la Fiera Letteraria - XV - n. 38 - 18 settembre 1960

Pag. 2 .,...-•~~ FIERA LETTERARIA Domenica 18 settembre 1960 a1la bontà estetica di ope– re sia pure prodotite in base a una poetica sba– gliata. Io schieramento antiastrattista si fa ogn_i gio:no più forte e combat– tivo. Cesare Pavese e l'esistenzialismo Anche nella mostra di Valdagno - che l':indu– (Sf.riale p:-omotore ha volu– to asllratlizz..."l're per avere ],-appoggio propagandi.stico deila congrega astrattista - si è avuta un"impressio– nante reazione da parte di una giuria internazionale. formata da membr,i che ri– rteniamo quaLificat.i, la qua– le - siuggendo clamoro– samente di mano a chi ' aveva data l'investitura - ha assegnato il primo pre– mio di cinque mmoni al e neo-realista• Guttuso. Un risultato che sa dì sean– dalo; ma che den-\.m<:iauno stato d'animo sempre più dl.ffuso. ormai inconteni– bile. Bisogna che il pro!. Ven– tuti dia fiato aLle buccine per chiamare i suoi fedeli agli spaltli. La cittadella sta per essere cinta d'as– sedio. No.i abbiamo segna– ila.to le avanguardie. GIUSEPPE SCIORTINO Corride letterarie Caro Fabbri, la prego di pubblicare la seguente precisazione, la pri– ma in quauordici anni di assidua collaborazione alla Fiera. Tcl mio articolo sul Pre– mio Viareggio apparso sul numero 36-37 non c'era nes– sun elemento che autoriz– zasse il Litolista a dichiarare che quella manifestazione fosse avvenuta • tra l'equi– voco e l'agonia•· Un •Viareggio,. asseimato a G. B. Angioletti, già diret– tore di questo giornale, avrebbe dovuto, per corret– tezza cd obicttivilà nei con– fronti dello scrittore e della sua opera, suggerire un di– verso e più civile comporta– mento. Tanto per la precisione, poiché tengo s\ ai miei baffi ma anche alla reputazione di cronista letterario. Distinti saluti EHo Filippo Accrocca Caro Accrocca, non capisco perché cercar di nascondere dietro il nome limpido di Angioletti i noti difetti e le scoperte piaghe del e Viareggio•· Non capi– sco insomma questo tuo farti paladino e difensore d'uno scrittore, di un uomo e/te nulla lta da temere, meno clie mai da parte della sua Fiera, per incivile elle sia diventata nel frattempo. Perché pensare che fosse proprio e tra l'equivoco e l'agonia,. la scelta e premia– iione di Angioletti? Spero elle qualche lettore abbia inteso che era il Premio nel suo complesso - quello dell'an– no scorso, di questo e del– l'anno venturo - e il titolo lo diceva chiaramente, ad essere bersagliato dal tito– lista, cio~ dal tuo Pietro Clmattl Seguito e conclusione dell'articolo di Francesco Crisi apparso nella prima pagina del numero scorso. Nella «dedica> del me– desimo andava corretta la data della morte di Ce– sare Pavese con: 27 ago– sto 1950. Nel suo lavoro più significa– tivo • ll Compagno•, a con– clusione, si intravede l'osti– nato rifiuto all'azione quale viene concepita dallo spirito classist:i, dove spesso prevale l'interesse del gruppo sulla giustizia e sulla verit~. In ~~2a )~~~~ 7rr!,ea;:is~~ ;~; la mancanza pratica dello spirito rivoluzionario. Nella sua opera • La luna e i falò,. il protagonista ri– tornato al suo paese, si in– contra con un vecchio amico ~~t~iel~ ~~~ce~l~ g~j~atf.a,! colloquio è suggestivo. e E le famiglie ambiziose dove prendono i soldi? Fan lavo– rare il servitore, la dom1etta, il contadino. E la terra, do– ve l'han presaJ Percll.d deve esserci chi ne ha molta e citi 11iente? - Cosa sei? Comunista? Nuto mi guardò tra storto ed allegro. IA.sciò elle la ban– da si sfogasse, poi sbircian– domi sempre borbottò: - Siamo troppo ig11oranti in questo paese. Comunista non è chi vuole. C'era uno, lo chiama,,a,w il Gltigna, che si dava del comunista e ven– deva i peperoni in piaz.za. Beveva e poi gridava di uot- ~iie QIJ~!~ ~1"!