la Fiera Letteraria - XII - n. 31-32 - 4 agosto 1957

LAFIERA LETTERAR AN '0 XII . N. 31-32 SETTIMANALE DELLE LETTERE DELL A RTl E DELLE SCIENZE Domenica 4 agosto 1957 SI PUBBLICA LA L>OMENICA L>ire11oreVINCENZO CAHDAl{ELLI (.)UESTO Nl1M1':HO L. 60 DIHEZIONE, AMMINISTRAZIONE: ROMA - Via di Porla Castello, 13 - Telefoni: Redazione 555 487 - Ammtnlstr. ;>5515tl- PUBBLIClTA': Ammmlstr.: • LA FIERA L.E'rfEHAKIA • - .V. di Porta Castello, 13 - Roma - TAR.: Commerc1al1 L Pll Editoriali L 80 al mm - ABBONAMENTI Annuo L 2 700 - Semestre L. 1 400 - Trimestre L 750 • Ei:;tero· Anntt r., 4 000 - Copia arretrata L. 100 - Spedizione In conto corrente postale (Gruppo TI) - Conto corrente postale 1111 .i·>tt A PROPOSITODI UN EPIGRAMl\'IA SPUNTATO * Bispettare la • poesrn * Quando e do,·c 111anehi I' os~cc1uio J>Pr la ,,oesia, qu:ilunque poeta può diventare ar!Jomcnlo di s<'hcrno * di E11 1 RICO F.ILQlJI Quantunque Papini sia morto da ap– pena un anno. è già in corso avanzato la pubblicazione di numeri unici spe– ciali (come quello della rivista fioren– tina L'ultima) e d'interi volumi intorno alla sua vita. ai detti e ai fatti. alle opere e ai giorni che più la contrad• distinsero fino a renderla singolare e a farcela adesso riproporre - non senza frettolosa esagerazione - poco meno che come esemplare. La prima a dar l'avvio a questo tipo di pubblicazioni è stata la figlia stessa. Viola Paszk""Owski, ormai non più e ve– stita di limpido giallo~. come nella esultante poesia paterna che per prima ce la fece conoscere. Ma bisogna darle atto che con La bambina guardava (Mondadori. Milano, 1956) ci ha offer– to una coroncina di ricordi. fioriti quan– d'era fanciulletta e anche la realtà quo– tidiana le si coloriva di leggenda. Que– sta strana gente si è sempre. aggirata intorno al suo genitore: a ricordarla oggi che molta è dh,·enuta celebre, le sembrerà d'essere cresciuta tra le pa– gine di un vivente manuale letterario del Novecento. ignara ma non però me– no attenta. Andando a ricercare e ritro– vando tante figure e tante scene. s'ac– corge infatti che han conservata Intatta la loro vivezza: e tali si studia di de– scrivercele, senza venir meno alla ne– cessaria discrezione ma senza seppur sacrificai-e nel ripensamento adulto l"in– fantile spigliatezza d'allora. Dopo questa amorosa testimonianza filiale, è ora la volta del solerte ultimo segretario (Vittori'o Franchini: Papino intimo - Cappelli, ~olognn. 1957) e <li un<> stimato amico (Roberto RidoHi: Vita di Giovanni Papini. - Mondadori, Milano. 1957). Ed è recentissimo un Papino 1'ivo, che 1 il fedele editore Val– lecchi, riutilizzando in parte il mate– riale già compreso in Papini., ~ettan– t'anni (1951). presenta come e una rie– vocazione articolata e suggestiva ... at– traverso numerosissime immagini e pa– gine di Papini e su Papini. di vari autori e di vari tempi>. Non per nulla Papini fu quello scrittore in vista che tutti conobbero e che fece di tutto per essere sempre più conosciuto. La sua esistenza e la sua produzione compor– tano e giustificano il persistere di un simile interessamento. Ma è sul modo di appagarlo e di frenarlo che conver– rà poi indagare, al fine di sapere se riuscirà o no di vantaggio per la mi– glior valutazione dell'autore. Forse è troppo presto per tentare l'indagine senza preconcetti, Manca la debita di– sponibilità delle ricordanze. Molte con– tinueranno per un pezzo a rimanere segrete, non ritenendo opportuno i de– tentori dì metterle in circolazione prima che sia trascorso un certo lasso di tempo, bastevole a svelenirle e a renderle in– nocue. A