la Fiera Letteraria - XIV - n. 18 - 3 maggio 1959

Domenica 3 maggio 1959 L ,\ F l E R A L E T T E R A R I A Pag. 5 IL " IL . LIBRO D'ORO " ALL'EDITORE RONDA.D GIOVANE ARNOLDO es.:lamativo. Ma io so molte più. cose che non possa dire 1gli altri la storica foto– ~rafia: direi quasi eh ·10 so molte più cose che lo stesso Arnoldo d'ora sappia ch'io sappia. Si. garzone di tipo– grafia. ma anche garzone di drogheria. a dieci anni. :be è molto più bello. E' probabile ch'egli leggesse allora per suo divertimento più assai di quanto egli non voglia e possa leggere og– gi per suo cruccio. Io so. * tli J.Ll.UINO .1.llORET'J;I Sv dunque di quel certo foglietto •sociale• <venuto prim:1 o dopo di Luce!> stampato da lui stesso a forza di braccia. con l'aiuto manuale d'altro garzoncello scherzoso. e d'una cassetta di vecchissimi caratteri adorati prima quanto dl– sprezz.:1ti poi: e so d'un torchio « formato cinquanta per settanta• ch'egli forse rivorrebbe ancora nel suo studio di Milano In qualità di cimelio. e Dio sa come Impegno che affluissero a Verona tutti I capolavori Ma non eran neppure tutti gioiellini di letteratura in– fantile quelli affluiti cin– que o sei anni prima a o'stt– glla, In provincia di Man– tova. quando a rischiararli in una simbolica adunata a petrolio. Né mi dispiace che egli pubblicasse, tra t suoi primissimi. alcuni li– bri mediocri. Chi non ha scritto e pub– blicato un libro mediocre? o anche men che mediocr.::!? o tutto goffo? o interamen– te brutto? Si sa anche co– me codesti libri abbiano la loro importanza e siano poi ricercatissimi si dai critici letterari sf dagli accaniti biblioflll se i loro aut.or: riuscirono infine a provve– dere un'autentica ciambella col buco. Diciamo dunque che i libri mediocri hanno il loro degno ufficio quando preparino. anche se in ve. rità non lo auspicavano e tanto meno annunziavano, il libro bello o anche bel– lissimo. qualche volta per– fino il capodopera. Ma d'aver pensato a Pan– zini in Quei giorni, d'aver immaginato di mettergli al fianco. un po' a contrasto. ta rossa e blu. la scatola del t:1bacco. la pipa? S'era ac– corto che. non lungi dalla vecchia cartella dl tela ce– rata. rimaneva dimenticato anche uno strofinaccio? Tutto, senza parere. egli aveva scoperto e goduto del– la stanzftta del • povero letterato•• anzi con un oc– chio aveva osservat::, le co– se con l'altro aveva te– nuto a bada il grand'uomo. E ora parlava lui. Parlava senza enfasi, senza cioè aver l'aria di sostenere una vera causa. Per mostrare insom • ma ancora una volta che la causa. dopo il colloquio molto simile a un soliloquio. era vinta. si dirà che sei mesi piU tardi usciva un nuovo libro panziniano, panziniano. si dica pure, al cento per cento, og<Ji quasi sconosciuto. dal titolo Il diavolo 11ella mia libre– ria; e usciva proprio coi ti– pi delle Officine Grafiche Mondadorl. Ostiglia-Verona -Mantova, cosi che il « po– vero letterato• era anche lui da quel momento tutto di Ostiglia, di Verona. di Mantova, cioè già lutlQ quanto ineluttabilminte mondadoriano. L'editore Mond,11dori riceve i ,omplimenli dell'on. Segni u giovane Arnoldo. d'aver Qualche anno ancorn visto col pensiero Aliredo e passò e sarebbe improprio. Arnoldo l'uno di fronte riferendoci a Quel tempo. all'altro. di questo almeno usar sempre la cara espres– potrei compiacermi dopo sione di •giovane Arnoldo• trentacinque anni. Panzini Egli era anche un poco in– non era comodo. pur con grossato. Non è nemmeno la sua davvero aurea mode- impossibile che gli brillasse stia e la sua bonomia quasi fin da allora qualche pre• d"uomo di campagna. seb- coce fllo bianco. specie alle bene privo ancora di lo- tempie. E potevo misurare maliuconlco. delle mlnori posslbllltà che ml restavano ormai di vederlo. TuttJ.via un giorno di estate di non so piU qual anno 1fors? li '29, il '30) la sua grossa automobile si fermò davanti alla porta della mia casa a Cesenatico. Entrò nel mio studio con una cartella sotto t1 brac– cio. Aveva una notizia da darmi, anche qualche cosa da farmi vedere che si tro– vava, probabilmente. nella stessa borsa. • O'Annunzlo! • gridava. «D'Annunzio! D'Annunzio!