La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 8 - 19 febbraio 1961
Pag. ~ t~ FTER~ LETTERARIA Domenica 19 febbraio 1961 n,r A\ Rl!O 018:JL.L' A\.IPJPH.JRTJJ;'J('O SULLA "FARFALLA DI DINARI)., * * I guai degli arcangeli Montale, primoamore * * dì T'IETllO ACi<,'IUII Proprio mentre stavamo raccomandandcr il rispetto per l'individuo. ed esor– tando ad attribuirgli e con– .cedergli il rilievo che. co– me singolo. può meritare ed esigere in base ad un suo carattere. a un suo co– stume e ad un suo valore che risulti. in qualche mi– sura. accertato. nello stes– so foglio che ospitava quel nostro discorso (precisa– mente nel numero 6 del corrente anno, in data del 5 febbraio. de < La Fiera Letteraria>). ecco saltarci agli occhi. dalle righe di un articolo intitolato e Pro– filo di Casa Vallecchi >. firmato con una stelletta. un elenco di autori di libri di poesia. che vanno da Arcangeli a Sereni. in un arco di nomi tutti ga– rantiti da u,na maggiore o minore notorietà ai quali si aggiungono poi. con ci– tazione generica. < i gio– vani delle ultime leve•. di GAE'l'ANO ARCANGELl la combinazione di una attività pianistica comune ad entrambi. con una vaga suggestione di desinenza onomastica. l\la questo e un caso limite. qui citato più per divertimento che per seria convalida all'ar– gomento toccato. / pr?~: nd ,~011tic(?in/ d~r 10 ·sl~ sull.- piau..a di Dinard. e mi porta,a (cosi mi p·1r" .11 111c noti;,ic, sara 1ornal.t. drJpo la 1ua partema, in qu'.!IIJ pia✓- 1ct1a fr<'dda f' ,cnto,;3? Era improbabile eh e l'algida Cf..tarc brèlonc 'iU<idtJ,,e d~i \·cr,-icri ir.liri1,..1it1 tante <;cin· tille 1u1te e"nali. ttlll.! dello ,;;1c,-.o colore •· Per poco che io presu– ma nei riguardi di una mia possibile rinomanza. J?iurerei che i più di co· loro che avranno buttato rocchio sull'articolo sud– detto. trovandosi di fronte a quell'Arcangeli non spe– cificato dal nome persona– le. lo avranno fatto cor– rispondere alla mia perso– na. sn!ficientemcnte re1?i– strata appunto in opere poetiche. in qualche anto– logia. in qualche reperto– rio o dizionario delle let– tere. in qualche almanacco o bilancio. oltre che nella cronaca di qualche prc-· mio. per potere poi es sere citata col semplice co, e.no– me. al modo del suddetto elenco. Ebbene. quell'Ar– cangeli non sono io. que– sta volta: e della precisa– zione non si meraviglierà nessuno. nessuno potendo ritenerla superflua o inop– portuna. se non chi abbia una rpiù precisa e diretta conoscenza delle pubblica– zioni di Vallccchi. potendo allora distinj?uere per proprio accor_gimento che l'Arcangeli elencato primo dei rpoeti vallecchiani cor– risponde inveee alla per– sona di mio fratello Fran– cesco: troppo più noto. d'altra porte. come saggista e critico d'arte che non come poeta. Si. Francesco è anche autore di un volu– me di liriche. e Polvere del tempo>, uscito nel lu– glio del '43: credo che non gli sarebbe potuto toccare in sorte. per venire alla luce. momento peggiore di quello: momento che si oscurò e si confuse ancora più.. per lo spazio di alme– no aJtri due anni. Ma quando poi anche la vita letteraria entrò in convalescenza. e cominciò a rimarginare le sue fe– rite e a colmare i suoi vuoti. accadde che. per tante opere uscite in quel– lo stesso periodo e sacrifi– cate per forza di circostan– ze. per difetto di circola– zione e di risonanza, ve– nisse operato un recupero attivo. con recensioni ri– tardate e con ogni altro mezzo conveniente a quel fine: tuttavia questo si fe– ce soprattutto. o fors e esclusivamente. a vant.ag· gio di chi si era gi;i affer– mato in precedenza allo sconquasso politico e ci– vile. cioè di chi sentiva meno la necessità di quel recupero. perché, in dcfi– tiva. il suo nome non si · era mai ciel tutto eclissa– sato. ed era rimasto in– tatto e presente nella pur difficile saldatura fra i due periodi. Senza contare che le persone più. attive nel quadro della nostra societ;i