distanza da quando accaddero, anche certe spiritosaggini perdono la punta di fielosa malignità dalla quale furono sollecitate e conservano soltanto. se l'hanno. la piacevolezza di una in– ventiva verbale. la concisione di un frizzo. Ma disgraziatamente nemmeno questo valore si può attribuire ai e versi burleschi• contro Ungaretti. dal Papini mandati un giorno al Riòolfi e da questi ora rip.rodotti e diffusi Del resto, quan– do mai si è attribuito autentico valore a certi scherzi? Il più delle volte essi si ritorcono, come un boomerang. contro quelli stessi che li hanno perfidamente lanciati. Basti ricordare il triste suc– cesso di riprovazione ottenuto dalla squallida barzelletta contro Ungaretti raccontata dal Viviani nel suo Papi.ni mzeddotico (Formiggini. Roma, 1936). Ne la riprovazione risparmiò il racco– glitore. che nel divertirsi a metterla in iscritto la intitolò: Se non è vera è bene inventata e ritenne di doverla si– gillare con una profezia risultata sbal– latissima. Acquaccia passata ... Ma non molto più limpida risulta quella rimessa adesso in circolazione dal Ridolfi con– tro lo stesso Ungaretti. Giunto, nel XIII capitolo della sua nuovissima Vita, a trattare delle due facce dell'uomo e dell'artista Papini: quella dello stroncatore. che le sue botte non le dava a patti neanche a costo di essere ingiusto. e quella del poeta~ invano nascosta. sacrificata e mortifi– cata: il Ridolfi lascia chiaramente in– tendere di non sottoscrivere il consenso accordato ad alcune tra le più vivaci cd originali espressioni della poesia del vero Novecento e le taccia di futuri– smo e di burchiellaggine. Nelle stesse Venti Tagioni in prosa. riunite in vo– lume dal Papini nel 1917 e intese ad ottenere e insolite armonie di suoni che possono piacere anche indipendente– mente dal senso delle parole•· riscontra e biasima la prova flagrante del e verbo della cosiddetta poesia pura•· Ne si trat– tiene dal rimpiangere che il suo ispi– rato amico, e dopo aver camminato per tante strade~. avesse e voluto pestic– ciare anche quella•· In vero il percorso dalla paesia futurista alla poesia pura. se avesse realmente corrisposto a quello battuto dal Papini, che invece fu tu\.– t'altro. sarebhe risultato piuttosto. con– torto e difficoloso fino all'assurdo. Ma il• fuggevole cenno di scherno alla e pae– sia pura> chi pretesto al Ridolfi di uti– lizzare e propalare e un fatterello• che gli sembra cadere e a puntino per la materia e per il tempo>. Ricordato, per dovere d'informazio– ne, che Papini fu un e gran rabdomante d'ingegni nascosti> e che, fnrte di tale virtù, fu lui (cr!. Ritratti italiani, 427- 435). nel 1917, e a rivelare Giuseppe Ungaretti. che oggi vediamo tener lo . campo nella poesia•, aggiunge che fu ugualmente lui e a pubblicargli in [.a– cerba certe coserelle che a leggerle fan- • no maravigliarci ancor più delle sue facoltà divinatorie>. E in nota. in fon– do al volume, ne riporta una, dal nu– mero del 17 aprile 1915, e tutta intiera. non certo per la sua venustà, ma per la sua brevità•- intitolata: Viareggio, essa era già stata trascritta e riprodotta dal De Robertis nella raccolta unga– rettiana delle Poesie disperse (Monda– dori, Milano. 