• Capii prima che mi mo• strasse grandi sonanti fo• gli ch'egli s'era accaparra– to anche U maggiore scrlt• tore !tallano. ~on nascondo che que– sta notizia mi lasciò un po– co freddo. Nel suo fervore. un fervore cosi tipicamen– te • suo •. non se ne ac– corse. E fu molto bene. Io pensavo forse in quel momento che il Poeta-sol– dato. oltre I vecchi grandi libri. non aveva più molto da dare al bibliofilo. Infatti Il non phi giovane Arnoldo dové aspettare fino al '35 per riempire. direi con le sue stesse mani. le vetrine dei librai di tutta Italia del primo libro inedito dan– nunziano a lui affidato. un libro densissimo e dal lun– go irritante titolo cento e cento e cento e cento pa– gi11edel libro segreto di Ga– briele d'Annunzio tentato di morire. Primo per Arnol– do. ultimo per Gabriele. Ho sotto gli occhi u:1 gruppo fotografico stamp3- to di recente sulla terza pagina d'un quotidiano: •Arnoldo Mondadori a Osti– glia nel 1907 coi suoi redat– tori de La Luce •. Sei brave persone. quattro adulti se– duti e, dietro a questi. due ragazzetti in piedi, molto seri entrambi. quasi acci– gliati. fra l'indifferenza a gravità dei maggiori. Il più giovane degli adulti, sedu– to, mostra senza parere la testata del giornale Luce!, col punto esclamativo, l'ul– timo numero uscito o !or-1 se i1 primissimo. Dalla di– dascalia <forse errata> p:ir– rebbe che Arnoldo fosse n contornato dai suol coadiu– tori. preoccupato solo di I tendere verso l'obiettivo :1 titolo del suo giornaletto, ottenendo cosi li documen– to deUa sua prima vittoria. Ma bisogna considerare che ìl «gruppo• è del 1907 -e ch'egli aveva allora sedici o diciassette anni: s'ag– giunga che soltanto uno o due anni prima aveva ratto il garzone di drogheria e il venditore ambulante di ri– so e polenta. S'.ammetta pure ch'egli rosse, di quel giornaletto. il redattore-ca– po, e sotto sotto anche il bollente ispirator.e politico. lasciando a uno dei seduti la responsabilità della dire– zione effettiva di Luce!; e ci si decida a riconoscere H futuro grande editore in uno dei due ragazz2tti che rimangono giustamente un J>O' indietro: questo forse che indossa una specie di tuta delrepoca. stretta alla vita con una certa maffia militare di dopo almeno sei mesi dall'arruolamento. Be·. non occorrono maggiori lu– mi: l'Arnoldo diciassetten– ne non può non essere che costui. in elegantissim9. tu– ta e con la cravatta n?r~ a fiocco ch'era al mio pae– se, e rors·anche al suo. d~i sovversivi e degli anar:hici. A guardarlo bene il cipiglio. e vorrei dire il grugno. del padrone - il patron delle case editrici parigine - egl! lo possiede già a diciassette a.nnl. anche se nel gruppo al posto d'onore figura un barbuto cospiratore con la aria di guardare davanti a sé qualcosa di molto simi:e .a una barricata quarantot– tesca. Ma non s·muda que– sto signore. La rivoluzione. nel 1907. in Ostiglia non la fa lui! per esempio. che gli autori a cui andava allora la sua disinteressata (si può ben credere> ammirazione era– no Victor Hugo e l'\•lassimo Gorki. il primo per le sJ.e l:iee di redenzione sociale. J secondo perchè aveva ratto tutti i mestieri. cosa di cui poteva già vantarsi il giovinetto ostigliese. di volta in volta venditore am– bulante <non solo di riso e polenta). propagatore nelle campagne di idee estremi– ste. operatore cinematogra– fico. buttafuori e annuncia– tore del titolo e delle varie parti delle pelltcole e. di nascosto. perfino scrittore. Perché io scoprii da me, senza l'aiuto di nessuno. senza abili interrogatori e meticolosi