la Fiera Letteraria - XV - n. 46 - 13 novembre 1960

Domenica 13 novembre 1960 L~ FIERA LETTERARIA Pag. 5 Jl JL JL 1l JB Jbt O JO> ][ OUJl * § J[ JP A\. Jl:i. L A ( ___ s_·c_a_•_T_T_O_H_.c_I_N__ P_R_I_M_o__ P_I_Il_N_<_> __ ) L'avventura dell'uomo ne"La casa,, di Camilucci 1 N 1 si old~ Lisi: * anto oro In Italia (non è la pri– l'na volta che si annota quanto segue su queste co– i.onne e in questa rubrica) è assai scarsa la tradii.io– ne del romanzo metafisico, filosofico o utopistico: le ragioni di una tale caren– za s~mo molte e _profonde, e Sl possono riassumere tutt'e. comunque, ne 11 a stessa tradizione lettera– ria italiana, tradizione so– prattutto formalistica ed aulica, che lascia a~aì poco margine ad impegni che non siano queUi di una scrittura esornativa o di una poesia retta da ri– gidi canoni espressivi; una tradizione, si può aggiun– gere, che si insinua tut– t'oggi néi settori più im– pensati e che attrae anche gli scrittori e i critici che dovrebbero essere ideolo– gicamente più lontani da ogni tradizionalismo e in particolare da qu~llo na– zionale. Si aggiunga che manca presso noi il gu– sto per certi rischi del pensiero. quello del tra– vestimento in vicende e in personaggi emblematici delle idee della storia stessa, anche se gli italia– ni vantano - spesso a torto - un certo spirito e storico> che contrap– pongono tuttavia qualun– quisticamente a quel ìo e filosofico> d'altre nazio– ni. quasi i due termini possano ipotizzarsi in mo– do contrapposto. Autobiografie camuffate Assai più frequente è invece una narrativa sotto il filo della quale serpeg– gia il filo dell'autobiogra– fia o quello della saggi– stica: non di rado si trat– ta di vocazioni l'una al– l'altra sovrapposte, e spes– so è proprio la necessità di smascherare il coscien– te o incosciente insorgere di fatti autobiografici che spinge lo scrittore a for– me, apparentemente, di letteratura metafisica o utopistica: si pensi a Buz– z.ati o al più nuovo Wil– cock ed anche allo stesso Alvaro che tuttavia tra– sferisce in primo :pian'o nei suoi racconti e nei suoi romanzi più impre– gnati di spirito utopisti– co, un suo dialogo inte– riore: spesso invece l'iro– nia e l'umorismo si tra– sformano in tesi vere e proprie, si pensi a Flaia– no o a Montella e talora persino a Brancali. scrit– tori che tuttavia inseri– scono la loro ispirazione in una cultura tipicamen– te e criticamente meridio– nale e illuministica. Co– me si vede non sono po– che le sfumature. anche se in fondo sono scarsi gli autori e i documenti letterari. A quale sfumatura o a quale aspetto particolare di una narrativa siffatta si possono ascrivere i ro– manzi brevi che Marcello Camilucd ha riunito in volume sotto il titolo del primo. il più ampio e il più apparentemente nar– rativo, La casa, volume apparso in questi giorni presso l'editore Ceschina. E' piuttosto difficile dirlo, tanto più che il Camilucci. critico avvertito e cono– scitore esperto di proble– mi letterari contempora– ·nei, ha saputo far perdere abilmente certe tracce, nascondendo affinità e fonti. e forse pure ponen– do schermi piuttosto im– pen"?trabili verso quelli che sono i riferimenti au– tobiografici quasi sempre inscindibili da questo ti– po di letteratura, o meglio su quei sottili rapporti psicologici tra lo scrittore e la materia della sua narrativa cosi facilmente ricostruibili in altri scrit– tori che coltivano un cge– nere> siffatto, si pensi a Brancati. ad Alvaro. a Buzzati: inoltre chi scri– ve. che pure Si ingegna sempre o quasi sempre di ricostruire in un racconto o in un romanzo i mo– venti psicologici d e 11 o scrittore. non conoscendo personalmente il Camiluc– ci stesso può ingegnarsi di seguirne talune tracce rilevabili in quella che è la sua formazione psico· logica e umana. D'altron– de la s t e s s a posizione ideo1ogi~a del ~Camilucci BIBLIOTECA di Fl:!,'RDll~ANIJO l'IRIJIA è in certo senso assai ar– dua, aderendo egli a quel– le correnti dello spiritua– lismo