1945): ma con ben altro intento che quello di dileggiarne l'au- ENRICO F ALQUI (Continua"a pag. 2) GLI SCRITTORI E LA socrnTA. * ~iolte cose importanti una sola vera * di GUGLIELHO PETRONI Le nostre giornate ci propongono molto spesso temi la cui portata ci turba e cl accompagna lun– gamente; in realtà sono elementi che compongono l'essenza stessa di ogni nostro pensiero. anche quan– do per lungo tempo. o per sempre. non ce ne rendiamo conto: ma alcune giornate li impon– gono. E non è affatto strano che certe conside– razioni sulla condizione umana ~i vengono dalla letteratura. e non significa nemmeno che questa loro provenienza sia l'accettazione di un punto di vista ristretto all'accademia letteraria: spesso si trovano nella vicenda letteraria elementi che toctano fatti essenziali della vita, proprio come nella vita più cruda non di rado affiorano elementi che toccano essenziali motivi squisitamente let– terari. E" accaduto. penso non :::i me soltnnto, consi– derare recentemente e per più di un episodio. l'aspetto e il e significato• della morte: deve essere accaduto a molti di pensare che. se nella esi– stenza vigono poche o forse molte cose importanti alle quali occorrerebbe tener fede. di vere ve n'è una sola. 13 morte, giacché l'atto della vita stessa. fin dal suo primo attimo. non è altro che il prin– c,p:o di quella ~ola ed. unica verità. Ciò che ci accora nello spirito dei giorni che sti:'.lmo vivendo è il tradimento, In sovversione di quelle cose essenziali ad una convivenza decorosa. di quei sentimenti e di quelle azioni che compon– gono la dignità e l'indegnità umana: ma tutto ciò diviene un ratto addirittura irrisorio: ciò che in– vece ci spaventa nello spirito e nei meccanismi odierni è la sovversione della morte stessa nel suo significato più alto che annulla il passato. rimpic– colisce fino a farle svanire le grandi e le piccole debolezze umane e rimane l:ì. come unica verità rispettabile e incontrovertibile. la certezza della morte. Ma oggi sembra che in certi casi anche questa unica verità non sia più tale. sembra che si possa far di essa strumento di parti in contesa, di pubblicità. di ostentazione di affetti e di valu– tazioni che tengano conto di tutto senza alcuna riverenza del supremo atto degli uomini. del più certo ed insieme oscuro, quello che i poveri di spirito e i grandi compiono nello stesso modo, forse con sentimt!nti che s1 equivalgono del tutto, qu~Iio in cui l'amicizia e la solidarietà non contano più ed a nulla servono, che è affidato solo alla e pre– senza• di chi lo compie, La morte, di per se stessa giustifica qualsiasi vita. giustifica la più abbietta e la pili elevata nello stesso modo: a chi rimane compete il giudi– zio. si. ma non la speculazione. La morte non giu– stifica nulla come nulla condanna. non assolve. an– nulla soltanto. Ed è speculare su di essa, formu– lare il giudizio in base al suo avvento. giustificare o condannare ·n suo nome. Quando l'alta letteratura cattolica francese o le conturbanti ispirazioni doslOJeskiane posero il problema del peccato e dell'inelluttabilità dell'er– rore come uno dei punLI d'appoggio per il risc"l:tto spirituale, pel" il ritrovamento e la resurrezione, e lo pasero sulle argomentazioni di pensiero e di fede. di spiritualità qle tutti sappiamo,. nessuno avrebbe immaginato In banale e deleteria volga– rizzazione che ne sarebbe stata fatta ai nostri giorni. nessuno avrebbe mai immaginato che di una tanto dolorante ed estenuante interpretazione mo– mie ed anche religiosa della vita, se ne sarebbe fatto uno spettacolo. una festa da terza pagina. una speculazione politica e. soprattutto, nessuno ha certamente pensato che di tali giustificazioni Ince– ranti e trascendentali si sarebbe scesi a farne un alibi quasi corrente per i vivi, una comoda e grossolana giustificazione, non tanto degli errori dei morti che non hanno più bisogno di essere gius(i– ficati, ma di quelli dei vivi i quali in tal modo trovano la possibilità di prendere