letteraria. sono di solito o zelantissimi re~i– stratori. e rinfrescatori di fame costituite, o altret– tanto ne,1,t"Jigenti verso l'o– pera di quegli autori che. per abitudine e per costu– me. non si fanno trovare ,l!i;i li pronti per Ja cita– zione utile. per l'evoca– zione ammirata. per il pa– norama uplci;ile. Ora. se la memoria non ci inganna. a e Polvere del tempo> venne dedicata. a non molta distanza dalla sua uscita. un'unica re– censione. e da parte di pn UNA POETESSA AMERICANA * Margery Mansfield * Annuncio di bomba atomica PENSAVO, che meglio sarebbe stato. esser [morti prima della guerra, Non aver saputo mai Che l'orgogliosa razza bionda dalla quale [siamo nati E' malvagia nell'intimo delle ossa. Meglio sarebbe stato d'esser morti pl'ima. (Così avrebbe almanaccato una vecchia: [Fortuna, morire giovani. Prima che i figli crescano e s'impicchino: Prima che la sposa, snella e bella, Rossa dal bacio del marito - sappia Che nulla avverrà di tutto questo Essendo sterile. Fortuna morir giovani!). E PENSAVO ai miei: che fortuna morire Pensando al!le canzoni che si sarebbero [cantate, alle storie dette Alle tele dipinte a colori ed oro, Ma che tra la gente vi sarebbe affetto. Senza fatica, senza terrore o paura Non abbrutiti. Col pensiero che l'anima va odiata. t1a l'occhio innocente S'allarga per vedere Delizie diafane. La nostra tribù doveva sparire quando il (secolo Era giovane e bianco. ADESSO è troppo tardi. Perché l'uomo [possa offrire un manto Di lucenti rottami radio-attivi coprendo ogni [cosa, E mai cancellare una sì grande colpa. L'ora per. una vita onesta è passata Come una donna sfortunata che. Rapita della sua innocenza, non può riavere Quel lucido nulla di nuovo, ma può arrivare Ad una bontà sicura. se vive e vuole - L'umanità, ancora, Può sorgere alla pietà naturale, Rifare la parte d'Adamo nel giardino, messo A guardia dei lavori di Dio: Uccelli, api, roccie, alberi. Innocenti animali, nessuno In pericolo per le nostre insensate querele E malsane ideologie. POTREMMO vivere per secoli, così senza [scopo, Se non per presentarci senza colpa al nostro [Dio. (Trad. dJ Dora Peltlnclla) giovane tutt'altro che au– torevole; nonostante che 'mio fratello. attraverso gli studi e le esperienze re– lative alla critica d'arte. si trovasse in qualche mo– do col.legato ad ambienti culturalmente molto av– vertiti. e presso i quali la vnlutazione cli un poeta poteva poggiare più sulla sua cultura che non sulle doti più. originali e crea– tive. A nostro modesto av. dso. inoltre. il libro po– teva offrirsi al riconosci– mento di un carattere. di uno stile. e cli una elabo– razione tematica. oltre che specilicame,~te metrica e tecnica. tali da poterlo im– mettere nel quadro atti\•o delle opere meritevoli di rilievo. nel bilancio di quegli anni e del periodo strettamente successivo. In un tacito confronto men– tale. ci parve che e Polve– re del tempo> non fosse da meno cli altri libri che ebbero invece tutt'altra fortuna cd affermazione. Spero che a questo punto nessuno debba sentirsi in obbligo cli sospettarmi di parzialità. come se io do– vessi cedere inevitabilmen– te a una ragione affettiva. che mi togliesse obiettivi– tà e distacco critico: atti– tudini che mi sembrano invece congeniali ad en– trambi. tanto che ;>ossia– mo applicarle con tutta naturalezza ai nostri rap– porti. nella reciproca valu– tazione dell'opera nostra. ne della persona del poeta fiorentino con la mia. L'autore di quella spe– cie di mostro. come lui stesso (collaboratore au– torevole di questo foglio) ebbe a definire il parto di quel suo strano errore. si diede poi premura di pre– sentare in ammenda. ai lettori della e Fiera Let– teraria•. Una vivace ed esauriente nota di errata– corrigc. l\Ii sembra tuttada di ricordare che lo stesso equivoco si fosse già ve– rificato. anche se in forma più semplice: e ho idea che si ripeterà in avveni– re. Ora. mentre nel caso riguardante il rapporto