cristiano che sono le più lontane. oggi, da ogni illuminismo. mentre il tipo deUe sue narra– zioni - di queste alme– no - esigono una punta di spirito volterriano, o almeno una certa adatta– bilità a quelle abilità nel giaco dei simboli di cui Oiderot fu maestro. E• inutile aggiungere che di questo - come è logico - nei due racconti del Camilucci non c' è traccia. E' più facile in– vece riscontrare in essi più di una tracci,a di procedimenti surrealistici: tutta la narrazione del romanzo La casa si svol– ge infatti in un clima pressaché onirico in un continuo alternarsi di de– formazioni e di travesti– menti della realtà, anche in funzione di una realtà, una realtà spirituale, or– ganicamente strutturale in tutta la narrazione che evidentemente lo scritto– re insegue per simboli. La casa si svolge in una atmosfera allucinata e os– sessiva, e non è facile ripeterne la vicenda (il che d'altronde non appa– re eccessivamente utile in questa sede). e la sua vi– cenda fa centro attorno a una coppia di irregolari che viene finalmente im– messa nel possesso di un appartamento in un ca– sament-o che sorge in una periferia cittadina deva– stata e deformata. L'av– ventura che l'uomo narra in prima persona è quella, mi sembra, di un passag– gio dall'assoluto non-ave– re ad una parvenza di vita sociale, il che com– porta quindi la dolorosa e contraddittoria evolu– zione dei due protagonisti da una vita basata sui sen– timenti e sugli istinti pri– migenii e umani senza riserve. all'assillo di ave– re. a 11 a concupiscenza, quindi, cioè alla innatu– ralità degli appetiti, al peccato. Un clima allegorico L'estrema concitazione del racconto, la fluidità stessa del suo svolgersi, il clima in gran parte al– legorico rendono. mi sem– bra, piuttosto arduo per ' '., • .: /I. . l ,~ :..-, ,, I . .., ,'. Glannl Poggeschl: Disegno i] lettore la ricerca di un filo conduttore, e la stessa tesi che qui si espo– ne potrebbe essere non condivisa da altri. E' il difetto di questa narrativa metafisica che non di rado presenta per Il lettore, an– che il meno sprovveduto. grosse dit&oltà ln quella che è l'inter:pretazione dei simboli: [orse l'unica pos– sibilità di penetrarvi ap– pieno è la via dell'in– terpretazione psicologica - sempre tuttavia su– bordinata a quella che è l'ideologia, cioè alla sua visione del mondo e della società - e non è impro– babile che il Carnilucci abbi a voh1to esprimere nella sua narrazione una autocensura dolorosa. così palese appare al di là di ogni tesi e di ogni sim– bologia un tragico dissidio tra un'allucinata sensuali– Hl che impregna di se stessa l'esistenza dei suoi personaggi. e la dramma– tica, ma saggistica, app0- sizione dello scrittore stes– so alla vicenda. Manca al romanzo non soltanto la chiarezza della tesi: ma direi che anche nell'impo– stare i fatti del racconto in una sua atmosfera al– lucinata e maledetta il STllANIERA * DI PIETllO CIMAT'.l'I racconto non riesce (o non ha voluto di propo– sito il Camilucci?) a rag– giungere una sua vera coerenza, o almeno non l'ha resa plausibile. Assai più concreto mi sembra invece, anche se di minor respiro ed an– che se lo scrittore dimo– stra di puntare su di esso assai meno che nel primo le sue carte morali, il se– condo breve romanzo che reca per titol-o n com– battimento. Anche in que– sto l'allucinazione ha mol– ta parte. ma si tratta di un'allucinazione coerente alla materia del racconto. E' la storia di un boxeur che nelle fasi di un com– battimento vede ripassare in varie sequenze fatti e personaggi della sua vita (i dieci rounds di un in– contro) nella deformazio– ne della memoria e in quella che reca in modo particolare l' ansia della lotta. Come nel primo rac– conto. anche in questo non mancano risvolti sim– bolici assai Interessanti, tuttavia mi sembra che il maggiore interesse della narrazione sia nella nar– razione stessa nella veri– tà insomma del personag– gio principale e in quelli che vivono attorno a lui. ossia