a essere oculato e acuto, a infilarsi gli occhiall e ad dguzzare la vista. Pin'– troppa avviene che per eccesso di zel◊ egli si iniill due paia di ocohlali, si a1,mi di due schioppi e, sospettando un nemico dielTO a ogni siepe, spari all'lmpazzata. E se si limitasse a sparare, sarebbe ancora U minore dei mali. 1 suoi Potrebbero essere 5Pari di richiamo: quel– li che il buon traduttore auspica e dcsldera se veramente è iJ?-nanunorato del suo lavoro. Il tradutto're intelligente desidera la revisione. e quando il revisore richiama la sua attenzione su una svista che gli è occorsa non farà a meno di ringraziarlo per avergli risparm\ato di fare brutta figura. Benedetti In tal caso gli spari! Solo Il tra• duttore ignorante si adonterà quando sarà colto in fallo. E non rkorderà che humanum est errare. Pericoli della rima La !lOStl'a bella lingua, « l'idioma gentil, son.ante e puro :it, e spesso troppo sonante. Di qui Ja dovizia delle assonanze, la sonorità della dizione, la facilità delle rlme. Di quelle rime alle quali Enotrio sciolse un cantico spumeggiante, !Tizzante, scintillante: Ave, o Tima! Con bell'arte Su le carte Te persegue il trovatore; Ma tu brilH, tu scintilli, Tu zampilli Su del popolo dat cuore. Si, caro e grande Carducci dei nostri giovani anni bella è la rima, ma quanta pena deve sostenere jJ tra: duttore italiano per evitarla nella prosa! La rima si 'J)'re– senta. spontanea, sta sempre in agguato, diventa una per• secuz1one. Altro che « bel1a imperatrice, del latln metro relnf!! :it. E' un continuo trabocchetto. Tante sono Intatti le parole in •mento. -ore, -ione, •à -enza, i participi in -at~, -uto -ilo, e non parliamo degli avverbi che, quando derivano da aggettivi, terminano tutti - invariabilmente e disgraz.iat.amente - in -mente! Traduciamo, per esempio, alla leltera una pagina del Ooctor Faustus di Thomas Mann: prima forma suona meglio alrorecchlo del traduttore per– ché mutargliela? 11 revisore non ha da cambiare per il gusto di cambiare, per far vedere al 6UO principale che è bravo e attentissimo e sa il !atto suo! Se il traduttore :~;~e~~ea ~~I~ :it:~~t~aaleqt:l~ ::~n~ae~ua~~~ v~!~ umile e rispettoso delle intenzioni, ossia dello stile del lraduttore. 11 revisore, insomma, deve aiutare il traduttore, non sovrappol'Si a lui, e non stralare. Ho detto più volte che il revisore deve richiamare, segnalare, suggerire. E sostengo che il suo compito deve limit arsi a due punti: 1) correggere gli errori, 2) segna– la.re al traduttore incongruenze, sviste, ripetizioni, cacofo– ni e, ecc., pel' contribuire a migliorare la traduzione. Il revisore corregga senz'altro gli errori palesi e indiscuti– bili, ma si metta d'accordo col traduttore per dare alla traduzione una veste migliore. L"ultima parola spetta al traduttore che firma la traduzione col suo nome e cognome e se ne assume la responsabilità. Il voto della FIT Non sempre l'editore osserva questo procedimento. Anzi spesso e volenUeri mette il traduttore davanti al ! at.to compiuto, senza neanche fargli leggere le bozze di sta mpa. Quando si. trova tra le mani il libro stampato, che cosa può !are 11 traduttore? Non gli rimane che ac– cettare e rassegnarsi. O dovrebbe, come si dice, piantare la grana? A questo proposito C opport,uno citare un brano della risoluzione presa dal congresso della FIT a Bad Gode• sbe1,g nell uglio 1959: • Le ròle créateur du traducteur littéralre et. en con– séquence, le droit de paternilé qu'il doit posséder sur son oeuvre doivent étre respectès au cours de toutes Jes operations visant à améliorer la qualité des traductlons. Si le traducteur est tenu de procéder ipour sa part à toutes les vérifications et consultations utiles. l'éventuelle révision opérée chez d'éditeur ne doit pas étrc menée à la légère par des correcteurs irresponsables et peu quali– t!