fra l'opera mi,1 e- quella di mio fratello. l'equivoco potrà riuscirci non troppo increscioso. data la nostra schietta stima reciproca. per cui. a parte qualche differenza di indirizzo, nessuno dei due finirebbe per sentirsi in grave di– sagio nel vedersi attribui– ta opera del fratello. la differenza di carattere e di concezione fra la mia poe– sia e quella di Arcangioli rni sembra invece assai ri– levante. Sto cercando, in proposito. cli figurarmi co– me potesse accadere ad nitri qualcosa di simile: così. arrivando a concepi– re una simile affinità ono– mastica. avrebbe potuto riuscire fastidioso e imba– razzante. per Ungaretti. dover distinguersi dalla compresenza. nel campo della poesia. di un (pate– tico molto verosimile Un– garelli. Perche le possibi– lità di confusione. al ri– guardo. vanno assai oltre il normale immaginabile; se pensate che a un mio fratello. pianista. è capi– tato più di una volta cli e... sere scambiato per Be– nedetti r-.tichelangeli, e sia pure non su fogli stam– pati ma soltanto negli in– contri dì una cronaca del tutto privata. La cosa na– sceva. evidentemente. dal- Eppure. nessuno mi to– ~lie dal capo che qualcu– no. leggendo la recensione d1 Giorgio Bàrberi Squa– rotti alla citata antologia Ji Spagnoletti (vedi cAut– Aut •. fascicolo del no– vembre 1960) dove il cri– tico Arcangioli - cosi. con il semplice cognome - co– me poeta di cvena sincera. ma cosi minore da non poter valere in un discor– so per paradigmi. per esemplari. non di sempli– ce documentazione> (per dire cioè che non mette\·a il conto di includerlo in una antologia di pretesa storicizzante). nessuno. di– ceso, mi toglie dal capo che qualcuno. non riscon– trando il rilievo particola– re dìrettomente sul corpo dell'opera stessa di Spa– gnoletti. e non avendo in mente il nome. del resto cosi poco corrente. del de– funto poeta toscano. possa invece pensare che si trat– ti del sottoscritto ....:.._ ma– gari storpiato in Arcangìo– li per errore di stampa. o dello stesso autore -: tan– to più che il mio nome, come di incluso nell'anto– logia suddetta. non viene infatti richiamato in alcun modo da Bàrberi Squarot– ti: che. citandomi. avreb– be tolto ogni possibilità cli equivoco. Anche l'argomentazione svalutatrice di quel tenta– tjvo di storicizzare conve– nientemente l'opera di Ar– cangioli potrebbe essere. senza scandalo di nessuno (salvo che elci miei esti– matori. che appartengono troppo più. all'ordine pri– ,·mo che a quello pubblico ed urficiale della lettera– tura) attribuita alla mia persona: confondibile e svalutabile. in linea di massima. come lo sono sempre le persone degli autentici appartati. J.\IH'll'Jl,-;'ll'll ll'll'!-1111.Jl,11:-.Jl * Nanni Valentini * <li 1 111.,EIUO JIOLl•I 1 1 1 Chi conoscerà il lavoro di Nanni Valenlini non ~i fermi alla prima impressione e non commetto l'errore di accomunarlo genericamente a quanti oggi hanno scelto la strada dell'astrattismo ò detrir1/ormcl, per– che egli giunge a questa forma di espressione dopo una lunga ricerca attuata sempre con un'adesione to– tale da quando. ancora ragazzo. ha cominci::ito a far parlare con le prime tumultuose ceramiche o le cor– pose composizioni coloristiche. C'è sempre in lm una dote di genialità e di rigore tecnico, cli immediatezza c. soprattutto. una nativa risorsa nell'accorgersi di tutte le cose del mondo: dal pal!sa.ggio alle scoperte dei maestri. dalla natura all'arte, dalle csperi,mze attuali all'ignoto lavoro popolare di secoli interi. Nella prima rase giovanile il suo figurnti\'O era come som– mosso dn 1111 impeto che nessuna scuola avrebbe mai potuto irretire nei moduli dell'accademlo. Per la mag– gior parte erano cose semplici del paes3ggio familiare che con eguale fe1·vorc diventavano decorazione nella ceramica o puro colore nella tela: or:i quei lontani motivi sono nssunti in una cifra emblematica e sinte– tica cosi come avviene negli ideogrammi I segni \'IO· lenti della sua pittura nei quadri rigorosi e di totnle sicurezza architettonica o l'incisione e le lince giustis– sime delle ceramiche. del colore della te11ra e dei metalli, sono immagini e segni delle. nostro. epoca e ne riportano le forme. libere e persino 3ssurdc ma vere. qucMa farfalla di Oinarcl, dal bonolo gentile di ~cri Poz.r.a verso le case amiche ad au– gurare Buone F~tc, i\.lontalc ~~~"~uc~~~ 0 ;!