la Fiera Letteraria - XIII - n. 19 - 11 maggio 1958

rlctà e moralità dl vita. Va ben-I!, •t,Te!H!t moglie in gioventù, 1\1110 sbaglio. Fu una disgrazia per lui: una famigJ.ia, sotto molti aspetti, non fortunata, anche nelle generazioni più giovani._ Ma un sant'uo– mo. vedrà! Il colloquio si chiuse con questa pro– messa. E :la -Ghita, contenta, preso nome e indirizzo precisi, rifece le scale, si ritrovò dn mezzo al trambusto del mer– cato, allo svolio allegro dei fazzoletti. delle cam1oette, delle gonne rosse e az– zurre, e al silenzio, attonito. delle co– lonnine bianche. CAPITOLO XI , Il 'Professorone• era poi un mode– sto insegnante delle scuo:e medie. Ma era una brava persona. sfortuna– to in gioventù con la moglie. sfortunato con i nepotii. i figli di un fratello. ma fortunatissimo, se cosi !i può dire. con la simpatia che aveva saputo suscitare non solo in quel convento di suore ma per tut.ta la ,·asta trama del loro ordi– ne. che aveva in mano !"istruzione di molte ragazze appartenenti aJle migliori famiglie della città. le quali. consigliate dalle suore. ricorrevano a lui per molte lezioni, abbastanza ben rimunerate. Era una bazza neUa sua povera vita. E la simpatia delle suore era comple– tamente meritata: una brava persona. di un sapere non disprezzabile. data la vita òi fatica e di serietà che aveva condotto e la vastità delle discipline che aveva dovuto insegnare. Ma soprat.t.utto dotato di una qualità rara: aveva un suo modo. paziente e mode ;lo. nel nascondere quel che sapeva. nel mettersi allo stesso li– vello della scolara che gli era stata affi– data, nel tirarle fuori lentamente. o piut. tosto ritirare fuori. da una mente gio– vanile e per solito un poco distratta. quel che lui stesso le aveva impartito. in modo che la giov>ine credeva lei .òi essere intelligente e d'istruirsi facil– mente. Inspmma uno .-speciaLista" pro– prio per quel genere di scolare che. provenienti da famiglie ricche. spesso erano un poco corte ~di cervello e più volte avevan fallito nelle scuole pubbli– che. Ultima dote (e anche questa non meno importante. date le circostanze) una bruttezza fisica notevole. al di là di ogni tentazione. La Ghita andò a trovarlo una sera che 'piovigginava un poco. alla fine di quel– '.la strana primavera che. ancora. a metà giugno, si manteneva bisbetica e piena di piovaschi improvvisi o di venti ca– prioccios1. La Ghita trovò i1 pane per j suoi denti. proprio quello che ci vo– leva per lei. A dare il vero. il palazzo dove il pro• fessorc abitava, le fece. la prima volta. un'impressione strana. Aveva visto in quella città molti e austeri palazzi. uno più -austero e imponente dell'altro. Ma scale come queste. proprio in un palaz– zone nel cuore della città. non le aveva vedute mai. Non da salire alzando un piede dietro un altro. ma scale. si sa– ~ebbe detto. dove si poteva passeggiare quasi in piano: amplissime. senza veri gradinj ma solo con strisce di pietra. con lunghi cordoni di seta ai lati: scale dove s'immaginavano facilmente, più che per. sone isolate. a piedi. bellissimi cavalli con dame e con cavalieri salire in [rotta per qual-che festa di gala. La Ghita incontrò due signQrinette che. giù per quelle scale. scendevano quasi saltando eri ebbe un senso di timo– re: dovevano e~scre due delle scolare del professore ed erano così giovani in confronto a lei! Ma quando fu nell'appartamento del suo nuovo maestro. ogni timore Lini. Un vecchietto. esile, con una barbetta ca– prigna. un occhio un po' storto (che si volgeva proprio dalla parte opposta a quella verso cui la punta della barba in quel momento piegava) e una brut– tezz.a curiosa: non ripugnante ma. come dire?. ridicola. Una bruttezza che a,,eva paura di se stessa e che cercava in ogni modo di farsi vincere dalla bontà. dalla bonomia. dalla modestia. E forse era 'Proprio questa gara fra bruttezza e bon– tà che finiva per dare un senso di sim– patica ridicolaggine alla prima. alla mi– norità fisica. La signora fu fatta entrar in uno stan– zone p-ieno -d'aria e di libri. Anche que– sta era una circostanza insolita: quasi sempre i libri e l'aria fresca non vanno d'accordo e gli scaffaJ,i pieni di libroni creano un senso dì pesantezza Qui im·ece si respirava bene. grazie forse a quelle scale. la cui comodità. accogliente e festosa. sembrava entrare perfino dentro l'appartamento del pro– fessore, ma soprattutto grazie a un fine– strone che, sc.pra i tetti. faceva intrav– vedere. non lontana. una torre storta e una di riitta. La Ghita si trovò subito a suo agio. Il professore l'accolse ben~= con mode– stia e insieme con signorilità. Aveva già rice,·uto una lettera dalle suore. La donna espose la sua situazione con inso– lita franchezza. Adesso le parole le tro– vava facilmente. non già come davanti alla fronte austera della madre supe– riora. L'impressione favorevole. che la Ghita si portò via con se dopo quel primC' incontro. poggiava su queste basi: che qui non c'era .