~r~~bii;~d 11 d~~ comunisti non ignoranti, che non guastassero il nome. Il Ghigna Ila fatto presto a fre– garlo, più nessuno gli com– prava i pepero11i. fla dovuto andar via quest'inverno. Gli dissi elle avevano ra– gio11ema dovevano muoversi nel '45 ouando il ferro era caldo. Allora anche il Ghi– gna sarebbe stato un aiuto. - Credevo tornando in Italia di trovarci qualcosa di fatto. A~•C11ate il coltello dal ma– mco ... - lo non avevo clte una plalla e uno scalvello, - di.He Nuto. - Della mi.seria ne Ilo vi- sta dappcrrutto, - dissi. - Ci sono dei paesi dove le mosclte stanno megtio dei cristiani. Ma non basta per ri,,oltarsi. La gente ha biso– gno di una spinta. Allora ?:~a~;,Jie sfi!n~:u~ ~°c,/,f;;~~: Pavese, quindi, non atti– rato più dal marxismo, - a causa del suo fallimento sul pi3no rivoluzionario - non riesce a dare alla libertà un contenuto sociale. Gli rimane un'ultima espe– rienza: la donna. L'amore, per Pavese, è • ve– ramente una grande affer– mazione•, un momento es– senziale in cui l'uomo im– pea:na, più intensamente la volontà di essere Quello che importa nel– l'amore non è l'atto sessuale, :;1~ptola a~~ 0 !ftNi!~i~~e ~!~ come quello che interessa non è la donna intesa come compagna della vita, ma la donna come conquista di gioia. china per scendere al mare, per andare al ci,1ema. Appe– na fuori della luce del lo– cale, si era soli sotto le stel– le, in un baccano di grilli e di rospi, lo avrei voluto por– tarmela in quella campag,ia, tra i meli, i boscl1et1i, o an– che soltanto l'erba corta dei cigtioni, rovesciarla s11q11ella terra, dare un senso a tutt9 il baccano sotto le stelle. Non voleva saperne, Strillava come fanno le donne, cl1ie– deva di entrare in un altro locale. Per la.tciarsi toccare - avevamo una stanui in un vicolo di Oaklartd - vo– leva essere sbronza •· un~os~u~ !~~!~~~eraci J.:~~~ che si conclude diremo tra– gicamente, con la incoscien– za del passcsso. ci rivela nella nostra nu– dittl, miseria, inermitd, nulla•· Neanche l'amore è riuscito a riempire la vi1a e a dare un contenuto alla libertà dello scrittore. Pavese, quindi, dopo aver tentato di dare un contenuto alla libertà, attraverso tre principali esperienze umane - metafisica, sociale, amoro– sa - e non essendovi riu– scito, fatalmente e disperata– mente si ritro\·a nella ~ua <.o– litudine. Una solitudine piena di tristezza dO\'C comincia a dominare l'idea della morte non per un desiderio di pu– rificazione o una maledizione ma per un atto nalurale di libertà. Una morte che non fa paura, quasi dolce, libe– ratrice. ciuto, un sileniio. / Cosl U \•edi ogni mattina / quando su te sola ti pieglu I nello specchio. O cara sperania, I quel giorno sapremo anche noi / clte sei la vita e sei il nulla. / Per tuttt la morte ha tmo sguardo. / Verrà la morte e avrh i wo1 occln. I sarh come smettere un vi– z.io, I come ,•edere nello spec– cltio I riemerszere un viso morto, / come ascoltare un labbro chiuso. I Scenderemo nel gorgo muti•· Il dolore ormai è senza speranza. e •• .Il dolore / come l'acqua di un lago / trepida e ti circonda J Sono urclu sul– l'acqua•· Una tristezza che non rie– sce a dare un motivo alla libertà, e conclude il suo i1inerario spirituale nell'ul– tima pagina del .. Diario• • ...la cosa più segrelamente temuta accade sempre ... Tut– to questo fa schifo... Non parole un gesto, non scri– verò più ... •· Pavese. in fondo, anche con il suo suicidio, compie un a110 di sinceriti. Le conclusioni del Festival Per Pavese - come per l'esistenzialismo - infatti, il momento sessuale è un at– timo che non conta, è il frangersi del mare sulla sco– gliera, è Io strumento - di– remo - per raggiungere la poesia dell'abbandono. E non solo il momento sessuale, ma l'amore tutto è inteso in quesla luce di stru– mentalità. Nell'amore vi è il nulla, il divenire continuo, l'ansimante desiderio; l'amo– re è un mezzo per raggiun– gere l 0 abbandono e, in questa strumentalità, nella tentazio– ne e nello stordimento ses– suale, esso si esaurisce, sen– za riuscire a dare un con– tenuto oggellivo, reale, alla libertà dell'uomo. I personaggi femminili che Pa\·cse tratleggia - da Cate a Clelia a Sanlc - non rie– scono a dare un senso alla angoscia dell'uomo: essi non sono l'amore ma, in fondo, una illusione. Fantasmi che si incontrano e che non ca– piscono come la straniera del « Diario» .., e Lei è In poesia, nel più letterale dei modi. Possibile che no11 l'abbia sentito? Meglio allora ... soc– chiudere gli occhi e lasciare che il tempo passasse ... ,. non nella sofferenza della tenta– zione o della disperazione, ma nella meditazione del nulla. La morte. nella narraliva di Pavese, ha come sub– strato una luce di inutilità e di sfaccio, nella sconsolan– te coscienza di una rovina generale... « In quei giomi non moriva soltanto l'autun– no a Torino, sopra un muc– cltio di macerie avevo visto uu grosso topo tranquillo al sole. Tanto tranquillo che al mio avvicinarsi non aveva mosso il capo ni. trasalito. Era ritto sulle zampe e mi guardava. Degli uomini non ave\la più paura •· ...