~~Ft 6 • ~~~~~g~ qui una piccola parti! di ho1- .r.ctti, el1cviri e "culs-dc– lampc" - da mc pubblicai i tra il '47 e il '.50 sul "Corrien: della Sera " e il .. Corriere di Informazione". Ho escluso - per ora - parecchi racconti o quasi racconti. a cccC7ionc di quallro che fi!!:urano nel- 1:t seconda se1ionc. ')ucsti. .,en;,a essere for~ i mi111:Jiori, '-Ono nati insieme e <;!anno un poco a sé, perché hanno qualche rappor10 d'ambiente con la mia prima oocsia >. A quanto pare il poeta è 1oma10 sopra quel • per ora ,. e !'attuale edizione \1onda– dori - Collana I 1)uademi dello Specchio - <;i è perciò accrcsciu1a di mole, com– prendendo 47 capitoli di, i<;i in 4 ,;c;,:ioni. Hanno anche que-,tc prose, il carattere - che e dono e abb,.mdono - di ..occa,;;ioni nate dunque da espericn;,e direuc che allontanatc'>i dal rii;i:ido vincolo della C"ronac-a (incomposta passione. mai \·i– sionc) e perd endone quindi l:1 pc, ante1.za, si sono rare- fatte nel clima dclii\ memo– ria per dh·cnirc canto. Cosl abbandonate, lucide e varie cd argute, cosi apparen– temente divagnn1i {\a(Zanti C'JnlC farfalle) rapJll'CSC!lla•l\) i goduti momenti di una di– vertita e in.::icm~ anrnrn con- 1cmpla1ionc dello spettacolo della vita e costill1i-,cono, in c-on'lposita ,intc,i, ,ia rmrc con quella libert.ì fchc non è interiore di,pcn.ivit:l) i ca– pitoli snidi e precisi in cui ~i arlicola: e dentro i quali si rc,ncluudc un roman7o. E non l! certo da pensare che ,i 1>0<;1,a qu1 scoprire ,ol– tanto un Mon tale di\·crtito, in \•acanza, pili spiritu:i.lm cn- 1c ccnlrifovo. E ' ,empi- e l'uo– mo • in disr,m1c ,. r,cnso,o e carico del '-Uo'J • mate di , i– vere,. per cui l'occa.;ione, In -.cllecitazionc esteriore, è 1>rc– tcsto che lo riconduce ;il fon– do di un cammino dove i cl:i.tie k· \ iccndc ,i lll,llllr:1.– no in <.imbnli prcµnanti di unn dolcnzn nntica e inch11- tnbilc C'è in dcfinith·a anche qui il Montale di ,;cmprc col suo :j:J;lllardo r3ccol10 e innamo– rato che tocca le cose e libe– ra da esse un pianto o una musica. Cosi queste, melod10...o, lcg- 1,?Cro e intcnv,. lucido ':lfJ– milolar;i rlello1 memori., in un coll\·crsarc amichc\oic - partecipato solo :, pochi in– tini. pcrdò ai piu incon,:;ue– lO e sorprendente - circo– la per tulle le pagine e <e ne rcnrle iu,:;to<a l:J lct.urd. \la ba'-ta non ,ok,.1110 and.ir lontano. ,on int... 'Tl· diam o (non pretendi.imo. e c,·idf'ntcl imposlarc Qui un diSC"or<-o in termini di cc,at· tcua - o aopro,,ima,ionc - critica, ma ,·01.?li,unQc.oto c,;r.irimcre un • :;:ra1i,.: • ~r il dono felice. Ed anche rendere o m.tggio il più mod::'itO (e pure qu.in- 10, quanto \Cro) a una pn:• ,cn,a CO"I ,·n a. coc,1 impor– lanté, co'-i impoc,sihil~ a In– dire (e cantano gi., molli i;i:alli e semhra quasi chiaro nell'arco ,·as10 della no.·,ia, ru c,criuo Ji Lui ~·hc -muo– \C da un attC1.?1,?iamcnM C:i 3',<iOhlla rinun;,ia, di ,1acnl IOtalc. Corro,;;c alle r:tdil'i lo! r;uuoni '-ll•<.,;;cdcll'c,i<1cn,-.1 cnn,apernlc della \ani1.1 di ovni com,ola1ione e dcll'im– po-,,ihilit.1 d'ottni C\ a-,irme. egli ,;j colloca in di,nar1e a ~uardarc le forme ùella \ i1.1 che •.i siirctol:, E. c;ia. \la r,cn:h,• no11 ,i:– dcrc - non ,;cnlirc - che quc-.1a ,c-oncrla ncga,ion" \! il_ ~e~no ultimo e di,pcrato eh uno1 ,;;imn.1t1:ll'k.'r i mul– tl.'r,lici a,;ocui del \Ì\"::-rc e del soffrire? Diflicilmcnlc un poc1a po– tra '>ciot!licrc cl:i.l ,110 ,hiu,o ,ile-mio un'allrcllanto anr,.1<– ,ionala romnn✓a J'amnn..