-supE"rbia ~. qui mai sarebbe accaduto - comi~ gi:i era av– venuto col marito. e di ciò era sicura - che dal sapere di più. dalressere e istrui– to>, sarebbe potuta venit-c a lei un'umi– liazione. un tentativo d'imporsi. <li le– garla con qualche .:atena. Qui. proprio fra le mani àel maestro. brutto e sfar· tunato, la sapienza si faceva umile. Le cose procedettero infatti bene. an– che· nelle lezioni seguenti. La donna metteva buona volontà. una buona vo· Iontà e commovente:. (questo fu l'ag– gettivo che l'in.:;<•gnante trovò pronto nella sua mente) e presto poté appren· dere perfino un po' di" quc?l benedetto francese che le stava tant<• a cuore. Quanto poi alla questione delle scrit– ture a mano. difficili a leggersi, nelle ricette dei medici. in certi avvisi di pa– gamenti o anche nelle lettere e car~o– line private. al nuovo maestro fu facile convincere la scolara proprio su quant.o i1 marito non era r;uscito a persuaderla. Che la colpa e la vergogna. se mai. sono cli chi scrive in quella maniua. non di chi non riesce a leggere. E c'era - aggiunse il maestro - per– fino un celebre filvsofo. come tutti sa– pevano, la cui scrittura era tanto diffi– cile a decifrare. e anche un modesto scrittore di novelle, di cui non si dice il nome CAPITOLO XII Le lezioni procedevano ben~. mae– stro e scolara erano contenti. Ma avvenne, ,·erso la decima lezione. una cosa che maestro e scolara mai si 1Jarebbero aspettati. specialmente il primo. 11 poveretto s'innamorava. fncredibilc. stra'Ordìnario avvenimento in una vita tanto misera e umile e seria. Eppure era cosi. Non sapc,·a come- nQn si ac· corse del momento in cui questo .- fat– to" incominciò; non avrebbe saputo dire come e q:.iando. Eppure era cosi. E ru subito una .-croce"· Stavct sulla sedia d'insegnante (non aveva cattedra. sedeva su una seggiola qun.lunque} come su un fascio di spine. Non gli era mai capitato. assoluta– mente mai. di innamorarsi di scolare adolescenti, e ne aveva avute tante in tanti anni! Adesso invece si era inna– morato di • questa vedova"· La scolara se ne accorse subito. come fanno sempre le cìonnc. ancor prima che l'uomo prendesse coscienza di ciò che avveniva. anzi era già avvenuto. nella propria anima. E l'avvenimento più straordinario fu che la Ghita di una tale scoperta non fu aUatto scontente,. N.on già che pen– sasse minimamente a ricambiarlo. Come si pntcva pen~are a una cosa simile? Neppure per :scherzo! Ma sentiva che da quel piccolo avve– nimento. proprio dalla certezza che mai il poveretto avrebbe osato. non che cli– chiar::irsi. neppure fare un accenno sia pur discretissimo. venh•a a lei una sua e tranqu1lli-t.à >. Anehe questo un fatto curioso. ma era la prima volta. in verità. che si sentiva tranquilla. che non avev.1 paura di un"altra pC'rsona. Era in fondo soltanto un giuoco. un giuoc:o innocente in cui lei rimaneva. il più che fosse possibile. passiva ed estranea; ma quel giuoco innocente. ap– pena atfìdato a cose impalpabili e quasi invisibili. la divertiva e insieme le dava rorza. E poi venite a dire che la .-bon· t:i "· l'onestà, l'ingenuità - cui si è rimasti redcli. com·era certo nel caso del povero innamorato. per tutta una vita - non valgono a nulla. valgono ogni gior– no di meno? Ecco che servono a qualche cosa: per lo meno a dare, per la prima volta. a una creatura timida e bella un suo primo senso d! tranquillit:i e di forza. Impalpabili. quasi invisibili segni di questo giuoco. Mai di un tal amore. di tale passione senile. il maestro. brutto e umile, avrebbe scoperto segni meno che arcidiscreti. Ma bastava. mentre era sulla sua seggiola d'insegnante. a una certa d:stanza da lei (sempre la solita rispettabile distanza. senza aver mai tentato di accorciarla: e dietro le spalle la ~rande finestra. piena di luce. con le due torri in lontananza). bastava un'incrinatura nella voce. un lampo di più nell'occhio .