La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 16 - 16 aprile 1961

" LAFIERA LETTERAR Anno XVI . N. 16 SETTIMANALE DELLE LETTERE DELL ARTI E DELLE SCIENZE Domenica 16 aprile 1961 SI PUBBLICA LA DOMENICA * Fondnto da UMHElfl'O J<'l{ACCHJA * Di ..etto da DIEGO l•'ABKHI QUESTO UMEHO L. 100 DIREZIONE. A..\1..J.'\11NIST.RAZIONE:Roma - Via del Corso. 303 . Tel. 687645 - Amministrazione Tel. 673015 - PUBBLICITA': Ammln!strazlone. « LA FIERA LETTERARIA» · Via del Corso. 303 · Roma - TARIFFA I- 150 al ffliUlmetro - ABBONAMENTI: Annuo lire 4.000 - Semestre lire 2.150 - Trimestre lire 1.100 - Estero: Annuo lire 7.000 • Copia arretrata lire 150 - Spedizione In conio corrente postale (Gruppo I I) • Conto corrente postale numero 1/314.26 E' MORTO Ur AMICO DELLA VERITA' E DELLA LIBERTA' )f. Il raro esempio diGianiStuparich di Nella cliuìca chirurgica del– l'Università di Roma, diretta dal professor Valdom, è ieri spirato, alle ore 14,/0, dopo lunga e dolorosa malaltia, Ciani Stupariclt. Dopo 1111'011- siosa alternativa di speranze risultate vane. Al suo cape:.– zale erano gli intimi più de- 1'0li. Gia111'SlUparich era ,iato a Trieste il .J aprile del 1891 da l!adre istriano, ,Marco Stu– panclt, originario di Lussi11- piccolo, e da madre triestina, Gisella Ge11tili. Fece gli sw– di classici a Trieste (ginnasio co111w1ale) e l'Uni,·ersità fl Praga e a Fircn:..e, dove s1 Jameò 11ell'aprilc del 1915 111 Lettere e Filosofta con w,a tesi su Machia,•elli in Germa– nia, per fa quale a\leva sog– giornato a Berli110 tre me.si nel 1913. Nel ge,mmo ciel 1915 era fuggito i11 Italia e 11el mag– gio :.i arruolò volontario in– sieme con il /rotei/o Carlo e con Scipio Slataver, co111- batte11do COI/ il 1. Regg1111e11· to Granmieri di Sardegna e meritandosi la medaglia d'oro al \lalor militare per le a:..ioni 1.}ou;~o,g~,',~j~_c, ( • ~~tbb4 I~ medaglia d'oro al ,•alor mili– tare; a Trieste rcden1a mc l;1 appun1ò sul petto mia madri:, in una giorna1a di bora no– ,·cmbrina, sul piazzale della caserma dove fu impiccato Guglielmo Oberdan »). * ENRICO FALQlJI Stuparich s·era studiato. riuscendo,·i in pieno. di starsene zitto ed appar· tato. lassù nella sua Trie– ste. • amatissima e amaris– sima citta. in cui la vita è tormento e continua vig:i– lia >. ì\Ia forse anche in condizioni normali Stupa– rich avrebbe preferito con– tinuare a badare più al suo lavoro che ad altro. Non aveva infatti. respin– gendo esempi e lusinghe. rinunziato a valersi di tutti quei furbeschi e sor· elidi accor.eimenti. che pur tanto contribuiscono ad a.e:evolare e a far progre– dire. dal lato mondano. una " carriera > lettera· ria? Rendiamogliene me– rito. con la ma_e:gior di– stinzione dovuta al riserbo in tempo di scandali. me l'unico protagonista. si ritrova - in un estremo, prolungato e parco collo– quio - assieme al padre ormai prossimo alla mor– te>. Ove poi a tale unità si a.e.eiun.eano quella del "particolarissimo clima> t.riestino nel!'" epoca ro– mantica del Novecento> e quella di una generazio· ne • rappresentativa. na– ta sotto la stella della pu– rezza d'animo (nonostan~ te il frequente tumulto in– teriore e gli imoetuosi tur– bamenti del sangue) e del– le capacità di sacrificio. della incontentabilità di sé e della generosita verso .