La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 8 - 19 febbraio 1961

Domenica 19 febbraio 1961 LA FIER~ LETTERARIA 'J[' l-ì\CC Jl~ lf DI. §CJ~)['J[''JCOJRJl JL 'J['.A\.LlLA\.N J[ * "I muli del Monte Athos" * di VITTORIO G. ROSSI ~ Baldo e nobile destriero,, ,eli dice,·o. Er~ un mulo. ma io lo chiama,·o dc– stnero. Anz_i il m~lo e rasino sono i soli destrieri coi quah. 111 particolari e inde– rogab1h c1rcoslanze. io mi metta in un raJ:'p~tto tanto strello. come quello di sahrc1 sulla schiena e f.\rmi portare. Il cavallo per mc e un po· troppo destrie– ro. anche i cnvalli che hanno tradizioni abbastanza ra.ssicuranti. come i cavalli che da lunghi anni tirano onore\·ol– mente carri funebri o furgoni dei tra– slochi. :'\'oi si sa mai quello che passa per la testa di un cavallo: anche quando e decrcp1to. dà l'idea che possa tutt'a un tratto riprendere fuoco e tr.amutarsi in velocità e salti d'ostacoli. Già andando con la corriera da Salo– nicco alla Santa :;\fontaj:?na. osservavo con interesse i muli che si \·ede,·ano nelle campagne; non C un'osservazione che io faccio con frequenza. Pastura– ,·ano l'erba dei prati tranquillamente. ccme se le()?essero un libro divertente: non avevano scatti e frenesie di nes– suna specie: erano simpatici muli. Era– no anchc piccoli muli. le loro misure erano !--Oddisfacenti: erano muli d:t pic– cole cadute. e Però se i monaci hanno asini. io andrò con gli asini,. mi dicevo. L'asino e un nobile animale: è pieno di cose filosofiche. ma se le tiene dentro di sé cosi non annoia nessuno. E ogni tanto l'asino si ferma: nessuno ha mai capito la ragione di quelle fermate improvvise delrasino. forse si ferma per meditare. anche l'uomo ha questa abitudine. :\Ifa è sempre mctlio. mi dicevo. essere su un animale che fa un'improvdsata fer– mandosi. piuttosto che ~u uno che la fn mettendos:i a correre. O~ni volta che dovevo andare da un monast~ro all'altro. se non potevo an– darci con la barca. e·era la ::,loria del mulo. l monasteri sono venti. Poi ci sono le e skita >: sono piccoli villag~i di mo– naci. dipendono da un monastero: ci sono le case dei monaci. attaccata a oimi casa c'c la cappella. Il posto dove sono e sempre molto bello, mn come pano– rama: io lo guarda\'O dal basso. poi mi dicevo: e Non fa per me>. ~li pareva di vedere il mulo inciampare. e non cadere per t!.'rra. che- era pietra. cioc solida. ma precipitare nel mare di sotto. portando nel volo e conse,1?uente immer– sione il carico prezioso che aveva sulla schiena che ero io. Da un monast~ro all'altro c'era una strada: di solito essa cominciava bene. Cominciava come quei pezzi di strade romane antiche che ancora conservano a Roma con tanta cura. e fa un piacere immenso camminarci sopra e andare a conQuistare ,1?li imperi. ma prima si va dal calzolaio a farsi riparare le scarpe. Poi la strada di\·enta\'a un brutto sen– tiero: poi se~uitava diventando scn1pre PCl!gio. era come il fondo di un ruscello asciutto e sassoso. o un ta,1?1io nella roccia. e nel t:1glio c'erano ciottoli e altre pietre instabili Quando facevo la strada col mulo, avevo le mie preoccupazioni: ma pen– savo a cosa sarebbe stato. se avessi do– vuto fare la strada a piedi: allora mi pareva che il mulo a\'esse la importan– za storica delle caravelle di Colombo. e Come si vede che il mulo è il prodotto ·li un felice incrocio - mi dice,·o -; riunisce in sé le forme sobrie ed ele– ganti del cavallo e l'intelligenza e la nobiltà di sangue dell'asino>. E mi met– tc,·o ad osservare dove avrei messo le li massiccio monastero di SImon Pietra, sul Monte A1hos, con le sue celle e le balco– nate che strapiombano