la Fiera Letteraria - XII - n. 38 - 22 settembre 1957

LAFIERA . LETTERAR Al\'NO XII - N. 38 :,ETTIMANALE DELLE LETTERE DELL ARTJ E DELLE SCIENZE Domenica 22 settembre 1957 SI PUBBLICA LA DOMENICA Direttore VINCENZO CARDARELLI QUESTO NUMERO L. 60 DIREZIONE, A..l\1MINISTRAZ10NE: ROl\•IA - Via di Porta Castello. 13 - Telefoni: Redazione 555.487 _ Ammi nistr. 555.158 _ PUBBLICIT A': Amministr.: ,e LA FIERA LETTERARIA• - Via dj Porta Castello, 13 - Roma • TAR.: Commerciali L. 150 Editoriali L. 80 aJ mm. - A BBONAMENT!: Annuo L. 2.700 - Semestre L. 1.400 - Trimestre L. 750 . Estero: Annuo L. 4.000 _ Copia a rretrnta L. 100 . Spedizione in conto corrente postale (Gruppo II) - Conto corrente postale n. 1/31426 POESIA CHIARA E OSCUBA * di GIORGIO CAPR01\TI I paradossi sono sempre divertenti, espressione artistica) non si tratta tanto come il veder qualcuno - splendendo il di capire ma di sentire, e perciò, una sole - andarsene con l'ombrello aperto, volta sentito, di capire davvern con una soltanto per il gusto di sentirsi riparato profondità (o altezza) infinitamente su– se invece fosse una giornata di pioggia: perlore .a quella in cui avrebbe potuto lui che in realtà non è riparato da un inabissarci (o innalzarci) il più logico dei bel nulla, dal momento che lo è soltanto discorsi logici: cioé non si tratLa tanto di da un'ipotesi già smentita dai f,atti. Ma apprendere delle idee esplicitamente dette, non è poi troppo paradossale l'afferma- ma di provare emozioni e sentimenti rione di Randall Jarrell (1), secondo il capaci, semmai,' di suscitare tali idee quale (abbiamo prestato il libro, e dob- «che non sono state dette,. biamo fidarci della memoria labile) è una « Nessuno - dice Eugenio Montale (2) bella scusa quella della gente, quand'essa - scriverebbe versi se il problema d2lla dice che se i poeti moderni non li legge poesia. fosse queUo di farsi capire... Lo è perché sono oscuri e lei non li capisce, stesso autore è il men-0 atto a. capire che mentre è verissimo che tutta la poesia cosa voleva dire in una poesia scritta (non soltanto quella novecentesca) è di- venti o trent'anni fa... Il problema è di ventata oscura per la maggior parte dei far capire quel quid al quale le pa ..ote lettori d'oggi appunto perché questi non da. sole non arrivano ... Mu.sica più idee. la leggono più. degradatisi a preferire o meglio cOmpenetrazione piuttosto che l'unico livello d'.interpretazione del Rea- addizione,. Il che non vuol dire, c<?rtl), der's dfgest ai quattro livelli della Divina che manchino coloro i quali, per fare i Commedia. furbi, fingono di credere che l'oscurità Se la gente leggesse i poeti, precisa del sens? lettera_Ie sia una condizione per Jarrell, non li troverebbe per nulla in- la poesia, o v1ceversa. Vuol. s~mphce– comprensibili, 0 meglio non si preoccu- mente co~fermare ,.che qu~ls1as1 .poeta, perebbe troppo della loro maggiore o letto al. ntmo del! mformaz10~~• ?iv~t.a minore chiarezza logica; in quanto la automatlcam~nte oscuro,. e . c1~ tns1gn!'" paesi-a, finché è stata letta, non ha mai fica.nt ~\propno secondo il 51gmflca.to pn– posto un problema simile, cosi come non mo d1 questo vocabolo: o perche real– lo pone in certi paesi meno «inciviliti,, mente_ o~curo è quel ~enso letterale, o ad e.;empio del Sud America, dove la perche .e ta1!11ente ch1~ro da rend_ere poesia è ancora «popolare• ma dove oscuro 1I ~ot1vo per cui è stata scntta quattro poeti su cinque sono addirittur~ que!la poesia.. . ,. . surrealisti, e perciò tutt'altro