la Fiera Letteraria - XII - n. 24 - 16 giugno 1957

LAFIERA LETTERAR Anno XII - X U SETTIMANALE DELLE LETTERE DELL ARTI E DELLE SCIENZE Domenica 16 giugno 1957 SI PllBBI.ICA I.A DOMENICA Uirl'ftore VINCENZO CAROAHELLI QUESTO NlJMEl{O L. <,O DJREZIONE, AMMJNISTHAZJONE: ROMA - Via d! Porta Caslello, 13 - Telefoni; Redazione 555 487 - Ammuustr. 555.l5li- PUB.BWClTA': AmminiStr.: • LA FIERA LETTERARIA» - V. di Porta Castello, 13 - .Roma - TAR.: Commerciali L. t50 Editoriali L 80 al mm. ABBONA:MENTl Annuo L 2 700 - Semestre L. l.400 - Trimestre L 750 - Estero: Anno L. 4.000 - Copta arretrata L. 100 - Spe-d!zlone In conto corrente postale (Gruppo II) - Conto corrente postale 1/31426 Roberto 1\lclli: « Inferno 1944 ». part. (Mostra romana. al Palazzo Barbcrini) l1'A PUO\IA D~'" NON E1 1 1'1'AHE * Il delicato.problema dell' <<O-pera prima» ... La durezza di certe difficoltà iniziali 11011 può essere eliminala se11za indebolire e g11as1are lo stesso autore che lì per lì se 11e rallegra * . tli E,,·nn·o FALQIJI Quella dello ~crivere non è più oggi, come ieri. quasi soltanto una vocazione. bensì anche una professione. E forse pro– prio nella sua crescente opportunità di di– venire una professione - in conseguen– za. a sua volt.a. della maggiore utilizza– zione. sollecitata, seppure non garantita. dal crescente fabbisogno. il quale. nel contempo, coll'estenderla. tende a 1ivel· larla -: !orse. proprio nell,aumentata convenienza di essere sottoposta a sfrut– tamento professionale. va temuta la pos– sibilità che la vocazione dello scrivere perda o trascuri o ignori fin dall'inizio il carattere di disinteresse e il pregio di ab– bondano e il peso di sacrificio. cui non a torto resta pur sempre affidato tanto del suo .genuino valore. Ma nd essere càmbiata, nell'odierna so– cietà, non è la flgura stessa dèllo scrittore? Non ha essa finito col dover rinunziare all'aureola. del cantore ispirato? Tuttavia si è anche liberata dall'impaccio di <1 certi strascichi polverosi 11: e potrebbe quas: dirsi che. normalizzandosi, quel che ha perduto di «divino>> lo ha riguadagnato in (< umano >1. Nè è da escludere che nel cambiamento - in rispondenza ai mutati caratteri e requisiti e bisogni dell'odierna società - i vantaggi prevalgano sugli svantaggi. Innegabilmente. molle sono }e difficoltà materiali e spirituali che si frappongono alla stampa del1"' (1 prima opera ,1; e molti sono gli auwri che non riuscirebbero a superarle da soli. Il costo della carta, della composizione. della stampa. ecce· tera, minaccia di raggiungere cifre proi– bitive. Ma è altresi vero che tutto va ormai aumentando, rispetto a ieri, in pro– porzione; anche il compenso, anche il guadagno per un qualunque lavoro che quelli stessi autori trovino a dover ese– guire. Perciò la presente ristrettezza non si differenzia troppo dalla passata. E se differenza c'è. va notata nel fatto che ieri. al contrario d'oggi. la ristrettezza economica di un giovane autore non do– tato di beni di famiglia o non dedito a commerci lucrosi, risultava più na turale e più sopportabile. Ogg! parr~bbe inve.ce che il valore e il prest1g10 d1 uno scnt– tore fossero commisurabili unicamente col suo guadagno di scrittore. Il che. quando si verifica nella c.onsid~razione dei giovani, denota certo un'11npaz1enza e.una stortura. sintomatiche a loro volta d1 un non lieto. stato di cose e quasi di un con· tagio: che. da mestieri dove il ~°:dagno è tutto. si va estendendo a mest1en dove il guadagno è nulla. ~una. nel senso c~1e il guadagno da solo. m c~mpo letter°:no. non assoda e non garantisce un equiva– lente valore estetico. Hanno i giovani d'oggi una idea di quanto dovessero pen~re i gi_ovani. d'ieri avanti di .esser presi m cons1deraz1one e accettali e stampati da un editore? Ricor– dano. sanno che. al riguardo, non e.i son quasi eccezioni? Anche al più illummato: al più fortunato autore. se volle prendersi 1a soddisfazione e il piacere d1 le~gere in volume la sua prima opera, fu gioco– forza soprattutto in passato, ricorrere alla fiducia. a!Ja benevolenza, all'aiuto ~i qualche parente O conoscente. S'?untar.a era allora più facile d'ora? Non diremmo. La figura dello scrittore è venuta man mano sromanticizzandosi: e. dopo es.sere stata ieri considerata all'incirca come quella d'uno stravagante (quando non addirittura d'un çerdigiorno. di. un ac– chiappanuvole, di (< uno scansafatica ))) 0 .