· al– la \Ìl:i. (chi li anu ..:0.,1?1. Pcrcl1o!non c'c allr•) amo– re che quello cmcifi-.,;o ~Ila rinun1ia. cnmc non c·è mi– <ura più acura della lonta– nan7::i ,e non cl:lll:, '!raia cii una cella quanrh ,zii ·11tn ,e ne , :,nno. (Pa.,..,;.,no le t--arl– d1<·redella luce, pa,,;;.ino <la– '1'.iOnie lune '-Opr.1 ~li 01ti delle cl:u1'-11rc I L'in,i,1cn.: ,u Cllll'"lo ,1a.-..:o to1:il1• QllC''-IO nn·,m1to alrt·\!L'Ìa– rncnto di rifiuto, non c'imlu– ca a rarfig11rarci \lnntale come un malato .1Jla lim::stJ:i, o un debole chC"<;.isola nel– la canicra popolala di ran– ta,;mi in una pcnomhra - crepuscolare -. i\la torniamo un altro poco ancora al motivo delle confusioni cli perso– na. alle quali mi sento fa– talmente esposto. non fos– se altro per la presenza. nel campo della poesia. cli quel Giulio Arcangioli. fio– rentino. morto nel 1943. e la cui opera e I Semidei >, dopo una primo edizione Ceschina. 'è stata ripub– blicata da Guancia nel '50: di lui vedo anche annun– ciata. nella notizia bio-bi– bliografica ;1nnessa all'An– tologia della Poesia ita– liana contemporanea di Spagnoletti. la pubblica– zione di alcuni quaderni • rim3sti inediti. Gi;i in det– ta antologia l'Arcangioli è rappresentato con am– piezza. e lo stesso Spagno– letti ha curato In ripub– blicazione dell'opera sua: e fu precisamente in cor– rispondenza di quella che, su queste colonne. vedem– mo uscire alla luce un Gaetano Arcangioli, risul– tante dalla contaminazio- HfVISTE ITALIANE Si badi soprattutto alle sue ceramiche. dove la materia parla. più. sensibilmente di quanto non avviene nel puro colore: si arriverà a trovarci la ricapitola– zione di motivi antichi. secolari. riassunti ed accostati ad un impegno attuale. se vogli3mo anche raffinato, ma non soltanto preziosit:\ tecnica: la stessa razio– nalit:'l. del taglio trova il suo parallelo in quello che è tutta la creazione moderna più viva: dall'architettura alJ'arredamento. Ed anche quando questa può parerci lontana un pezzo di Valentini ha calore e intelligenza. Gio,·crà ricordare che in quc'-11 racconti • o qun".li,. ~i11oca'anèhc c l'acu1;-i cspc- 1icm" muc.icalc dd Nostr.:>, come anche J'csemoio di cer- 1c sfrenatezze e libertà pro- Egli è un uomo c;.1la10nel rcmpo, uomo \'l,·o fra i , i\i, in ~n mendo dm·c $I p<!ra e !.1 dispera, uomo che oc– na e caminin~. che prega pe1ché altri :,Imeno - non lui - :)fugga .illa sua •maglia>. Il n. 34-35 dc •L'Albero•• la rivista di Girolamo Comi, coÌlticnc la • lntc11>retaz.ionc alcune liriche di Montale•• di ChandJcr B. Beali; Gli caoisti di Tccchi, di Fcrniccio Ulivi; sette sonetti di Josc Maria dc Hcrcdia, tradotti da Adriano Guenini, Poesie del poeta lusitano Fernando Pcssoa; una poesia di Goethe tradotta da RaJfaello Prati; uno studio cli Vincenzo Cinrdo sulla pittura meridionale ed uno di Mario Marti sulle Opere di Alberico Longo nel Codice vat. 9943. Inoltre, • Eleonora, la donna dei romanlici,. di Giovanni Cavicchioli; e il successo, estroso e diario per l'Albero,. del direttore. Tra i recensori figurano Luciano de Rosa, Guido Cavani. Giovanni Titta Rosa e Girolamo Comi. Nanni Valcnllnl na10 nelle Marche a S. Angelo in Vado nel 1932. l-l;t frequentalo gli Js1i1ull d'Arte di Pesaro e di Facnz..1. Per molti anni parallclomcnlc :1lln plltura ha condotto ricerche nel campo della ceramica. Vh•c e lavora a MIiano dal 1957. prie delle lclleraturc modcr- ~Ì~ssi~~g_colJ~f ~~~~';,; r~fc~:~ 1n-1dizionc>? Riportiamo l'ini;,io dell'ul– timo cnpilolo, quello np1rnn– to intilolato Farfalla ,li 01- nard: • La Farfallina color zafferano che veniva op:ni giorno a trovnnni al caffè, F '-C d'un io;olamcnto :)i parli, que,;to ,;i a"'uma co– me il sofferto C<iilio di un a111,1n1c. Un ricordo dunQUI! hia pur lrcttoloso) d1 • tllllO • Monlalc in • occ.1sionc ,. di qucs1'ul1ima Farfalla. Un 1·aeeonto Quando appari frate Angelo nel pacec su un mulo bolso e sfiancato. non c'era nessuno ad aspettarlo: scese dalla sella, legò l'animale ad \111 aJt>cro ç §i girò intorno a