- buono" perchC la sco– lara capisse. perché tutte e due capis– sero. LI professore non era elegante. Non a\·eva mai pensato ad e.:;serlo. Ma adesso la polvere sul cuoio lucido delle scarpe non c'era più. il colletto della camicia era più diritto e Senza pieghe. e 'in quanto alle cravatte il professore ne cambiava ogni giorno una. Non erano cravatte proprio nuove. erano di qualch~ anno prima. però tutte fresche e ben tenute. una collezione di cravatte non brutte. E specie su quelle a fiocchetto il vecchio si facev~ qualche illusione: che gli stessero bene sotto la breve barba a punta, che gli dessero un'aria un poco giovanile ... Aveva an· che l'impressione. curiosa. mentre inse– gnava alla vedova. che a questa venisse. chi sa perch.C. la voglia ogni tanto di sciogl:ere. all'improvviso. proprio a lui. a I maestro. con mossa esperta. il fiocco della cravatta... Questo. naturalmente. non succedeva mai. la scoJara non avreb• be mai osato tanto. Però il significato di quello svariar di cra,·atte era chia– rissimo a tutti e due. Ma c'era un'altra cosa più straordi– naria ancora. Ed ern che la (ihita. sotto quel giuoco innocente. ne fa,.::eva. con– temporaneamente. e questi senza volere, un altro. Anche questo quasi soltanto per se sola. un giuoco che rimaneva na– scosto nella propria anima. Ma il fatto e che chi le interessava. nello stesso appartamento in cui abitava il profes– sore. non era lui. I::ra un'altra persona. La grata della t:midita le serviva be– nissimo a intravedere la vita degli altri. E la Ghita aveva notato che. nella casa del suo maestro. c'erano alcuni giovani. bei tipi di giovanotti. uno più aitante dell'nltro. Ce n'era uno specialmente ... La vedova non si ricordò a questo punto delle parole che aveva detto - assai prudenti parole. del resto - quella suora pacioccona e sorridente. il .- pezzo grosso" che era comparso quel giorno. nel convento. dopo la madre superiora E cioé che U professore, una brava per– sona. era stato sfortunato .-anche con i nepotb. Non si ricordò e. ormai raffor?ata proprio da quel sentimento di fiducia che le dava il maeslro, osò allungare lo sguardo più in là del campo delle lezioni. Bei giovanotti. tu'.ti un poco rumorosi. teneva con sé il professore: probabil– mente dediti a esercizi di sport anche dentro casa. alla boxe o a qualche dia– voleria simile. ché alle volte venivano di gran colpi dalle stanze int~rne, e un chiasso d'inferno. La vedova sedeva sulla sua seggiola di scolara. a debita distanza dal maestro, seguiva con attenzione le lezioni: e in– tanto trovava modo di allungare lo sguardo. di aguzzare gli orecchi verso quei rumori strani. Ce n'era uno fra i nepoti: un bel tipo. vestito aUa sportiva. che ogni tanto cant1cchiav:1 nelle camere vicine, men· tre la \·edova prendeva lezione. - Silenziò! - diceva il vecchio, in– solitamente un poco nervoso - sta· zitto. Celestino. Celestino piaceva alla vedova. Ma, forse per timidezza. o perchC era un gran furbacchione, si faceva veder poco. quasi si nasi::ondev:1 ... Però la sua presenza si sentiva nella casa; e alla Ghita piaceva, in segreto, quel giovanottone che, quando poteva, pur passando quasi in punta di piedi davanti alln porta aperta del maestro (questi usav.i tener l:1 porta sempre aperta nella stanza delle lezioni per uno scruoolo di correttezza, perché mai nes– sunO potesse pensare ad alcù!lche di male) gettava occhiate di fuoco sul bel corpo di lei. Un giorno 0 ci fu un contrattempo. La vedova arrivò in anticipo, il vecchio maestro non era in casa. La Ghita scambiò qualche parola con il giovane nepote e lo tro\'Ò .- interessante>. Era un tipo tutt'altro che timido. anzi intra– prendente. Ma la Ghita aveva ormai fiducia che, se avesse avuto occasione di L~ FTER~ LETTER~RTA parlargli ancora, lo avrebbe saput.o te– nere a posto. Del resto non voleva fnr nulla di male. Conoscere un uomo. di– scorrere un poco. L'occasione venne. sebbene non du· rasse mai pili di qualche minuto. Con la scusa dell'orologio che non le andava bene. la vedova. o~tentando anche in questo particolare il suo -entusiasmo per le lezioni del maestro. arrivava ogni tant~ in anticipo U prores:.ore 11011 era in casa. e Cele– stino. col suo bel vestito di stoffa scoz– ze~e alla sportiva, veniva sempre per primo ad aprire la porta. Sull'uscio dello stanzone delle lezioni - mentre in casa c'era un baillame di colpi da l>oxe. probabilmente su un pallone rim– ba:zante di gomma e musiche di jazz alla radio - i due parlavano molt.o vo· lentieri. Il vecchio maestro non si accorse d1 nulla. tanto era innamorato. Ma alcuni giorni dopo. notando quei colloqui sul– l'uscio sempre in anticipo all'orario delle lezioni, accorgendosi che la scolara vol– geva un po' troppo il collo qu:mclo si udiva lo voce del nepote venire dalle altre stanze della tasa. il p\Jvcro vec· chio innamorato fu preso da una gelosia furiosa. Celestivo passav:i ora troppo spesso. in puuta di piedi. come un·ombra - ma un'ombra subito enorme - davanti alla porta aperta àella stanza dove la -.,·edova prendeva lezioni. Lo zio stava sulle spi– ne. Qui sarebbe incominciata un'altra commedia. che forse avrebbe dato un po' più di forza alle esitazioni e timi– dezze. se non Josse ,·enuto un [atto nuovo ad interromperla. CAPITOLO XIII A chi non a·ndavano bene le mene in