è giunta a farsi oggi stimare. grazie ai m1- gliori campioni, con un po' del riserbo dovuto a chi, oltre a seguire una voca– z.ione ardua esercita una professione delicata. Ieri c'era più attenzione verso i gio– vani? In effetti noi stiamo rotolando nella scia di un'infatuazione giovanilistica cui ieri il Fascismo non si sottrasse per cal– colate ragioni di propaganda politica non molto diverse da quelle che. a tratti. in determinate occasioni. continuano a far oggi presa anche ~ull'Antifascismo. E giacchè si sperimentò ieri a qua li equi– voche e oann~ conseguenze può porta.re un «giovanissimo>) spinto ad oltranza. non si vorrebbe dover oggi tornare a spe· rimentarlo. Le conseguenze non sarebbe– ro diverse. Domandiamolo ai giovani autori se queJli di oggi sono nel giusto lamantando la condizione presente in confronto della passata. Domandiamolo a un narratore e a un poeta che, pur essendo già entrati nel loro settantesimo anno di età ma con– tinuando ad essere felicemente operosi, non hanno ragioni di risenti.mento nè di malinconia. Domandiamolo a Marino Mo– retti e a Corrado Govoni. Moretti pubblicò il suo primo libro (Fraternità) nel 1905. a vent'anni; Go· voni. il suo primo (Le fiale) nel 1903, a diciannove anni. E pqichè da allora non hanno più smesso di scrivere. pur con gli alti e bassi d'ogni lavoro artistico. la loro bibliografia è assai numerosa e. rispetto al Novecento, non manca di qualche capo di opera. Tuttavia. pur avendolo meritalo da un pezzo. Morelli non ha ottenuto un premio che nel '48 e Govoni nel '52: ossia. rispettivamente. a quarantatre e quaran· tanove anni dal principio della carriera. che pur li diede subito a riconoscere per autentici artisti. Di fronte a due esempi consimili. stan– no quelli di tanti giovani d'oggi premiati subito l'apparizione - del resto non tra– volgente - della loro prima opera. e spesso quando non era ancora neppure stampata. Largo ::iigiovani. D'accordo. Ma: a tem– po e a modo. affinchè non manchino loro tutte quelle esperienze e riflessioni, di cui pur abbisognano per non mettere a inutile repentaglio la loro stessa gioventù. Un esordio troppo facilitato, troppo remune· rato. troppo assicurato. quale significato conserva? Il valore della conquista non deve corrispondere al valore della lotta? La durezza di certe difficoltà iniziali non può essere eliminata senza indebolire e guastare lo stesso autore che lì per lì se ne rallegra come di una sofferenza evitata. Quella è invece la sua prova del fuoco. Bisogna saper affTontarla e superarla. Ma non sempre è in ra·coltà dell'autore. Non sempre l'autore, nascendo, ha ottenuto d1 poterla vincere. E guai se cosi non fo sse: se su cento, se su mille nuovi autori c.he vanno all'assalto, se ne salvasse più d'u no. Dura legge: ma non diversa è stata e con– tinua ad essere la legge che regola l'ap· prezzamento dei valori firlistici. In conclusione: tutto va oggi meglio di ieri? Non certo peggio. Comunque a noi sembra che il vero e giusto motivo di dubbio sia un altro: riguarda la diversa considerazione in cui, al presente. è te– nuta la letteratura. Ma questo non è più il problema della prima opera nè dei nuovi autori. Riguar– da tutti, giovani e anziani. noti e igno.ti . E si formuJa con la domanda: Ch e cos è . oggi, la Letteratura? ENRICO FALQUI GLI SCIUTTOHI E LA SOCIETA' * QUArJIFICAZIONE della ettet 1 a ura * di GUGl,U{VUO PE'l'RONI Al mutamento