[!li altri. e illuminata - su– perati dubbi e sconforti - da una fede attiva nei valori essenziali dell'esi– tenza >: ove si oon.ea men– te alla naturale eppur ela– borata organicita che è propria dell'intimo de.eli scritti di Stuparich, si con– verrà nel considerare la scelta operata dal Quaran– totti Gambini ( Il ri.torno tlel padre: Einaudi. '61) come la "storia cli un in· tellettuale triestino tem– pratosi fisicamente sul ma– re istriano e maturato a (Continua 8 pag. 2) , - ~ . -~- , ; '1 ' ', ,' f v' i ' , / ARNOLDO CIARROCCHI: Fli:ura. (A pag. 6 un album di incisioni a cura di G. Sciortlno) /11 Trieste liberata i11seg11ò lellere al liceo • Daute Ali– ghieri• dal 1919 al /942, m,- 110 in cui /11 comandato alla Soprinte11de11w ai A-lo1111111e111i . e alle Gallerie di Trie:.te: r,iu tardi ( 1952) al Prov1 1 etlito· rato agli Studi, dove colla– borò al Centro Pedagogico. Nel /9-U /11 arrestato dalfe SS tedesche e liberato per il deciso intervento delle auto– rità cittadi11e. Nel 1945 /011- dò a Trie'ste il Circolo della Cultura e delle Arri e 11efu il primo Preside11tc. Ve,me insignito della Commenda al Merito della Repubblica. Nel 1960 gli fu conferita la me– daglia d'oro dei benemerlli della scuola, culmra ed arie. Scrisse ne, 111agg,on g,omali e periodici italiam: La Voce, Volonta. La Rivista di ,\liln• no. Con\'egno, Solnria, Circo– li, PCgaso, Pan. Nuova Anto– logia, Lctterntura. lllus1razio– nc italiana, Rassegna d'Italia. Il Ponte. Siampa, ecc. La sua prima. su La 11azione czecn (Battiato. Catania. 1915). non ftt un·opera narrativa. bensi storico-politica. Né lo fu la seconda: il fondamen– tale ~tudio critico-bio.era– fico su Sciµio Slatnper ( La Voce. Roma. 1922). Toccò dunque alla terza? Ai Col– loqui co,1 mio fratello {Treves. l\lilano, 1925)? Per trovare la sua prima vera opera narrativa bi– sognò aspettare fino al 1929. quando. nella non di– menticata collana degli Scritlori. c011temporanei (diretta dal Gromo ed edita in Tori1~0 dni fra– telli Buratti). comparve• rò i suoi quattro iniziali ma _e:ia maturi Racconti. cui nel '32 fecero segui· to quelJi di Donne 11eUa vita di. Stefano Prernuda. nel ·35 i Nuovi ·racconti. (Treves). e poi via via ~li altri di: L'isola (Einaudi. '42), Notte mt porto (Tum– minclli. '42). L'altra riva (Garzanti. ·42), Ginestre (Garzanti. '46), L'erba nocca (1st. edit. it .. '46). Il aiudizio di. Paride (Gar– zanti. '50). con una con· tinuità. im·entiva e con una compattezza espressi· va che derivarono molto della loro unita dal fon– do autobio.erafico. più o meno scoperto. sul quale furono svolti. del resto. pur con differente intensi· tà artistica. anche i due romanzi: Ritorneranno (Garzanti, ·41) e Simone (Garzanti. '53). Alle famiglie -il compito di arginare la corruzione * Nel '47 gli era sfato asse– gnato il premio "Tcsorelfo di Brera •, a Milano, µer Gine– stre. Nel 19.JB , il pnmo vre~ 11110 llSSOllllo per l'eplCtl del• · ~~c~t::;gia~~ !iro~~; 1 .d'Nefe/9si} tl premio • Casenti110 • per Il J::iUdi'liodi Parid..:. .-\Ila scadenza dei set– tant'anni. il quattro aprile. le sue condizioni di salute erono ormai. dopo tanta sofferenza. così debilitate da non consentire a.e-li amici di presentargli 2li auguri. nel timore di re– cargli commozione e nuo· cergli. Eppure sarebbe stata. più di ogni altra. ricorrenza da non lasciar passare sotto silenzio. do– po che. .eia abbastanza. per tutta la dta. Giani E tale unità C risulta– ta anche al Quarantotti Gambini cosi decisa da far,E"li ri1n-enire nell'inte– ra opera dello Stuparich "le linee di un vero e proprio romanzo. che c1ù– mina e si schiude>, a suo parere, • con L'isola, cioè nelle paj?ine in cui quel· lo che possiamo conside– rare. pure nelle sue varie personificazioni [...). co- J_ giovani debbono leggere