casa del professore - fosse lui, quel vecchio bacucco. oppure il nepote. ben più pericoloso - era la madre della Ghita. - Quei morti di fame, zio e nepote! Ma che cosa si erono messi in testa? di beccarsi una così bella donna e tanto ricca? Avevano eia farla con lei! La madre non sapeva bene a che punto fossero le cose ne con lo zio né col ncpote. Non poteva saperlo. ma qualche cosa di misterioso sospettava. E quelle lezioni che non finivano mai? Non era abbàstanza istruita. la figlia. neppure adesso? La vecchia madre non conosceva la città. questa le era rimastn sempre estranea. Unico conoscente il conressore. e qualche inizio d'amicizia (ma c'era da fidarsi?) con i vicini del grande caseg– giato alla periferia. in cui madre e fi– glia abitavano. Se avesse conosciuto la città, se fosse stata dalle parti sue. sapeva bene lei come domandare informazioni. venire a capo di tutto. Ma lì si sentiva sola. e si rodeva dalla rabbia. Tuttavia in quella maledetta casa del • pro!..essorone >. con le scale larghe come piazze. qualche cosa di misterio~o doveva tramarsi. Questo era il sospetto della vecchia che. quando di sera tor– navo a ca<ia la flglia tutta agghindata. ne studiava il comportament.o. ogni pa– rola. Un giorno si decise. le avevano par– lato di cert.i .- a~enti di informazioni>. Si avviò. col suo bastone, in mezzo al brulichio delle vie e viuzze nel cen· tro della città. attraversò piazze in cui c'erano chiese (magari due o tre in– sieme) e torri alte come campanili. Cre– deva che avrebbe dovuto recarsi in una caserma piena di soldati e di ufficiali. dove volete che abiti gente simile. poli– ziotti che fanno quel mestier~ di sapere, segretamente, l fatti del prossimo? Invece dove salire le scale di una casa privata. piena di bambini che giuoca– vano. sui pianerottoli. con la corda. scale strette e un po' buie. Tirò un campa– nello. venne ad aprire un bambino. Si trovò in una stanza piena di fumo. Si. l'unica cosa militaresca che c'era in quella casa era lui. l'uomo che cer· cava. S1 vedeva subito che i pantaloni da civile non gli stavano bene. che sulla fronte c'era ancora l'orma. quasi come una cintura in rilievo sulla pelle, di un berretto duro. non di un cappello a lobbia. Cortese ma asciutto, l'uomo fece se– dere la donna davanti a .se. Voleva sa– pere il .- fatto"· come e su chi e perché doveva accogliere informazioni. La vecchia non fiatò. Non era mica così grulla da aprirsi subito. con uno sconl"lsciuto. Prima le carte in tavola da parte di lui. quanto voleva. sì. quanto danaro ci voleva. e poi se era possi– bile conoscere il .-vero> e il .- giusto>, e poi ... Tuttavia l'affare si sarebbe concluso. la curiosità formidabile della vecchia di sapere (per il bene della figlia. si capi– sce) avrebbe avuto il sopravvento. se non ci fosse stata. da parte del e mili– tare> - cosi lo definì. la vecchia - una richiesta di danaro che parve ec– cessiva. La vecchia si decise subito per li •no"· Raccolse le cinque dita ossute dell:1 mano destr:i mtorno al manico del ba'stone. come se raccoglies.:;e, dalla su– perficie del tavolo. le briciole di ciò che avrebbe voluto dire (mn non aveva detto nulla!), e filò via giù per le scale. piene di bambini e di donne. Questa visita, dunque, non ebbe se– guito. Ma chi fu chiamata a un'altra visita. in un altro luogo. fu proprio la vedova, la Ghita. Non se l'aspettava. Che cosa volevano da lei le monache? Aveva ricevuto in un biglietto, assai gentile e discreto. l'invito di recarsi al convento. Dovette andare. Si ritrovò nel corri– doio quasi buio. vide in quel buio la conversa vestita di bianco e cli nero: non vide invece. subito, la madre supe- riora Fu fatta entrare nella stanza tutta chiar'."I. con le spescte tendine alla finestra. Chi parlò. questa volta. ru sempre e soltanto la suora pacioccona e sorri– dente. con gli occhiali a stanghetta, quell:i che era un pezzo grosso. assai più della superiora. C'era anche questa. ma non parlò mai. Addossata a una pa– rete. in piedi. nit.a. severa. la rronte che luccicava come neve. la madre su– periora stette quasi come un fantasma. ma vivo. durante tutta la visita. fl discorso cha fpce la suora compia– cente ru alquanto curioso. Voleva essere un disc-orso cordiale. buono. com'era nella natura di chi lo pronunciava. ma completamente e buono> non fu. Voleva dare alla bella signora un avvertimento. - Quale avvertimento? - chiese la Ghita. spalancando gli occhi'. La suora non rispose a questa parola precisa. Scantonò. prese il discorso alla larga. Aveva detto l'altra volta - non lo ri~ordava? - l'altra volta. quando lei stessa consigliò il nome del .