operato dalla tecnica. da tutto quel complesso di cose che distingue civilizzazione do. ci– viltà, dovrebbe o comunque dovrà corrispondere un mutamento del comportamento intellettuale ed una riqualificazione dei mezzi espressivi e rappresentativi. li mutamento dei mezzi possiamo dire che da un pez– zo è avvenuto, ma ad esso fino ad oggi non ha .corri• sposto, salvo eccezioni non generalizzate, nessun mu– tamento o adeguamento dello spirito cr~ativo che se– gue ancora, press'a poco, una TOUtine tradizionate, ed anzi quasi sembra che in essa cerchi una a!termazione conservatrice come un alibi ella resistenza che es!ste di fronte ::ilnecessario allineamento alle esigenze nuo– ve del mondo moderno. A chi toccherà di rendere il « progresso», che di per sè non è altro che un mutamento superficiale <l:: forma di vita, uno stratificarsi di elementi materiali, a chi toccherà di renderlo spiritualmente valido se non all'intelligenza e alla sensibilità, allo spirito, che è come dire oll'arte'! Eppure in questo momento non occorre essere osservatori profondissimi per avere l'impressione (vogliamo usare di proposito un linguag– gio, che non ci piace ma è largamente Inteso) che l'in– tellettuale tenda a divenire reazionario e conserva• !ore, nella stessa misura che il mondo che l'attornia lo sollecita come non mai ad una rivoluzione non soltanto formale, L'intelletto certo non muore, ma in questi trapassi vive la sua vita essenzialmente rivo• luzionaria nel sottosuolo e si ra strada nascosto e schiacciato dal peso del manierismo conservatore. Non sarà inutile concludere osservando che 1 curiosamente, gli scrittori che professano e religioni:. progressiste e rivoluzionarie, nella loro opera sono i più reazionari, cioè i più attaccati o forme lradizionali e magari sor– passate. UN LUTTO PER LA CULTUHA * RICORDO di Salvini * di GIACINTO SP.'"G~Ol,E'l"I'J La scomparsa di Luigi Salvini, eminente scrittore e slavista. avvenuta il 4 giugno a Roma. è certa– mente di quelle destinate a lasciare un vuoto altret– tanto profondo nel campo degli studi e delle relazioni culturali fra i popoli come nel cuore dei moltissimi che hanno avuto il prlvileg!o di conoscere l'uomo. Lo studioso - nato a Milano nel 1911 - aveva co– minciato giovanissimo à dar prove considerevoli della sua attività. pubblicando nel 1930 una raccolta di Canti popolaTi bulgari e due anni dopo, presso c~– rabba. i Canti popolari TOmeni. Il '33 fu l'anno della sua scoperta della Finlandia. Impadronitosi prestis· simo della lingua e della cultura finniche. come ave\·a fatto di quelle polacche, si trovò praticamente al centro di vaste esperienze letterarie in tutti i paesi dell'Europa orientale, al confine con la Russia, tra– ducendo, un anno dopo l'altro. scrittori e poeti di quelle lingue. e introducendo colà I nomi della nostra letteratura. L'elenco delle opere. dei saggl e delle versioni di Salvini sarebbe. davvero. troppo lungo a farsi Basterà citare oltre i Canti det popolo magiaro (1936). Storia della letteratura bulgarn dalla libera• ::ione alla prima guerra balcanica (1936) SommaT10 di storia dell'Eston o (1937), Finlandia (1938), Narra. tori pcraini (1940), Poeti croati mode-rni (1942), La poesia ,.eligiosa pTesso gli. slavi (1953). Era ricordato nelle enciclopedie dei paesi slavi e ugroflnnici come uno dei conoscitori più acuti delle rispettive lettera– ture nazionali: e tentava, fra gli esponenti culturali di ognuno di quei paesi. innumerevoli e devoti amici. che prima e dopo la guerra lo consideravano il di– sinteressato ambasciatore della loro civiltà presso di noi. Nelle pause lasciategli dall'insegnamento uni– versitario. Salvini viaggiava nell'oriente europeo, la– sciando ovunque tracce della sua instancabile atti• vità. Quanti viaggi e quante sorprese! Ogni volta eccolo ritornare in Italia. carico di manoscritti e di libri. ma ancora più permeato di un'esperienza