che chiari. .J?iego Valen, pe: dimostrare 11mp_oss1- Il che, se non esclude che vi siano sempre b1lità di .tradurre in prosa una .poes~a, .e stati poeti chiari e poeti oscuri, esclude cioé di r.idurla al puro e sem~hce ~1gn1- che chiarezza e oscurltà siano ragioni de- floato letterale (~econdo l'uso~ molti_ tra– terminant.i della IQro maggiore o minore duttoii attaccati, per zelo di fedelt~, al popolarità, come del resto può insegnare valore determinato - nel voca~l~r10 - anche il caso, nella stessa Inghilterra, del d~lle pa.rolc, senza preoccuparsi di quel– popolarissimo, eppure "oscurissimo•, Dy- l'indefinitezza che invece lo ~tesso Leo– lan Thomas. pardi pone nella parol3: poetica) prende Cosi, pressappoco, R.andall Jarrell nei l'esempio di Dolce. e chtara è la notte e suoi Stati Uniti d'America. . senza vento, che m. prosa ~an_cese (ma Noi, nelle nostre Disunite Province di accadrebbe lo stesso in prosa 1~liana) ver– Italia fino 1 a che punto potremmo dpe- rebbe a suonare cosl: La n.utt est douce tere Ìdentico il discorso, quando a ogni et claire, et il n'y O; pas de vent. E com.– pie' sospinto ci sentiamo rinfacciare eque- menta: «.~ddio paesi.a .. Avrete fra ~emant, sto poeta sarà certamente bello, ma chi su per gm. una nottzia da bollettmo me- lo capisce è bravo,, e magari si tratta teorologlco • (3). . . di Cardarelli o di Saba o di Ungaretti? Ma leggere la paesi.a come s1 legge la Noi, è ·vero, non c1bOia:no il Rea.dcr, prosa (t'loé (ermand?Sl al l'senso l!tterale) digest. Ma abbiamo Selezione; ma abble~ eq:uivale a tradurla. in prosa, e ci<>! a con– mo soprattutto i rotocalchi (che non vo- tentarsi del bollettino .m.eteorolo~1co, con gliamo affatto diminuire alla sola funzione in più un certo fastidio per 11 modo di far èi tutto jl mondo un paese, jndu- e strano• come sono disposte le ~role strializzando con commerciale sagacia il (specie quando quel bollettino è tutt altro modesto artigianato del pettegolezzo in- che chiaro), appunto perché quella che è torno al focolare), i quali rotocalchi, ac- una virtù in ?°esi~ diventa un viz_ìonella canto a tanti meriti e demeriti, hanno prosa: dove l ~chio n?n deve mai essere anche quello (merito o demerito che sia) ~stratto (.a,ltrt~enti 51 perde « Il fll~ del di averci ormai abituato a leggere tutto - discorso'·. e s1 finisce col « non capir~•> e quindi anche la poesia le poche volte dallo «spicco,. delle parole, o del «giro che ci attentiamo a leggerla - in chiave sintattico•· e al ritmo e nel senso della prosa d'in- Ma allora? . formazione: cioé ,in quell"unico senso let- Una decina. d•a_nni ~a. qui sulla Fiera e tera.le che tale prosa legittimamente am- altrove (4), c1 divertimmo anche noi ad mette, ma che aJl'Jstante rlduce lo stesso ap:ir. l'ombrell_o sott~ il sole, cercand? di Infinito di Leopardi (conveniamone, anche chiarire a noi stessi la p~ofonda d1ffe– se i più non oserebbero portarlo al loro reni.a !r.a l'uso che la poesia e la prosa mulino avendo imparato a scuola a sti- pratica fanno dello stesso mezzo: la marlo 'come cosa grandissima e risp~tta- parola. . . b.ilissima) a una banale didascalia, di Togliendo a.I nostro discorso d1. allora fronte alla quale il pubblico che cerca quel tanto di paradossale c.he. v1 me:– notiz..ie o idee bell'e ~piattellate e pronte temmo 1 notammo che mentre 11linguaggio all'uso come Ja carne in scatola (un puO- pratico usa (deve usare) le pa.role sol– blico nostro che legga davvero e per la tanto come segni d'un codice convenuto. prima