in quello che è il e ,primo piano• della sto– ria. Anche se a questo racconto mancano certe possibilità di estensione del dramma centrale che il primo dimostra in gran copia, si avverte in esso come lo scrittore abbia sa,Juto non lasciarsi ten– tare dal facile gioco del– le simbologie moralistiche per attenersi alla tensione stessa del racconto che non soltanto si riversa da un episodio all'altro pres– soché senza soh1zione di continuità. ma è di conti– nuo alimentato dalla stes– sa partecipazione de 11 o scrittore. ad una sua con– creta pietà. Sempre rimanendo su un piano di narrazione· sag.gio proprio nel rac– conto It combattimento, si rivela nel Camilucci una schietta vitalità di narratore moderno. Nicola LI.si Un brigant;, per sfuggi– re alle ricerche dei cara– binieri, s'internò nella fo– resta. Non aveva :;eco nul– la da mangiare. Passò la notte in una ru– stica capanna, nella quale era soltanto uno strato ammuffito di fogliame. La mattina, mentre sor– geva il sole, si rimise in cammino, e sempre senza sapere dove andare. Si ritrovò in una mu– lattiera che lo condusse ad un eremo recinto da mu– ro; con la chiesa, neffin– terno, di fianco all'entra– tura. uomini di Chiesa>: e tro– vava elemento di beffa il fotto che glielo dessero in consegna. L'Abate, licen– ziato il confratello, disse al brigante che gli andasse dietro. Percorsero, l'intero via– letto. Dalle celle non tra– pelava vita: come se ab– bandonate fossero da sem– pre. Giunsero al camposan– to dell'eremo: un quadra– tino di terreno. con picco– le croci alte quanto l'erba e fra quelle un fabbrica– to che sembrava una cap– pella. AlejoCarpentiere la nostalgia delle origini Dopo avere aspettato un certo tempo, un eremita, vestito di bianco, compar– ve sul cancello. Aveva la barba dello stesso colore della tonaca: gli arrivava, per diffusa iarghezza, dal– l'uno all'.iltro fianco. Con bella calma in volto a cui corrispondeva lo scandir della parola, gli domandò cosa voleva. Rispose il bri– gante che chiedeva asilo o, meglio, che lo prendessero a servizio. L'eremita disse che se fosse stato un peni– tente, col permesso del– l'Abate, poteva trattenerlo. Il brigante accennò di sì, per convenienza. Il religio– so gli fece cenno di passa– re. Quando, dietro di sé, ebbe il cancello, lo lasciò solo: a capo di un erboso vialetto, do,·e cominciava la !ila doppia delle celle. L'Abate trasse dalla ta– sca una chiavetta. Apri la porta. Era. davvero. una cappella; ma una specie di cappella smessa. Sul piano dell'altare spoglio ,in me– ta.ilo dorato o, forse, addi– rittura in oro, il busto di un santo, certo ià vissuto e morto chi sa quando. Al lato, un candeliere spento. In un angolo dell'impian– tito vedevasi una branda. Disse f Abate: e Qui ti la– scio: ha.i dove dormire; penserà il fratello sagre– stano a portarti il pane >. II brigante gli domandò se il tesoro fosse il santo. Lo Abate rispose ch'era em– blema di grande perfezio– ne. II brigante interpretò quel giro di parole come un modo di lasciar nella incertezza. Chiese, allora, se di altri monaci, santi o no, si conservasse simile memoria nell'eremo. Disse l'Abate che non aveva da aggiungere più niente: la regola che professava esi– geva che fosse parco di parole. I dati biografici di JmO scrittore sono il canovaccio dc'.lq sua ispirazione, che:: la prt,gressh•a tessitura dell'ope– ra nasconde ma, non tanto che sul rovescio, per l'inten– ditore che sempre consulta il rO\escio, non resti il segno e la sostanza del tralicx:io ori– ginario. Noll• tanfo conta, né ci aiuta a comprenderlo, -come asserisce una certa critica idealistica, l'ideale famia:lia di spiriti cui lo scritto"~ si assimila o ~ assimilato, quanto la certa famiglia 01 sangue e tradizioni, e razze, ' da 1.-ui proviene, con le tutto ~~~?