ma non quello che vogliono * <li Jll,Al>l.lllllQ C1-IJIILI i loro personaggi esempfa. ri. positivi e negativi: e raccomando i giudizi che della vita si danno in ca– sa. àllà S!)icciolata. Ma questo è soltanto un caso. clei molti possibili. E' il caso dei fanciulli che crei:.cono nelle famiglie più fortunate. ove siano per• sane capaci di giudizio cri– tico e morale: ed è il ca– so dei fanciulli che pos– sono frequentare una scuo– la, seguire un insegnamen– to durante il quale appren• dono cose che i familiari gia conoscono, e di cui di– scuteranno insieme. Ma ci sono anche i figli che fin dai primissimi anni so– no mtellettualmente p1ù avanti dei genitori: e al– lora il libro e la scuola. può sembrare che rappre– sentino tutto, i1ella forma– zione del giovane. Sembra– re. dico: perché nemmeno in questi casi attribuirèi all'insegnamento extrafa– miliare, importanza mag– giore che a quello ricevu– to nella famiglia. Si pensa in genere, che quasi tulle le lettura arric– chiscano la mente di no– zioni. ma che talune pos– sano corrompere l'animo del lettore. Quali? e per– ché? Quelle che fnsidiano il giudizio morale. svian– dolo a compromessi. av– viandolo a sofismi, indu– cendolo ad allentare le di– fese che. quasi sempre, so– no state predisposte intor– no al giovane. per lo me– no dai luoghi comuni o dal semplice proverbiare che giungono di continuo dall'esterno. Se non sbaglio, nel pre– cedente periodo è già det– to di che cosa abbisogni l'animo del fanciullo e del giovinetto. perché nessu– na lettura o nessuno spet. tacolo abbiano poi a cor. romperlo. Infatti non c'è operazione, per quanto oc- 1chiuta di polizia censoria, che impedisca alla giovi– nezza aVida c curiosa. di venire in contatto con gli esempi che noi riteniamo corruttori. Ho avuto alunni di umi– lissima estrazione. di pa– dre e madre illetterati se non anche analfabeti. gen– te che faticava molto per riuscire a far dei figli quello che non aveva po– tuto essere essa slesso; gent~ sana. non sempre o non molto religiosa, ma (Contin~ pag. 2) LEPRIME RAPPUESh\TAZIONI ARO~IA * Autentica o falsa l'avanguardia di Ionesco? * di C.:10\TAN~I CAUt:\DOl,I Il teatro di Eugène Io– nesco (del quale l'editore Einaudi ha recentemente pubblicato un'accuratissi– ma edizione) costituisce senza dubbio. insieme con li teatro di Samuel Becket, di Arthur Adamov e di qualche altro scrittore francese, il fenomeno più interessante o. almeno. più clamoroso verificato· si nelle scene mondiali du– 'tante l"ultimo decennio. Le opere del commedio– grafo franco-rumeoo ban– no dapprima stentato ad affermarsi; ma poi hanno invaso i palcoscenici di Europa. anche quelli no– strani che sono solita· mente chiusi alle novità. In Italia Eugène lonesco è stato in principio rappre– sentato nei teatri minimi ( il 1t Pirandello ,. e i « Sa– tiri » di Roma. la 1( Borsa di Arlecchino)) di Genova ecc.) ed ha avuto in fondo scarsa o reticente consi– derazione, Ln « Compagnia dei Quattro •. che ha mes– \SO in scena Il Ri11oceron- 1e nel Tentro Quirino di Roma. con la regia di Franco Enriquez. dopo averlo recitato nel Picco– lo Teatro della Città di Napoli, è la prima compa– gnia «regolare• italiana che Includa un'opera di Eugène Tonesco nel suo repertorio. l\.Ja Il Rfr1oce– ro11tc è •mche la comme– dia più « reiolare • di Eu· gènc Ionesco, sia perché ha la struttUra consuetu– dinaria dei tre atti sia perché ha un contenuto meno provoca.torio delle sue precedenti commedie. E proprio Il Rir1ocero11re, segnando in qualche modo un