guar– dare: nl'E6uno. Anche le foglie degli alberi erano immobili e mute. come .fossero stagliato nel legno. l'aria pareva at– tendesse qualcuno per soffocarlo. - Gente, urlò il frate. Ma 11011 gli rispose neanche il pigoJ\o dl un passero. - Il paC6c dell'allegria. bofonchiò tra sé e. afferrato il battento della porta vicina con la mano nodosa che gli usciva dalla manica ampfa del saio, picchiò fone. Ma chl abitava la casa non se ne dette neanche per inte&o. 11 !rate. più mulo del mulo che cavalcava, s'alzò la veste di tabacco e due ~ambe. forti e nodOic come grossi rami cimati. ven– nero alla luce. e cominciò a calciare furiosamente. S'apri una finestra ed usci al sole l'anima lunga dello Sconsolalo. - Che vuoi? - Visito. apri. - Non ricevo gente, oggi, - Non far l'animale, apri. ViSito. - Ho già avuto una \Tilllta ieri. - Da chi? - Da Dio. - Da chi? - Da Dio. Dio mi ba visitato. Vattene. frate. non c'è più vino. • - Lo Sconsolato è dh-entato pazzo. pensò frate Angelo. ).Ja Dio non beve. tentò. - Ripeto che Dio mi ha \TiSltato. - Ma almeno un bicchiere. - Non c'è. frate. li vino è finito - e gli sbattè la flne- 6tra in faccia. "Luogo di ladri e di peccatori,. pensò e s'arrabbiò. in– tanto la gola gli raspava e la saliva non andava giù. Guardò ammalinconito l'acqua della fontana, gelida e spumosa. Un pensiero molesto gli si insinuò nella mente. e gli carezzò un po' la gola arida. Ma un mulo è un mulo. - Non ml farb vincere dalla tentazione - disse - e poi sono sudato, mi verrà un malanno. Dette un·occbiata al mulo che scalciava al sole e menava la coda per sciamare le mosche, guordò ancora una volta con occbio vittorioso l'acqua della fontana: entrò nel vicolo e urlò: Gente. , Cli rifipose l'abbaiare di un cane. - E' così - sentenziò - in questo paese senza grazia i cani sono migliori dei cristiani. E sarebbe andato via. se non avesse sentito dei rumori.: erano come colpi violenti d'ascia. - Menti offuscate: !anno legna ed è agosto. Scese quattro scale. ed entrò deciso nella cantina. An– guillamorta, pescatore di !rodo e Talino, ladro di cavaHI, neanche se ne accorsero. Frate Angelo, Ira J'oscurità rotta solo da un arco di luce che entrava da un'inferriata. vide una &eena che gli strinse i1 cuore e che in vita sua vedeva per la prima volta: Talino ed Anguillamorta. a colpi d'ascia. spaccavano una botte e senti le dogbe secche volar per aria in schegge. - Che volete farne di quella botte? - Legna. - E' peccalo. gridò risentito U !rate. - Tutto quello che !acclamo è peccato. mormorò Tali.no. Anguillamona disse: - Che cosa sei venuto a !are. !rate? - Visito. - :-l'on abbiamo biSogno della tua vi,;ita. - Perché? - Abbiamo già avuto una visita. - Chi è venuto? - Dio. - Dio? - Sl. Dio ci ha visitato. - E allora? - Allora non abbiamo più vino: non si beve più. Il !rate rimase muto. - Sei venuto a piedi? chlCiJe Talino, - No, col mulo. rispose il frate distratto. E non s·accol'6e che A.nguillamorta aveva prima dila– tato le ciglia e gli occhi. nell'oscurità. gli erano diventati gialli e luminosi come quelli di una gatta, 'J)OI li aveva cbiw.i lentamente, euardando il compapo. di Tonino Gia;:noeovo: La Talino scomparve. e frate Angelo rimase a guardare In \Ti,soe barcollrinte. scoppiò a piangere come un bambino: Tonino Giaguaco,•o è 1111mo- la botte fracassata. pensoso. Usci senza salutare, con Ali ma Tol!no !l'alzò il'nto sulle ginocchia. gli andò vicino e naco che conosce .)/ le tew11- occhi che guardavano la terra e meditava sulla sua sfor- lo baciò sulle guance e piansero assieme e bevvero sul :, 10111111a rresce a superarle. luna. ora che il Signore l'aveva preceduto, visitando le case pianto. Se Sata,ra fosu solito presen- del paese. Senti un passo alle sue spalle - finalmente un Qualcuno accennò un canto. un altro rispose ed Il primo tarsi soltanto come piacere a.sere umano, si d:sse - si voltò. e davanti ai 6'UOiocchi coro s'alzò rauco nell'aria. Comparve allora Maddalena della perderebbe il suo rempo.