és, elle ne doit en aucwn cas étre eUectuéc à l'insu du traduoteur ou au mépris de son opinion. Il est es sentiel qu'elle soit organìsée avec tollt le sérieux qu' exi.ge le re– spect de l'oeuvre de l'auteur et de celle du tra ducteur· celui-ci doit demeurer en tout cas dernier juge des cor: rections à introduire dans son texte :it. Questo si chiama parlar chiaro. ERVINO POCAR La tempera che riproduciamo è del pittore livornese Bru– no Secchi e fo parte di un gruppo di Uluslraz.loni, espo– ste recentemente a Frosinone, che commentano le sugge· stive poesie del giovanissimo Alfonso Cardamone « I violoncelli intonano da soli un tema mela neo. nicamente pensoso che, in modo bonariamente filo– sofico e sOmma.mente espressivo. pone iL quesito del• l'assurdità del mondO ... Per tm pò essi trattano que– .st'enigma scote-n.do il capo saggiamente e con rin· crescimento, e a un dato momento del toro discorso entra il coro degli st-rumenti a fiato con un inno corale . commoventemente solenne, magnifica.mente armonizzato ed esposto con tutta l'impettita. dignità e con la forza dolcemente moderata. degli ottoni. cast la medolia sonora si avanza ... e cede it posto a un altro argomento, a una specie di Lied schietto, scherzosamente e gravemente popolare, apparente– mente rude per la natura... Questo esiguo Lied è trattato per un momento argutamente e graziosa~ mente ... :it ecc.. Nostro secolo di terrore ~ * tli Gl~ __ r:.·FnANCO rtIEZZASOrtLI. Ecco, qui dovrebbe intervenire il revisore se il tra– d~tlore inorridito non fosse corso da sé al riPari, prima ~~ ip~~~tare la traduzione che, ritoccata e assestata, suo- • I violoncelli intonano da soli un tema melanconi· co e pensoso che, in modo bonariamente filosofico e sommamente espressivo, pone it quesito dell'assur-– dità del mondo ... essi trattano quest'enigma scoten– do il capo con saggezza e rammarico, e a un dato punto del loro discorso, a un punto ben calcolato, entra con un respiro profondo che solleva e abba-S• sa le spalle il coro degli strumenti a. fiato con un largo inno solenne e com1novente, magnificamente armonizzato ed esposto con tutta l'impettita dignità e con la forza. dolcemente moderata degl( ottoni. Cosi la. melodia sonora si avanza ... e cede il posto a. una specie di lied schietto, scheTzosamente e gr<J. vemente popolare, in apparenza rude ... Questo l!ed modesto domina per un tratto con la sua grazia arguta.... .a. Qui, nei limiti del possib~Ie, almeno alcune de1le rime sono scomparse. (I tedeschi, beati loro, sono nell'Inevita– bile pasizione di aver l'avverbio uguale all'aggettivo, senza alcun pericolo di rime!). Un altTo caso in cui il revisore può intervenire util– mente è l'abuso del • disse :it. Nei dialoghi inglesi o tede• schi si trova spesso il verbo said o sagte ripetuto dozzine di volte, in maniera monotona e stucchevole. Al nostro orecchio questa ripetizione diventa insopportabile. Quando il traduttore, preso dal testo straniero, non se ne accorge, è opportuno che Il revisore gli suggerisca uno dei tanti verbi italiani che, con lieve sfumatura di significato, pos– sono sostituire quell'eterno « disse :it. Eccone ... una cin– quantina, e certo non sono tutti: affermò, asserì, annunciò, riferl, proleri, proclamò, esclamò, conferimò, notò, assi– curò, dichiarò, enunciò, avvertì, attestò, osservò, inveì, insinuò, rispose, replicò, ribatté. obiettò, rimbeccò, gridò, bofonchiò, brontolò, borbottò, blaterò, suggeri. accennò, spiegò, argomentò, fece confessò, balbettò, bisbigliò, mor– morò, susurrò, aggiunse, soggiunse, riprese ripigliò, pro· seguì, continuò, spiattellò, rivelò, sostenne, insistette. Sconfinamenti del revisore E' fuori di luogo, invece, che il revisore, pur di se– guire Jl testo originale a ogni costo, leggendo cquesta lupa vorace si strippa volentieri :it aggiunga e troppo :it e non senta questa parola tu omessa apposta per evitare la ca– co!onia e si strippa troppo :it! II revisore è In torto quando vuole che Invece di cpietra dello &andato• si scriva e pietra dell'inciampo :it. E perché mutare e il regno splen– dido dei cieli :it in « lo splendido regno dei cieli»? Se la I movimenti anarchici che con i loro sistemi di sov– versione procurarono il caos nelle c orti e nei governi di mc1.za Europa nella prima