~ 5 1~ l~:ni~!li~su~i~~ delle migrazioni e degli in– croci. La personalità ~ un complesso prodotto di som– me e moltiplicazioni razziali che, non mai esattamente va– lutabile. dev'essere _pure ogni volta che ne valga la pena cercato, individuato. Come ~stsr:~f diu~n ~~~~~loi~\j; foce, disinteressandosi della fonte e del corso? Il critico letterario deve essere in que– sto senso ·n geografo della corrente di ispirazione che produce lo scrittore e con– duce l'opera al mare della storia. Il lavoro di ricerca può sembrar quasi facile per Alejo Car:pcntier, nel cui no– me è già evidente un valore doppio, Il prenome spagnolo (l'infanzia) e il cognome francese (l'oria:ine paterna). Il quadro biografico si com– pleta e si complica con la madre, una -russa. A comple– tare la scheda: Carpen'tier è nato a Cuba nel 1904, dove ba iniziato gli studi, poi ter– minati a Parigi tra le due guerre, studi dedicati alla musica e all'architettura. Ha in seguito abitato a lungo nel Venezuela, ha partecipato a spedizioni di ricerca etno– grafica nelle foreste dell'Alto Orenoco; da poco è tornato a Cuba, con l'avvento di Fi– de! Castro. Ha scritto una storia della musica cubana e ancora ignoto in Italia, u~ romanzo in dialetto negro (del '33) sul mondo delle sette segrete e delle religioni sincretiste dei negri delle Antille. In Italia sono apparsi (en– trambi in edizione Longanesi) Il regno di questa terra ed, ora, / passi perduti, tradotto il primo da Adriana Pelle– Rrini e il secondo, con stu– pefacente ricchezza di voca– bolario, da Maria Vasta D:iz– zi. La materia della narrazio– ne di Carpentier è ricavata, almeno alla prima occhiata, dal colore, dalle leggende e dalla storia dell'Ame rica la– tina, madre adotti.va di que– sto ben più complesso, inte– ressante incrocio di opposte culture e mentalità europee tras'migrate per opposti mari durante l'altro secolo: la francese e la russa. Se il fondo rus~o. e l'atmosfera sudamericana, implicano un r:tall:,ia 0 s~~pfl~re ~s:~~~ zione per diventare un amore dell'originario, del semplice, delJ'inta,tto naturale, l'origine patema ha portalo in retag– gio allo scrittore un'esigenza di chiarezza, di risposta alle tante domande della vita, dei sensi e dello spirito, dell'uo– mo e della sua storia. dun- ~~Ùo aflan~i~ i~f~8!~.azi3cl: la matrice emoti\ 1 a, ad uno sdoppiamento infine, eh e giunge a fare di Alejo Car– penti.er un attivista quasi politi co, conferenziere, cura– tore di concerti popolari, di– rettore della cubana • Cul– tura•. autore di balletti, cantate e opere buffe popola– ri, giornalista. / passi per– duti mette esattamente in evidenza questo contrasto, dove la madre e l'ambiente s'alleano contro il padre e la volontà, il passato contro il futuro. I passi perduti La trama è questa: un musicista fallito nella vita e nel matrimonio (s'è ridallo a fare cortometraggi pubbli– citari e a vedere la mo– glie solo la domenica ) si 11111111111111111111111111111111111110 lascia convincere a pene– trare le chiuse foreste del– la favolosa regione delle Grandi Tavole, intocca da piedi dJ uomini bianchi, alla ricerca di strumenti musicali preistorie, la cui esistenza è solo sospettata. L'avventura ~~unt,:~f!rniri~a, :,~~~rit~~ esaltazione, che non è 11nliri– smo generico da reportage, una esaltazione che cancella l'uomo frollo, l'intellettuale, passa una spugna di realtà sa– lubri, aggressh•e, di a\f\•en1urc dello spirito nudo, sulla am– bigua vicenda dell'uomo-ape, dell'uomo-nessuno, cui la vi– ta l'aveva ridotto. il quarto giorno della Genesi, tremen– do e magnifico, gli si offre agli occhi e alla mente, vince J'uomo del settimo giorno, della noia finale, dei trava– gliati raggiungimenti storici che ne hanno anchilosato la innocenza frustrato il vigore virile, spento il senso del sacro. Un amore di pura, genuina umanità, ristabilito nell'ordine antico del maschio e della ft:mmin;i, della forza e della pazienza, sopraggiun– ge e lega con liane cli sen: timenti nuovi, lavati da ogm contraddizione, l'ospite a una creatura primitiva. E sembra a lui, improvvisamente risor– to alla soffocata vocazione della musica, anzi riscopri– tore della prima musica