tempo. di com– piere ciò che la coscienza vieta, senza che la co– scienza ne debba in definitiva soffrire perché c'è tempo. c'è sempre tempo all'obbligo di ascoltare la voce della propria coscienza e della propria even– tuale vocazione, del proprio dovere, c"è tempo. GUGLIELMO PETRONl LE PRHIE DELLA LIBRERIA: IL .LIBRO DI CUI SI PARLA. * TBE BOMA-NZI BREVI D NATALIA G NZBURG * <li FERD/1l·A1l'DO lllllD/11 « Era un ·estate, un mattino oer 11 modo nel quale ella verso il Quale si riscontra ve nella fiorentina Salaria. borghesi o medi O borghesi di piena estate)), m questo riesce a S'\Ol.Rere attorno a propno l'mteresse amaro e che fu una delle poche riviste chiusi nella loro impossìbi– passaggio verso la fine del rac- Questi motivi 2li impegni che pietoso ma coraggiosamente italiane de\l'antegue_rra che lità di espandersi oltre i li– conto lun,go Sagittario che la sua ispi,razione e la sua consapevole della scrittrice, ponessero i problemi di svi- miti di una e;ri,eia vita Carni– chiude il nuovo libro di Na- vocazione le su~eriscono. la sua attitudine a scoprirne luppo della nostra lettera- liare. o appena di evaderne talia Ginzbu.rg. apparso in Potremmo ricercare e ri- l'intimo si;lnificato. il se~o tura non più in senso pro- avventurosamente. ma per Questi giorni col titolo Va- trovare altri simili passaggi della sua pietà per quelle vinc1ale e ristretto, ma in un·avventura eià in partenza lentino in un 11 corallo )l del- sia nei tre racconti di questo creature e della sua parteci- termini veramente europei e scontata e pagata. La noia. l'editore Einaudi. in una pota volume. il primo - che reca pazione costante al loro che fu la orima a rendersi la i?rande noia della provin- come questa. attraverso la lo stesso titolo del libro - dramma. conto. anteriormente alla eia italiana. attutiva ,gli sian- quale la scrittrice evoca 1a e. H terzo ~ià citato .. due br~- Anch.e ~r la ~inzburg oc- st~ssa "sc.operta 1) di Cré- ci di ouelle creature. le av– atmosfera assorta e sospesa v1 romanzi o auas1-romanz1, corre nch1amars1 ad una let- m1eux e d1 Valery Larbaud. volp;eva nella sua nebbia del– della morte di un suo per- di dhnensioni normali il se- terntura tra le ,due guerre. a di uno scrittore come Italo le sue pigre reazioni: ma non sona.1ts:?io.potremmo ritrovare condo. La madre. e sc;itti in q~el re.alismo narrati\'o chE: Svevo. sino allora. !'legl~tto per questo quegli slanci era– un motivo costante della sua epache diverse. Valent1110 del riconquistò - dooo alcuni dalla letter-i.tura ufficiale 1ta- no meno vivi e sinceri e il narrativa. un moti•vo che as- 1951, .La madre del 1948. Sa~ decenni di assoluta indlffe- liana e anche dooo la loro dramma interno di auetle sai bene la aualìfica nella aittar10 del 1957: ma questo renza verso la vita da parte sco))E>rta a lu~o avversato creature - in modo partico– nostra letteratura d·oggi. quel- ci appare come il pìù tipico dei nostri prosatori lirici e da molti nostri letterati. lare i personaggi femminili lo di un sentimento amaro e il più persuasivo di que!Je dei nostri narratori da sa- Acerba .che Cosse. la prosa che acQuistavano il rilievo di e st:ruggente di un inesauri- sospensioni. saremmo oer dire lotto o da alcova - un con- della 2'.JOVane scrittrice era una partioore interna sor– bile fluire della vita oltre la di auelle intennittenze che tatto col mondo e con i suoi .l!ià una prosa sobria e nel ferenza - traeva rilievo dal– breve e talvolta scolorita vi- cosi bene illuminano stati di problemi e lo sviluppò in va- tempo stesso penetrante o at- l'a!fettuosa e vigile