met à del secolo, fecero so· vente tremare lo stesso po· polo per il quale gli anar• chici dicevano di sacrificarsi. Ma anche l'anarchia è una istituzione sociale che non ~~ffc. es;,ia s~e;::ni~;~io~~~ pur essendo la nemica di qualsiasi scal:l sociale. C'è anche qui, come in qualsiasi organizzazione a delinquere di ordine piccolo o grande, chi si nasconde dietro il para,,en– to e gli ripugna di premere grilletti o lanciare bombe. Esistono anche qui i man– danti che scelgono gli esccu• tori mentre loro, consideran– dosi c,•identemen1e indispen– sabili all'oJJ:anizzazione, ri– mangono dietro le quinte. Oucs1e constatazioni vengono alla mente nel leggere l'in– teressante libro di Leonard Gribble: e I terroristi• (Edi– zioni Sugar, MiJano) in cui sono rievocali con precisione storica cd un piacevole stile letterario i più famosi atten- 1a1i del \'entesimo secolo. 11 volume di Gribble non è una rie\'ocazione di atti di terrorismo dovuti solo al sen– limcn10 anarchico. Gli attcn– t:iti che costarono la vi1a di Oolfuss e di Trozky, ad esempio, furono qualcosa di più che semplici ribellioni verso rautorilà costi1ui1a. L'assassinio di Dolfuss fu un preludio al nazismo. Il Can• ccllicre !'lusLrinco voleva. por– tare l'Austria ad un gr:ido di rispetto e di difesa dalle ca– micie brune di Hitler e i suoi assassini non furono, prati– camente, che dei collabora- 1ori del Mcin Kampf. Nel ca– so di Trozky l'assassinio fu un atto di terrorismo per poter permettere una mag– giore tranquillità al potere staliniano, pur rimanendo l'orìeinc dei mandanli un mi– stero. Ma come spiegarsi, fr::t le molte cose poco chiare dell'av,,enimento. il !atto che l'uccisore del ri,·oluzionario russo prefcrl rimanere in carcere perché, disse. .. in ARTISTI JTALJANJ * AlberidiMimìQuilici Bozzacchi prigione mi sento più si• curo•? manov, padri e figli, in una cantina, poi, per opera di Stalin la già citata uccisione di TrozRy che rivendicò la necessità delle dittature di disfarsi con la violenza dei loro e.-.: coUaboratori. Un mo· do di fare, come si vede, che in Russia vige ancor oggi. Per essere terroristi bisogna indubbiamente essere anche dei presuntuosi. Come defi– nire allrimenti degli indivi– dui che con le loro azioni vollero scri\'erc una pagina di storia e cambinre il corso dclJa esistem..a di milioni di persone, specie quando alla guida di un Paese non vi era un violen10, ma un uomo piccolo, quasi uno scheletro, do.Ila vita trascorsa in voluta povertà, colma di digiuni e di preghiere, un uomo che si chiamava Gandhi? lnfotli non vi era nessun valido motivo per uccidere il Maha1ma, la Grande Anima. Gandhi non era nemico di nessuno. Octc– s1ava i pre!pudizi della sua genie primitiva che la rende– ,,ano ignorante e supersti– ziosa. Molti degli allentati dc• scritti in questo libro disgu– starono l'opinione pubblica ::,ia per l'illogicità delle azioni sin perché mancarono delle più elementari nozioni della ~~~r~ca p~f~fg:ao d~c:~:s 1 ~ri: per trascinarsi dietro un po– polo. Molti statisti, da Umberto I a Gandhi. erano coscienti de!Ja fine che avrebbero fallo. Umberto I disse dopo un fal– lito attentato alla sua per– sona: • Queste cose fanno pane delle piccole incertez– ze del nos1ro mcs1iere •. li carattere della sommos– sa per rimettere Pietro di Serbia sul trono fu molto differente dalle altre. li mo– \·ente più impanante non fu di liberare il popolo da una tirannide ma vi furono ven– d<:tte e interessi famigliari ahmentati in un ambien1e cir– condato da belle donne e da gen_tearis!ocratica. La cospi• razione s1 concluse in una rivolta prettamente militare che, appunto per questo, fu svolta nella confusione. L'uc– cisione dei regnanti fu cli ii– pica. v~olenza orientale e gli uffic,ah dell"esercito furono più barbari di qualsiasi anar– chko: arrivarono a rubare i gioielli della regina fatta a pezzi. Nell'atmosfera di str::t– ge Gribble si attarda a de- scrivere la • condizione bor- ghese» dei regnanli: ..Sulla 1avola giaceva un romanzo fr.l?c~e aperto a metà, le pa- reti tinte di rosa e decorate con