del mondo, cne vivere in questo tempo senza tempo, alle ori– gini dell'umanità, delle città e delJe leggi, sia una rina– scita, un seiflO del destino da accettare sacr..i.lmente, da difendere con tutte le forze. Ma la citt:\ lo ricerca: la prolungata assenza ha creato attorno a lui, l'oscuro fallito di ieri. una aureola di mi– stero e di gloria; la città lo rivuole. La mqglie, una pes– sima moglie americana, at– trice anch'essa mancata, è salita in sua assenza a reci– tare sulla ribalta della cro– naca la parte di donna amo– rosa, di piangente consorte dell'eroe della scienza. In breve, l'uomo ritorna alla città coi preziosi strumenti primitivi, promettendo alla donna, agli amici della fore– sta e a se stesso che liqui– derà. il passato, i suoi ingan– ni, le sue finzioni, per ritor– nare nuovo alla vita naturale, antichissima e nuo,,a, dei boschi impenetrabili sui quali s'alzano a perpendicolo la– \'agne di basalto e di calci– donio scolpite ad irraggiun– gibili altezze dai giganti del– l'Origine. Tornato alla vita civile, le sue tele vischiose però lo im– prigionano, la moglie gli osta• cola il divorzio, la miseria lo coglie quando la sua avven– tura è sgonfiata, nel grigio • giorno dopo• delle eccita· zioni di cronaca. Riuscirà a tornare solo dopo sette mesi ma per venire a sapere, an• cora ai bordi dell'impenetra– bile foresta dove il sogno lo aspetta, che Rosario, la • Tua donna • come di se stessa diceva, non l'ha inve– ce atteso, non l'ha forse mai considerato che uno straniero di passaggio, un intruso. A lui non rimane, ora che ha abbandonalo la città e il pas– salo, che buttarsi sulle piste dei cercatori di diamanti, al– l'avventura senza tempo: ma quell'amore er..i. senza tem• po, questa vita che gli si prepara è senza avvenire. In qualche altro luogo del mon– do un capociurma attende l'uomo-ape, l'uomo-nessuno, per riprenderlo La storia è narrata a tinte forti: offre suggerimenti e suggestioni spettacolari mol– teplici: accosta e incastra in uno stesso presente il pre– sente della civiltà occidenla– le e quello banalmente defi– nito • barbaro• della vita na– turale, coabitanti a poche centinaia di chilometri l'uno dall'altro e divisi da millen– ni; studia un uomo e una donna in questo abissale con– trasto, che mette in luce i caratteri originari e screpola le maschere dei vizi intellet– tuali, mette a nudo le anime. Critica sociale e nostalgia delle origini, storia e miti, innocenza originaria e depra– vazione sono i poli della ten– ,;ione psicologica cui Carpen– tier risponde egregiamente ~~~ti! a.do~ ~ i;gg:iaz~~N~ stesso discorso la rappresen– tazione e l'interpretazione, ossia il colorato diario di viaggio e di scoperte visive e la problematica complessis– sima dei • salti • di coscienza e d'umanità, l'enigma delle molte storie che coesistono nella storia, delle molte ani– me che coabitano nell'ani– ma. La narrazione è a colori vivi, s'è detto, ma non da luminaria di folclori tipici sudamericani; Carpentier sen– te e strumenta le sug~estio– ni della più moderna forma narrativa, oggetliva - soggetti– ,,a, fantastica-scientifica, ten– ta la fusione degli oppo– sti E la fusione avviene, avviene nel segno della mu– sica. Non della pagina musi– cale, ma d'una interpretazio– ne musicale, magica della vi– ta. E' questo il segno distin– tivo di Carpentier, l'anima della sua magnifica prosa, do,·e non un vocabolo è in prestito dalla cronaca, dove l'evocazione arriva al diapa– son in stato di lucidità. e ogni fenomeno ha il suo esatto nome, ogni mera– ,iglia la sua traduzione. L'allucinazione avanza con i periodi serrati. Il ritorno è impossibile, le avventure non si ripetono, sono momenti, sono corona– menti: le porte delJe grandi foreste iniziali si chiudono dopo di noi, anche se le ab• biamo amate come più nulla dopo: questo il messaggio chiuso nel romanzo. Ma il personaggio che por– ta dal vergine della prei– storia, scritta su rolli qua– derni, una sinfonia di mu– sica pura riattinta alle origini musicali della civiltà porta. insieme, una nuova coscien– za di uomo. Le montagne e le foreste e le folgori gli hanno parlato di ciò che non deve dimenticare. Il regno di questa terra, U romanzo precedente I passi perduti e apparso in Italia l'anno scorso, è una rievo– cazione tra storia e fantasia ambientata ad Haiti all'epoca ~ 1:;~~i:ad'~~n~ffc:!ie i}~: cese riesumata e còlta da Carpcntier, con arte leggera come lei fu leggera, nella sua mania esibizionistica. 