regresso o una battuta d'arresto nel cammino dello scrittore. pone Il que· sito se la cosiddetta avan– guardia di Eugène lonesco sia autentica o falsa. Il tema della commedia. pur sotto apparenze estro– se ed assurde, è chiaro e lineare. In una città non meglio identificata (ma è la città contemporanea, la metropoli nella quale noi. uomini di oggi apitia– mo) si diffonde uoa orri– bile epidemia. Conquistati lentamente da una forma di osses9ione. che si esten– de in maniera sempre più contagiosa. gli individui si trasformano ln rinoce· ronti. E questa metamor– fosi. prima paventata. poi osteggiata ed Infine vo– lontariamente e quasi lie· tamente subita. non ha precise ragioni. Essere ri– noceronti (cioè non esse· re più uomini) è un'esi· genza psicoloiica. è una moda. è un fatto di mime· tismo. è un ripiego corno· do: non è una vera e pro– pria conversione. Gli in· dividui. uno dopo faltro abdicano alla propria umanità. lasciandosi tra– scinare dalla corrente che si fa sempre più impetuo– sa e gonfia. Il Rinoceronte e stata detta. e non a torto. la commedia del conionni– smo: ma sarebbe più pro· prio definirla la commedia della passività morale, della non resistenza psico· logica dell'individuo con– temporaneo dinanzi alla oppressione di alcuni miti collettivi. i quali non esprimono un ideale una– nimemente e consape,·ol– mente sentito. ma soltanto una fis-sazione largamente accreditata per ragioni misteriose. L'illustrazione acuta. scanzonata. patetica e spregiudicata del proces– so. che impone ad un gruppo di individui ragio– nevoli una fissnzione irra– gionevole e degradante. c-ome quella di voler di– venire rinoceronti abb,m– donando la dignità umana. è l'aspetto più vitale della commedia di Eugène Ione– sco. Essere conformisti è è un male; ma ancor pegl gio è divenirlo senza ra– gione. per un fanatismo assurdo e totalmente· pri– vo di giustHicazione prati– ca o ideologica. L'affermazione veramen– te Importante contenuta nel Rinoceronte è questa: molti. moltissimi indivi· dui oggi sono divenuti qualche cosa di diverso dall'uomo e non sanno neppure il perché. né so· spettano che una doman– da di tal genere possa es– sere legittima. Questo tema. attuale ed articolato polemicamente con una intelligenza non superficiale di alcuni mo– tivi fondamentali c~e con– corrono a determinare la crisi della società contem– poranea. è svolto da Eu-– gènc Ionesco con una no– tevole felicità di invenzio– ne. Nella scene essenziali della commedia il suo dia– logo è agile .incalzante. ca– rico di un impulso rabbio– so cd al tempo stesso Iro– nicamente penetrante. IL Rinoceronle è una com– media polemica ben co– struita .anche se debol– mente risolt.a. (La soluzio– ne. convenzionale. è impa– ri all'originalità della pre· messa). Ma in qual senso il testo di Eugène lonesco merita di essere iscritto ad un'avanguardia? Con alcune delle sue preeedenti commedie (La. lezione. Amedeo o come 1barazzarsene ad esempio) lo scrittore franco-nnne– no aveva dimostrato l'in– tenzione di esercitare una certa azione di rottura. so– pratutto contro i luoghi co– muni della psicologia e della problematica imperan• te nel teatro tradiz.ionale. Ma quelle commedie era– no di corto respiro e non soltanto pe:-ché si rerma– ,·ano al primo o al secon– do atto: esse pone,·ano un tema. lo enunciavano qua– ~i sempre in maniera pa– radossale, ma non lo por– tavano mai a conclusione. Erano commedie nelle quali all'eversione non corri9p0ndeva un·adeguata co~truzlone. alla polemica non era data una