• Devo abbandonarmi, sen– tire a fondo questo istante, la.sciarlo trascorrere immo– bile, nel suo silentio, perché sarà il carare di tutta la L'esistenzialismo dopo a,•e– re innalzato l'uomo e averlo chiamato al destino più alto, non essendo riuscito a dare all'uomo stesso il significato della libertà e della propria missione, non può concluder– si sinceramente se non con il suicidio. E lo scrittore, te– stimone di questa epaca e del pensiero esistenzialista. nella sua solitudine piena di libertà, do\·e • nulla accade•• dove • tutto è già accaduto•• dove • qualcosa accadrà•• mancando di speranza uma– na, si toglie la vita. portatori di un grande mes– saggio. Questa identità di strut– tura appare tanto più sor– prendente se si considera quanto diversi stano il tem– peramento e la provenien– za Ideologica dei tre registi. Di confessione materia– Usta è Luchino Visconti. che però in contraddizione con questo suo orientamen– to è continuamente sospin– to nel suo J.I.o.guaggio figu– rativo verso un raffinato estetismo d1 ridondanza ba– rocca. Una •cena de • La colomba bianca•• film cecoslovacco premiato a Venezia Visconti si lascia dolce– mente travolgere dall'in– canto delle immagini belle e le moltiplica, dimentican– do la psicologia del perso– naggi ed affidandosi ad un gusto puramente visivo. Nella interminabile ed este– nuante scazzottatura di Si– mone e di Rocco, il regista è rapito dalla suggestione delle strade notturne dove le luci dei riflettori creano prez.iool riflessi e dove i corpi del due contendenti si stagliano come appari– zioni fantomatiche. E' un gioco concluso in se stesso. dal quale i personaggi sono onnai assenti: un meravi– glioso gioco formale, nel quale la vera emozione è data dai rapporti fra le lu– ci e le ombre. fra le luci opalescenti dense di neb– bia e le ombre ntte, cari– che d'Indecifrabile mistero. (contlnu~ pag. 1) anime non prive di sfuma– ture sottili: il fratello mag– giore è dominato da un sen– so di supremazia paterna. dove l'amor protettivo scon– fina in una forma di dispo– tismo; Jl fratello mlnore. il cantante, è quasi un deli– cato. E 1a donna. che di– viene oggetto della loro contesa. è dichiaratamente una donna perduta: subi– sce la violenza del maggio– re deJ due fratelli con in– tima ~oddls!azione, perchè egli è stato il più forte dei suoi uomfal. Questa situazione. che è già aspra e repellente nel racconto di Testori. è addi– rittura esasperata nella tra– sposizione cinematografica di Visconti. La violenza esercitata sulla donna as– sume il carattere di un san– guinoso oltragg'lo e, dopo, i due fratelli si picchiano sino allo sfinimento. Tutti gli elementi psicologici con• tenuti nel racconto sono portati alle ultime conse– guenze non senza arbitrio. con un compiacimento mor– boso. Simone Insegue Roc– co per le strade deserte di un'allucinante periferia not– turna e lo colpisce con bru- talità animalesca. Rocco si difende con cieca dispera– i.ione. anche lui divenuto ormai simlle ad una belva. I corpi dei due contendenti - sporchi di sangue nel volto - stramazzano pesan– temente sul selciate. La sce– na è protratta con insisten– za sadica. Il regista gusta il sapore dolciastro di quel sangue. alimenta quella vio– lenza con una partecipazio– ne Lievemente perversa. I due personaggi diyengono difficili. più sottili. più am– malati di quanto non siano già oeLPor.tgima:ria conce– zione del Testori. Il protagonista di Koba– yasj perde invece parte del– la sua comune umlltà per un accento declamatorio dal q\.lale si lascJa gradatamen– te prendere. E' un giovane intellettuale. che non crede nel potere della violenza, ma soltanto nella forza del– la persuasJone, E, capitato