1l regno di questa terra E' il momento della solle– vazione haitiana contro il fe– roce colonialismo francese, anzi l'ammorbante influenza francese che più ancora ~ oggetto dell'interesse dell'au– tore. Al quale sembra inte– ressino più i negri che i bian– chi, la sua gente ingenua e crudele, asservita e terribile, che a,•eva oscuramente av– vertito i tempi nuo,•i della Rivoluzione e, tra massacri e illusioni, chiedeva allo stra– niero la libertà che era nel suo stemma, insieme a una eguaglianza ed una fraternità da burla. tJi~ N3:l• 1o~~~aR"J:~ ~~ lunghi e travolgenti capitoli storici, quasi minacciato di una gravosa immortalit:\, è il simbolo dello spirito ne– gro, della sua ingenuità, del– la sua infinita sopportazione; e Ti Noci passerà traverso tutte le vicissi1udini d'un tempo pieno di vicende, a cava11o tra. i due secoli • l'un contro l'altro armati>, dalla dominazione spaiflO)a a quel– la francese, da questa alla sanguinosa rivolta e alla istaurazione della prima mo- clr~;! t~~~:ist~~! :i~ ra, da questa alla proclama– zione della repubblica haitia– na, peggiore della monarchia e delle due dominazioni mes– se assieme. La storia di Ti Noci è insomma la storia, iscritta in un animo puro, ~~=. ~~~!si~!~~ft!i:: n: bertà quando per le libere terre selvagge sono passati il cavallo e il carro del bianco. Ed è l'avventura infinita– mente paziente, in sottile chiave di satira sociale, di un negro-simbolo che vede nascere e cadere idoli e go– verni, mutare inni e bandie– re, governanti e livree, regi o presidenti, indigeni o stra– nieri, il cui sangue ugual– mente rosso lastrica reggie e tuguri in un mareggiare di foUie e di ambizioni: ma non vede farsi mai il gio'rno della giustizia e della libertà, e si chiude nel rimpianto di quan– to si stava peggio, e si pre– para a morire in una dolce follia. Il regno di questa terra è una favola e un apologo, do- ve ora i bianchi sono il lupo e i negri l'agnello e un mo– mento dopo già le parti si sono rovesciate, e i negri ulu~ lanti si lanciano a sbranare la pecora bianca. Se i negri sono migliori quando coman– dano i bianchi, è la morale trasparente, diventano peg– a:fori di questi una volta 31'– rivati a mettere le mani nel sacco del potere e della ric– chezza. I Ti Noci, le be-– stie immutabilmenle mansue– te, non possono che subire. E Ti Noci, impazzendo, sognerà d'essere diventato una bestia, starnazzerà come un'oca, vo– lerà come una farfalla, una creatura del Signore in fuga da questo mondo che po-, trebbe essere il regno del• l'uomo e non lo diverrà mai, forse per sua colpa, forse per fatalità. Qualche minuto dopo lo eremita tornò con l'Abate, la cui barba ancora nera si limitava a un ristretto ovale intorno al viso. Dis– s'egli che se voleva rima– nere avrebbe avuto in cu– stodia il tesoro dell'eremo. Il brigante ebbe un moto, nel profondo, di sorpresa; però non lo dette a dive– dere: e Ah ecco - fra se stesso si diceva - quanto amanti son dell'oro questi n brigante, rimasto solo, sedette sopra lo scalino. Si guardava attorno, e non soltanto per curiosità del luogo. Le croci del campo., santo: tre delle quali su terra smossa di recente: al– trettante erano le persone La storia va in fumo di pura fantasia, Ti Noci è un rir:::i~:,~gi 0 1!3'bg:~ie i;;:: tente, la pazienza vittima, la solitudine che si comprime Paesaggiotoscano * !va~~-inf l~~~e, di s•~~~~ colore, urtato, colpito, tra– di ALBERTO IIEl'IL.4.HJlJA volto nel bailamme insangui- Tutte le volte eh.e