parteci– cenda de.i suoi personaggi. e aninto e accadimenti nella rio modo, ma quasi .sempre ta a pen~trare net nucleo 1')3zione della scrittrice di una scolorita non tanto perché sua narrazione così sobria e accentuando un indirizzo ~u- interno d~• rapporti dei suoi □on meno vigilata ironia. Al– povera di interne reazioni o in apparenza monocorde. ma ropeo verso una profonda m- oersona.iz.ITTcon la realtà che tre componenti. oltre queha di fresche vivaci immagini. in realtà così animata dal di da.ltine o.sicolo,e:ica al centro li çircondava. a estrarre la certa ispirazione cecov-iana ma perchè se ne avverte sem- dentro da· una attenzione per di un rapporto con la :-ocietà umile verità di quel rap- oriJ?inaria andavano riscon– pre il rapido e doloroso con• Io svolJ?ersi segreto di un e con i 51..loip_roblem1. Non porto. . trate nello svilupparsi della sumarsi nel tempa. Senza dramma in queste creature. è senza significato che la Il mondo della narratric-e sua narrativa. ma sin dagli dubbio Questo può essere an• che a prima Vista si mostrano scrittrice . .iziovanissima allo- era sin da Quel tempo ben inizi acutamente assorbite che un limite. e Io è in molti cos! i~iffere~~ verso la. vita, ra. _come at.testa. l'acerbil~ d! del\neato _'?roprio in Quella nel sottofondo dell:i pagina casi. ma appare chiaramente ~SI a1 mar,?1n1. della vita. e Qu~, lontani suo1 racc°!'ltl (si u!111leverita._ un mon_do ce~• FERDINANDO VIRDIA ~=;t! G~~~;!v~Te~a::i~; :~~~on~~o~~ p~~f: ~tt~ ~r)~!a~~~e 8 i~~~eN:~: p~: ~':i~~ ~ m~~:~~~~t~7~~r~= (Continua a pag. 6) f ASSEGNATI A BORDIGHERA T PREMI "CINQUE BETTOLE,, * A LINO CIJRCI il llre01io di poesia "tJa,nillo Sbarba1·0,, Per la narrati\'a, a Gino Noflara il primo prc-mio; altri quattro premi a ~ergio i\larchesini. Fulvio 'I.~omizza. Enrico Rcrio, e M:wio Gisscy - Per la poesia, n1c11zione speciale a 1\lassirno \'cechi. Lueiano Dc Giovanni, Sernio I \/clill i e Adele ICic-r•i Sabato sera sono stati as- primi tra tutti. Adriano Gran– segnati a Bordighera, sul- de e Atronso Gatto, che . la la Piazza del Popolo della Giuria si è forzatamente tro– Città Alta. i Premi ..Cln- vata a dovere escludue dalia que Bettole,._ La Com- vitloria di questo premio. per missione era composta da avere conseQuiti aUri premi. Giar.carlo Vigorellf, Pre· anche dì recente, che II hanno sidente, Carlo Betocchl. meritatamente imposti afla cri. Carlo Bo, Italo CaJvino. rica ed al pubblico. Dopo aver Angelo Frattini, Renzo portato la sua attenzione su ;:~~~:~·1ur~ 1;c:=~I. :!~a~ ;~a e~ ;~ìs:~1:r;:ntr;::' G~~ari~ l Seborga· segretario del Ila proclamato vincitore del Premi, 1 1 pittore Giuseppe Premio Camilla Sbarbaro, al- 1 Balbo ~~,:e~;a B!e~~glt~;-:l~Qll~I ~~:; i1 Presidente della G1ur1a_ ;~;;ion~~: cof!;~:.'~~ 1~ lae a~~ Durante 13 premiazione I c1RQ1tecentom1la. 11 poeta Lhio Giancarlo Vlgorelli. aJla espressione v1Qilata di prece- I presenza delle Autorità, denti raccolte. sopratutto del- Giancarlo Vigorclli e Lino Curel la sera della premladonc deU'intcra giuria e del vnstisslmo pubblico ha letto la seguente rel111.lone: Il Premio .., Cfnque Bettole~. intitolandosi al nome dl Ca– milio Sbarbaro per questa ot– tava edizione 1957. nella in– tenzione del Promotori e della Giuria lta voltL!o essere un omaQQio al poeta lig,ure di Resine. di Trucioll. di Planls· simo, dl Liquldnzlone, di Ri– manenze. che anche lo scorso anno aveva chiesto coh viva lnsistt>nzo di venire graziosa· mente esonerato dai lavori di giuria del Premio stesso: e per– ciò il bando di quest'anno ero eccezionalme11te dedicato alla poesia, pur riservando alla