in una miniera dove lavora un gruppo di prigionieri di guerra cinesi. si sforza di applicare. nel dirigerli. t principi di un ragionevole umanitarismo. Il suo com– portamento diviene predica– torio, didascalico. Altro elemento comune ai tre dlm è dato dal fatto che Le dicole d lla "Fiera,, Rivendita Edicola * TRENTO DISERTORI PARISI DEBONA DISERTORI MOSNA MASOTTI DEPAOLI - Via Oriola - Piazza Duomo - Piazza Italia - Via S. Virgilio - Via 3 Novembre - Piazza S. M. Maggiore - Via 3 Novembre SAlLJERNO ADINOLFI GUARDASOLE GRECO G. VALESE STELLA CATALANO MILIONE CARINI S. GRECO M. FARACE LANDI CARINI L. - Via Roma - Via Roma - Corso Vitt. Emanuele - Via Roma - Corso Garibaldi - Piazza S. Francesco - Corso Vitt. Emanuele - Corso Vitt. Emanuele - Pia:zza Malta - Piazza Luciani - Porta Rotese - Via Mercanti §A§§ARJC PORTICI CRISPO - Via Roma PORTICI CRISPO - Via Luzzatti PORTICI CRISPO - Viale Dante PORTICI CRISPO - Piazza S. Maria XVI SELEZIONE "SIA" (Concorsi 1960) R0'1ANZI - NOVELLE POESIE - TEATRO Chiedn-e i1n1nediata1nente il lfryolan,ento n EDIZIONI "SIA,.• Bologna, Audlnot, 10 i protagonistì, modesti. umi– li. dimessi almeno nel loro originario disegno. sono por– tatori di un grande mes– saggio. 1 contadini lucani di Vi– sconti, e per essi Ciro. di– cono che è possibile il ri– scatto dalla miseria soltan– to se si lmpongono i propri diritti e si conoscono i pro– pri doveri. Vintellettuale giapponese di Kobayasi af– ferma l'eguaglianza di tutti gli uomini. vincitori e vinti. e la necessità di adoperare per tutti uno stesso metro di giudizio nei rapporti so– ciali. Più generico. ma in un certo senso anche più impegnativo, è il -messag– gio che reca dentro di sé in una forma di aurorale semplicità il pasticciere Ro– ger: la libertà. prima an– cora che una condizione esterna, è una conquista in– teriore. Come tutti i registi giap– ponesi, Masakl Kobayasi è invece un rapsodo; na.rra lentamente, diffondendosi nei particolari. ma ritornan– do sempre alla linea cen– trale del racconto con coe– renza implacabile, senza smarrire nessuno dei suol innumerevoli personaggi, Il suo interesse fondamentale è quello espositivo. Infine André Coyatte ha un linguaggio sempllce cd asciutto. che mira a met– tere immediatamente in ri– lievo il senso della storia. Una sce na de • La lunga notte del '43 •· di Flore.stano Van– clnl, prèm.lo • Opera prima »al Fcatlval di Venezia André Cayatte ha ecces– sivamente schematizzato questo messaggio. trascu– rando un fattore essenziale del problema della libertà. cioè il suo insopprimibile rapporto con il problema della responsabilità. Roger apbandona la su.a Patria, abbandona la sua famiglia, elegge liberamente quel luogo ove la sua personalità può esprimersi utilmente nella pienezza delle sue for– ze. Ma. rosi facendo, egli ha rag&iunto la libertà at– traverso l'elusione della re– sponsabilità Questa elusio– ne rende opaco ed anche anticipato il personaggio; conferisce una coloritura anarcoide al suo messaggio che rimane pertanto privo cli gran parte della 6\la !orza. La struttura fondamenta– le dei tre film può dunque ridurs·l a questi termini: tre storie doVe - almeno nelle intenzioni - personaggi co– muni anzi umili si fanno Questo regista è stato defi– nito un avvocato. Altri ha detto che i suoi film sono a tesi. La educaz.ione cli Cayatte è infatti tipicamen– te razionalista. Prima an– cora d1 evocare, egli ragio– na. Ma questo appunto è il carattere distintivo della sua personalità ed in tal senso egli è il creatore di un genere cinematografico, il 1 ' pamphlet,,. I suoi film non sono romanzi. ma li– belli e cosl vanno intesL Chi vi ricerchi l'afflato nar– rativo. la e vocazione lirica non può che rimane.re delu– so. Cayatte di scute e nel calore della discussione è la vena più sincera della sua arte. Tre artisti, assolutamente diversi si sono, dunque, in– contrati in una medesima struttura che forse rifiette una richiesta dello spettato– re di oggi. Questo spettai°"" non vuole guardare 1 suol eroi dal basso in alto. Vuole con- siderarli suoi simili. vuole vederli alla stessa sua al– tezza. che è quella dell'esi– stenza quotidiana; ma pre– tende