che via via dalla letteratura si allargava all'indole e ai costumi del vari popC'li. dalle loro condizioni politich~ In letteratura nessuno (quasi nessuno) accenna oggi ad una pungente necessità di una completa re• visione del comportamento attraverso il quale dovrà operarsi un adeguamento interiore e di conseguenza formale alle esigenze del nostro secolo; un compor– tamento che dovrà tendere a eliminare quelle inter– ferenze che, per esempio, corrono nelle narrativa, tra la rappresentazione ed il racconto cinematografico, tra la sempre magg:c,re divulgazione della stampa il– lusLrata e l'indagine introspettiva. \lasco Pra.tolinl e sociali. Il tesoro di tutte queste conoscenze pren– deva poi. come accade agli spiriti più puri e onesti. meno le vie accademiche che quelle di un personale travasamento, da persona a person3, da uomo a uomo. Penso che nessuno del suoi allievi dell'Università di Rom3 o dell'trtituto Orientale di. N3r>oli. potrebbe rimproverarmi, oggi, se insisto su questo carattere anticattedratico di Salvini, giacchè i1 dono della sua conversazione - quella spinta di umana esperienza · che egli versava a chiunque, e in qualunque mo· mento - di necess1là riusciva a 6ormontare i llmii:1 di un insegnamento·particolare. A chi lo seguiva nei suoi corsi di accademia. in quegli studi. che da noi hanno così scarsi cultori. non pal'eva vero che un uomo di quella esperienza profondamente e diretta– mente acquisita conservasse la natura di un esplora– tore ancora ansioso e ragazzo. J:)'ronto ad abbando· nare i libri per immergersi nelle più entusiastiche imprese. che avesse-re come scopo principale ratrra– tellamento dei popoli. e della loro cultura. ASSEGNATI I PREMI dell'Accademia dei Lincei Alla presenza del Presidente della Repubblica onore• •vole Giovanni Gronchi, nell'Aula Magna dell'Accademia dei Lincei, ti Presidente prof. Vincenzo AT'angio-Rui.z Ila letto f risultati. peT l'attribuzione dei. Premi stabilitl da detta Accademia Nazionale per l'anno 1957. Quando la rappresentazione, diciamo cosl per in• tenderci, realistica e corrente della vita ere ar-fl.data soltanto alla letteratura amena. esistevano due piani distinti e ugualmente n1.>bili; l'uno verista o realista, che rappresentavo l'aspetto delle co~e. }'altro ratto di ricerche interiori, fatto di idee e di analisi dei sen– timenti: ma oggi che i mezzi meccanici, dal giornali• smo illustrato al cinema, alla televisione ecc. ecc. compendiano, magari anche in modo mirabile, lo fun– zione della rappresentazione pura ed esteriorizzata, non è n· caso di pensare che }'avvenire della lettera• turo è dal lato oppo'ito, che Je letteratura che rap– presenterà veramente un e progresso:. sarà nella ri– cerca di movenze e di legami delle cose che solo le parola può rappresentare? Certo ques\i sono trapassi che non si realizzano da un giorno all'altro: ma essen– do questo più che un trapasso una qualiflcezione del più nobile e entico modo di rappresentare, una scelta tra elementi in parte già esistenti, in parte arricchiti oa nuovi strumenti ps1cologici, da cognizioni ancora inedite per l'uomo delle ultime tre o quattro genera• zioni, perchè ciuestnqunlifica1.ione, invece di farsi evi– dente, sembra farsi più lontana nel tempo e. dove ne sono gli embrioni, essi circolano soltanlo nel segreto della coscienza di pochi? Rispondere a questo perchè equivarrebbe. secondo me, ad una analisi intera della situazione della nostra GUGLIELì\IO PETRONI (Continua a r,a,:lna. 7) I due Premi Nazionali di un milione di liTe ciascuno sono stati conferiti a Luigi Ronga peT la CTitica della Arte e della Poesia, e /'altro al prof. Vincenzo Caglioti J)CT la Cldmica. . I due Preml internazionali FeltTinelli per le lettere di L. 20 milioni ciascuno sono stati rispettivamente asse– gnati al poefo Wvstan Hugh Auden e alto scritl.ore Aldo Palazzeschi. Il prof. Arangio•Ruiz ha poi proclamato i vincitori