volta l'Infinito di Giacamo Leo- n.oto ta~to. a chi trasme~te qua~t? a chi pardi e non, su quel testo, i con:iment! nceve, 11l~n.guaggio po:tico (la lmca,. pei: appresi a memoria) ha tutto il dirJtto di esser pr:cis1) le usa s1 come segnali .di dire O - se non ardisce dirlo - di pen- quel codice, ma anche faet:ndo scaturire sare: « Ma a me in fondo che importa se da ciascuna parola (secondo la su.a strut– G. L. ebbe sempre caro quel certo colle, tura fonica e la sua remota radice filo– -di cui non fa nemmenò il nome, e di logica, e soprattutto secondo la sua col– tutto ciò che in lui,, standosene seduto, locazione nel verso e la ~ua :elazi<: >ne.co :1 su quel colle accade? Non capisco p1:opr~o le a~ti:e parol~). ~n~ sene _d~ alt~1. sigm– cosa voglia dirmi con questa 6Ua tn/or- Hcati. mtraduc1b1li i.n tern:101. log1~1.(non mozione, per di più espressa in termini alludi-amo affatto ai valori s1~bohc1 eh.e così allusivi e leggermente nebulosi. O una parola può assum.ere: e 1! ver~o ci– perlomeno non capisco cosa cl sia di bello tato di LeopardJ basti a togliere 11 ~o• (di interessante) nel fatto che il signor spetto) .. mol~o rozzan:ie.nte paragonabile G. Leopardi. .. "'• e via di seguito. alla serie d1 « armomc1,. che un~ data In realtà in poesia (come del resto in GIORGIO CA PRONT musica o in pittura o in qualsiasi altra (Cont.lnu;-;- pagina 2) * RICERCJA • Antonio Cano,•a : "Morie di Abele,. IL J_,IRRO DI CUI SI PARLA * Due nuovi narratori della realtà contadi11a * di FERDINANDO JTIBDl1l Riprendiamo il discorso di reazioni psicologiche e si dalla follìa, le e formiche I bile detrimmaginazione e sulle nuove raccolte di rac- con Ja scoperta di alcuni sotto la fronte•, che ne of- del sogno, che rappresenta– conti app-drse in questi ul- centri inervosi, per cosi dire fusca la ragione. La storia no le vere costanti di ques~o timi mesi nelle nostre libre- deteriornti dt-lla SC1cietà ita- era raccontata in prima per- narratore. Che il Lugli sia rie, raccol'.e che ci recano liana, attraverso Un'oggetti- sona dall'ultimo superailite pervenuto & IAll.3 nrnggiore la testimonianz.a, come seri- vazione che tuttavia lascia prima che anche la sua sor• scaltrezza com~sitlva ri– vemmo nello scorso nume- trasparire una testimonian- te si compia, con un alter- spetto alle Formiche, lo pro– ro, della vitalità di un ge- ui:. decantata cdmunque, narsi di affetti, di favori e va come egli sappia usare nere "~utto nostro> (sia perfettamente distaccata e di ricordi, una disperala e u~ cert~ cresce~do ango– consentito di dirlo proprio realizzata sul piano narrtt- inutile resistenza della ra- sc1oso .<s, .legga 11 racconto a noi che siamo lontanissl- tivo sulla piena autonomia gione al delirio che lentia- ln.cendto dt notte, nel quale mi, personalmente, da ogni dei loro personajZ:gi. i rac- mente lo pervade. la consa- ~f!lbra far lev~ s~ una. pre– particolarismo nazionalisti- conti di scrittori giovani co- pevolezza di non poter sfug- c1s1one c~onachist1ca. d1rem– co e addirittura agli anti- me Remo Lugli e come Ga- gire a un destino segnato. mo .quasi. nello s~atto aul(?– podi dal convalidare ogni briella Lapasini ci conduco- Condotta con una sua pro- mat1co d1 ang<?sc1e ~ucçess1- ossequio verso il tradiziona- no invece nel cuore di una sa scarnita ed amara la nar- ve che alla f1ne s, d1ssol• lismo in letteratura). e tale realtà paesana. penetrando razione rivelava un'oscura, vo~o In un finale rarefatto) se non altro perchC corri- nel vivo di un mondo con- ma profonda vibrazione poe- c~s1 da condurre la narra– sponde ad un certo ge_nio tadino nel quale si stabili- tica, con un suo ritmo atto z1one attorno al suo tema della concretezza che è in sc,,no rapporti irrazionali e a fondere l'angoscia col de- centrale man~nendo!a sem– certo modo un aspetto di segreti, e dove il richiamo solato paesaggio dei campi pre nella misura imposta quel pa.rticula.