apriamo nato dei bianchi e dei ne- un libro di Lisi, o leggiamo gri, dei •bianchi• e dei • ne- una sua prosa sparsa, qual– ri • che fanno carnevali di cosa si fa di nuovo attuale orgoglio e di vendetta. in n oi dal tempo dell'infan- 11 romanzo è senz'altro mi- r.ia .ed è con un senso di lu– nore rispetlo a I passi per• ce chiara che torniamo a ,,e– duti, la coda morale ~ più dere sfondi dimenticati .e, in scoperta, la fu1ra in volo cli essi, cose e 'figure. La. ragione !! ~e~~~i~Ja~~~:J~ di cilJ va ricercata in un fat ta la storia (orizzontale) di iùi,es~~~7';:;1~:tep,rm;sc;:t~,;_- Haili, e dell'1:1omo .. Ma già ra « rmpegnariva • che ci ca- d_f\~v:~~~ ~ :!up!~~~fl~ F-at:ot1sd:~::~e a'r 1 /ri':Se :n~i nvC?ltee le stra~ lnnum_ere-1 del liceo. Il libro era e L'arca voh, e la costruzione è. ncca, dei semplici• e rivediamo barocca, da secoli d'oro della ancora nostro padre con 11 prosa .spagn?la.: e notevole volumetto in mano, stretto ~ia mJ! t:C~~ 1 m ;rJ 1 ~t~g~: ~gn~~s~ C:S~:;jt~~,:biaf~,ad~ t~ men.te sfioryitt durante I allora, il nome di Lisi conti– c 1clo01 rivoluzionari che por- nua dunque ad arrivarci con i~~i~az}~~~ ~~~. :v~~ ~~ ~~1~:ri:i ifi!s,!uiinte~~i a pe~odi serra.ti~ già qll!, un padre porta un libro in leggen .ma ch1us1 10 uno s_ti• regalo. Ci l difficile lasciare le ma~strale. Sl, è. un. fel!cc da parte sensazioni del g.ene– prelu_d10, un:i com~edia 10- re (questo piccolo mito che trecc1ata e msangumata che fa trasalire) per .entrare nel– prepara al dramma senza /e pieghe di un discorso cri– sangue e senza testimoni del- tico, capace di annullare tut– l'uomo che ra1riiunse le ul- to come una ventata secca time valli dcli~. preistoria e Potremmo parlare dell~ ~to su~rd~~;:nucità, per su- francescana pazienza di. L_isi; Il ritoi:;no ~ impossibile; e 1ee1pasr;rnl= l~es~nfe;:in#;,~ }~:to~~adi~ti~~~ ~è : 10 es'; ;~:e bi~~a s~o T~ia:,~~ ~~ n,mento di magia all.a fi~e antica tradizione; della sua d UJ? corpo a coiyo m~~- speranza... Ma anche sorto-– cabile; !a pa~e ~ unpos.:.1b~le. lmeando questi punti, questi CaT'P:'!J'!f!er è il ~ta .delle 1~- 4!pelli essenziali di una sto– a;ianb1h l:!,Ostalgie,dei paradi- na letteraria ancora cosl in s1 perdutt, della futahtà che atto, non ci potremmo rite• rrn1zir1~na~os;~rna~~~r:~~ ~::.ep:, 0 ::tt,~tt't~ rt~i~e~71a;f! ~~cj~mI~ cr: !i~C:r': vi~~~ ~~ir~:c::;~~~fa:;~dr: 0~ftr! pad;e, la !latura sulla volon• I.e definir.ioni .e le puntualiz– tà, il destino sull'uomo. • ia:.iom più o meno critiche. E, ribadendo cilJ, non cre– diamo di peccare di presun– zione o, quanto meno, dt accampare una circostanz.a troppo personale. Le.ggiamo, ad esempio, il racconto clic qui pubblichia– mo, dove l'autore si trasfe– risce sulla pagina spinto non soltanto dal gusto di raccon– tare ma aneli.e, crediamo, dal bisogno di sintetiuare il çroprio mondo interiore a schermo ed indicazione di se stesso (non dimentichiamo che Usi ha scritto questa storia pe_r noi, o meglio, per questa nostra rubrica che ha, tra i suoi intenri, sopracruuo quello di far confessare, di far rispecchiare...). Teniamo presenti le figure elle nasco– no da questa volontit rli sin– tesi evocativa: il brigante, i fraticelli cli.e camminano su di uno sfondo cavato fresco fresco da certe pitture tradi- t0~:~✓s~1,!';:.C:a~gfigb~~~~ nt;; l forse un procedere a ri– troso verso zone psichfche, verso un maima sensith•o che sta propno alle origini della scoperta ruile? lt1 ci!) Lisi si Stmboliua, crediamo, con pieneua. Accompagnan– do il racconto, lo scnttore ci dice: « ••• Dopo aver pubbli– cato due libri quasi di se– guito, non ne ho fatto altri di cui valga la pena di parlare. Del resto non ho fretta: mi l scm~r.e parso di avere, da– vanti a me, un tempo eter– no...