la Fiera Letteraria - XIII - n. 19 - 11 maggio 1958

LA .FIERA LETTERAR Anno XIII . N. 19 SETTIMANALE DELLE LETTERE DELL ARTJ E DELLE SCLENZE Domenica 11 maggio 1958 SI PUBBLICA LA DOMENICA Di1·ettore VI 'CENZO CARDARELLI QUESTO NUMERO L. 60 DIREZIONE. Ai\'IMINISTRAZIONE: Roma - Via di Porta Castello. 13 - Telefoni: Redazione 555.487 . Amministrazione 555.158 - PUBBLJCITA': Amministrazione: « LA FIERA LETTERARIA» - Via di Porta Castello, 13 - Roma - TARIFFA: L. 150 al millimetro - ."i. BBONAMENTI: Annuo L. 2.700 . Semestre L. 1.400 - Trimestre L. 750 _ Estero: Annuo L, 4.000 _ Copia arretrata L. 100 . Spedizione in conto corrente postale (Gruppo 11) - Contocorrente postale n. 1/31426 LA RELAZIOXE DIROMANO' ACADENABBU * I problemi dellacomunicazione culturale Pancrazi ll l'Ottoc, * tli Gl.4C01IIO A1\TTQ.\Tl1\·1 L'arte, forrna divita mora * L'arte non può competere con l'atto creativo auoluto senza perdere la sua fisionomia e la sua dimensione umona * LUIGI FERRA.RINO Debbo innanzi tutto fe– licitarmi con Fortunato Bellonzi per l'aperta sin– cerità dello studio e: L'arte net secolo df•lla tecnica> (De Luca editore, Roma) e per il franco coraggio con cui l'intero problema e stato da lui impostato. senza compromessi con i luoghi comuni oggi ricor– renti e senz'altro fine che quello di riport.are un po· d'ordine nel i;narasma de· gli impulsi e delle tenden– ze che sconvolgono il cam– po delle arti plastiche. Se doveS!:i peraltro su– bito opporre una riserva a quanto il Bellonzi scrive con tanto accorato calore. la indicherei proprio nel tono angosciato con cui parla della situazione at– tuale, sovente raffigura– ta come un naufragio da cui sopravvivono scar– si e scompaginati rottami. quando egli stesso nondi– meno. facendo il conto de– gli artisti italiani validi. riesce pur sempre a met– terne in salvo una decina: non pochi davvero se con– frontati con quanti. nei se– coli passati. costituirono la spina dorsale della pur ro– busta complessione storica italiana. Né a sminuire il valore dell"epoca presente sta il fatto che i pochi artisti ;:!~~~eh~ si~ ~:~ 1 t da 0 f!! g!oni di mediocri. i quali affollano le mostre con vo- ci tanto più imperiose quanto minore ne è l'in– trinseco ,·alare. In tutti i tempi. i mediocri hanno condotlo una loro azione di disturbo che, se oggi è più fastidiosa che mai. ciò è dovuto al solo fatto che. sgabellata per genia– lità la sciatteria di me– stiere. il numero dei me– diocri si è straordinaria– ·mente accresciuto. :\fa qui siamo ancora sul piano delle osservazioni di fatto. importanti fin che si vuole, coni.e importanti e sottili sono le osserva– zioni del Bellonzi sui di!– ferenti aspetti dell'arte contemporanea (gratuità. barbarie. primitivismo. ni– chilismo. razionalismo. eso– tismo. derivazione scienti– fica o psicoanalitica 1 ecc.), che peraltro si aggirano pur sempre ai margini del problema finchè. come egli stesso avverte. non si pon– ga a fuoco. per usare pa– role sue. e la frattura ir– remediabile fra ruomo e la natura•. l'irriducibile contrasto fra la persona e la società. Su questo punto. che la sua sensibilità di artista e di scrittore giustamente gli indica come la causa vera del disagio attuale. vorrei soffermarmi al– quanto. Il Bellonzi parla di una irremedi~bile frattura fra l'uomo e la natura come caratteristica dell'arte at– tuale. ma è forse impor– tante precisare come tale frattura non sia oggi av– vertita ad esempio sul pia– no scientifico e tecnico. dove l'assoluta convinzio– ne di una perfetta identi– tà fra l'c ordo rerum• e l'c ordo idea rum• costitui– sce il presupposto indi– spensabile della ricerca scientifica (non è forse questa la ragione del più sereno imp'ianto psicologi– co degli scienziati nei con– fronti dei filc•sofi. dei let– terati e degli artisti. di so– lito più astiosi dei pri– mi'?). né tale frattura è un fatto tipico dei nostri gior– ni. chè anzi la ritroviamo· sul piano morale agli ini– zi della civiltà cristiana e sul piano filosofico e gno– seologico i-n tutto l'ideali– smo romantico. ~Ii spiego: il Cristiane– simo, iportato com'è a ~tra- sferire tutti i problemi sul piano della trascendenza, per primo, nella storia della cultura occidentale, ha spezzato quella felice armonia tra l'uomo e la natura goduta in senso ri– gidamente immanente. che era propria della mentali– tà greca e ha iniziato quel processo di teorica trava– lutazione del mondo (iden– tificato spesso nei sistemi rigoristi col male e col peccato) che in sede filo– sofica ha caratterizzato la cultura occidentale fino ai nostri giorni. Né il Cri– stianesimo poteva fare di– versamente. In una natura supposta a priori fonda– mentalmente buona non si giustificherebbe nè l'azio– ne morale. nè l'azione pe– dagogica. nè infine la Re– denzione. Non dobbiamo dimenti– care che il Cristianesim·o è soprattutto un sistema etico-religioso. dove è pie– namente legittimo 'indica– re nel soggetto e nell'uo– mo se non il principio. il fondamento di ogni giudi– zio di valore. Ma se. nello stesso sistema cristiano. dal piano etico passiamo a quello gnoseologico ed estetico, non possiamo fa– re a meno di constatare come la natura riprenda qui la sua funzione di fon– damento oggetti\·o della \·erità e della bellezza. La stessa natura che, sul piano morale è considerata come fomite di disordini e quindi con sospettosa cautela, sul piano della co- noscenza rimane tuttavia il termine obietti\·o al quale il pensiero deve ade– guarsi per essere vero ed il giudizio estetico per es– sere valido. Il principio che la verità altro non sia che l"adeguazione del pensiero alla realtà (che in nessun modo deve essere defor– mata, interpretata, sogget-

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