compiuta risposta poetice. Con H Ri– noceronte, sforzandosi di allungare il respiro e di arrivare a una conclusio• ne umana e poetica. Eugè– ne Ionesco è purtroppo ri– cadulo nei modi espressivi e nelle strutture tradizio· nali (o meglio questi mo– di e queste strutture lo hanno sopraffatto). La sua novità si è rivelata semplicemente esteriore, formale: una novita nella battuta. ma non nella co– struzione drammatica. Infatti. la domanda se •·ann~unrdia i;ll F:ugè:-tf" Ionesco sia vera o falsa può tradursi nell'altra se egli ebbia in qualche maniera modificato le di· mensioni teatrali suscitate in direzioni diverse dai Futuristi, da Luigi Pi· randello. de Bertott Brecht. E, soprattutto do– po questo Rinoceronte, ot· tlmamente recitato da Mario Scaccia, da Glau– co Mauri, da Lia An– gelerL da Valeria Morico- . ni. la risposta appare ine– quh·ocabile. Se si fa astrazione da un più pungente senso di noia per un linguaggio tra– dizionale ormai logoro ed incapace di accogliere i nostri sentimenti, l'espe– rienza di Eugène Ionesco non modifica sostanzial– mente le dimensioni del teatro contemporaneo. Do– po la rottura violentissima ciei Futuristi. l'avaneuar– dia è ancora rappresentata da Luigi Pirandello e da Bertolt Brecht: una pole– mica e una dialettica, alla quale in realtà nulla ag– giungono La lezione, Il Ri– noceronte o altre opere del genere legate più al– l'evoluzione (o alle stan· chezze) del gusto e del costume che alla ricerca artistica. UN ALTRO LUTTO DELLA CULTURA Vi1•;:ilio B1•occhi an,lato Far leggere i giovani: sacrosanto. Ma che cosa e come? Nella scuola o fuo– ri? Controllati o no? t\n– che il Leopardi si nascon– deva nel paterno ostello. per leggere in santa pace l'Ortis o altre pagine so ... spelte alla cultura e alle convinzioni di suo padre. i\Ibnaldo pensava che il figlio sensibilissimo sareb– be stato profondamente impressionato e modifica– to d~ codeste letture. In– fatti non è difficile ritro– vare in tutta l'opera leo– pardiana. furori e acca• sciamenti. echi anche for– mali. e soprattutto l'esa– sperazione di un pessimi– smo contraddetto e supe– rato nel Foscolo dalr;:\r• denti:! vitalità del biotipo. e nel Leopardi divenuto modulo perenne. in cui si accomodarono fatalmente l'ammirazione per un ge– nio letterario e la pre– disposizione flsiopsichica dell'ammiratore. ì\fa po– tremmo dire che senza cer– te lettura il Leopardi sa– rebbe stato diverso da quello che fu? L JE 'Jr 'Jr JE JR A DAL.IL ~ AN\'- IER.lCA: di GIUSEPP.l!J ZAPt•ULLA * ' se ne e Venerdì 7 aprile a Ner• Virgilio Brocchi. Aveva anni. 85 anni e fi110 a pochi gior– ni. addietro era in buone co111.Ji:io11i di salute, ranro che ,wtla faceva presup– porre una sua cosi vici,in fine. Proprio it mese scor· so aveva dato alle stam– pe. presso L'editore. Mon: dadori. L'ultimo dei suoi romanzi " [.,'esca>, che ve· ,1iva u concludere una lunallissimct e feconda at– tìvrla d, scrillore. Virgilio Brocchi era stàt0 colpilo da trna influenza alla qua– le sono seauile complica– zioni bronchia/L Data la sua età. lo scrittore non ha retto a un più forte V1roilio Brocchi era na– to il 9 r,ennai,1 ''el 1876 a attacco del male Orvigno ( Riell, da dove si trasferi ancora fanciullo con la famialia a Castel· leone presso Cremona. Laureatosi in lettere o Po· dova intraprese la carriera di inseona11te airando un J>O' tutta l'Italia da Roma a Vicenza, da Modi.ca a Milano a Bolonna. mentre cominciavano ad apparire i suoi primi romanzi. La notorietci. gli venne arande con il roma11zo • H posto nel mondo> che. primo in Italia, Ila raggiunto in successive tirature le 100.000 copie. In questo dopoguerra Virgi.lio Broc– chi ebbe a11cl1e una breve parentesi di vita politica, infatti si presentò candi· dato alle elezioni comu– nali milanesi venne eletto e ricoprì l'incarico di as· sessare. Ma la vita pub– blica. che giil aveva ten– tato nel primo dopoguerra, 11011 era fatta per lui e si ritirò a Nervi con la mo– q/ie e la figlia. Nel aen– naio del 1956 proprio in Nervi, suo ultimo "appro– do> come eaU amava de– finirla. Brocchi festeggiò le nozze d'oro con la let– teratura ed in quell'occa– sione gli furono attorno in molti, venuti da Genova. da Milano e da altre città. con a capo Arnoldo Mon• dadori, L'editore di tutte le sue opere. Dunque. 1\lonaldo aveva torto. Incolpevole. ma re– sponsabile con la madre di aver generato il figlio com'era (se d'altro non po– tessimo imputarli). avreb– be voluto rifarlo o trasfor– marlo mediante la lettura? Un ideale pedagogico da cui. con gli .inni. mi vado malinconicamente allonta– nando. anc-~e perché. mae– stro e osservatore dei fi. gli miei e degli alunni af. fidatimi. mi sono costretto a veder meglio nel giovi– netto che fui. Che cosa leggevo, da ragazzo? Che cosa hanno sempre letto i miei alunni? Posso ri– spondere abbreviando: tut– to ciò che corrispondeva agli umori del momento, agli appetiti della fantasia e della mente, che oggi mi sembrano nati nei primis– simi anni di vita. con le• esperienze quasi inconsce. con le scoperte irragiona– te che nessun progresso della .ragione riesce poi a obliterare. Ecco perché sento di do· ver raccomandare. non tanto la scelta delle let– ture e degli spettacoli per– messi ai figli. quanto la esperienza della vita, in cui essi trovano sempre Gli Sta~i Unitì alla riscoperta dell"Italia Il centenario dell'unità d'Italia è stato celebrato e continua ad essere ri· cordato in America con una simpatia. una com– prensione e un entusiasmo senza precedenti per simili ricorrenze riguardanti al– tre nazioni. I rapporti tra i due Paesi non sono forse stati mai così cordiali co· me oggi. e mai come dì questi tempi in tutti i set· tori della vita americana abbiamo assistito a mani– festazionì di così vivo in– teresse per le attività cul– turali. industriali e sociali dell'Italia. Abbiamo avuto ed ab– biamo celebrazioni ufficia– li improntate a una sim– patia cosi evidente che non ha mancato di esser notata dalla stampa. e celebrazio– ni private che hanno su– scitato ovunque favorevo– lissimi commenti. La ma· nifestazione ufficiale più rilevante ha avuto luogo a Washington il 16 marzo con una cerimonia svoltasi nel!'« auditorium >1 del Di· partimento di Stato alla presenza di uno scelto gruppo di invitati. e resa solenne dal discorso pro– nunciato dal Presidente Kennedy. Era stata orga– nizzata da un apposito co· mitato di americani di ori– gine italiana tra cui il se– natore John O. Pastore del Rhode Island. i quattro governatori John A. Volpe (Massachusetts). John A. Notte (Rhode Island). :Mi– chael V. Di Salle (Ohio) e Albert D. Rosellini (Wa– shington), e dodici membri della Camera dei Rappre– sentanti che hanno la stes– sa origine. Giunsero per l'occasione messaggi del Presidente della Repubbli· ca. Granchi. e del Presi– dente del Consiglio dei Ministri. Fanfani. Furono pronunciati vari discorsi. tra cui quelli dell'amba– sciatore. Manlio Brosio. e Gaetano de Martino; e i cantanti italiani Renata Tebaldi e Franco Corelli cantarono alcuni brani di opere. Ma si