- ma l'ra Maddalena della Passione. cattiva donna. Pa6sione con la chitarra e si ritirò in ·un canto. 111buio. µo,chi è capace d, assumere Il frate flS6l> negli occhi la donna, Il frate accordò, provò e la iua voce robustn si dl1Hesc le ,,esti e le. sot11ghe:.z.e111rel- ""C'è luce - si disse - e tuttavia sono vl'lall dall'om- hmpldn sulle altre e cantarono lutti. Ma Il sonno li vinse. le.111wl,di un agg11ernto so/1- bra. Maria. spettinata. umile. E il nastro roseo e le mar- Dormivano tutti della groS6a. corlcntl prr terra e solamente sta la battagi,a fra 1111 e To- gherite tra I capelli dove sono andàti, Maria? E che C06a 11 frate. che reggeva Il vino come rosee acqua. s'era seduto 111110 durera per molto: l'or· c'è di nuovo nel tuo viso, oggi?'"· su una panca, col braccio appogj!:lnto sulla botte e s:uard:wa gogt,o 1111elle1tuale un mo- lacri';:;e ds 0 c~~!J~~o!~a;~òar~n is~ 0 ~t~~t°rin~~~a~~ 1!hb:! 0 n~nd~~ dor~,~~rse allora dalJ'ombra Maddalena della Passione, :~:~11d:ffir,i:c~: '!~:,;;lar;;o~~~~~ succhiarono. tiilenziosamente. 111cd11az.10111 ha parlato piu d1 nel Pa::1dalena della P 065ione, qua nd o è venuto il Signore - Mari:, - dissc li frate - non vuol bere un goccio? 11110 alla rovma. S0110tentaz.10- - Tre giorni fa. e le stese il boccale. 11i e/re si superano solo 11ella _ Chi ha visitato? - Lo merito?. sussurrò la donna rltme11s1ot1edella cantd. E' - Lo Sconsolato: ha perso il bambino. - Bevi. . questa d1mens1one che ne • La = ~~drino? morto? ingi~~~i:ia~;ivvdiv~~Wt~\1!1 cbr:~al~I s~~~~r~~a~~lae s~~~t,. a: ,';::~ra,;,o;:~:ss~rJ:~ :,~~h~ra;; - E qui? col capo reclinato tra le braccia pregava, e la fredda lucl' gli stmmenr1 della canld pos- - Tutti rinchiusi nelle case, 11essuno vuol u6clre e dell'alba che 6bianenva la stagliò nera cd esile sotto la croce .i;ono qm riscJuare di appanre parlare. bianca di pietra. poco_or1odoss1 o, almeno, in- Frate Angelo, senza aggiungere parola. si voltò e tornò F!'ate Angelo allora s'alzò; slegò Il mulo. lo cavalcò " solitr, è questa dime,mone che ;:sc~~loie i::aJ;odeii~ !~~~~~a.Ritornò lento sui suoi passi, ~~~r~a~l~vanti a Maddalena della Pru.slonc e si fermò a ~~~f~~o~~;:bg~ 0 '!e,!;;t~~~er','i'~ = i~~n~:h;es;~~~c~i;i il mulo. La donna andò a prendere la chitarra. la dette al frate :,~~r:,!~~:::• c1,eq:~~~efr~";:,s:~= - Tali.no. il mulo: dobbiamo andare. ~r,t~~~seu~!nf~f ~~:to~i;o:;i~~/~~:~ 0 qu~Ur~~~;w:n:=a0 ~ò m~~~ fJ/re se è COPI Dio che SI parla - Non ne so nulla. paese. o con il suo tenace a,uago· Un pugno violento scaraventò Tali.no tra le doghe. msta, Nou c, s1 lasci mga,mare AnguiUamorta guardò il frate, rispettoSo. Talino s'alzò ------------ dal lono picaresco del racco11- pesto e dolorante ed usci - t'aspetto qui. lo Insegui la lo: • La v,sua • è una mter- voce - accarezzandosi l'ossa con le mani. R • d I • 1,retaz.,o11e, COIIllltl1 1 d1fe111 e - C'è uo•aJtra botte? 1tratto e picaro le "!''""''il poss,b,H, del kma _ SI. eccola. e la indicò. b1bltco d1 Giobbe, la dura sto· Tornò Talino col mulo. ria dell'uomo dma11:.1 al nw;te- - Aiutami a prendere la botte e carichiamola sul mulo, ro del male e della morte, liii disse il (rate. * tema, come s, vede d1 v11a - Dove andiamo? che mal sovporta le ~ccmle11ué - Al coovento. di ANGELO NARDUCCl e la mcd,oc,e lettc,at,""· Quando s·avviarono. imbruniva. Con la botte legata Il fraticello del racco11to,po- sul basto, il mulo camminava per il sentiero e il ladro di Credo di conoscere Tomno sto duumz.1 a questo 1111stero, ~:;t~ 1 ~~:ae:: a\e b!~fN~o:e c:1 1n·!~~rtu~~e s~1';u;Ja~o.Si~ 1 : 0 /~ G,agnacovo come pocJt, altrr q,~i~!c, j~::~1 fJ:ss;i',:mJ~"'r~~ ~/i',~,,!~i,,':,~. ,~~11 s~~e1fe°'!:;7'!;:~ se l'era preso. Già, si 6a - tra peccatori di quello stampo - la comw1e·or1gme, un'a1mc1z.1a 11mo ha messo la penna sulla c11ore,cerca di risolverlo nel– non avevano nemmeno famiJi;lia. un bimbo non poteva c!