sulla roccia. L·insleme è mistico e orrido zampe io. se fossi stato mulo. e il mulo quasi sempre le metteva dove le avrei messe io. Io ero molto fiero della mia intelligenza. Allora ero anche preso da una tene– rezza per il mulo. Il mulo mi diventava un caro amico. sentivo di voler,l?'li bene; nei momenti in cui le cose andavano particolarmente lisce. avrei voluto dar– gli un colpetto amichevole su.I collo, ma mi trattenevo. non si sa mai come la può prendere mi dicevo. E poi io ho l'abitudine di non mettere mai le mani ne,1?li ingranaggi. Però cercavo di sedere sopra di esso con tutta la dignità che potevo: questo non impediva che la fi,!!l.lra di Sancio Panza mi venisse fre– quentemente davanti. Somij:?liava straor– dinariame11te alla mia. ì\la c'erano anche momenti perturbati: allora dicevo al mulo: e Bravo mulo, fa 1I bravo. So che tu sei capace di eroismi, ti hanno anche fatto i monumenti: ma se ora ti viene quella voglia. rimandala. A me gli eroismi piace leggerli>. E guardavo con occhj imploranti J.'agoyàti o mulattiere: in mano avevo la corda legata al muso del mulo. non ho mai capito che cosa dovessi fare con quella corda. cosi la lasciavo pendere blanda– mente: ma in quei momenti perturbati. la offrivo all'agoyàti, lui non le prendeva ma faceva un grido. il mulo sospendeva i fatti eroici. io pote\·O riprendere la mia dignità. Solitamente l' agoyàti era un vero apoyàti.. cioè non un monaco ma uno del mestiere: faceva l'agoyàti dei mo– naci. l\la quando discesi da Karyes al monastero di lvìron. mi diedero un no– vizio: era un ragazzo. era giallo di faccia e patito. pareva vomitato dalla balena. Doveva intendersi di muli come me ne intendevo io: si mise dietro il mulo. il mulo doveva avere l'impressione di es– sere in una ,e;iornala òi libertà e di divertimento. andava dove voleva. Quan– do c'era un muretto. mi ci portava a strisciare contro per tutta la lunghezza: quando c'erano piante spinose. mi ci metteva dentro. e strofinava. Il novizio faceva dei gridi come un vero C1goyàti: ma il mulo senti\'a il dilettante. non teneva nessun conto dei ,!?ridi. sej?uitava a deviare, a iprendere solchi che fini– vano contro una roccia. come se mi portasse su un binario morto. La strada era orribile; non pareva una strada ma una cascata di sassi; era in discesa. diventava sempre più di– scesa. a un tratto dh·entò un piano inclinato di lastroni di selce. I lastroni erano levigati. scintilla\'ano come me– tallo. e Per legge fisica. nessun corpo. neanche Quello di un mulo - mi dice– vo - può fare presa su piani lisci e inclinati come questi. E se il mulo sci– vola. io vado a fermarmi in paradiso>. Io volevo semplicemente arrivare a l\'Ìron. A w1 tratto vidi un uomo che scen– deva a piedi: aveva una grossa bisaccia a tracolla. Parlò col novizio: capii che voleva appendere la bisaccia al basto del mulo. Notai che l'uomo aveva una bella e appropriata faccia cli mulat– tiere: dissi con sollecitudine: e Appenda pure la bisaccia: appenda. appenda>. Se c'è la sua bisaccia appesa al mulo. pensai. lui sta accanto al mulo: infatti sentii subito che le cose stavano cam– biando. L'uomo prese lui il comando, gridò qualcosa al mulo: le bestie sono come le macchine. sentono )a presenza del tecnico; il mulo ora andava coi capricci e le peripezie ordinarie dei muli. 11a per avere un mulo. c'era sempre una storia di trattative e discus– sioni coi monaci: mi pare\·a di essere crociato che parte per la Crociata. Io dicevo ai monaci, e mulàri. mulo>; i monaci dicevano, e niente mulàri >: io continuavo a dire mulàri, e mostravo il sacco da portarmi sulle spalle: qual– che volta infine