-re guicciardi• alb natura si riferisce spes- invernali. con un linguag- dagli eventi raccontati, sen– niano che è patrimonio co- so a fatti ancestrali espressi gio sotto il quale si avver- za forzare la su3: atmosfera, mune a tutti gli italiani. e con piena adesione a un tiva l'impegno di una pe: ma operando pmltosto at– appunto per questo errano mondo ricco di una sua for- netrazione nell'interno d! ti:averso. un'~btle dosatura forse quei laudatori della te. antica vitalità, saremmò una civiltà terriera. nei suoi d1 part.1colan per rendere tradizione che puntano sul- per dire con Pavese ricco misteri più r<?moti. persuasiva' una· fuga d~l l'eUusiva liricità della pro- e di tutto il sangue della I racconti che ora sono reale facendo leva tuttavrn sa d'arte. la liricità del provincia>. apparsi in un volume della S½ll re1:lle per cr~are una poème-en-prose e del [ram- Dei due, Lugli è il i,iù e Me<lliSà degli italiani, d1mens!one fantastica. . mento. (Qunnto poi quel anziano (è nato nel 1920 a dell'editore Mondadori sotto .Che 1~ questo surrealismo particu.lare sia o non sia una Rolo di Regfio Emilia ed il titolo di uno di essi Jt d1 Lugl~ concoi:rano v_enatu– remora per gli italiani ver- è \·issuto neg i anni dell'in- piano di. sopra ci riportano re ka!ktane è mdubb10, m~ so il romanzo. crediamo che {anzi}! e detradolescenza in. in gran parte a questa almo- è. altrett.ar: ito. certo che ~gli qualcosa possa dirci Gian- quella «Bassa> padana chels!era contadina, anche se S\ se_rve d1 slf(~tte s0Uec1ta- ;ar~~a ~lgo~e~;ho a~i q:: ~~ ii.md ~ ~~~~ i t:rdf c~~~~~~:r)~ 1n°"i,e!~m3reung:ar:tamà.e5J! ~iii 1 p:r p~i''v~'i~~~e~~i ~~~r3~ chiarito la sostanziale diffe- il suo primo libro. un breve J un'ananke ineluttabile come autentico, quel sedimento renza tra racconto - o no- rom1m:t.c 1.e formiche sotto nelle Formiche sotto ta fron- pressochè. magico del .mon– veUa - e romanzo nel senso la fronte, vide la luce nel I Ce. Di.remo anzi che il Lugli do contadino, quel !lu1re di di un·assoluta autonomia tra 1952 in uno dei e gettoni> dimostra in questi raccont~ m<;>tivi ir~aziC?!')ali_che costi– i due e generi>). diretti da Vittorini per l'e- una maturazione diversa: il tmscono 11 p1u vivo legame Se il Carpi e l'Arbasino. ditore Einaudi. Si trattava dramma non è più immi- dell'u~mo all? terra che eb– di cui parlammo nello scor- senza dubbio di uno strano nente e totale, e spesso al- be già. un interprete e.osi so numero. ci illuminano su e forte racconto che appun- l'ossessione si alterna l'alle- p~rsuas1vo nella ~arrat1va una crisi giovanile post- to rh,·elava a prima lettura J?Oria e l'ironfa. pur Iascian- d. 1 ~avese .. In. questi raccon– beUica. anzi diremo post- un fondo tragico. il senti- do intatta nel racconto quel- ti d1 Lugli s1 av~erte come Resistenza. ed a essi parti- mento di un-a ineluttabile l'attitudine a penetrare nel- quel mondo mainco e sur– colarmente avvertita nel- sorte. "orribile maledizione !"irrazionale. a disintegrare reale si co.mpenetr.i con la l'ambito di un cèto borghese eh~ prava su una fami.elia i piani della realtà esterna, sfera