~c.con il passare degli an~i, carta per ragioni extra scola- l'umco modo possibile, lo stes- restare. se falla sempre meno esterro- sticlte e, senz.a aver mai bm- so prescelto da Mt1rra _ ,, 011 li mulo s·arrestò sotto il muro dell'orto. re e PIÙsalda, alcune non lte- cioto nulla, come usa110 r lei- sembri irriverente 11 paragone Angclo T~ T~~~~- ~i n~i ;u:e~~~~! l~et~fte~ dls;.e !rate ~,',/P~;;,~;~/Pf~~~ont;~~I e ,ft~= 1::t~~bc::o ~:::~,,l~e s~~o~ ~,C: 1 :1~: -;;,,~;~,~d~oz.i~,,~t ~:'"F;gJ,1~011::; La slegarono. il !rate lesto 9eavalcò il muro, Anguilla- ttvt che a1u1ano a_suffic,enz.a quaderno da c1119ua11ta lrre: ti coloro ch_e 11011 m•cvatto piu ;~rt!n~tie ~òs~~:i~tt~~:~~~lra pane. alzandosi sui piedi. :~~ie c:: 0 :i:;,~: 0 ~;0 u; T~o:;~oO ;~~~Il~ sJ;f 1~ d;:~,e;,'~~tto 11 e~~ G~'t°iof/e/lg11rava11~angue del - Non si vede. disse Angu11lamorta. Gta gnacovo,. un!' creatura, c1ot, tasche d1 ~e<:cltte _g,acclte, sui A To11iuo Giagnacovo tace• - Sta zitto: Padre Guardiano potrebbe sent.Jrci. ~~~ apace.di vivere ! 1el meuo l(!V0/1111 de, bar d1 mez.z.a /ta- rebbe essere 11 fraticer,o e Accesero una candela: la botte piena era ln uu angolo. ben:e;~""eeuti, 1 che 1 1gnt°rat'n~l lrt Q~iel poco che è_ rimasto mondare ,t 11,o,ufodt 111110 • ma f~i~d~~raa. po~;. !'sJ~tea ~i~~i 1 ~,~f~i ~:~1-~~;~h;a~:~ deu~. 1:1,~1e'::.e ~;f:r_:~e.a pr':,~'~ ~erci~ v~:i rie~11!!Hf' 0 d: ~:~: ~~c~,~a ;~~~,;i~!cbo~/a,Jer~ do~ e travasarono. a ch1uders1nella p1u assurda e tasca. all'altra, da liii~ all'altra vossa fare a prellderl:•e~o;,~,:~ Arrivarono al paese ch'era noue. Collocarono la botte ~'?;~;tante dpeua solo pe;· Pfn s ione, da LIII amico a un la. Quando avrà risolto q~esti sullo spiazzo Aprirono la cannella. al disotto della mez- , ! ve O a ~ssere rnvaso a a tro. 11roblem1 se ma, h risolverà zula. e bevvero. ll boccale passava dalle mani del frate a ,,na 1 irrefrenabile gioia perc1 !1 Un • maledelto •, dunque? avremo ,'1110 SCrtltore~ C ,, ' quelle di Talino. a quelle di A.nguil!amorta. 1 res_co noltur,yo rende Pili No, nella mamera più assotu- To111110 tta Qlll td · 0 osco _ Com'è? grat,o 11sapor': d1 u~a _s1garet1ata: molto prù semplicemenre 11011 so tlavve ' ICI a,:/'' !"a - Vecchio e buono. rispose Talino col naso dentro il O dt uu biccJuere di vmo. 1111 uomo che preferisce il vivere 11110amico ro n~vorr ere, ti boccale. . Con tma natura simile no11al filosofare che preferirebbe stir J appart,e,re a una si sari} mai dei letlerati, no11cambiare il ;,,0ndo a,iz,,ché dc- le ;~ c ie,era solita partire per - Riconcilia, dl6'sc Anguillamorta. si avri} mai il culto dello seri- scriverne le pass,om e I trova· dt 1 ;eric ,e con 1111 fagottello E bevvero per un·ora; e il pescatore di !rodo e li ladro v~re r~tottd~, nemme,io quello gli, clte rifugge dal confomu- I' s racc,, rttor,u,re • correa di cavalli. dopo aver barcollato Intorno alla botte, caddero d1 scr,_vere,infine: si obbedird, smo delle idee e dei semimeur, < oro e r11rovars11mp~eved1b1l– ~~~~~I ~t/e:::jct::a ~f~a;l~v~~sòsv:gngtfa t;~rtte~nge~~ se mai, ad una sorta di demo- come dalla peste che non rie- ,,~ente a dover mendicare per sullo spiazzo. bevvero e parlarono. Venne anche' lo Scon- n_einteriore cJ!e vuole s! esser sce_a~ accettare' la societtl ,n viver~. Un~ stirpe, In ognr-ca- ltbera~o. ma rifugge pot dalla Clii viviamo ma che difella, so d1 uouwu che, anche qua,r- solalo. D l.rato gli offri il boccale. P!tbbltc_i!il e dal .successo e nou come tutti, degli strumenti per do scnvouo, so1101101111111 ima = ~==~~ ifld~ec~al~~~ 8~:udf~~~~~- s,_ !'vv,l!SC~ . ma, nel t~11lf1tivpmutarla nel profondo, Né s, st1rvc t/1 c111s1 ,,a, /Jllrlr~p 0 A mezzanotte erano tutti ubriachi. Lo Sconsolato, rosso f' ,nser~rs~ in un quals1as, m,- vensi ad una sorta d, vllalismo perdendo oltre che Il se P , ,eu artz.stu::oo letterario, irradonale: iu questo senso anche la' memorÙl.. me,
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