narrativa tre premi mincri. II Premio Camilla Sbarbaro ha avuto un laroo e vario concorso. ed è stato onorato dalla partecipazione di non pochi. tra i p1tì qualificati pat– ti delle ultime oeneì-azioni, l'ultimo libro • L'esule e il re– gno ... ha presentato un g,rup– J)O di liriche dove non si sa– peva se più riconoscere l'unità di stllf" o di messogaio Inoltre la Giuria ha preso tn particolare esame. e ne fa orr uetto di menzione più e/te dt semplice !eonalazione, I lavori di Luciano De Giovanni. Ade– le Ricci, Massimo Vecchi, Ser– gio Velittl. Anche per i tre premi di narrativa si è notata la parte– cipazione di numerosi concor– Tenti; e ristretti Qli ultimi di– battiti !U uno •rosa,. di 15 no– mi. la Gh,ria ha deciso di as– seonare un primo premio di lire 100.000 o Gino Nogara, del Quale ricOTtosce un buon impegno narrativo di temi e di linQu:J{;gio, e di conferirne al– tri quattro di lire 50.000 cia– sctmo a Serglo Marchesini, a Fulvio Tomiu:a. a Enrfco Se– rio, a Mario Gissey. Tre domande a LinoCurci La Fiera letteraria sottoli– nea con vivo compiacimento la vittoria conseguita daJ suo as– siduo collaboratore Llno Curci, cui è stato assegnato il .. Pre– mio $barbaro... L'alta qualifi– cazione della giuria e il titolo del premio conf.erlscono a que– s10 ricon06cimento un partico– lare valore morale e letterario. Abbiamo chiesto a Lino Curci quale significato rivesta per lui una cosl ambita affer– mazione. .. Sono sopratutto felice di aver vinto nel nome di Camil– la $barbaro· è per me ragione di grande onore e di pro!on– da umiltà che l'avvenimento abbia avvicinato Il mio nome. cosJ modesto. al suo. Questo premio viene a coronare. do– po lunghi anni di impegno ap– paS6ionato, il mio lavoro. svol– to, &e non altro, nel segno del– la fedeltà alla vocazione. Se penso ai componenti la giuria illustre. che offrono una cosl completa garanzia di rigore. l'intima mia soddi6fazione si accreSce e si convalida ... Gli abbiamo ancora doman– dato le impressioni della se· rata. ..Credo eh-e il premio Cin– que Bettole, per l'ambiente e l'atmosfera in cui vengono proclamati i vlncltori, costi– tuisca non solo la più carat– teristica delle manife,;tazioni del genere, ma quella eh-e più avvicina la poesia. suprema istanza di comunione e di col– loquio. al cuore degli altri. Ho sempre creduto e sostenuto che la· poesia rappre&entl il luogo di un sovrs.no incontro nella parola. Ebber.e, che la premiazione del Cinque Betto– le avvenga all'aperto. sul sa– grato di una chiesa, in pre– s<>nza del popolo conv-enuto ouasr in un antico arengo comunale, questo mi ha so– pratllttO commosso. com,:, pro· va di solidarietà offerta ad una forma di alta solltudlne: poichè tale è la poesia, nella difficile società moderna. una solitudine protesa a un grande incontro ... Gli abbiamo chi-eSto Infine come egli consideri que61o gruppo di liriche inedite. vin– citrici del premio, nel pano• E. F. A. (Continua a pag. 2) 11· re liriche della raccolt:1 vincitrire L'abbraccio Questo tenersi fra le braccia, madre. tu il bambino che fu.i. io la vecchiezza tua che m'invoca, questo aiutarsi, tu reggendo il bimbo che imparava a piani:ere, io sostenendo il tuo corpo e i tuoi mali, ecco la vita che si compie, un tempo di pietà dolorosa. E qui venimmo a provare l'amore che ci lega in brevità e tristezza. Qui ti stringo tremando sul mio petto. come ieri tremasti. E tutto è stato rapido, amaro. su ogni gesto tenero cadde un'ombra gelosa. ll breve nodo di sangue e amore che si scioglierà. ancora ricompongo con stanche mani. Che bufera scuote noi due, stretti in un angolo