anche che essi gli ri– velino un alto messaggio. In un prossimo articolo diremo partitamente dei film più interessanti che so– no stati presentali alla XXI mostra internazionale d'ar– te cinematografica. GIOVANNI CALENDOLl e La sera uscivo fuori e lei mi raRgiungeva correndo sul– l'asfalto coi' tacchetti, mi prendeva a braccio e voleva che fermassimo una mac- Si è insistito da varie par– ti che il suicidio di Pa\·ese sia nato da una delusione d'amore. Se è \'ero che nel Diario si parla di una don– na, venuta da oltre oceano e partita 1roppo presto - Nulla ... uon scrive più ,iulla ... •Niente,. - è anche vero che nello stesso Diario Pa– \'ese iJ 25 marzo testual– mente annota: e Non ci si uccide per amore di una donna. Ci si uccide perchi w1 amore, qualunque amore, :~I~a~~be~/oi:it:n~ve;f~;~":; cos} c1 parla lo scrittore e continua i1 22 marzo 1950 con una meravigliosa intuizione lirica: « Verrà la morte e avrh i tuoi occhi. / Questa morte che ci accompagna / Dal mattino aIIa sera, insonne, / sorda, come un vecchio ri– morso I o un vizio assurdo. I tuoi occhi I saranno una \lana parola, I un grido ta- Pavese, forse nel ricordo del suo Piemonte dove i con– tadini la sera accendono i fuochi - e desideriamo rile– vare la forza scultorea dei suoi quadri sulla natura -. spesso ci parlava dei falò. In una poesia sC:ritt;;,; il 30 ottobre 1945, ad esempio ci dice che: UN ItACCOl\'l'O DI r:JNO !!iCAilc\BJ· LLO'l''l'O e Sarà dolce tacere. / Sei la grandiosa e dolorosa mar- la ter ra e la vigna. / Un ac– cia dei ciechi a Roma, Ja no- ce.so silentio I brucerà la stra Unione ottenne dallo Sta- camp agna I come i falò la Alto, imponente nella sua divisa piena di colori. i baf– fi all'umberta ben curati, gli occhi neri e vivi, il maggiore dello squadrone granatieri di C. era l'uomo più invidiato e più benvoluto della citta– dina. Quando sfilava sulla piazza in testa al suo squa– drone tutti s'affacciavano per vederlo; alle finestre e d3i balconi le raa:azze l'osserva– vano con gli occhi lanitllidi: durante la grande guerra un ufficiale dei granatieri era il partito più ambito dalle fa– miglie più ricche. Il mag– giore sembrava fiero della sua alta figura, della sua di– visa, del suo grado: era il padrone di C., ed io ero felice d'avere un uomo cosl im– portante tra i cHenti del mio negozio di barbiere. Poi scoppiò la guerra, il maggiore partl col suo squa– drone per il fronte, e un bel giorno vi ritornò. Era un po' invecchiato, i baffi erano diventati grigi, ma il suo aspetto non era cambiato. Un giorno il maggiore entrò nel mio negozio con una benda alt 'occhio destro. e Co– s•~ successo?,. gli chiesi. • Nulla di gra,·c: una picco– la infezione • mi rispose. Nei :O~ s~~~vi q~~ 11 ~a~:J: all'occhio, ma era lo stesso il personaa:gio più influente di C.: era ricevuto nelle mi– gliori famiglie, era amato, stimato. Dopa un anno il maggiore comparve su 11 a piazza di C. in abito civile, Mi disse che era finita la sua ferma militare e che J'ora in poi si sarebbe stabilito a C. m un piccolo appartamento avuto in affitto da un amico. Un giorno l'c.,: maggiore dei granatieri m i ma ndò a cluamiire; ç[9. $ W.to ricove– rato al!'ospedale per una ma– lattia agli occhi e desiderava che fossi io a tagliargli la barba tutte le mattine, pur– ché non dicessi a nessuno di C. che era ammalato agli occhi. e Me lo devi promet– tere che non parlerai con nessuno,. mi disse il mag– giore: e un cieco è segnalo a dito da tutt.i •· Mi meravigliai un Po' del– le sue parole, pai non vi feci più caso. Tutte le .mattine andavo all'ospedale, chicdc– ,-o notizie al medico. Purtrop- ITtO, 1i~~l'~o:6co s~;~Po be~~~ ma desiderato da tutti, stava per diventare cieco. Quella notizia mi sconvolse. Un me– se dopo il maggiore venne nel mio negozio accompagnato dalla sua governante. M'ac– corsi, tagliandogli la barba, che i suoi occhi erano ormai chiusi. Da quel momento non sep– pi scacciare dalla mente J.