il mulàri me lo davano, altre volle mi toccava andare a piedi. C'c;ra da salire o scendere. e scendere era anche più brutto che sali re; erano colline, ma per i miei alpinismi. erano le Dolomiti. irado sesto. Dal monastero di Xiropotàmo al valico andai col mulo; io ero persuaso che sarei andato col mulo anche dal valico a Karyès. che è una malvagia. discesa. Ma al valico l'aQOIJàli fermò il mulo. mi Ieee segno di scendere; staccò il mio sacco dal basto. lo oosò a terra. poi voltò il mulo e parti. Io ero solo. col sacco, i boschi e quella discesa pietrosa che s'inoltrava nei densi boschi. e la notte che cominciava. Dopo un po' la notte venne tutta in– tera; allora fu come camminare nell'in– chiostro. Non c'era luna: la luna c'C quando non serve. mi dicevo: allora riempie il ciclo con quella sua faccia stupida. Ero molto irritato con la luna. Una curiosità: un fogll~tto del notes di Roul scritto a bordo d~I mulo, 5alendo la dura rampa rocciosa .fino al Monastero Intanto scendevo. e non sapevo dove mettere i piedi: brancolavo, barcollavo. inciampa\'O, scivolavo. mi pareva di scarpellare i sassi coi tacclti delle scar– pe: rami e ·cespugli uscivano fuori nel– l'oscurità. non visti mi toccavano: pen– savo che mi sarei perso. sarei morto di sfinimento in un bosco. poi nvrebbero trovalo le mie ossa coi funj?hi accanto, avrebbero detto che ero un martire del– la devozione. nei monasteri avrebbero fatto grandi funzioni per mc. Ma io non volevo nessuna di queste cose. Perciò ogni tanto mi scappava una parolaccia. e E ndesso come faccio > mi dicevo pieno di pentimento: ero in terra santa. Ma oramai la parolaccia era detta. non potevo riprenderla e mettermela in tasca. Alle- dieci della notte vidi giù in basso i pochi squallidi lumi di Karyès. e Se perdo il paradiso - mi dicevo - sarà per questa maledetta discesa>. Sono .sempre le piccole cose che guastano le grandi. ][ VJINCll'Jl'ORJl DELJLA '"" PENNA D" O.RO. ,,, * PBOFll,JfJ DI EMILIO CECCHI It prosatore Pur costantemente incline alla esigenza di rendere originale ogni intuizione. Cecchi non si abbandona mai all·estetismo, non s, lascia ma: sorprendere dall'artifi– cio; e misura l'effetto stilistico fino allo estremo limite, come fosse preso dal profondo dovere di rispettare le esigenze del tempo: dare cioe alla frase una durala ed una giustificazione. E quando il paesaggio o !I personaggio che lo col– pisce si fanno invadenti. quando la vicenda lo assale attraverso tutti i sensi, egli provoca la fantasia, alliela la descrizione con suoni e ~igure che emergono da una lontananza spirituale con un tono che ~ppartienc sia alla parola che al pensiero. Egli può scrivere su tutto; eSplora il fondo vario di un continente come i segreti di un libro per scoprirvi l'essenza: per indicarci, con un lessico modulato, la -sua quaLta. Ogni frase. allora. risulta inventata; ogni immagine è l'espressione di una ritrovata realtà; tutti gli umori e le cadenze scaturiscono ~a una disposizione dell'intclli<>enza critica e dalla mtens1tà dell'istlnto poe– tico· com; se in lui fosse desta sia una facoltà critica che' una facolt3 medianica. Ecco le ragioni genuine che rendono il suo stile teso, contratto. animato da un allar– me lo<>ico e da un'alta tònaI:ta lirica. Emilio Cecchi è uno scrittore tipicamente italiano, se :.i fa eccezione di certa segreta ironia: quell'arte delle sfumature che è degli anglosassoni. Sa dove dosare il tono elegiaco e dove accendere quello Ironico ~ fant~• stico. Prolunga l'idillio nella favola e corregge 11senti: mento con un controllo logico. Se evoca paesi lontalll; fi~ure d1 donne, personaggi della