sopraluoghi. che il ragazzo di Ostiglia. arri• vato solo alla « terza • o alla II quinta •, scriveva i suoi racconti d'avventure coi quali bussava alla part:1 d'un giornaletto per ragaz– zi, diretto da Yambo, con la stessa fortuna. del resto, con cui oggi non pochi bat– tono alla dura porta mon– dadoriana. e non sono dei ragazzini. « Pulsate et ape– rietur vobis ... • i:Konsempre. caro Presidente. ruor del Vangelo, è cosi! s ·accarez.za con gli occhi u n cimelio che racconta. meglio di una rotativa ac– quistata in America. la sua storia che pare una favola o la favola che è la sua storia. ghicciolo. Ma l'essersi mu- Idarafpidit.à della sua asces~ MARINO MORETTI ~~~~J~a~~lan::~ein ~~1!1 1 ~~~ _•_I _•'_"'_·_P_•r_m_e_u_n_"° __ _ _ _ _______________________________ _ Ora non vorrei aver l'aria di chieder tutto di quella sorprendente vigilia a codesto «gruppo •. per quanto esso sia cosa rara nell'Jconografia mondado– riana e fl.n commovente. Mi diverte, si. il cipiglio del ra– gazzot.t.o e più ancora il titolo Luce! cui contrap– pongono mentalment,e il ti– tolo Epoca. senza punto So bene che l'aver dato qualche consiglio. modesta– mente letterario, all'ancor giovane Arnoldo non dove– va poi significar molto a quel tempo per il semplice motivo ch'èra egli stesso a richiederlo, e ci aveva in– teresse: sarebbe parsa cosa davvero straordinaria. dJ. menarne gran vanto. cin– que o sei anni dopo. noa dico oggi. quand'egli non chiedeva già ph.i consigli a nessuno. Chi. come il sottoscritto . si guardò bene dal far leg– gere altrui un suo lavoro in prosa o in versi prima che rosse stampato, non ignora quanto vi sia di saggezza e fl.n d'umiltà in questo or– goglio: meglio. cento volte meglio saper di sbagliare che chieder sul serio lumi a qualcuno. Cosi io feci al novello edi– tore che aveva solo fame di manoscrilti qualche nome di autore. buono allora e forse anche oggi: non po– tevo tuttavia assumere lo cosa anche per lui. Non dico che lo si dovesse tratto tratto ammansir.e e neppu– re ch'egli fosse sempre diffi– cile a prendersi. Ma aveva una fiducia che direi tutta istintiva verso il suo gio– vane amico di C?senatlco, una confidenza a tutta pro• va. quel tipo di confidenza che fa credito a occhi chiu- si. anche talora. come ne! nostro caso a chi non me– rita davverÒ tanto: e allo– ra il vallo dei piU che ven• t·anni che ci separava e fa– ceva di noi i rappresentanti di due generazioni. abba– stanza diverse. non solo ve. niva automaticamente an– nullato. ma ero io sovente l'anziano con l'esperienza d'una vita letteraria molto simile. per lui. a un mole– sto inestricabile ginepraio, e Alfredo poteva cosi at– t?gg1arsi a giovinetto ine– sperto. sebbene qualche vol– ta solo per astuzia o per chiasso. Ecco. perfino capi– tava che Il « povero lette– rato • mi desse retta. E quella volta dové ascoltare molto benevolmente il mio. forse,abilediscorsosull'edl· tore di domani. · Fu a qu.esto punto che il giovane Arnoldo parlò co– me. anche allora. sapeva parlare lui solo. S'era ac• corto che quel Panzini cin– quantaseienne era ancora uomo bellissimo? S'era ac- l ~o~~e~~a~t~~~'iC::~J1~v;;! lore. zaffiro e smeraldo in– sieme. con per di piU fre– quenti scintille d'oro rosso come da incudine? S'era a::– corto della stranezza e quasi comicità dell'ambien– te. di cert.a follia degli stes– si vecchi mobili, dell'estro e malizia con cui si scontra– vano su per i muri e sul vetri d'una credenza di paese ritrattlni e biglietti. telegrammi aperti. cartoli– ne illustrate. ritagli di gior– nale. caricature e figurine ritagliar.e anch'esse, Gre~ Garbo e Guidarello. Sibilla A!eramo ancora fulgida e la piccola Allegra Byron a Bagnacavallo una parte– cipazione indifferentemente nuziale e di morte, una strofe in vermlcolo dello Spa.l!icci e un cavallucci) marino trovato a Bellaria. là un mazz.:?tto di spighe di grano. qua un precetto pa– squa!e 1888 lsua madre!