>Cr un solo minuto l'immagine del maggiore, diventato cie– co per sempre. Non seppi mai la ragione di quell'im- farof~ ctiJi~ed~rlo 0 ~1 a;~;~ giore: egli sembrava restio a foar~a~eSa~~aav~i ~~3~; l'accompagnavo cammino.ndo lentamente attraverso la piaz– za fin nel mio negozio, ri– spondevo alle sue domande piene di curiosità per il mon- ~:g1t:, la°b~~e~a q~l~~li ,~ riaccompagnavo a casa sua, dove viveva piuttosto mode– stamente con la sua vecchia fedele governante. Ma col passare dei giorni m'accorsi che l'e,: maggiore, una volla stimato e benvoluto da tutti, era stato completamente di– menticato. Le rare volte che usciva di casa era sempre solo. • Ora sono cieco • mi diceva ogni tanto malinconi– camente: e la gente 110n va con i ciechi... Mi trovano noioso e ingombrante!•. Aveva ragione. Nessuno a C.. nessuno dei suoi vecchi amici l'invitava più in casa propria, l'accompagnava du– rante la sua mesta passeggia– ta sul marciapiedi intorno alle fosse di C., o l'invitava a pranzo come una volta: l'ex maggiore dei granatieri era stato abbandonato dai suof occhi e dai suoi runici. A vol– te, accompaa:oandolo nella Vite cieche sua passeggiata, specie il lu– nedl. ~omo di vacanza per i barbieri, mi salivano quasi le lacrime agli occhi nel ve– dere quell'uomo ridotto or– mai una larva. Il ,·olto, una volta aperto, un pa' severo ma dai tratti aristocratici si era trasformato in un volto smunto, pallido, sofferente: i suoi vestiti erano cosparsi di patacche e di macchie di unto; il cappello, calcato sul– la fronte, gli dava l'aspetto d'un povero accauone. E ac– cauone lo era orm3i l'ex ~tgSI°~J1i!!re m~~ ~1!n~~ Quel giorno fui ricoveralo al– l'ospedale, e dopo un mese fui dimesso con gli occhi spenti per sempre. Ero di– ventato cieco anch'io: da quel momento cominciava il mio incubo, un incubo che dura tuttora e non mi lascera fino alla morte. Sono passati molti anni ma nessuno è riuscito a ridarmi almeno una giornata di sere– nità. Un cieco per chi vede è solo un cieco; ma per chi non ,·ede è qualche cosa di mostruoso che nessun es– sere umano sano può descri– vere: perché solo chi non ve– de può capire quant'è profon– do, infinito, spaventoso l'abis– so delle tenebre. 19~~ ~~°c~e 0 rt~~oi~:es~~~ enorme barca dei cinquanta– mila dee.i italiani arrivò nel porto della sah·ezza, guidata da Paolo Benti\'oglio, presi– dente dell'Unione Nazionale dei Ciechi Civili. Da quel gior– no non ci sentiamo più ab– bandonati. Finalmente ave– vamo trovato chi ci avreb– be protetto e difeso. Dopo lfzi~ta~~o ~f f~f~f: vtt~; seE ~ un suo libro \ti è un pensione che avrebbe scaccia- lungo racconto sulla • Luna to dalla nostra mentr?. il ricor- e i falò•· do del cieco-accattone che Strano deslino anche que– s1ende la mano per chiedere sto. Pa\'ese non avendo tro– l'elemosina. Ora anche noi vato un • Falò di sera • per :~g/~:~ a~ ihecila a~~~~~ ~~ ~~~mtnarfm;~t~t~:j ~Jo~ef~ gli occhi istituita dopo la una noue senza s1clle. cll~rt~:i 1 ,~f:to ~~\fa~~~~ 1 ___ F_RA_N_'C_E_S:...C:...O:...:...G:...Rl:.. ha ridato la vista ai giovani Dosloevski fo~r;~~o ~tt!=~e 1 lf;no~ in America stro reinserimento completo NEW YORK. La casa edi- ~~~ ~b~~fo~~~tt~\~~ trice newyorkese « Hericage sto fosse esistito ai tempi Press I), che ha pubblicato dell'ex maggiore e di Bai- di recente una edizione dei dai, io non avrei sofferto con «Demoni,, di Dostoevski, loro per la treml!nda disgra- ha ricevuto subito dopo, da zia: ma il sacrificio di !ante un'o.genzia di « Echi della d~ilfaj~! c:=eh~~hae ~~: stampa)>, la seguente lette- 10 almeno dopo tanti anni la ra: • S3pete quel che la buona sorte di rischiarare stampa scrive del vostro li– l'orizzonte a tutti gli uomini bro? Noi lo sappiamo. e che a,•rebbcro avuto dopo di vorremmo Informarvene con loro il penoso destino di non l'invio di ritagli che vi ri– vedere non solo i colori dc- guardano. al prezz.o di dol- fJ\~l~~·e~!l ~~~~: ~~ -;;~~ lari due ogni dieci». L'in- meno quello dei loro genitori, teressante è l'Indirizzo della degli amici, della loro com- lettera: « Al Signor Fiodor pagna della vita, spesso dei Dostoevski. presso « Heri- loro figli. cage Press )) stava nemmeno per pagare la pigione. Ma doveva anche 'man~iare, curarsi. Assistevo jmpatente alla disgregazione morale e fisica d'un uomo a cui m'ero affezionato come ad un padre. Mi pareva d'im– pazzire. Un giorno l'ex mag– giore, mentre aspettava