•· La. paz.ienza, la se– rena fiducia di Lisi traspaio– no da tutto e si trasmettono in un modo sensibile dando di un lavoro, un'idea inccm~ fulabile. Ringraziamo Lisi, dunque, per i cari ricordi .e per l'esempio. che, per rubare, aveva uc-– cise. Le file-delle celle: era tentato di andarvi In mez– zo e mettersi, gridando. a bestemmiare; così - pen– sava - gli eremiti Si sa– rebbero mostrati: non fos– s'altro per scacciarlo. II muro di ·cinta: così visto dall'interno gli ricordava, anche dalla irregolarità dell'andamento., quello che aveva scava1cato nell'ulti– ma evasione. Eppoi il san– to: quand'egli si voltava indietro sembrava che se ne avesse a male e si adombrasse, quasi per rim– proverarlo di amare me– no lui che l'ciro. Cosi passò il resto del ~forno. Già cominciava a farsi buio che suonaron le campane. Era I'ora di com– pieta. Usciva un eremita da ciascuna cella senza ri– cbrudere l'Usciolo. Anche se Pin.<icu:'ezz.a delle ~'T:-:le e la incurvatura della schiena testimoniavano sul peso degli anni, cammina– va lo stesso frettoloso. co– me preso dal desiderio di far ritorno in chiesa. II brigante, dopo che si accesero. sul diffuso gri– giore della sera. le poche alt.e vetrate, intese il sal– modiar d_egli eremiti a coro. Per staccarsi dalla ricor– rente, uggiosa, nenia, s'in– ternò tl.:tto nel pensiero che gii lo incitava a fare una scorribanda ne-:le ce:– le per rubarvi quanto vi fosse di provviste: e a fug– gire, poi, trafugando il santo. Prima di muoversi. però, non potette fare a meno ancora di uno sguardo. Il santo gli riapparve. questa volta, non soltanto adombrato ma coperto da un velo fitto di mestizia; tale. insomma, da metter– lo persino in sospetto che non si trattasse di oro ge– nuino. Gli si avvicinò per veder meglio. A 'questo scopo, giacché c'era, acce– se il candeliere. Portava la fiammella di per il viso; trattenendola più a lungo su i particolari dell'aureo– la, degli occhi, del naso e della bocca, dove chi ne avesse fatta, ad arte, la pa– tinatura più facilmente po– teva essersi tradito. Spen– se il lume, Era, dopo quel– la prova, assolutamente convinto che non ci fosse imbroglio. Allora ·volle sperimentare, senza indu– gio, quale sforzo bisogna– va fare per portarlo; tanto più ch'era da considerare la difficoltà, con esso ad– . dosso, di scavalcare il muro. Fu una gran fatica. Ri– ma!.e, anche dopo riaverlo messo a posto, per un po– co, piegato su Se stesso. Si sentiva preso da una inso– lita stanchezza e, conse– guentemente, da un non mal pr0\•ato avvilimento. Risolse di rimandar la fu– ga alla notte dopo: per al– lora era sicuro che avreQ– Be ricuperato tutte le sue forze: dentro la stanzetta c'era il letto e si aspetta– va, da un momento aU-aJ. tro, che qualcuno, fra gli eremiti, gli portasse il cibo. Essi, in gruppo. compar– vero dal fondo. Li prece– deva un monaco piuttosto giovane e di complessione tozza. Portava un vassoio di legno, sul quale non c'era soltanto il pane; ma anche una boccia di vino e del formaggio. Affrettan– do il passo giunse dal bri– gante e gli porse il vas– soio. Poi s'inchinò e, per dare alla riverenza la mas– sima estensione, allargò le braccia: i confratelli, in più breve sosta, fecero al– trettanto. ll brigante, sen– za neppur pensare che le genuflessioni fossero al santo, s'inchinava di ri– mando. Chi di qua, chi di là. i rom1ti rientravan nelle celle; ma quello che era venuto col vassoio seguitò da solo: scompan·e da una porticina di fianco alla chiesa. Il brigante lasciò pochi resti del cibo al pié dello scalino. Si alzò: fece qual– che passo per vedere co– me, per domani, promette– va il tempo: ripensava al– lo svolgimento della vicen– da che lo avrebbe fatto ricco. Il cielo, quasi tutto, era sereno. Ad un uomo libe– ro di dentro, forse, le po– che nuvole disperse sareb• (continua"a pag. 6) 11111111111111111111,1111,1111111111111 o a: m lL OISEGZ-..0 11AUA.M.J ; 6 NIC:OU IVANOFF ~ ~ :. ~ '"" Z< ~ IL SEICENTO ;~ :::J Q ~ ~~~,;:,u':a~:= ~ ~ ~i . ..u tt dcals witb a prac• ~~ M J tlcaJIJ uoexplorec:1 Hcld 01 ~ ~ :i; ll&liao art. 0 ; ~,.. !?be Burlln,too Mapz.tnt 1 ~ a: O SODALlZIODEL LIBRO ~ ~ ., ·-------..J~..O

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