-pro– fessore"· :iveva detto che quest'ultimo non solo era stat.,::,sfortunato con la mo– glie. una povera disgraziata. morta alcuni anni fa. ma anche con i nepoti. i figli di un fratello ... Ecco. si doveva pensare. frequentando quelln casa. e anche ai ncpoti >. La suora pacioccona e sorridente non disse di più, anzi condì con un sorriso - che. poveretto. fece proprio tutto il possibile per essere un sorriso cordiale e materno - le ultime parole. Soltanto a qu.:-1 sorriso il fantasma bianco della super;ora. che stava ad– dossa:a alla parete. ebbe un gesto. un leggerissimo alzar3i delle sopracciglia. non si capi bene con quale significato. l\ta la vedova capì. Era un po' seccata. E la voglia di non d:H retta alle mo– nache. di continuare (sapendo bene or– mai di quali forze poteva disporre come dife11a. o almeno cosi le pareva) a scan– dagliare. pur senza compromettersi. le intenzioni del bel nepote. di Celestino. subitr, si fecP avanti. come una tenta– zione. Pe"Ò. tornando a casa quella sera. nel trambusto delle ultime ore di un giorno di prima estate. la Ghita - svanito quel primo risentimento - ripensò che forse. se le suore erano intervenute. chi sa mai... qualche pasticcio doveva esserci davvero. Proprio il giorno dopo aveva la le– zione. Trovò il vecchio sulle spine più di sempre, anche se nulla, proprio nulla. mai frasparisse dalla sua voce. Neppure un accenno. neppure un sospiro fuori posto. La vedova pensò. proprio mentre leggeva ad al t.:l voce un dialogo in francese. che. spingendo un poco in avanti la commedia della gelosia fra zio e nepote. aizzandola a tempo giu– sto. anche qui senza comprometters1. sarebbe venuta a sapere la verità. Venne a sa.perla, ancor prima che non se lo aspettasse. Domenica 11' magf'Ìo 1958 Finito di leggere (seppe mettere. per fino. un piccolo sbaglio delizioso nella pronuncia di un r' la vedova. per la prima volta quel ~iorno. died,:, qualche. sia pur minimo. se,gno di simpatia per il vecchio innamorato. Questi andò in brodo di giuggiole. non capiva più nella pelle. E siccome pro– prio in quel momento passava davanti alla port.a aperta. ·subito come un'ombra enorme, il bel ncpote Celestino. il vec– chio non poté fare a meno di alzare una mano con un gesto che poteva essere d1 disperazione e insieme di avvertimento alla donna. - Come? - domandò subito lei - di suo nepote non e contento? che co.:;a fa di male? - No. si! - rispose il vecchio senza capire quel che diceva. E poi si penti. e voleva aggiungere qualche altra cosa. Ma la commo?jone. la confusione. la gioia e la disperazione insieme. glielo impedirono. Alcuni giorni dopo. arrivata in anti– cipo per la lezione. la vedova sorprese, proprio quando stava salendo su per l'ultima rampata della grande scala. un diverbio furioso fra zio e nepote. La– sciata la sua indole mite e rassegnata. il vecchio era fuori della grazia di Dio. - Se non la smetti. dirò io la veri– tà - urlava il vecchio - non devi in– gannare una per.:;oua per bene! Durante la lezione la Ghita fu brava. non tradì alcuna irrequiet~zza. non chiese spiega1ioni. Ma certi segreti le donne li capiscono a volo. Il pasticcio consisteva nel fatto che Celestino. come già 11 vecchio zio. adesso v:xlovo. era ammogliato, diviso dalla moglie. certo ancora giovane; allo st.esso modo che il vecchio, un tempo. era stato diviso, per tanti anni, da quella e disgraziata>. La Ghita liquido Celestino in poche battute. La prima ,·olta che poté rive– derlo da solo si sganciò con dignita, senza usare parole grosse. da quella simpatia incipiente. Eppure le rimase nell'anima un senso d'amarezza. quasi una ripresa di timi– dità e di sfiducia nelle proprie forze Non era fortun~ta ... Adesso che aveva tr\lvato un tipo simpatie~. né troppo istruito né troppo rozzo. probabilmente un uomo che avrebbe potuto aiutarla a vivere: adesso che s·era fidata delle proprie forze, a,·eva scoperto subito l'inganno. Un b1rbante. va b<?ne. Ma il risentimento. la malinconia rimanevano. Decise di troncare le lezit:mi. mando un biglietto. saldando il ~ontr;, al po– vero vecchio. sfortunato anche più di lei: e alcune parole d: ringraziamento sincero alle suore. Durante i mesi del gran caldo si fermò in casa più a lungo del solito. benché la compagnia della madre le desse noia. Da quei giorni delle lezioni non andò più in città. se non per qual– che rapida corsa. B01'""AVESTUllA TECCJ-ll Cercare il Poeta Il femminile di poeta * * tli PIETRO 'çJ~IATT.I cli A/l'GELO fllARDIJCCI Quariti so,10 i poeti. gli scrittori elle ogni ~ìorno ~~~~~an~f :11~ 0 n:i~e~~:. i~j~rode1f~~f(onr!t1°(li u~fifi:Ufon~~ questa, da medi.tare ancora a lungo) ma del poeta o del romanziere già noti cui afjirfare. trepidand.o, u11a esile raccolta di poesie. tre novelle scritte e riscritte cento volte? ~ Ne parlò a Lungo 1l P<Wero Ni.colu Moscurdelli dt questi giovani che vengono dalla provincia a Romn co– me uerso un Eldorado in cui tutto sarà J>OJsibile. anche btcontrare i poeti più famo~i e doveua ben blf.e11dersene lui che ueniva d:i una provincia malinconica e arida com·era quella abruzzese (~ ... Ofena. forno d'Abruz::o ..) prima della guerra mondiale. Approdano ogni giorno alla stazione o nelle vie odia– ce11ti, dai mille pullman che le Marc/1e. l'Umbria. i! La.:io rovesciano dalle vie co,i,olari: hanno un qua– derno nella valigia ..