>. I infine il ritratto in acque– rello della giovane sposa con la guancia !asciata e il mal di denti, pinxit Al– fredo Panzini 1891? AvevR fatto caso. a maggior ra– gione. del tavolino dello scrittore su cui lo s::rlttore non era mai stato « chino •. 1.1n tavolinuccio che avreb– be potuto venir paragonato I a deschetto di c1abattmo, perchè lo scnttore scnvev:\ ' appoggiando il capo sulla spalliera d'una vecchia poltrona a sdraio e li, sul piano del tavolino a cJI arrivava quanto mai s::o– modo col braccio sinistro. I restava appena il calam~io con poco e non sempre m• d~lebile Inchiostro e, più Tn i documenti dell,11Cu,11 Mond,11doO. Sopra: l'editore con Alfredo P,11n1ini,!,Husu, ~u!do ~ih1ne.si , necessarie, le forbici. la Ce.sue Civit•, Alesundro V,r•ldo, Luc:o d'Ambr•, Bruno Mond•dori e Bino S,11nm1m•tell, (1936 ) ~occetta della go~ma fatt;a Sotto: con E,nest Hemingw•y 1 !Il casa. la scolastica mat1- LE CERIMONIE PER I PREMI ISTITUITI DALLA Urbino Ciouetti IL SALUTO DEL SINDACO Signor Presidente, ho l'onore di rivo!gerLe il deferente saluto dell'Amministrazione Capitolina ed il vivo rin– graziamento che, anche nel nome di tutti i convenuti, Le porgo per aver voluto sottoli– neare con il Suo intervento l'alto significato di questa cerimonia. Onorevoli Presidenti del Senato e della Ca– mera, de-! Consiglio dei Ministri, della Corte Costituzionale e del Consiglio dell'Economia e del Lavoro, Eccellenze, Signore e Signori, Roma è lieta di offrire ,!a solenne e sugge– stiva cornice del Campidoglio a questa mani– festazione nazionale di riconoscimento per il !ibro e per la gente dei libri. Ne è lieta perchè ha il vanto di poter affer' mare che nessun momento della sua storia è stato libris solutus, ma ogni sua ora, ogni sua vicenda è stata maturata e ispirata dalla cul– tura e dallo studio, ed essa stessa è stata - nell'ora di travaglio che vide -'.'inserimento dei barbari nella struttura dell'Impero - la grande maestra che ha risospinto al libro le menti nella pace operosa dei chiostri e nella fervida animazione delle Università. Per questi motivi, rinnovando ·!'adesione di Roma, della sua cittadinanza e della sua Am– ministrazione, auspico che questa cerimonia divenga una tradizione che - nell'incontro col libro, con lo scrittore e con l'editore •– rivendichi la vitalità e la validità deEa no– stra cultura naziona.!e nel contesto della più vasta cultura cristiana e occidentale e nella intesa fiduciosa con la cultura di tuLti i po– poli fratelli. PRESIDENZA DEL CONSIGLIO Al ricevimento di Villa Madama non erano pochi gli scrittori che entravano per la prima volta nei S9.– loni ideati da Raffaello per Madama Margherita Far– nese. La « Villa àegli Amba• sciatori• veniva apert9. ag:i scrittori e agli editori ita- ~i:on~ .. ~ll~ 11 11 rae:~te o::; liii Presidente del Consiglio. on. Antonio Segni. dava un ricevimento al quale sono intervenuti m::,lti espo– nenti della vita politica e della Scuo·a. addetti cul– turali di molti Paesi stra– nieri. alti funzionari della pubblica amministrazione e rappresentanti del mondo del lavoro: ma al centro dell'attenzione. una volta tanto. al centro della festa. erano g] uomini della cul– tura riuniti in gran nu– mero. Alcuni. anzi. appa– rivano non poco sorpresi dalla e novità• e non na– scondevano l'imbarazzo che coglie quando ci si trovn 11 sulla punt.a • del festeg– giamento. TTa gli intervenuti al ri– cevimento abbiamo notato: Palazzeschi, Ungaretti, Car– darelli. Moravia. Arnoldo Mondadorl, Enrico Vallec– chi. Bompianl. Sanminia– telll. Angl o:ettl , tra nume– rosissimi alt.ri scrittori: e tra gli esp onen ti degli altri settori culturali: Mario Poz– zi. Presidente dell'Assoeia– zione Editori. il Provvedi– tore agli Studi di Roma, Francesco Mastropasqua. il quale ha dichiarato la