fanciullezza, oggetti re 0 ali O d:pi:Hi, non si abbandona mai ~ riteri.mentì'_ b:tn~– li. La sua prosa tocca sempre l'essenziale; vibra c1oe, IO uno spazio che accoglie solo ciò che si. rivela con fam;– lianlà e ciò che propende all'enigma 1n un tempo che trascrn.i con sé l'onda di un sentimento assoluto. E anche quando lo scri.ttore ~e.mbra che indugi sull~ cose qu_asl ins:gnilicanti, IO ver1ta scopre quei rapporti pr?fond1 e complessi che legano le immagini a tutta la vita. L'opera crilica Se con la pr6sa Emilio Cecchi ha contribuito _ad arricchire di nuove possibilaa sintattiche ed espressive la lingua italiana, nel .campo d~lla critica ha dimostrato di filtrare gli elementi di un l:bro come si filtrano gll * di _llAIUNO PIAZZOLL.A I element! di un paesaggio o di un personaggio. Infatti, al culmine di una lettura ettenta, fatta con rigorosa pazienza e con spirito duttile, Cecchi colloca il suo çauto giudizio critico, senza pertanto dedurre da una teoria estetica congegnata a priori quegli elementi di valutazione che, :n sostanza, invitano il critico a capire in modo più profondo, anche se meno dottrinario, l'autentica poetica di uno sc1;ttore e dì un poeta. Questa condizione di elevato ed intelltgente liberali– smo estetico, che può sembrare un limite, si è invece mostrata efficacissima proprio sul piano della obietti– vità del giudizio; ed ha permesso al critico le inven– zione, saggio per saggio. di un linguaggio aderente alla sostanza ed allo stile di una opera d'arte; un giudicare per impressioni vere e meditazioni, senza mai cadere nel formulario dogmatico del critici legati direttamente ed indirettamente ad una ideologia. E c'è qui da credere che Cecchi, contrariamente a ciò che ha tatto per la critica letteraria Benedetto Croce, ha certamente considerato più che l'autonomia dell'arte, ciò che lo avrebbe legato alla teoria dei distinti. la concreta complessivHà dell'arte intesa come atto dello spirito. E non si tratta qui di sfumatura filosofica, ma di una reale apertura verso una intelligente compren– sione di tutte le arti, e in particolar modo di quella fenomenologia d'uno o più stili in cui si matura, in modo genuino, la genesi della creazione. Arriva all'estetica !orse attraverso Leibniz e Bergson; ha cioè come zona autentica di indagine eritice quelle forze segrete - percezioni ed Intuizioni - che rive1a– no la irrepetibilità del fatto poetico. E Leibniz e Berg– son non sono semplici presupposti filosofici di natura astrattamente spiritualistica, ma sono tan1;enti che han– no aiutato Il critico a penetrare quella vaga inquietu· dine umana che si riscatterà, attraverso la poetica, in un determinato stile. Jt concetto dell'arte L'arte è per Cecchi innanzitutto architettura, stile e invenzione intensa; e va perciò giudicata in virtù di questa sua natura, quaUtativamcnle diversa dalle i-stan– ze ideologiche o storicistiche che sono d'ordine pratico. L'arte è sì nella stwfa, ma ha una inlema dialettica - piano delle autenticità irrepetibile - e va giudicata con gli cl~mentl espressivi che le sono propri. li giudizio critico si muove mettendo in rilievo tutti i valori delle !orma; e, via via che si completa, dallo stile passa a capire l'intenzione, il mondo recondito di un poeta, fino a toccare quello slancio interno che è poi la storia di un autore, non riportabile e. nessuna ragione ideo– logica. Soltanto avendo una concezione qualitativa della creazione, Cecchi è riuscito, molto meglio degli altri cri– tici, a individuare il valore artistico di una poesia, di un romanzo, di un quadro o di un ,paesaggio. Si può però obiettare che anche questo è un