stucchi». VERBA VOLANT C. G. - Nocera Terinese: Laceranti prcblemi filosolici e una estrema tensione esi– stenziale cercano fusione e e soluzione nelle sue poesie. Ma la grande volontà è a mio a\'\'iso più gr.1ndc della sua possibilità: vorrei dirle che In poesia è un'altra cosa, se ~npessi cos'è la poesia. Qui è un grido d1c rompe il ,,erso, posso dirle almeno questo, lo s1raccia, gli impedisce di di• vcnt:ire qu;llcosa di diverso e distaccato da lei autore, un f1ro~r~~~nt~ont::::~ ~~~~l~?e impedisce il disl:.lCCO; il suo estremo romanticismo si frange in puntini sospensi\•i, punii esclamativi e interroga– tivi, che sono balbcltii, veUei- 1à, e non paesie. Un attimo che la tensione si calmi e si vigili, e qualcosa di buono può uscire. Auguroni. Enr. Bon. ?: Tenerezza di memoria e di immagini, nel– l'insieme un po' acqueo, fanno ris:iltare e fermano qualche ~ 1 ~\~o~~~~·n:,-Cb~!~tò~:;: si. Complimenti. Lavori a sintcti1.zare, ad approfondire il senrimento. Mau. De Vin., Roma: Esat· to il senso di collocazione dell'angoscia nel nostro mon· do, e spesso interessanti le sue sillabnz.ioni deluse, che non piangono più m? çlefmi– scono un'arid11à raggiunta. Un po' di calore, adesso, una rouura: o al contrario una secca definizione della soli– tudine; e siamo alla poesia. Biancam. Garof., Roma: Il :~o J'a'::,~;:,o ~ad~~~ sd~!: te!"Jzione .• Al fi8'.Jjo lt e .. Ci– mitero tra. gli u!Jvi :it mi sem• ~rano _già concluse, concluso il sentimento di soLitudine e di ~elusione. Forse dovrebbe rcs1st~re .1;1Ja tentazione di comp1acers1 nelle negazioni bauere moneta anche suu3 spcro.n1..a.per scoprire l'alter– na11va. Ma sono idee mie O_bbicttivamente, qualcosa mi piace come è, anche se trovo a_n~o~ morbidezze, roman- 11c1sm1 non tutti digeriti. CARONTE Domenica 23 aprile 1961 A CINQUANT'AN I DALLA SUA MORTE VIOLENTA * Emilio Salgari e le scimitarre di Jatta * di DOIIEIIIICQ IUGOTTI Emilio Sàlgari (p-refe-ria– mo Sàlgari a Salgàri) scom– pariva 50 anni fa. Ciaaeuno di noi ha letto nella ,ua adolescenza, molti, ae non tutti, dei suoi roman~i di avventure. Della sua vita ci siamo invece dlalnterea· sati, non c'importava gran che. Conoscemmo 1olo che mori. suicida nei dintorni di ToTino, in una giornata di primavera del 1911. I suicidi non si Ticordano volentieri; é irritante par– larne, quasi Joue cosa sconveniente, e su di eni si preferisce gettare un velo che non è sempre quello della pietà. Tuttavia ai continuano a ristampare le opere di Sàl– gari, sia pure in edizioni più modeste che non gli « in ottavo» di Vallardi, dalle belle illu.stTazioni in bianco e pero di trent'anni or sono, ed i giovani. tra un programma televbivo ed un lungo album a fu– metti, trovano ancora il tempo d'incontrarsi con Tremalnaik e Sandokan. E allora? Richiesto, non venne mai quotato letterariamente, Sàlgari ciascuno di noi se lo è comprato. come le fi– gurine. sottobanco, senza che nessun inseanante glie· lo potesse illustrare a scuo– la. Raaioni contingenti con– dizionano la sua arte. Pun– to di transizione tra il ro· manzo d'appendice ed il fumetto; contro di lui si puntarono (e lo si deve ammettere con ragione) Qli strali dei moralisti da una. parte e dall'altra quelli dei puristi della nostra bella linaua. Sdlaari non è un aurore morale, ali si contTapponeva Verne. nu– trito di forti sttcchi uma– nitari e non privo di una. linfa umoristica. che al– l'italiano mancavano del tutto. Sàlgari scrive male. solo Giuseppe Fanciulli in ttna sua c1 Storia della let– teratura per l' infanzia» (perché chiamarla cori quando v'introduce anche il nostro?) curata con Mo– naci, tentò. almeno in par· te, di salvarlo, attribuen– dogli a merito, l'incal=ante ritmo narrativo. Ma, si po– rrebbe obtettare. che fl me– rito è ncaativo. poiché in codesto ritmo si rivela una tecnica quasi cinemato· grafica che distruage il rac– conto stes,o. Gli eroi di Sàlgari han– no, è vero, entusiasmato generazioni di. ragazzi, ma 1entendo che s'aaitavano in un mondo di faL1e illusioni. gonfio ed estemporaneo. 