degli affetti e dei cittadino, sotto il regno di ~ii contadini: a uno a uno a guardare la realtà sotto FERDINANDO VIRDIA un rapporto di lingua~.eio e i SU1'\i compor.enti sono ore- la prospettiva sempre muta- (Contlnua7partna 2) GLI SCRITIORI E LA SOCIETA' * Con u certo otthnis * di GUGLJEl,UO PETROl\'I L'accettare la possibilità di aver torto, la proba• babilità di aver ragione, l'alternativa di non avere n? del tutto ragione nè del tutto torto e di poter tro– vare l'idea più « ragioT\eyole n nella discussione del· le opinioni controverse, in politica. si è dimostrato pressochè impossibile negli anni trascorsi, perchè le idee di parte, qJ.Jelle in antagonismo, ubbidivano- a concezioni della vita e dello spirito e dei rapporti umani le quali non concedevano alcun dubbio, alcu– na correzione e. diciamolo con una parola di moda. alcun rilassamento mentale ·e spirituale. In lettera– tura è successa la stessa cosa e perciò le discussioni sono state molte, più del salito, violente, sono state scontri. eppure non hanno aperto alcuna possibilità di (usiamo un'altra parola di moda) dialogo. Ma a giudicare da molti segni, e soprattutto dalla !-unzio– ne che hanno avuto certi avvenimenti che qui non è certo il caso di ridire, qualche cosa si è rotto in questo cozzo di inalterabili e massicci fondamenti di sapienza completa o, meglio, tra di essi sembra sia ingrossata quanto occorre la schiera di coloro che intendono trarre tra le due parti un teru, elemento meno massiccio ma ognora capace di tramutare l'ur– to in contatto. Quali possono essere allora le nostre speranze, oltre quella che forse potremo trovare finalmente la possibilità di convincerci dei nostri torti e, magari, di intravedere le nostre ragioni? Sarebbe facile la ri· sposta se gli uomini. specialmente i più sensibili ed influenzabili quali sono spesso gli «artisti», rispon– dessero nella loro generalità secondo gli impulsi che hanno accettato dal mondo che li circonda e dalle forme delle cose che avvengono loro attorno; ma purtroppo occorre tener presente che per ogni spinta reale, creata da problemi reali e di misura capace di s0llecitare eccezionalmente le coscienze, corrisponde un comportamento più quotidiano e condizionato dalle cose più lungamente vissute e, le cose vissute recentemente purtroppo hanno creato molte defor– mazioni pro"fessionali e sentimentali, che se pur nei momenti di forte sollecitazione parevano cancellate d'un colpo. ritornano invece per lungo tempo quando si tratta di trapiantare nell'esistenza quotidiana l'in– segnamento di momenti di scelta assoluta, di solle– citazione straordinaria. Dovremmo perciò dedurre che, mentre teorica– mente noi possiamo vedere quale potrebbe essere, quale sarà. la possibilità di un più sereno scambio di idee che non sia inutile conflitto di ideali o di interessi, in pratica siamo ancora assai lontani dalla scambio di idee. Abbiamo però, con tutto ciò, acqui– stato un incentivo al nostro ottimismo, che è il no– stro peccato, perchè anche esso nella situazione pas– Nta è as~unto alln forma di un ideale e perciò non conforme alla realtà; eppure di questo ottimismo per il momento non desideriamo ancora liberarci : esso nella sua forma non confacente alle necessità reali rimane pertanto una Ìnnocua forma di consolazione che consente la possibilità di un'altra lunga attesa. Certo, dunque, ad un dato punto verrà il momen– to in cui tutti dovremo cominciare a rendere conto del proprio operato (non della propria opera, ch'è tutt'altra