metodo. e, come tale, va inserito In un momento della cultura italiana cd europea. Ma c'è metodo e metodo. Se un metodo deve avere come obiettivo la sistematica alterazione di un artista sol perché I contenuti e lo stile di questo artista non rispondono ai canoni ideologici coi quali si crede di poter giudicare ciò che ideologico non è, tale metodo è fondamentalmente errato S! veda a tal propisito il saggio critico del Cecchi sul Pascoli e quello di Croce sullo stesso poeta. Cecchl scopre la poesia del Pascoli, mentre Croce - costretto ad essere coerente alla sua estetica o al suo metodo critico molto discutibile - non soltanto la str'onca, ma proprio nei giudizi in cui pare più incline all'indulgen– za non fa che ricalcare il giudizio precedentemente espresso sul Pascoli dal Cecchi. E mentre il Croce, rimasto legato alla sua critica limitativa e, diciamolo pure, ristreltiva, scrisse saggi esteticamente poco validi su Leopardi, Baudelaire, rum– baud, Mallarmé, Holderlin e su altri poett autentici, Cecchi, che non si è mai allontanato dalla originarla sa– pienza letteraria ere_ditata con amore, gusto ed equili– brio da Leopardi e dai saggisll Inglesi, organizzò li suo lavoro di scrittore e di critico su Idee suggerite da una cautela esemplare e da una positiva precauzione, frutto, questa, di una profonda e varia esp erienz a di artista, di uomo e di studioso. E si può sen2.' alt.ro aggiungere che l'essenza in Cecchi di un'estetica ap rioristica come quella del Croce, coslitul e costituisce ancora oggi il segno di una apertura umane e spirituale verso le pos– sibilità più valide non soltanto della letteratura, ma di tutte le 0rti le quali, sempre, rendono memorabile qual– siasi civiltà, LETTERA DALLA GERMANIA * Poesia in briciole * <li GH,IJtl .lltJSA :;on un certo (e, m fon- tant.i i,piegcai"11i, ese mpli- do. ingiustific~o) stup(X°e flcate '1a poes.e del t.ut" ..o ~opro ogni tanto delle tor- aderenti alla teo:-.:a. Eoc<me me di provinciali.:.mo nella una: e montagne e le chia· nuova letteratura tedesca. rita e le chiari:à / monta- cosi evidenti, addirittura gne vino e le chiarità / e le così ingenue, da risultare chlarità vino v~no / monta- e patetiche>, e che mi con- gne mont~gne v-:no / del ~lana dei provin<::ialr.:rtnl. sole go;e / dei çidi sole / molto meno g::a,,·L nostr~ni. w:e gridi gridi / dei dei Accanto alle correnti che gridi // vino mootaiJle e le proseguono. rinnovandola ch1a.ntà/ / gridi df"I so:e >. la tradizione nel:e sue va- E Peter Hamm. con al:n rie espre.!IISrioni (naturali- tffli analoghi. e C.F. Claus ;mo. reahsmo. neoromanti- con testi • .unno come: c'5mo, ncoespressionr.lmo: e vvvvv e nnnnnn to >, o ogni c!assifioazione ha i coMOnant1 t-eminate ne:la .~uoi e.:.ponenU) e~iste an- pagina. ;,; uni~o. oon pa· che una zona. \'aciamente reochi altri che n<m s:o a definita dai critici. che noi nominare. alla maggiore italiani potremmo ctriama- concretizzazione della teo- re, semplicemente. speri- Ma. mentale: uno sperJmentali- Quando un uomo. del re- smo dj derivazione su.rea- ~to assai inte,l-ligente e mo- listica alla Breton. o all'A- demo. quale Wol~ng Wey– polline.ire. o puro dadai· rauch. tenta una di!~a di smo, o. se si vuo:e chia- alcuni di loro. sembra che mare cosi. vocalisno e con- si arrampichi sug~. specchi: r.onanlismo (essi parlano d e il fatto si giustifica w:o poesta-suono). con l'osservaz.ione che. m- Esempi ne haJV1o. i poe- caricato di «>mpilare un'an- ti tede3Chi d'o::gi, nella lo- tologia della liriea dopo il ro stessa t.i'adizione, in '45 (Expeditionen, List-BU- Hans Arp. 0 in Yvan Coll. cher. )-fon..co). non .,j ~n- o in Christian Morgenstern te di dichfarare al lettore: (nel quale. però. è un ae- e Sta' attento; molti di que- cennato fondo ironico in- "!