11essuno ha mai creduto in essi. Il più letto dunque, Sàlgari, ma non il più amato. Nessuno volle più rive– derne le posizioni, e, Sàl– gari, più che un caso a paTte, per non tacerlo del tutto, piacque vederlo co– me un sintomo del tempo suo. Si di.sie cosi che era gi.unto'in un momento sba· gliato. Ma non era cosi. L'Italia fatta e inquieta. guardando a!di/uori dei suoi confini le nazioni che si erano consolidate come potenze coloniali.. ambiva anch'essa la stessa ventu– tura. L'Italia con la politi– ca di Crispi, la guerra di Libia che stava per albeg– giare. pareva colorare le proprie ambizioni. Sàlgari mèmore di aver viaggiato attraverso queali scottanti mari, si lasciò intaccare da un'epica che non era pre– cisamente la nostra. Sem– mai. mosso da uno spirito nazionalista avrebbe dovu· to ri.salire ai nostri grandi esploratori, da Marco Polo e Colombo, fino ai. grandi naviaatori ed ai. capitani. di ventuTa, e non lasciarsi. afuagire di mano la fortu– nata carta dei Savoia con due Conti, uno 1'011<> ed uno verde! Invece l'infelice pr~erì abbandonarsi ad un epica .straniera che ai reggeva malamente ,ulle ue.sta di lem:,endari buca– nieri e negrieri o fanta.,tici. eroi del Far West, tipo Cooper e Capitano Mayne· Reid. Ma. Scilaari em forse iL primo a non crede-re nei suoi avventurieri. La let· teratµra è anche e soprat– tutto /anta.ria, ma la Jan– taiia nasce ,empre da una Cf certa realtà n. ed egli in· vece volle partire da dove altri si erano arre1tati con– vinti che oltre non si po– teva andare. Cori che la sua .stessa. fanta1ia lo tradi e l'imbrigliò. Alla fine Scilgari dovette diaperare dei. .ntoi ateui eroi e da. qui U suo esilio amaro dalla vita. Se. forse, an· che uno 10!0 di eui a.ve.a· se potuto riflettere aulle aue lmpre,e. l'autore avreb· be potuto ,alvarli. invece nenuno di eui aveva un briciolo di cuore, ed ar– chibuai e ,cimita.rre ad un cert.o momento non ba,ta– no a far~ ruomo. un~ ambizione abaaliata, dunque. Dimenticarlo non e del tutto aiiuto. Fu un la– voratore infaticabile (sCTU· se 105 TOmanzi). un vero schiavo della penna; non andrà accettato ma neppu– re negato del tutto. Va guardato per quello che ha ,bagliato per poterci COTTeggere. Ed ancora di piU. compianto per quel suo ultimo ge.sto di di.rpera– zfone. pensando che. a vo– ler ben riflettere. vi um.o arandi ragioni pe-r perdo– narglielo. "Nuoviargomenti" (Contlnu~a pag. I) sono, spesso e anzi sempre. quelli che dello « stilismo puro>, potrebbero. ln qual– che maniera. direttamente testimoniare. come cosa di loro conoscenza. e con la quale hanno. in qualche misura. praticato. Tutto questo. ahimé. in un paese dove il popolo. il senso di una società. di una comu– nità sembrano essere stati scoperti soltanto nel do· poguerra. con un processo di aggiornamento che hn visto forzature di ogni ge. nere. atteggiamenti imma– turi fino alla goffaggine (non dimenticherò mai la dichiarazione di un ~"iova– ne critico. alunno della più squisita ed esclusivisti– ca scuola letteraria, poi convertitosi al marxismo. da lui fatta su una rivista letteraria. qualche cosa co· me quindici anni !a. ad un amico; al qualé si ·compi.i· ceva di far rilevare che - cito a memoria, .ipprossl– mativamente; ma i1 con– cetto è senz'altro questo - lui era sempre pronto a tralasciare studi e letture per andare a osservare il popolo affollarsi nel Libero passeggio festivo ecc. ecc.). Oh saggezza di quel mio professore di ginnasio! Un giorno che, leggendo un aforisma di Ugo Bernasco– nl. che suonava all'incirca così: « Ricordati di non la– sciare mai un uomo per un libro ». egli obbiettò. pronto e sicuro: « Secondo come è quell'uomo, e se– condo come è quel libro ». disse cosa di tale libero equilibrio che verrebbe, stavolta si. la pena che io proponessi una sua « le· zione >1! Certo. la lezione di Paolo Nediani (questo è il suo nome); neanche a far- 1o apposta. un romagnolo anche lui! Un altro di quei perso- ;:ft. cb~a cti:~t~c~erl~ forse allora che tornare, indovinate a che cosa? Ai miei « ozi di poeta italia– no•· dato che. per l'opera mla più