dell'universo che ci ignora e germina nuove creature per le stesse pene! Quemo passare, piangere, abbracciarsi. f\nchè tutto s1 sciolga e ridivenga silenzio, compiremo altrove. madre, in altra luce. Qui. nei tuoi capelli. come piuma d'uccello che il tepore sollevi appena, respiro lo strazio del tuo vivere incerto, e quello sguardo di sofferenza supplice mi chlama al mio debito antico. n nostro anelito si spegnerà COn gli altri sulle vie della terra. E solo resta quell'abbracciarsi mendicando insiemF più respiro, più vita; questa immagine di due che si sorreggono sotto le stelle e vanno incespicando alle porte del tempo; quel groviglio nelPinrinito, la pietà, l'abbraccio della madre e deJ figlio. Transizione Un sole PQllido di lontananze diffonde il suo brivido sull'albe1 alo, e vaoo ientamente nel cielo 1'.reddo, come su una tavola azzurra e nuda. Vengo di lontano. da un nstro. !orse. incontro ad una terra nuova per me, non tanto da non patirne: mi riduole ancora il cammino percorso nel ricordo del cuore stanco. Sento nell'aria perplessa un protwno di sofferenza conosciuta e nuova. Questa è la terra. che già fu misura del mio dolore. Corre silenziosa negli spazi invernali, dolce, pallida col suo viso d'inferma. Ha nel suoi fianchi i vivi e 1 morh. e ci aggrappiamo a lei nella sua corsa infinita. Dovrò ritornare a soffrire col tremito dell'albero. con l'uomo sconosciuto che 11assa, Un solo stampo per quest'unica vita, astro che dormi. Rivedo la tua scorza che s'indura nel rigore del cielo, ti contemplo come dall'alto nel paesaggio scabro d: monti e valli, simili a rovine formate dai millenni. In quelle buche elaboriamo brevemente il miele della nostra esistenza; e U richiudi queta SU noi come una culla. Penso al tuo fianco ferito che ml porta e m.i nutre, a quella piega quasi di carne che mi copre, al giorno che morirai lucendo per Wl attimo, al puro sogno e alla belleu.a intera d'essere stati un fuoco nella notte. Passaggio di •fine d'anno Sulla grigia striscia del lungomare in lenti cerchi si abbassano i gabbiani. Tu continua, mia storia paziente, grido interno. Prova il contagio del mondo per farti più dolorosa. lmplgliatl nel limite per sentirti infinita. Il tempo miete e n0n dà tregua al giorno. Insegui la sua !alce silenziosa. Fra le rapide luci, le dolci ombre di un mondo amato da dimenticare. Vorrei fermarlo in me, vivente fremito catturato per sempre: e gli trasmetto il male del m.1o transito. Prosegui, gara di morte, sarò il più veloce . Tutti cadremo con gli occhi lucenti di paesaggi e di volti, con la vita che fa ressa nel ouore, appena quanta ne conclude una sorte. E come il prato tollera l'ombra della nube, il mondo si colora di noi. Cosi saluto l'anno ohe muore. nell'angusta pena di quello scambio. E sento •nel suono dei marosi che si affrettano dall'ampiezza del largo per infrangersi sulla gettata. il rombo di un destino che ci somiglia, rompersi nel fiore d'una spuma, iride stanca dell'ultima percossa. e rifluire in un moto protendo. Spezzerò questo. mia corsa d'altomare a un punto che non conosco: unirò la mia morte a tutta quella che mi chiama e brulica nell'universo: morte di animale ne!la foresta. di uccello sul picco battuto dal clamore dell'oceano. Tutta la morte mi riguarda e invoca la mia pietà. Tra gli occhi che si spengono. le membra che si abbattono, i -gridi fatti d'aria selvaggia che mulina. - che amara strada, mio Dio, per raggiungerti - vengo e procedo nel colmo di un perire infaticabile gonfio di solitudine e innocenza. LINO CURCI

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