-,tiche scrivono \'ersi non confondibile). Ma se nel hanno niente da dire e va- 1918 Raou1 Hausmann seri- gano ne&li •assoluti,,. Ma veva le sue prime poesie- chiede Invece: e I poeti po- suono. e dice-va: e b b b b I trebbero scrivere oggi poe- N' M O un m' 0 n O u m sie simili a vetrate dipin•e? onopuh / panne> ecc. ).-1a i vetri de!le loro fine- ecc. (questi ecc. sono miei). su-e - e le \·ostre anche - in una sequenza (non cer- non sono andate in !rantu- to!) alfabe:iica. tutto ciò mi ieri? Adesso per lo più :te::O~~ q::=~~~ :- -:~i ~e dsiar~~~:o i~~~~i~1:. anru ra. nel temp0 de l.le ri- Perciò e giustificato i! fat- vclazion:i e delle rot tw-e. to che la poesia (di alcuni, nell'esigenza innegabile che natu:-almente, degli spen- pretendeva. forse. di sco- mentali) sia una accozza- prire l'America. ma che. in glia di frantumi; e quindi parte. realmente la sco- ri3pecchia la realtà. priva. Ma da una e pco~ia ,. co- :\J-a che oggi. dopo una rz:.!tt~ueàl:l d~olu~em~!~~: guCl'ra quale fu l'ultima e e Il nero segreto / e qui / che• nella Germania ha la- qui e I il nero segreto,. (e sciato tracce tuttoca ben la poesia e finita) che cosa vi-srbili. dopo il nazismo ricaviamo? O da altri gio- coi forni crematori. dopo Io chi di parole ~imili a scio- scoppio atomico a Hiroshi- glihngua, come da qu~ta. ma (appunto per questo, de! medesimo autore e me- dicono loro). e. anche. do- desimo Libro:.._ e PAROLE po faffim:menr.o ou!.turale SONO OMBR~ / ombre di- di tutti gli uomini di lette- vengono parole // parole re o che. almeno. leggono. sono giochi / giochi di\'en- ~t~v~/ :sp~f;ef1rv~~ gono parole // sono om- suoni voc~l'ici o con pa- ~~fcp~~i/ Jt·:~";~~ rolette-p~e. questo. ap- parole / divengono parole p_unto. puo ~u~1re: m; ser -1,mbre /f-s<}no p a.role-.. om– r1_flet~o '"!gh~. n~ tro\o I~. b:-c / divengono gioe.hl pa– g1ust1ficaz1one. I_mcapac1ta • t·ole // iono pjrol~ gl& chi /-- (o la ~on_·v~lont~) del rea- divengono ombre parole ,. le, qumd1. l evastone. (evidenlemenle è una poe- .Es.ìstono rriviste specializ- sia tabeHare)? zate per quC3te scril'~wire Un'impressione d'.unpo- b.ilbellate e per questi tenza. eva.,ziVltà. provincia- acrostici (ad esempio Nora. llsmo. Appunto pro,,ncia- di Monaco, diretta da von Oraevenitz e Morschel). spesso i1lustrnte da pitture e quadri altrettanto balbet– tanti e ''concreti''. allar– gando l'aggettivo dall'arte ~reati~fc~:~an~sl~n(~i; SABATO 4 FEBBRAIO osmosi operosa di idee. •Omei!• è il titolo del- Esistono quindi veri e ~f~ic~~o Ji N~~~~~:o. f~~~; propri gruppi di alleati in destino quello dell'uomo Eric difesa di queste ''poesie". Blair e dello scrittore Geor- le quali. a dire il vero. ge Orwell che furono la stes- non sono sempre chiamate sa persona. Solo nell'ultima poesie. ma prendono no- f.ise, poco prima che una ml diver:?i, co,rella.:ioni, prematura morie mettesse articolazioni. testi. campo- fine ai suoi a:iomi. Giora:io sii-ioni. combinazioni. se- Odwcll riuscl come scriuorc condo gli intenti. i finì. e le a c,•adere da se stesso,. so- sfumat.u.re teoriche (non so- st~~Oo Anst1~~!~i. foglio Dario n o un unico grupp0 ques'..i Cecthi definisce Soldini poeti; sono divisi in varie • mordace pillore della bdle sezioni. con diversi pro- époque •· grammi e bas.i teoriche. e molte riviste e rivistine). ;\la tutte queste defirrizioni indicano. come dteevo. un unico atteggiamento evasi– vo. nella retoMca della pa– rola e del suono che crede di es..