recente. « L'Ap– pennino» (ed.ita da Rebel– lato nel '58. e. da oltre un anno. esaurita; non per ragioni d1 successo. ma semplicemente per la mo– destia della tiratura di sole 500 copie) sono anch·io ca– talogato. da Pasolini. sem– pre nel brano su citato. nel gruppo degli autori di quel– J"editore. che. insieme con quelli di altri editori. se– condo la sua statistica cri– tica. neUo spazio di queste ultime due o tre annate. hanno documentato. con la difettiva opera loro. quel « processo di regresso e di imborghesimento. che al deboli. giovani poeti ripro– pone. come modello. una sorta di provinciale neo· ermetismo». Non è - fate bene attenzione - che lui mi citi direttamente; ma risulta implicito. Perché. inoltre. quel mio • Appennino ». per riferi~ mi in particolare al poe– metto che intitola il volu– me. non ha preteso nessu· na altra qualificazione che ne garantisse un impegno di prospettiva e di indagi.· ne sociale. come è avve– nuto. invece, per « L' Ap– pennino contadino» di Pao– lo Volponi, che è un , sag– gio in versi » ( tanto per non scambiarlo con un normale prodotto lettera– rio) come risulta. con for– mula che d1rei neo-illumi– nistica. dal numero 2 della rivista • 11 Menabò ». di Vittorinl e Calvino. Chi sa. il mio avrei potuto intito– larlo III L'Appennino bor– ghese •··· GAETA.~O ARCANGELI romagnoli « tornali in ba- ,---------– st.irdi ». per dirla con la mordente autorità di Dan· te) ai quali mi piacque di richiamarmi iniziando que- ~~~r:)~i~~~i'::it1~ ~:t:r"atl; Antologie in America (Contlnua da pag. 1) fatti, un itinerario già per• corso dalla nostra esege– tica. Ma qucs10 libro non è solo una rievocazione dei più fa. mosi casi di sovversione. E' un trattato sui moventi del• l'c uomo in ri\'olta :it più elo– quente di qualsiasi saggio sul tema in questione. Jn effetti cos'è dunque un 1errorista? Lasciamo stare il terrorismo dovu10 a movimen1i organiz– zati su scala nazionale o in– ternazionale, spinto da mo• 1i\,j validi come l'indipendcn• za del proprio Paese o la di– fesa del proprio gruppo et– nico o religioso, che in que· s10 volume non sono trattati, e limitiamoci a quello che si può constatare legaendo le imprese raccolte da Gribble. Il terrorista è un uomo che rinuncia ad uno stato di fat- 10, ma in una forma non cerio passiva. InOuiscc, in• dubbiamente, sul suo carat– tere e le sue idee, la sua condizione sociale passata e presente. E~:li si trova nella situazione di aver dovuto su– bire spesso nella vitn sogget– tiva e nei r.i.pporti con il prossimo, dei comandi, delle limitazioni: di aver avuto un'esistenza frustrata, dun– que. Ed allora arriva il mo• mento che deve dire basta, ìl momento in cui arriva ad un limite in cui deve dimo– s1rare che, nonostante le ap• parenze, anche lui esiste ed è padrone di scegliere e che ,,oJendo può opporsi e far valere il diritto di non es– sere più sottomesso. 11 terro• rista agisce in modo con1.rad– di ttorio. La sua è, dn un lato, un'azione egoista perché spesso agisce in contrasto con la maggioranza dei suoi concittadini o correligion:iri per soddisfare un personale senso di ribellione verso l'au– tori1à. Ma d'altra parte non è neppure un egoista, in quanto egli, pcrsonalmeo1e, dalla sua azione ha tutto da perdere e giuoca allo scoper– to tulle le carte che nella maggior parte dei casi gli cos1ano la vita. Questi uo– mini in ri,·olta non sono dei nonn:ili assassini. Hanno il complesso dcUa pcrsecurione e sono convinti d1 agire per il bene dell'umanità. Sono un buon materiale per psicoana• listi anche se spesso oon so--– no che delle piccole pedine mosse da altre intelligenze. Non sempre sono dei !ana– t ici che :igiscono per solo istinto di rivolta contro l'au~ tori1à costituita, saggia o fol– le che sia. Non Ji turba il fatto e come» si governa, ma e che • si governa. Stare al potere è già una col– pa. Questo infatti fu il solo movente che spinse I.con Czol– gosz a uccidere il Presidente americano McKinley. Gribble lascia chlaramen1c intendere che non è certo il fervore nazionalistico a spin– gere i terroristi