cosa). Intanto, continuando ancora a in– tenderci per schemi, possiamo prevedere che ci sarà anche chi avrà molta ragione di meravigliaisi delle conclusioni a11e quali si dovrà giungere attraverso l'inevitabile revisione, anche nel campo delle idee dell'arte e della letteratura. Sarà il momento che anche i termini dovranno essere rinnovati· ma ora serviamoci di quelli ancora in UiO; per ese'mpio, pe; il decadentismo da una parte, citato a dispregio e quale fonte di oscurantismo, e per il realismo dal– l'altra citato come rinnovamento e progresso, pen– siamo di prevedere che mentre nella letteratura clas– sificata tra la decadene ci accorgeremo che non mancò mai la volontà di partecipazione reale, di im– pegno; nel realismo tutto impegno e partecipa.z;iQne, sono entrati alcuni elementi di acquisizione « deca– dente,, quali stimoli alla continuità d'un linguaggio e d'una rappresentazione d'arte senza di cui l'opera resta cronaca o arida materia di scarto. A quel pun– to ci si dovrebbe anche accorgere che il conflitto a cui abbiamo assistito e di cui oggi il nostro ottimi– smo ci fa vedere una lenta ma notevole correzione nella misura stessa che sembrò un conflitto di id~ (u un conflitto di interessi tuori delle idee. Certo, per ben comprendere la possibilità del dialogo che ottimisticamente intravediamo in un qualsiasi domani. occorrerà un altro faticoso lavoro lavoro che consisterà nello scartare dalla discussion~ la caterva di fenomeni secondari che da ambo le par– ti si sono moltiplicati col favore che concede al– l'equivoco marginale ogni organfazazione che cerca la ragione della forza, nel numero, nella dimostra– zione materiale, invece che nella ragione stessa delle cose, nella scelta delle idee, nella durevolezza delle cose espresse. GUGLIEL!\10 PETRONI DI VERITA' E CJONQUISTA DI STILE * * Non esageriamo con lo * '•sperimentalismo,, Voler adeguare la propria forma alla propria situazione non comporta, per un artista, la resa ad oltranza allo sperimentalismo Necessdriamente, volendo confutare la -e funzionalit3 metodica> del e metodo generazionale> - ripreso ed applicato dal Nlacri nel suddividere in tre gene– razioni lo svolgimento poetico del No– vecento italiano - bisognava per co– modo adottare lo stesso metodo. pur avendone dimostrato l'insu!ficienza. an– che a causa delle numerose sorprendenti insostenibili esclusioni cui d3 luogo. E cosi abbiamo fatto nel repertorio riguar– dante la Giovane poesia, di cui fra poco. postilJata ed aumentata. uscirà la se– conda edizione. sempre coi tipi del.lo, 5tesso Colombo, in Roma. Per rivendicare la contestata esisten– za di una quarta generazione. occorreva fatalmente rassegnarsi a trasformare quella presunta e funzionalità metodi– ca > in e figura realistica e quasi ana– grafica>. In compenso, oggi, nessuno nega più, al contrario di ieri, l'esistenza di una nuova generazione poetica suc– cessiva olle tre sceverate dal Macrì. e se ne cominciano anzi a distinguere e ad esaminare alcuni esponenti. Saranno perciò da sottoscrivere le lodi dei Comunisti del Contemporaneo per le problematiche Cerieri. di Gramsci allestite da Pier Paolo Pasolini? Di fronte a certe supervalutazioni, torna a mente un'osservazione del Furtwiingler, citata ultimamente dal Marcovecchio. ma con riferimento al modo di trattare la poesia (cfr. Presente. estate 1957). Se la tenessimo presente. noi che siamo dediti alla critica contem– poranea non ci troveremmo cosi spesso a dover dubitare sulla validità della nostra stessa