capisce che ciò che diede un carattere parti– colarmente importante alla celebrazione fu il discorso del Presidente Kennedy che non riportiamo perché già conosciuto. Ma importa rilevare che i più impor– tanti giornali degli Stati Uniti si sono occupati del– la ricorrenza con articoli di fondo che hanno esal– tato non solo il Risorgi– mento ma anche l'Italia d'oggi. Quello .che è però l'even– to più notevole. dal punto di vista culturale (a parte le varie manifestazioni che hanno avuto luogo ovun– que: recite, conferenze. mo· stre d'arte, etc.) ci è parso realizzato dall'importante rivista culturale « Saturday Revlew )1. la quale ha de· dicato quasi l'intero fasci– colo dell'll febbraio al cen– tenario dell'unità italiana con parecchi articoli di ec· cezionale interesse che an· drebbero tradotti e fatti conoscere in Italia. Hanno_collaborato a que– sto fascicolo speciale: John Ciardl. «poetry editori, del· la rivista stessa e noto traduttore di Dante: Gior- ' gio de SaotiUana. profes· sore di storia e filosofia della scienza al Massachu* setts lnstitute or Techno· logy, e autore di un note· vole volume su Galileo; H. Stuart Hughes. noto sto– rico e professore alla Har· vard University; Ada Loui– se Huxtable. scrittrice spe– cializzata in architettura e disegno; Katharioe Kuh, 1t art editor 11; della rivista: Hollis Alpert. critico cine– matografico; Sergio Pacifi· ci. professore d'italiano alla Yale University; Horance Sutton, «trave! editor,, del– la rivista; Irving Kolodin, crjtico musicale. Inoltre il fascicolo conteneva un arti– colo sull'Italia d'oggi do– vuto all'ex - ambasciatore americano James D. Zel· Jerbach. Particolarmente im'por· genio' Italiano. polltlco,'·ar– tlcoH di de Santillana e di Stuart Hughes nei quali il genio italiano politico. ar– tistico e letterario e gli eventi storici italiani dai primi del secolo scorso ad oggi sono esaminati e di– scussi con molto acume e con larga visione filosofi.ca. La rivista contiene inol– tre un elenco di recenti v o I u m i che riguardano l'Italia: traduzioni. antolo– gie. opere originali di va· rio argomento. Come parte della cele– brazione va notata la se– rie di conferenze sull'Ita– lia risorgimentale teoute all'Istituto Italiano di Cul– tura per iniziativa di Fi– lippo Donini. addetto cul– turale all'ambasciata ita– liana. Di eccezionale inte– resse anche la recita. in inglese della commedia di Pir'andello; u Il Gioco delle Parii 1), data per varie sere di seguito al Gramercy Arts Theatre di New York. A Filadelfla è stato or· t:anlzzato un « Festival of Italy )1 con interessanti mo– stre d'arte. di prodotti in· dustriali e dell'artigianato. proiezione di ftlms italia– ni. concerti. conferenze. etc .. per un lungo periodo di tempo. Il centenario è stato quindi un'occasione di cui si sono giovati senza reti– cenz.e tutti coloro che in :\merlca amano l'Italia per quello che !'Italia rappre– senta nella storia. nell'ar-– te. nella letteratura e. oggi. nel campo industriale ed artistico. Possiamo esserne lieti anche perché molli ame· ricani che conoscono ben poco o nulla dell'Italia. neanche dell'Italia fisica, sono stati abituati da cir– ca un secolo a giudicarla dagli aspetti meno belli of– ferti dall'immigrazlone in massa. Le celebrazioni del centenario sono giovate a presentare a costoro un'Ila– lia del tutto diversa. di cui non è lecito ignorare. nonché la storia, la lette– ratura contemporanea e la produzione Industriale e commerciale.

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