alle loro azio– ni. lnfaui quando Gaetano Bresci uccise Umberto I sia i repubblic.:mi che i sociali· sti ne rimasero pro!ondamen• te scossi. . Gribble spesso ci tiene a contrappuntare la brutalità delle azioni terroristiche con qualche descrizione lirica. Nell'episodio che costò la vila a Umberto I descrive vasti Léautaud e Du Gard e spontaneo. quindi infal– libile. uno di quelli a cui non riuscirei mal a fiu– tare addosso l'odore di un ambiente; soprattutto. di un ambiente letterario. Perché. come i ladri sono •pesso indotti a dichiarar· si persone oneste - peg· gio per chi ci crede - cosi certi letteratissimi si agi– tano contro la letteratura in nome di qualche cosa che. infine. si scopre di perfetto ambito e limite letterario. Tuttavia della seconda antologia, può e s se re istruttivo conoscere la vi– cenda editoriale. Nel ·57, M.B. Rolston, allievo del Dipartimento delle Arti grafiche dell'Università di Yale, dovendo documenta– re con un volume la pro. pria capacità tecnica ed artistica. si accordò con uno dei suoi insegnanti, il Pacifici, affinché il volume potesse costituire una no– vità apprezzabile anche dal lato testuale, non sol– tanto editoriale. Compia. cente. premuroso e per– suaso. il Pacifici si sobbar• cò alla fatica di compilare questa che è la prima an. tologia americana di poe– sia italiana contemparanea. Ma in quanto alle spese della composizione e del• la stampa. della carta e della rilegatura, esse sono di necessità rimaste tutte II re.aie.esiste e 11011 esiste nei quadri di Mimi Quilici Buz.z.acchi. Ella uccenna a certe distese. del 1e.vere che si snoda flessuoso sotto le sue finestre di casa. fiancheggiato dagli alberi cos, be.u geo– metria.ari ,iei suoi dipinti dalle oen11e/· late preci se e larghe. Ala il fium~. ,u alberi, le ca.se sparse sul Monle. Mario, pos1i davanti al .)UO lwnirioso st_udio, nei suoi quadri, si t•e.douo o 11011 s1 ve.dono. Però i suoi dipmti astratti non sono. Certo la pittura de.Ila Quilici va sempre più si111e11u.ando le. forme sino a raniun– gere.. mt arabesco tracciato il1 virtù di un se.usibili.s.simo fervore creativo: da una perizia 1c.:11ica dis~gnativ'! che ta tenne impe.enata da a,_m, qualtficandol~ come_ un'artista del bianco e nero de, nostrt migliori. Nella confusione delle lingue d'oggi tra realismo e non figurativo, è cosa estre– mamente difficile. per il critico distins:ue· re quelle ,,oci che nell'arte possono avere un tono personale.. Però la pirtrice Afhnl 'Quilici Buuacchi che. si prese.ntu oggi con un ben definito rinnovamento, ci mcr stra una piuura fresca di quei succhi vergini di cui l'arte attuale s'ispira per elevarsi da quel decadentismo ove è mi· brigliata: lei, 11011 disperderà le sue forze iu un'arte esperimentale poiclzé è legata alla natura da un se11timento e-Ostante per la quale è impeg11a1ada anni con tma rispo11de.11u, affettuosa be.n delineata. Nelle pitture della Quilici quhr_di,si no– tano anno11ie coloristiche intessute in fonnazioni compositive spiegat,:: con di– namica vibrazione, date sicure ria condi• scendenze intime e concordate onclle at– traverso cognizioni clre db. la pittura eu– ropeo. Nell'ultima produzio,u. i suoi quadri sono nati dopo una ricerca fantasiosa, frnllo di w, abbandono Urico cor.gegnato di sogni, speranze e pe,uieri castigati da interiori riflessioni: un ordine preciso, w, fervore sentimentali! nel tradurre la maten·a in un substrato poetico. Queste ricuche offrono possibilità aper– te. bt sensibili espressioni sin ora com· pre11de11tiun linguaggio onesto di medi• tara e approfo11dira liricità pittorica. ANNIBALE ZUCCHlNl Panicolare Siifilificato è il fallo che molti dei governan– ti caduti per mano dei ter– roristi poco prima di mori– re, come Umberto I, Mc Kin– ley e Gandhi, ebbero per i loro uccisori parole piene di umanità. Alcuni episodi narrati nel libro non si riferiscono ad un soV\ 1 ertimento di poteri, ma con una narrazione che non è mai un'arida esposizione cronacltislica, ad alcuni a\'– vcnimenti parlicolari di uno Stato, come l'uccisione di Ra• sputin da parte del principe Youssupov e dei suoi amici. La condizione di Rasputin, guaritore 1ruffaldino alla cor• te deali Zar, che eli permise di inlriaare a suo piacimen• to, prima per il desiderio delle donne, poi per quello del potere, gli costarono la vita e l'episodio dette vita a quella catena di terrore che ancor OHi perseguita la Rus– sia. Dopo quella di Raspulin vennero le uccisioni dei Ro- pra~~ erb~si dove la_ figlia (Conlinua da pag. 1) g~~~~~:3ata d~~ 0 ! 