• e cercano il poela. Conosco anch'io que.!ta trafila, io che poeta non sono. ma che pure lw c11ilato per tanto ttmPo. nella mia città di provincia, un'Ulu.sio11euestita di parole. li primo viag– gio a Roma. i numeri di telefo·no di q11egli. uomini che mi sem.bravan-0 grandi nei !oro libri, gU appuntamenti chiesti e rifiutati. ancora altri numeri di vie e di strade, altri appuntamenti, incontri breui e fuggl!voli in mi caffè, in un circolo, Nli. clliedeuo: sono ques1i i poeti? Questi uomini che .!i lagnano µerc/1è sono poco pagati, pere/tè nessuno bada a loro. e/te parlano male degli altri. di tutti, sono questi i poeti? · Ignoravo evidenteme111e clte tra l'arte P la vita è spesso ·apert.o u11 abi3so. c/1e tutti siamo uomini in defi- 11i.tiua..con un· cumulo di miserie in cuore; e/te i ran– cori duro110 a lungo e le parole di poesia sp'.!sso non ua1tno oltre la cadenza de!Ul voce che le sillaba. clte hanno bisog11-0. per durare, di un cuore ptuo e/te le accolga, di mani nette che le sostengano. Ignoravo anche. pur avendo passato tante ore davanti un quaderno, elle la poesia è spasimo. tem1ione lucida che 11011può durare perchè i.I corpo non Tegge; non saptvo ancora che la società letleraria spes.!o non ha 11ulla da dividere coit la poena ma che nella società 1i vive ogni giorno mentre la poesia è un rifugio di ore. Quarite cose 11011 sapevo e quante disiHtu!oni -patì il provinciale che ero e che sono. Pure ho semprr con– tinuato a cercare il poeta. Dtuo dire che l'ho trovato? E' troppo facile: ma è vero e desidero oggt dirgli. di qui. io clie non sono nessuno - ma somiglio a tanti giovani clie vengono a Roma da.Ile vie consolari con tm quadernetto di versi nella valigia - desidero dire grazie all'amico poeta. Gli a.Itri che ho conoscwto parlauano di edi:ori e percentuali: tu mi hai ripetuto i tuoi uersi più belli (o almeno a me sono .!embrati tùli) 1ion cliiedendo altro che di donarli di nuovo a citi ascoltaua; gli altri si Lagnava.no deU'i.11differe112a altrui: tu mi ltai detto e/te questo è nel.la logica delle cose. che ci si paga con quello e/te si scrive e basta, che nessun.o può pretendere di pagarci o di comprarci. Gli. altri dicevano e/te bi– sogna barcunie11orsi per tirare avanti, co~rerr l'a.1se dt equiltbrio: tu non hai. avuto timore di gridare le tue e le altrui colpe a chi crecLeua che una maschera di scettici1mo basta.!.!€ a coprire le vergogne dell'anima, ,enza preoccuparti di crearti nemici ma al tempo :itesso perdona"ftdo nel cuore. per te e per gli altri, coloro che offendevi per if !oro bene. Hai detto ., è un errore, un grande errore fermarsi un gradino prima della santild ... ; menrre gli altri. predi– cavano il conformismo tu hai gridato che bisogna sem– pre pagare di persona, elle bisogna offrire noci soltanto dei libri ma l'esempio della propri.a vita - e che sta rntemerata. E potrei dire altre cose, CIÌtri episodi. E' tnur.i!e: tutto ciò e/te vorrei raccontare è nei tuoi hbri di poesin: ma è anche in te. nella tua persona, nella tua uita come nei tuoi uer.!i. nella steHa misura, forse con un. grado maggiore di partecipa.zione e calore. I giovani poeti che verranno a Roma dalla provincia con Il loro q1ta– dernetto di liriche e bu.ueranno alla tua portt1. non patiranno diaillu.!ioni: troveranno Il poeta come lo lian110 immaginato nei lunghi discorsi tra amici e. se hanno mente e cuore, quante cose potranno imparare per L'arte e. più ancora. per la vita. Il tuo nome? Al /on.so Gatto. non c'è bisogno di chia– marti per nome: citi ti lta parlato, anche solo una volta, ti /10 già riconosciuto. Ma desidero scrivere a,tcoru una uolta, qui. il luo nome per i prouinciali come me. elle domattiija partiranno da Salerno, da Viterbo. da Chieti con. un quaderno di versi nellu valigia: Alfonso Gatto. ANGELO NARDUCCI Vi sono pe-riodi nei quali to sic et simpliciter. Altra pro- la cultura, e più ancora l'ar- rodiare così un significath·o (qualcuno potrebbe par::are ~1 va d-el_cedim~to d~a bai:_rie- te. sono state ritenute duran- titolo dell'autore del Principe: influssi ~tre.li) . tre le ~bbl1- :a en~u:e tra 1 s-ess1? C? d un~ te millenni privativa virile, e .. Del modo tenuto,, dalle poe– caz!on1 