<.ereantiretorica e ri– voluzionaria. ma che non opera alcuna rivoluzione perché non porto idee nuove. Esa.:;peratamente e mo- òerni • e e spregiudicati •· so.no in realtà vecchi e con– ser \'a.:.ori: credendo di rin– novare l'aria di casa. chiu– òono le finestre e bruciano ossicini di gatti morti. sa– crificano con llstellc di car– ta ben ritagliata. cont.inua– no a tenere sotto al naso. per ispirarsi. sacri testi che sanno di polvere. Stupenda l'attuazione delle e poesie con tabelle,-; H compositore sceglie pa– role. o griuppi dì parole. che siano interocambiabili fra • loro e che ad ogni nuovo I accostamento e dànno un altro contenuto semantico,., Scrive poi un certo numero di queste parole o gruppi di Racconto di Michele Prisco su II Resto del Carlino e ser– vizio dj Giannino Zanclli per il libro di Prezzolini dedicato alla Voce. DOMENICA 5 e i.A uotte del coprifuoco > è 11raccorrto della domcmca del Giorno. E' d, G. Gaspare Navohta,10. Sul Corriere del– la Sera si dà notr:ia, ,mam– ma, ancora dei ma11oscr1tti di Pastemak che a \losca non ,•o,:liono si pubblicJuno. Fra11cesco Bnmo sul Roma tratteg,:1a la figura di Um– berto Fracchia e parla della nascita della Fiera Lc1teraria. LUNEDI' 6 Ampio· sommario culturale presenta l.'lll11.stra:io11e Ita– liana. Giorgio Zampa fa un lungo senrizio su Robcrt Mu– si!. la sua vita e la sua arte; M!lrco. Valsecchi traccia pro– fili biografico - interprc1ati,·i d_cipi11ori Morloui, Cassina– n, Afro e Burri; Nino Frank, da Parigi, fa un servizio su Aragon: Elemirc Zolla parla ~clic leuerc di Freud; Giu– liano Gramigna di • La Far– falla di Dinard • di Montale· il racconto è di Marcello Ven~ !uri con illus1razioni di Aligi Sassu. MARTED!' 7 Pietro Citati recensendo sul Giorno l'ull11110 libro di Ar– basino .• Parigi o cara•• dice: e Ma vre,ie wi dubbio: lo sa propno, Arbasi,io, che s, sta occupando di sc,occhei.:e e d1 cose morte, alle quali ha de– ciso di infondere vrole,uemen– re 1111 so/lio d1 vitalitdJ Fmge davvero d1 sembrare ,m cro– msta mondano, che btvcnta e celebra un mondo 111es1stcn– te: o invece - nel fondo del cuore - t! proprio soltamo q_uel c,:onista mondano che fmge d1 essere},._ MERCOLED!" 8 li.n'>. pe:rché dopo che il m<>ndo intero ha Jet~ i 1,u..--rea:Uti. f tuturi!tJ. e poi an-cora Pound. Joyce. ecc-, ~.;i, oggi. mude-ndos! d'e,.:– ~e:e europei. o meglio. uni– versali (:imita'.amente al:a Terra. per ora) scrivono e,-,me potrebbe .~i\:e:e :..:. piU ~p:O\'\;eduto "-udentel– lo italiano (ma.. che 10 sappici. non è ancora avve– nuto) d·una ci.ttadln.a d· , ent,mtla abltanti che ha lf"ttO. pe:- CQ.bO, trovandolo rY"ll'unica bib?ioteca c()fflu– na-:e. un volume d: potpit )fan.netti: del 1910 e che da que! momento ha ~rto in ~ !'ir:resi~ibile voca· zk.ine per la po~ ·ia. Ecco un alt.o intere•-an– te e.semplO: WolL-am :\len– zei dice: e SCHIERA CHE DA... VZA // colpi / tcr.-:": I/ a.J I sono sole zampa M': / / temi. schiera / la bancLe– :a • Oppure Kur: Leon– ha:-d (nato nel HIIIJ. dun– que ha cinquantuno anni}: ECCE HOMO // gudquek dada / Klicke:- Klucki- B~– cke:- '.\Iuc~,. ccc.. (paro:e senza a~cun sizrd!.ca:o). come PlÙ avanti e kil:~k:I– lekino •· .. hubu ,., !:-amm,– ~ti a ver,;icciolf molto 9en– s~li come questi: e a.JCOlla .;;ul malera.L"O / ritorna al– to I non :ito:na mai alto,._ !