1 ~Li J:~ Tiodo !ra 1e due guerre. gli 1;1ccelli sugli alberi. men- L'autore riesee spesso a tre il padre esercita la mano tracciare un ritratto ab– che dovrà uccidere il re al bastanza vivo degli scrlt· tiro della pistola con1ro un tori che f:equenta od in- tronco. contra, a volte trova an- i delitli degli anarchici ap• che formule lapidarie per p~rte_ngon_oa delitli di logica, definirli come ad esempio gt~stifi~IJ da ideologie e dot· per Paul·Jean Toutet di !~s~tiidh~~~o d~~~e ~~ :,i: tutU gli scrittori francesi b1: quello della filosofia e deJ Novecento quello che potrebbero convalidare le lo- più sicuramente merita di ro azioni da una frase di essere riesaminato e riva- Saint Just: • Vendicare l'uc- lutato. cisione del popolo con la Maurice Martin du Card morte del re•· che non !ece in tempo a unSi:g1~e~ti:i~~~od~!Uen~~s~~ conoscerlo personalmente il delitto che era giudicalo e ma ne sentì molto parlare condannato, nei terrorisli .. fà lo chiama con giuste pa- la legge». role « petit maitre immor· ----------, tel •· Errata-corrige In principio alla rubrlrca L'angolo del linguacciuto del 9 aprile si leggeva: • Un an• no fa, fuori di queste stesse pagine ... :it. Preghiamo il lettore di leg– gere cosl: • Un anno fa, fuo. ri di questa rubrica ma su queste stesse pagine ...». Altri scrittori che furo• no la e-loria del1a Francia durante decenni: Maurice Barrès, Anatole France, Henri de Régnier, più tardi trascurati ingustamente ed oggi sulla via di un meri– tato ritorno. !igurano ac· canto ai giovani di allora: i Monthcrlant, i GJraudoux. i Drieu la Rochelle, glJ Aragon. molti altri ancora. Salvo per il polemista Henry Beraud la sua be– stia nera sul quale ha vo– luto prendersi una tardiva vendetta e per Il lugubre presuntuoso noioso Romain Rolland sopravvalutato al– l'estero ma in Francia do• po il 1914 malgrado gli sforzi dei suoi fanatici par• tigiani e del suo editore. malgrado anche i meriti di Jean·Christophe considera– to un autore secondario, Maurice Martin du Gard è fin troppo gentile per tutti. L'interesse de Lea Mémo– Table.s risiede nella scelta dei modelli. Laddove Léau– taud parla troppo spesso di autori caduti definiti– vamente nell'oblio Maurlce Martin du Gard si limita a fare il ritratto di scritto– ri di rilievo. In questo sen– so Il suo libro trova un suo pasto fra i memoria– listi del periodo brillante avanti la guerra del 194.0. GIACOMO ANTONINI Quanto ho divagato! DI· vagava. e spero divaghi ancora. perché non l'ho più incontrato. divagava sempre. perché aveva tan– te cose da dire. e una si concatenava sempre con altra. e un po' era vizio, in lui. un poco era virtù. e di– vagava sempre. dicevo. quel mio professore. La polemica lo sopraffaceva; ma. nel punto di conclude– re f suoi troppo divaganti discorsi. ne raccoglieva un fllo più semplice e !ermo. Ma ora, per l'età. sarà un po' stanco di arruffare quelle quasi inestricabili sue matasse. Vedevo. in lui. il punto in cui l'im– peto polemico scaturiva Ir– resistibile. Un umore. l'in– flessione naturale dell'umo– re. Niente da fare. Ma è tardi per tornare utilmente in argomento, In modo da concluderlo Jn misura proporzionata e conveniente; non mi resta ~h~ar~c~a1e~~~~.n P:l;i~~~ doverne rendere conto che al proprio estro, si è bella• mente pagato la tesi di laurea. Auguriamogli che l'editore Vanni di New Xork, sotto la cui sigla le cinquecento copie del Ji. bro sono state messe m circoiazione, riesca, con la vendita, a risarcirlo della pur bene spesa sommeua. ENRICO FALQUI

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