la minestra seduto con i poveri del paese alle e Cucine Eco– nomiche •, do,•'era costretto a recarsi tutte le mattine per sfamarsi, chinò il capo sul tavolo e non si mosse più. Era passato senz'accorgersi dal buio fondo dei suoi oc- lt------------------------------- chi al buio più profondo del– la morte. Al funerale c'ero solo io e la mia famiglia, e due o tre poveri del l'aesc. Ancora oggi non so sp1e~ar– mi percM m'ero arfoziona– to tanto all'ex maggiore e Arrivi di biblioteca alla sua cecità, come se un segreto istinto mi spinges– se verso un essere che sof– friva in silenzio, senza mai lamentarsi, con una forz:i. di rassegnazioneche a volte nti sbalordiva. Anche mia ma– dre a volte si meraviglia,•a del mio attacamento per il cieco. Mia madre a\'eva allo– ra una piccol:i osteria dove ~}i t..n:~a~~ 0 aaf~ 1 ai,a~~ti~~ natore ambulante, cieco dalla nascito., e il suo socio Bu– seto. zoppo, che serviva a Baldai per raccogliere le ele– mosine della gente durante le sue strimpellate con la fi– sarmonica. Alla sera, tornan– do a casa dal mio negozio trova\'o nella saletta dell'oste~ ria Baldai e Buseto che ur– lavano tra loro, spesso ac– capigliandosi. Erano soci e indivisibili perché uno non potc,,a vivere senza dell'al– tro, e viceversa. Ma Duseto imbrogliava Balda i: invece di ~~ft~ o.dg~ !.i~~~teil l~i~~~e~: spendeva bevendo. Passavo quasi tutte le mie sere ascol– tando Bnldai, e confesso che a \'Olte mi divertivo ad assi– stere alle baruffe dei soci. Tuttavia c'era sempre in me un fondo d'amarezzo.. • Sia– mo maJedetti noi ciechi ,. di– ceva Baldai prima di 3Izarsi dall3 sedia per andare a dor– mire: e c'imbrogliano tutti anche gli amici!,._ • Aveva ragione anche lui co– me il maggiore. Ma io non potevo far molto per Bal- g~~lc~ J~~ !~i ao reruj~i~ meu..o litro di vino, ma chi po1eva donare a quell'uomo cjeco _la gioia di vivere, la vista, ti mondo, che non ave– va mai visto dalla nascita? tic~~r:x a n~,~~rcpe~:~ ~Jf~ Jean-PieT"Te Voidie.s: 1 Che– min d'lln écolier ......, Editions Subervie, R~d:z~ N.Fr, 4.50. E l'ultimo romanzo deU'au.• tore che ha gid dato: "Buffato·-. Segher.s, Parigi., "Vivre", Li– brairie dc lo Renai.s.sonce, Ren– nes, "Piocher, Aimer ", edito dall'autore, "L'e.sproir c.st plu.s fort que tout", P. Seghers, Pa– rigi., ''Irene., 11 voi., Les Pres- 3e.s Contemporaines, Parigi, "L'Ange ... edito dall'autore per Reaain, "Ce&fleur,s qui ont du sang", A. Henneu.se, Ltoru, ,.Le retroviscur maglque", P. J. O.nDald, Parigi. E' la 3toria di un profeuore che diver&i anni dopo ti suicidio di uno dei suoi alunni preferiti seaue con emo– zione certe tracce e rie.,ce a ricostruire l'atmo.slera e l'iti– nerario dc:ll'esistenza di questo suo alunno nd pochi anni 3UC– ~.ssivi alla fine degli studi. In Questa .sua ricerco egli Nco– pre i problemi della aiovinezza e della creazione dell'attuale nostra societd. Voidies con "Chemin d'un écolier., ha ri– proposto la .setta dei proble– mi, drammi e insulti di tutt e le adolesce11.Ze. L'adole., cen.zo è un tema particolarmente co n.– geniale olla leturatura contem– porartea: da Julien Gree e do Kafka a Mu3il, da Hemin– gwau a Moravia. Sulla tema– tica di "Vofageur SUT lo terre., li Gree-n., "America,. di Kafka, "ll giovane Torle3.s., di Muril, Santiago di Hemingwad (di "Il vecchio e il mare ..). "Ago.sti– no,, di Moravia, Voidies ha da– to deUa dolescenza altre vi– suali. GIUSEPPE TEDESCHI ARTURO BIANCHI - Sogpet– tiuitd del dolore (Barilll - Editore - Genova). La « soggettività del dolo– re,. di questa .. particolare persona,. è Implicita nella concezione cristiana ed esi– stenzialista degli ultimi de– cenni. La Kierkegaard renais– sance fu appunto un. tentati– vo di richiamare la società al– le dimensioni dell'uomo, alle esigenze dell'angoscia « singo– lare-. Questo tema arduo, scomodo non è tuttavia entra~ to nella coscienz.a moderna poichè troppo spesso l'indi!