del Premio Medaglia d'Oro ., Stanislao Cannizzaro ,., conferito al prof. Emilio Segre; dd Premio Medaglia d'Oro ., San toro. con/eTito al prof. Daniele Bovct; del Premio dott. Giuseppe Bori;iia di L. 500.000 conferito al pro/. Giuseppe Colombo. Il Presidente Arnngio-Ruiz Ila cohfeTito H Premio Angiolo Sllt>io Novaro per la Letteratura di L. 100.000 alla signora Viola Paszkowskv per il volume ., La bam• bina guardava,.. A Luigi Salvini, difatti. l'idea di un'Europa più vasla di quella che ha i propri confini nella politica. non era sorta da cn,coll e ·interessi personali, ma aa un istinto di comunione. durato sino alla morte. coJ fervore di un sogno di adolescente: una SP"inta fra– terna che aborriva. ben s'intende, dalle tacili c;em– plificazioni dell'ultima ora. dall'orrore o dal !ascino della cosidetta cortina di Ferro. Questi sentimenti di una grande Europa. 'viva. nonostante tutto. nelle sue regioni orientali non meno che in quelle occi– dentali. aveva il potere di destare intorno a lui. vero democratico. qualche assurdo sospetto di partigiane– ria. E' difficile capire quanto gli sia costato mante· Infine il prof. Arangio-Rui:i: ha proclamato i. vincitori dei Premi del Ministero deUa Pubblica Istruzione, di L. 250.000 ciascuno. per il 1957 (Continua a pa~ Z) G. SPAGNOLETTI I 17ERSI DI CUI NON SI P UO' PARLARE, O: * IL c·c ancora tanta brava s::ente che ha bi– sogno del Maiuscolo come altri del sale inglese: e sente e pensa (ma non è vero) e scrive (e questo è vero) tutto in maiu· scaletto. anche ~ poi. magari. di rado R.b– bassa quel tasto sulla propria macchina da scrivere. con l'ingenua illusione che soltanto i sentimenti sublimi (e non è una illusione) e le nobili idee (nemmeno que– sta è un'illusione) 1< facciano paesia ,1 o. meglio ancora. Alta Poesia (come dicessi– mo Alta Montagna. il che. davvero, capita spesso che sia sinonimo dì ruzzolone). Il Lettore è avvertito che siamo a corto, questa settimana, di argomenti concreti, e nella condizione di chi. lasciato dalla ra– gazza, si metta a discettare moralistic:i· mente sui difetti delle donne; e anzi. e per essere in tono, della Donna. Ma ahimè stiamo parlando proprio èti quei libri di cui volevamo tacere, grazie ai quali è come dire - cosl ammodo e così contegnosi - che stiamo parlando di uno dei difetti capitali in cui possa incorre:-e chi si metta a scrivere versi: e cioè l'Indi– screzione accoppiata a una volontaria Miopia. Da quattro e più mila metri d'altezza. e con occhio di talpa anzichè d'aquila. ci domandiamo come si fa d'altronde a vede– re e a sentire e a rappresentare non il Co– smo e il Mondo e l'Umanità. ma semplice· mente una stella vista da terra. o un topo o un albero o un uomo o una donna. senza sfocarli per forza in un comune plurale o singolqre collettivo. che è proprio il con· trario della poesia. La Donna. ad esempio, ci interessa meno della cavallinità. Ma individuata in un Mii L SlJBLIHE * di * GIORGIO corpo e in un'anima e in un nome (Monna Lisa o Beatrice o Laura o Silvia o Esteri– na non importa). allora sì che riusciamo a sentirlo circolar viva fra noi. e respirante e ridente o piangente o indifferente <t come persona 11, e perfino capace di rappresen– tar davvero - com'è impossibile per altra via - anche la Donna. La donna. intendia– mo. comunque vista sempre da un'altezza non superiore alla naturale statura del– l'uomo. che non è poi un'altezza minima (tale da aver bisogno dei trampoli) se si tratta d'un uomo normale. e cioè dell'uomo che. con tale statura. è stato capace di di– ventare (nel bene e nel male) quello che è. Sono cose ovvie, ma trop•pi ancora le ignorano, mettendoci in un imbarazzo ter– ribile coi loro libri inviatici per• recensio– ne. e proprio per la mancanza. in quelli. di pudore nello sciorinare le più nobili idee (diciamo intenzioni e i più nobili senti– menti diciamo apprendimenti). come se non fosse nemmen