d1 '(X)CS1apredominano ln1VESt1turaumana e soctale cui fatte da uomini. portandovi tesse .. per ammazzare la loro gli autori femm\nili. _Una_sta- la donna è sempre plù attiva- istinti. sentimenti e modi ma- ,;incerilà ...... li.stica per Sed>l scnvent1 c1 mente interoosa1a? Il_ passo ~ schilL Non è dlfricile. ore., dareobbe g.rosse _sorpr_ese. E se ben _lun~o._tra lo scriver versi concludere che una aspirante Tornando aUe nostra caccia r-:isser? stampa!1 t~tt1 _1 de??:- ed_ 1 1 d~r-'Hpoetesse; e qu~sto poetessa, a tutt'oggi, non pos- delle cause. conducenti agli 1,1t1d1 cassetto e I d1:ir11 pm P<lòSO è steto fatto, senza 11111-sa che essere discepola di effettl ora considerati: Je sco- ~1:~~fnJ~iW ~ ~t~~a d~t ~i~~t~m~!~~a g~~~:~of:C 0 a~= :n°i~~\an~fti~~l ~:~.h~~ g~:~ ~! ~!1 d~~~;i:~r~~ts~r: :r~= ~~,d~~-~~~~~ s;~~~~~: ~~~ gi:;~re~e~; ::itoricfl~of:~~~;; ~:c:aerdlla« :i~r~~=,.d~~r:~:en!~~ :i:::i~ro~~~tflto~~o~~nt~yue~~ :i~ ~I Vico .. ['?96e vu_11~.s~remmo una Eliltlch1sstma (pur .se grez- cui nessun uomo _ dopo il rica involute e tremolante al monda~1 d1 femmm11i d1 ~oeta. za) ca;atterologia. vtd~ ne-1Croce _ saprebbe assegnare vento del subcosciente; la pro– Ma__ gia una U.)Str~ stat1st.c~ poeta 1 uo~o, e solo 1 .uomo. più d"une generica poeticità gressiva acquisizione. da p.u– « v.r;iva •:. ci offr~ Il cbat~ di To:n_a:n?di moda 1 <l;ul>bi swlla effusa. Ed è sacrosanto che la t.e del poeta. d'un complesso di una panta numenca_ che c1_ la- ..vinlita»_doella ~esia. p~r cui poetessa tiene soprattutto al inferiorità sociale tradotto in scie., e dovr~be- le.sc1are_c.h1un-sa,rebbe giusto il .suo ~1torno pubblico maschile. il quale complesso di autenticità perso– que. pensosi _e ms>Spett.ti. . ;};a ~:S°..te~~{: ~~tl~t~f~~= comprende la casta sacerdota- nale: i rubinetti lasciati aperti ~~%e.:r,~~~t!~ 1 ~;t~~ "°i 1 ·:~~~~~;~~'. i': 0 ~~ l~~:~;:?1!;{ i1r:;~, :~rr~; ~~~~it-:.l~~ 10 c:I\i; tessa .. 11 ~atto._ c:_oè. che una ~e eJ"f~~'V~ns; 1 ~i:;:i~t~~ ~g;~= sen;i dell'aspirante poetessa no i ':'~scldi g~adi d' u.na disce– partec1pe.z.1one mt ,1.me e s_egre- ,gionl che hanno portato tante L~ quale tende per vie stili- sa all mfemo della poesia in– ta ~ella donn? ai;ia poesia._ la Laure e Beatricl da oggetto a shche (e stilizzate) a tradursi tes~ come ~o!s? fatica respon- ~t~;es~?~ti~~U::o ~iuo~o ieJ\ :!f~tt~i ~~1/:n:i~n/~;;~~ il ~~en;:9f:e;~e/;r~;~~~a ~~~= ftàb 1 ~~ d~~~ci;\11e~~;~io p:~~t; lettu_re . quanlitat\vamente e • • • bra della propria verità senti- maschile -. sono, parallela- 1-uah~ativ:amente_dprepon 1 defan- Coni:;ideri.amo gli istituti cul- mentale. Fra i tanti possibili. fl!ente e fat.almente. le ragioni 1' sa 111 raipi a CV?uz_one turali cui tutti maschi e fem- è il caso limite della Marniti, d.a~esa d'una mula, fino aie– trtsmod~a aobbtarteclp~~re mine. dot;biam~ r.!:farci· consi- In cui a priori e detinitivamen- n mtradotta femmUinità. sino ~t:~~ctia P~all~casc,~ro" degli de-riamo l'ambiente e '1a tra- te la vita è più fo~te della alla co_scienze d'~na possib_:le sfoghi bi~raflci e dei consen- dizione. ma-geri pregiud,!zial- P.oes\a, e questo per~he la poe. espress10.ne e _duna storica t:menti (delle è<lttolineli.tur~ ai mente me tipicamente ma,schili; sia è troppo poco s1:1cera. nu- auton~m1~ c7~al1va . Cosa .pu_ò testi) per tarsi t!Sibizione d'un consideriamo che nella scuo- da. ?a contr~p~orvls1, ot~~nuta esserci ~:h piu _grad1~0 all ani– sempre più coscieute ..mCtìtie- la due sono i sessi discenti com è. p_er filtri letterern che ma !emimmle, _111!at11. del gri– re,, di poesia; r;ino al pu,nto ma l'uno solo vi trova em- oggetliv!~zano la v~cazione d?rello e del P.1a:110 ,. sotto,. la che già più comune è la poe biente consono, naturale. !enza PIU permetterle ingenue vita, dello str1d10 d1 coscien– tessa del poeta ed è la donn; mentre l'altro. il femminile, etfusività. In altri termini, la za e della p~ura paralle-la di e. f~r più mes.tiere di poesia ~=~e q~1!nt~enf~~l!~~~~lo~u p~~ ~~~~~et ~~I~: ns~ll~ ~oa~~~~ :!~~r;e~timo~~rt f; t~~~e~~~; del! uomo. un umanesimo all'acqua di mente e rsipetto ad una aspet- tecnicismo dei .. poeti ... aveva Il fenomeno h-a una sue it11-1 rose persino il liceo classico teti va maschile: e la resa dei progressl_vamen!e assunto a nahrralezza cihe, per quanto è ancora «maschile,.; consi- suol contenuti si attua per tra- contenutt p 0 E't1cl .. deposte la -fatale. non può esse:-e registra- deriamo da ultimo il tat.to che dimento, onde sarebbe da pa- ~;~~~e ecd:~r~~~~~~eil ~ioel~= co la poesia che \'8 nella not- m ver90. Eccetera. Nelle sue poesie nerico Non posso infatti rim• te, come il fantasma dl quel c'è un difetto fondamentale che proveiarle vizi di forma; ml ren. che fu, a spaventare gli ado- ~c~~ r:-~st~~i~m~~ ~i!f~ 10 ~0 ::i~ ~o1~i~r~ !hic 1 ~ 1 ~e~~!: v;:.r:Ia~ ~e;~ 0 ~ti ~ aei~~le~~r 1 J 0 nne di ~ ~f~ 0 gu~~~-~le~~a;~ro1r:: 0 g1i ~~ raun~~ :s:r d~~~~I 0 ·m:~1nilres:i~ S!a, per una specie ndr~e~~~i ~ vere ml piacciono. Peraltro r!