\Ia nel:a rivi9"a :.Vota. accanto ad autori di Un~a tedesca.. quale ad esemp:o Diter Rot che compone una ~e di disegno astratto ordinando variamente SU:– l'innocente pagina le let– te:-e t e u. semp:-e m:nusco– !e. wta sola volta accostan– dole a formare iu. e una w– !a ro'.ta ur. vengono ospita– ti all"o!i stranim. i:"a CU: notiamo nomi lta.Uan1. ad esempio tale Carlo Bello:i. che p:esenta sue e compo– sizioni ,._Eccone una: T «mpo primo tempo &tcondo tempo F I I I ftn• Non si può !are a meno di ammJ:are il co.agg.050 g:-uppo editoriale che. ab- - battendo le !ronU~e delle ilngue. pubblica questJ te– sli nell'idioma originale. senza una noticina. una chio:iia, una spiegazloncelle. senza ìia minima traduzio– ne. fldudc"$0 de:la cultura e della s ensfbi li1à dei suoi moderni let.to: -i. una istituzione destinata a ri– scuotere interesse: e ad a,·erc successo per l'accorta prepa– razione con c,Jj è stata stu– diata e cona;a.o!ta. &raio Telmon su La Na:.io• ne parla di una m'>stra allc– s1ita a Londra, aJ Brilish Mu– seum. dedicala ai falsi nel• l'ane. E' una esposizione del– le cose piu rare e straordina– rie esistenti in questo setto– re. Esempio: un Greco riu– sci a ,·cndcre nel secolo scor– so il • Primo manoscritto di Omero•· L'Unità dedica mezza pagi– na alle traduzioni dCi!li scrittori italiani in URSS. Verp ha raggiunto 600.00)co– pie di tiratura, 300.CXXI copie I Promessi Spost, 1.50.00) 1 Racconti Romani ai ~toravia. G!OVED!" 9 A Loren:a Tmcchi è dtdt– cara la ntbrica lettimanale • la Donna della seuimana • del Giornale d·llalia. II pre– testo è dato daJl,z pubblica– :,io11edel libro d~lla Trucchi • Qualche n·tratto: da \'e:.an– ne a Pollock • di cui cosi se ne parla: • Ha ,·oluto scri,·e– re zm libro di informauonl' non di imuprda~ione. le da: te, i fatti, i mutamemi. le 111- fluen:e, ha regi,;11ato ogni co– sa non c:on il gusto veemente dei co11tcmpora11ei,ma con la s~renità distaccata degli ere– di. Esattamente come predili– &e gli abiti dw1essi, ha cer– cato i dimessi aggetti,•i, la frase nella e se11iaamb1guita. I saggi crttic,, in genere, ser- 1'0110 .solo alla gioia degli ini– :;1ati. • Qualche ritratlo • è un testo impareggiabile, da con– sultare com! ,I Larow,u li– lustri o il Tommaseo. La don– na della settimana non Ira la- 1•orato per l'egoismo della ,·a– nitlf. Ma per l'altr:,ismo della spiega:;ionc >. VENERO!" IO Emilio Cccchi sul Corriere tiella Sua recensendo il libro di Prezzolioj. e li Tempo del- 1~ Voce• dice: e Il Prczzohni d1 Queste postume solidarietà e serene ricordanz: mi è as– sai più caro di ouetlo delle Ìf'!discriminate gerCmiadi d'.tn– n! or ~ono. li suo impegno d1. stanco e dOC'Umentaris1a m1 sembra più proficuo di ?aue~~ii r:l~~~a.ilA~~~ 0 dc~i pcn~a da se.a mostrare la pa– chcu~ degli sforz.i e risultati umani. Ed anche in queste fonnc modeste, la Storia non è meno e una guerra illustre contro il Tempo •. GIUSEPPE TEDESCHI 011:A.,U r,uuuo Dlrettorr respnnuhllt parole in tutte le varie p()Ei– sibili tr&Sposizioni. Ecco ,pronta la tabella. Poi. con altire parole e gomp;>i di pa– role, trattate a!lo ~tesso modo. ri-empie un'altra ta– bella. Quante ne vuole. Ed ecco il ma.teriale a cui il poeta può ispirarsi per co– minoJare a poetare. Acco– stando le parole o i gruppi e che gli apJ)a'lono più ca– richi di significato e più rfcchì di suono >, o e se– guendo solo un ritmo,., o in base ad un altro princi– pio da lui stabilito. com– bhia (da qui il nome dì combinazioni) le sue poesie che poi e p0690no es:sere let– te in direzioni diverse. a brani. con ritmi valtiat1, se– condo l'ispirazione di chi legge,-: Cbus Bremer ci dà in Nota. que~e impor- li Resto del Carlino dedica un ampio servizio al Club dc_gfi Eduori, una iniziati, a milanese nata da qualche me– se con propasiti di diffon– dere il hbm, a1travcrso un conlatto associativo, diretta– mente nelle famiglie. Sembra ~lab. l'1poan.t1co U.C..::,. .l..::,,A. Roma • Vi.a IV Novembre 149

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