funzione. Si può infatti negare che e non manca di un certo lato comico il fatto che oggi improvvisa– mente s'incontrino ~geni ad ogni passo. dopo che in tutta la storia i grandi ar- * di ENRICO FAL(}UI tisti son sempre stati pochi>? E si può contestare che di simile ridicolaggine e in parte è responsabile l'atteggiamen– to della stampa che tanto attivamente si prende a cuOre la causa>. nel nostro c ;J.so, della giovane poesia? * In quanto all'aver dilatato dal '15 al ·35 la documentazione - mentre il Macri (con e generosità>?) aveva li– mitato la portata della quarta genera– zione agli anni dal '22 al '30 e dentro quei termini l'aveva dichiarata ormai quasi del tutto mancata e fallita - è ormai provato che. pur a voler restrin– gere l'esame alla sola parte del nostro repertorio riguardante gli anni 1922-1930. non manca materia per dover corregge– re quella sentenza. senza regalare nulla ad alcuno e solo badando a salvaguar• dare un po' meglio le ragioni dell'equità. Altri ha. del resto, riconosciuto che, includendo nel repertorio gli autori nati dal 1915 in poi, dall'anno cioè successivo a quello in cui Macrì aveva fissato il termine della terza generazione (e sono i poeti che più o meno hanno cominciato a lavorare dopo iI '43-'45). altri ha dun– que riconosciuto che, così slargando i limlti settennali attribuiti ad ogni ge– nerazione poetica dal Macri e giungen– do fino al 1935 come data di nascita, abbiamo rilasciato alla quarta genera– zione ~ una misura larga e ricca, ri– spondente, almeno quantitativamente, con più verità, alla reale situazione del– la odierna poesia italiana, che non le scarne e poco omogenee generazioni di Macrì >. (Pautasso: Qu.estioni. novem– bre 1956). Altri ancora ha ribadito. con più foga. che ~ siamo al di là dei paragoni e dei numeri: è veramente tutta una giovinez– za che intinge penne segrete, gaudenti e dolenti, affastella sillabe per il gran– de canto ... Attraverso le deficienze, o gli eccessi..., attraverso i rossi e i grigi della giovane poesia contemporanea, è l'anima del tempo che si viene trac– ciando, a cui ciascuno porta ... una sua lacrima. una sua goccia di sangue•· (Cimatti: Fiera letteraria, 16 giugno 1957). Si capisce che e non basta stabilire una d~terminata data d'origine ed atte– nervisi in ogni caso: la poesia. come ogni altra manifestazione della vita sia pratica che intellettuale, non cessa ad un certo punto di esistere per poi ri– prendere>. (Pautasso). E il punto di partenza dell'anno 1915 in tanto è stato accettato come utile in quanto serviva a dimostrare l'insuffi– cienza del punto d'arrivo (1914) dedotto e fissato dal Macrì per la e sua> terza generazione poetica del Novecento. Solo perchè volevamo puntare sulla diversa e situazione morale> e e condizione poetica> della quarta generazione. del– la stessa generazione cioè negata in bloe<:o dal Macrl, ci siamo trovati a dover seguire la portata essenzialmente empiri.ca de~ numeramento delle gene– raz~om P?et1che, che per Mario Apol– lomo equivale ad un e sapido scherzo> e per Salvatore Quasimodo si risolve in una "fitti.zia distinzione» (Cfr. Invi– to_ all'esilio di M. Caggiati: Gastaldi, Milano, 1956: e Verso una nuova civiltà p9etica di M.D.M.: Contemporaneo, 1 giugno 1957). In . ogni modo, qualcuno ha pur rico– nosciuto che la nostra datazione iniziale ,può es~e~e considerata alla stregua di e una /tetto per isolare dentro dati limiti ENRICO 7 ALQUI (Continua a pagina 2)

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