- posso far altro che gener!camen. ndi ~ollzzante .. c_onvogharsi per - conosco che, brutte e meno brut. te Indicarle Il difetto fondamen- un iter foem1nrn11m, ridicoliz- VERBA VOLANT te, cosl tutte Insieme danno una t11lecome quello di un magnifi• zante in quanto tale iteT è di- Impressione non disorganica, si ca carro senza le ruotf::. venuto paradossalmente pre- ~~n~.è j~b~~~~~ 1 !~~~:~~~~ HOFFMANN !e~~il~ all':3ltro. scendente e verso fresco e (non sal're.i dtr- S . P - . _e cieco. che dalle sua ~~a?i~rc~t~ g:~1:: m~=~a ..q~_esta cripta manent ?t~~ b~~~~r1::!~teosid~l1~ar!~a~: SA. GAL. - Messina. - I'..a sua VI. E.. Savona - Lo chiami liquidazione del passato ,. d- pocs1a sulla • Domenica delle pure racconto, quel suo scrat- rile li ~~I! "n;i ~:;!re~~~:~!~n u~I~ to. e lasci. che 111:i complimen- Ta)e è infatti. l'evidenza: sch!o ancoi·chè pubblicata In tt con let. Possiede gtd una quasi a_contro~arhta del pro– NEL CHE. - Modena - La tempo di Natale Purtroppo non relattVa maturità, una relativa ces~ d1 mascolmizze:nento dri prego· di non adoperare quel lè cosi e nemmeno la sua pub- scaltrezza di stile che fra al- m~ch poetici femminili. sco– llnguagglo, diciamo cosl, obiur-lbllcaz!one nella festività cui si cuni a1mi potranno dare dei pn~mo un non meno eviden,e, gatorio ne! confronti di se sles-- ispira avrebbe potuto conferirle buoni frutti, se lei .!aprà cot- simile ed opposto in!emmlni– so: se è sincero,. è sbagliato: se le doti che non ha. tivarsi. Dico relatiua perchè. a mento della poesia ., mAschi- ~~o~ ~l~:g~r 0 ·sb~1?i1at~atti1; 0 o~~l se~~i-a~; g~a~~~~e I ,:o~\~~ b.en guaTdare, anche i. difetti ;e», la cui attuale evidt"nza è ~~!o. ~t~1~ !~no!~~~e q~~; 1:~• 1 ~a p~::da~l vuole [are? Non ~L :;~;~;~~• :::;~!1:fi7d S~e7I~:~~ p 3 rj~ ~ ~ri~~p~r;~r: if~~~o:tc:~ notevole !ncomptutezu che non l\l. MAG. _ MIiano. _ Pur- tore. Ctò clte lei racconta. !o Cons1denemo. a questo punto, !IO se derivi da difet_to di • me• 1troppo anche per te!: come sopra. 1aprd. importa poco; importa che p~r estre~a ritenzione di n,ere • o dl lsplraz1one. li ri- _MA. BAR __ Milano, - Lei è maggiormente l'anima dello riflessi, proprio la poesia dc>l– solvere questo dll~mmn sta, na- g1ovan!sslmo ed è perfettamente scrittore. Ora, dietro rappa- le poetesse mostra. oggi, sia ~~t:~~~~re adelt~od1. speriamo, ~!icod~hevlct~~ol dve~r&lb;~~e~ta~~ rente C?mpatle~a del suo TQC- err~ie ~er con~rasto_, quanto fu m~- g1à.IJU~!fio;; ~rc~il 1 ~ 1 ()pcr~~ ;~~~l~o:I ~~~ftn~~tt~;~en~~n;:~ ~;:~~• ~~lt:~~~f;teJf\tò ~~~e~~ La poe~if 0 J:::1'~~ 1 il:~eJ~~t":i: Insiste nel sottolineare uno stra_ senl<' questo mio giud!zlo neaa- dia pena: lei possiede delle co~e un fngorircro d1 conser– no concetto: • se le pocsie che th•o e con gli anni vedrà che le doti che vanno coltivate. A po- vaz1one e lenta !ermentaz;nnc scrivo - dice pres~·a poco. non. sarà sempre più difficile scrive- co a poco imparerà anche a d'un carissimo cadeverc. Que– sano belle. allor~ 10 sono spre_-ire versi e qi.:elll_che scriverà tse scrivere di argomenti clte la sta la sua realtà e Il suo valo- ~i~li~~;ia~~~ ddjcc:dost~~s~ 1 l !!~;;eo ; 1irs/ 0 ~; 3 ~ed~al 0 :~ra~~~ riguardino pii~ .da vi~ino._ e at- ~e. « tornas?le., d'una av:-e- spesso salutare, ma ml sembra I apprez.Ublle letteratura e più l~i:-a l_a _sua ft.Stonom1a st faTà uta prec1pitazfon_e stori_ca. eccessivo spinto fino a questi vicini a lei stesso a chi Jeaa:e. pm disrmta. Quanto al. resto. s 1tratta d un termini. Se seno brutte, pazle- In una parola. alfa vita. BE. A., Sondrio - Non pos• fantasma imbalsamato portato ~!:1eI~ 1~:ire1 :;tj~~ua~ 1 J~n:~~~ I br~tt!~~~~, ~~: 0 u~!:uriro- c~!~ :: ;;~~~~~g~;~a~u~e e~~;~.~:~= ~~m!t~is~f~fte~;r d~n:r p;:sua~ sero brulle .. Una donn_a brutta 1 posta d1gnl1:A:ma nel suol v~rsl za alcuna intenzione di pub- Una processlone di parole dis- sevo\c; diventerebbe spregevole cola Jaceraztone nascosta senza to ~t nspetto per sé. stessa che modiare, d 1 , voci b·anche. E ~ ~u~~:\ 1 f~ 8 !: 0 nl:~t~ g~~~~ l;h~~~:. 1 ::ia~~ 3 ap~.ell~anp~ar 1 P~~= bltc~re: deve aoere quel tan- s.:i.n~ete e _svirili.zzat_e.un sal- ~o~~~~ol~~ ~;~~"'anb~ri~Ìie ~: c: 1 ~= ~~ 3 ~u~i1e d~~~~ 0 ò ~;lr~rsi 3 ~~frj~è ~~ 1:daucsam~tt~r~~mbiare meto- ~~:!~~~ a~c~r~lt~Ìu' ~~cc~;a_della ._ ___________________ _, toria alla selezione di Miss Um- generico: ma è tutt'altro che ge- l\UNOSSE PIETRO CH\lA'TT'l

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