per sogno vero che sen– timenti e idee. la poesia. deve semmai su– scitarli nel lettore, e non spiattellarli già bell'e detti (cioè bell'e morti. e come Si sapevano già); e come se non fosse nem· men per sogno vero che, in poesia. met– tersi l'abito da cerimonia con tutte le me– daglie sul petto soltanto per sentirsi dire ma che brava p:ersona correttamente im– portante - ma che bravo funzionario di questa o di quell'Idea sacrosantamente, registrata nel Gotha delle Nobili idee - sia. ripetiamo, più imbarazzante (povero Villon) che mostrarsi « come mamma ci fece)> a quarant'anni suonati. ' Manco a dirlò (è il loro sigillo). questi CAPRONI irreprensibili scrittori di versi rispettosi della Tradizione (di quale?) e più o meno <1 armoniosi,, (!a parte de! loro vocabola– rio). come appartenenti allo stesso Jockey, sono i soli a sentirsi autorizzati a dar f::i– miliarmente del tu (più spesso e volenticrì del Tu) al Cielo e alla Terra. all'Idea o all'Uomo. e perfino al loro dio (che non è certo Dio, anche se scritto con la maiu– scola). con l'aria di chi vuol dare ad 'n– tendere che « dopotutto. vedete, quantun– que cosi in alto nella Burocrazia e rosì Eccellenza. io lo tratto da pari a pari, e son perfino capace di balterGli una mano sulla Spalla>>. (Eh eh eh. E una fregatina di mani), No. Risolutamente diciamo che No. E~si - con tutte le loro Maiuscole - Non Ci Impappinano. Riuscirebbero tutt'al più a farci sbadigliare. se li leggessimo tino in fondo, così come riescono. facendoci p3s– sar la voglia di leggerli dopo averli ap· pena sfogliati (eh. si) a farci dolorosa– mente e vergognosamente posar la mano sul grembo. come il nostro ·proavo la pri– ma volta che conobbe il Pudore. Perchè sono degli Impudichi. già: degli Inverecondi: uniche maiuscole che si meri· tana. E se non arrossiscono loro. siamo noi ad arrossire. appunto perchè quei loro ,1\ti sentimenti per la Patria e la Famiglia e la Religione e il Progresso e il Socialismo e JtAntisocialismo ce li abbiamo (ce li ave· vamo fin da piccini) anche noi. così come ce li abbiamo anche noi (ce le avevamo anche noi fin dalla Licenza di Compimen!o Superiore) quelle 'loro nobili Idee. ie-:-i verso l'Umanità. oggi più volentieri verso la Società. Ma guardate cosa dobbiamo ripetere. Come se tutti non sapessero in anticipo che se il poeta vuole (quando è capace di vo· ler qualcosa) che il Lettore ami la Patria o meglio ancora ammiri l'Io-scrivente– amante-della-patria. non ha che una via: quella di esser nato. e di esser diventato nella scrittura. tale che. magari parlando dei peperoni. riesca a «ispirare» (fa parte del loro vocabolario) sentimenti e idee tali. da indurre senz'altro chi legge ad amare la Patria. e a sentirsi tutt'uno con quell'io scrivente che davvero ama (sen· za aver bisogno di dichiararlo) la patria. Non siamo mai stati una sola stagione all'inferno. proprio perchè temiamo se– riamente di piombarci un giorno, a capo– fitto. Ma parafrasando fortemente il senso delle parole ( e ogni lettore vero di poe– sia è un parafrasante in p-roprio). ecco che anche noi potremmo dire: Si ;'ai. du gout. ce n'est puère Que pouT la teTTe et les pierres ... Il che non vuol dire dimenticare il Cie– lo e semplicemente il cielo. bensl è uno sprone a non nominarlo invano. cosl come i poeti veramente umani (veramente reli– giosi) fanno. e proprio in lode del Cielo (del Cielo. e quindi della Terra) contenti magari di starsene sulla soglia del tempio: dove se è più tacile. sì. veder le ragazze che entrano ed escono, c'è anche meno pericolo di far Ja figura del Fariseo. (Si capisce che poi cl sono i furbacchio– ni. i quali le maiuscole le scrivono sempre in minuscolo. Ma di questo ma1 più sottile parleremo un'altra volta. quando avremo messo insieme un'altra pila di libri. pure dei quali ci sarà impossibile di parlare). GIORGIO CAl'RONI

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