– ferenza per I fatti soggettivi interiori è alla base dei rap– porti tra gli uomini Siamo trattenuh da falsi pudori e dalla mancanz,:1 di comunicatività. Proprio per– ehè soffriamo per assilli ebe se spesso sono simili. assai più spesso si presentano come opposti e discordi è necessa– ria una maggior riflessione sulla soggettività del dolore che !le è diverso nel contenu– to è però ldentlco nella !orma e spesso nella sostanza. C'è U dolore delle bes\ie e delle piante che benché non abbia nulla di umano ci Impressio– na per la f\slcltà e bestialità che assumono talora I dolori dell'uomo. Come il volto del– l'uomo non è mai simile a quello dell'altro uomo e spes– so è Impenetrabile tuttavia la Jntens:!tà dell'angoscia si di– segna nel volto ancorché il ~ontenuto non ne sia mani– festo. Nel rifiuto ad intende– re la soggettività del dolore disumano e sovrumano del– l'altro - lo - posso in certo senso determinare l'atteggia– mento suo verso altri. I poli– tici per loro natura sono estranei al privato. al sogget– tivo, ma la giustizia è anche nella ..parzialità,. nel peso che diamo alla realtà interio– re den·uomo singolo alla sog– gettività del dolore. Solo una morale e un costume cristia– no-socratico possono realizza– re il vero umanesimo della comunicazione. FlLIPPO AUTl Teofrasto {continua da pag. 1) prio caratte~o e piccolo potenziale (mi esprimo da profano), o se non poté sop– portare i fulgori metallici e cristallini della gabbia, il tu– bicino al neon, le uitamin.e nel miglio, che poi Lombar– di, consultato, riconobbe sbagliate quanto a genere e a dose, . perchè adatte ai coccodrilli. Come l'antico, il vanitoso moderno non m anca di. pie– tà 11.è di nobili impul.si, mo quando lo trovi in . testa alle collette (e non sigla N.N.), Puoi sospettare che abbia avuto uno di quegti slanci a boomerang, destinati a tor– nare su di lui. Teofrasto di– ce: il mto personaggio, se appende un voto nel tem– pio, va poi di frequente a lustrarlo, che spicchi. Al· trettanto farebbe tl nostro, se i templi fossero più fre– Quentati, e se la gente bà– da.sse ancoro a certe cose. Ma il cane morto che Teo– il giorno in cui, dopo tanti anni, mi trovavo nell'ambula– torio del mio oculista, con l'occhio sinistro già comple– tamente spento per la caduta della retina e col destro in via di spegnimento totale. Le ultime immagini che vidi nel– l'ambulatorio furono il vol– to, molto sfocato, del medi– co, e, sulla parete di fronte, quattro enonni dipinti a tin– te molto forti. 1n tre di quei r---------~ I frasto vide .sepolto sotto un il privilegio di annunziare in pubbUco i fatti grandi e importanti del tempo, Il medesimo che si presenta ogai alla ribalta (chi è mai? che vuote?) annunziando, 1 poniamo: e Dal Caucaso a Lisbona, da Malta alla Thu– le, " liberi non sarem se non. uni''. Grazie a noi, l'unione degli scrittori è fatta, l'Eu– ropa è un.ita > 1 lui che non scrive, com'è certo e asso– dato, e che forse non legge, essendogli perciò facile cre– dere che tante grammatiche e sintassi mentali sian gid fuse in un esperanto comu– ne. Dopodiché, dice Teofra– sto, e scappa a casa a par– tecipare alla moglie che quello per lui è stato un giorno straordinariamente beato•: una conclu.stone in– traducibile, perché non c'è corrispondenza fTa la donna greca, che viveva chiusa e appartata, e quella moder– na. La. mogUe del nostro è in giro a far la pa.rte sua, ossia a st· rappa.re la sua parte di t rionfi. Quando tornerd sta.neo stanchissima, non .st parleranno affatto. Non vogliono, guardandosi negli occhi, sorridere di compassione, perché si ve– drebbero come tn uno specchio. dipinti c'erano delle figure GIORNALI$ ARTISTICO. insignificanti, ma nel quarto LETTERARIO cerca aaovl c'era un cieco-accattone che, poeti. scrittori, mugtclrtl. guidato da un cagnolino te- plUnrt, e oeo laoreatt, am- nulo al guinzaglio e con un bo•es•I, per oollaborA91one bastone in mano chiedeva e valnrlnl\zlone merltnoll l'elemosina ad un passante Scrivere: Approdo del Sud, che si schermiva quasi nau- Lauro Teatro Noavo u _ seato di quel povero essere NapolL cieco, senza sostci'QO umano.·----------~ monumento .sormontato da colonnina, può darsi che ri– posi oggi sotto le struttu– re prefabbricate da Pler Luigi N~roi. E' il tipo, dice Teofrasto, ~he briga presso gli amici autorevoU, perché sia con– cesso a lui, che conta poco, VI.ADII.URO CAJOLI

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