ne– cessità che siano più fre– quenti e profondi i contatti tra la scuola e gli scrittori. In epoca di Mattatori e di Musichieri non è raci:e convogliare l'interesse verso le cose serie e non certo rumorose della letteratura, verso le persone e I volti che della cultura sono la espressione viva e concreta. Tuttavia questo è stato possibile. a Villa Madama il 22 aprile e nel:a sala de– gli Orazi e Curiazi in Cam– pidoglio il giorno seguente. quando alla presenza del Presidente della Repubblica sono stati conferiti i premi « La penna d'oro •• con la somma di cinque milioni, e « Libro d'oro• istituiti dal– la Presidenza de'. Consiglio « a favore di coloro che abbiano acquisito alte be– nemerenze nel campo della cultura•· I due premi. com'é no– t.o. sono stati attribuiti alla memoria dello scrit– tore Giovanni Papini e al– l'editore MondadorL Dopo il saluto del sin– daco di Roma. Urbano Cioccetti. a1 CaPO dello Stato, ha preso la psrola il Presidente del Consiglio che ha illustrato l'alto ~i– gnificato della manifesta- zione ed ha quindi ri~vo– cato 1·opera e .a figura di Papini e le benemerenze dell'editore Mondadori. A ricevere la • Penna d·oro • erano la figlia dello scrittore fiorentino. Viola Paszkowski. e la nipote Anna. 13. giovane e intelli– gente nipote che sola riu– sciva a districare le ultime parole dello Scomparso. Per decisione degli eredi, è stata devoluta allJ. Facoltà di Lf>ttere e Filosofia del– l'Univer!ità di Firenze. per l'istituzione di una borsa di stujio. la somma che nccompagna la II Penna d'oro •. che è stata cosl consegnata al Rettore del- 1' Ateneo fiorentino. pro– fessor Lamanna. La recente manifesta– zione in Campidoglio. per la presenz3. deL:e più alte cariche dello Stato. v:1 in– tesa come il riconoscimento più. ambito e solenne per la figura e l'opera degli Scrittori e àegli Editori italiani. che con la loro attività e spesso con il loro personale sacrificio man– tengono viva la nostra mi– gliore tradizione e inten– dono continuare ne: loro lavoro. garantiti e tutelati nella libera affermazione dello spirito proprio della loro professione. Tale riconoszimento alla personalità degli uomini di cultura. una volt3 affer– mato e solennizzato. deve però continuare nel propo– siti e ne le realizzaz.ioni degli uomini preposti alla difesa e alla diffusione del– la cultura. Se alle Settimane del Libro, agli Incontri con gli Scrittori e alla Celebrazio- ne in Campidoglio segui– ranno altri efficaci prov– vedimenti atti a far pene– trare capUarmente. an:he nel pubblico più lontano e distratto. l'interesse per il libro. allora \·orrà dire che un c!irna nuovo aleggetil nel nostro Paese per quanto riguarda gli uomini che hanno dato e continuano a dare la propria vita, la propria intelll~enza e la propria attività al.:a cul– tura: un clima nuovo in– dispensabile per una seria e proficua diffusione del libro Italiano. sia dentro che fuori dei nostri con– fini. « Non senza danno - ha detto l'on. Segni a conclu– sione del suo discorso - un popolo può ignorare l'opera e la vita dei suoi pionieri. e pionieri nel tem– po sono gli s::rlttori •· Nel nuovo clima di Vira Madama e del Campido– glio gli scrittori e gli edi– tori itali9ni desiderano re– stare per 365 giorni all'anno (e un giorno in più per gli anni bisestili). Le premesse <e le pro– messe cosl chiaramente for– mulate> esistono. A quanto già è stato realizzato in questo settore dera cultura italiana (alle e Settimane del Libro•, agli « Incontri con gli Scrittori • e alle recenti istituzioni del e L!– bro e della Penna d'oro• si aggiunga la pubblica– zione in più lingue della rassegna Libri e riviste d'Italia) dovranno seguire altre novità che mutino la sorpresa. sul volto degli scrittori e degli editori. in soddisfazione. ELIO F. ACCROCCA Incontro cordi,11(e tr• Cud11•lli ti Angiol•tti

RkJQdWJsaXNoZXIy