la Fiera Letteraria - XII - n. 19 - 12 maggio 1957

LAFIERA LETTERAR Anno XII . N. 19 SETTIM.4N.4L.E DELLE LETTERE DELLE 4RTJ E DELDE SCIENZE Domenica 12 maggio 1957 SI PUBBLICA LA DOMENICA Oireltore VINCENZO CAl{DAHELLI QUESTO NUMERO L. 60 01 HtZIONI!. AMM INISTf!AZIUNE HOMA - Via dl Porla Castello, 13. Telefoni· Redazione 555 487 •Ammm1str. 555.158. PUBBLlCITA: Ammìn1str.: 11 LA F'IERA LETTERA.RIA »·V di Porta Castello, 13 ·Roma· TAR.:CommerciaU L. 150 Eò11r1rh=diL 80 al mm Al:3HONAMENT1 Annuo L. 2?00 • Semestre~ 1.400 . Trimestre L 750 Estero: Annuo L. 4.000 • Ccpla arretrata L. 100 Spedizione in conto corrente postale (Gruppo II) • Conto corrente PQstale 1131426 Lt\NTOLOGIA PALATINA * (Versioni di Salvatore Quasimodo) ASCUJJPIADE Xli 46 Ahimè, non ho ancora• ventidue anni e sono stanco di vivere! O Amori, che cos'è questo tormento? Perchè rni bruciate? E se un mate mi [cotpisce, Amori, che farete? Già! Come prima, giocherete scherzando con i dadi. L!DONI IA 1'11-4:'- Infinito fu ii tempo, uomo, prima che tu venissi aUa luce, e infinito sarà quello deU' Ade. E quale parte di vita qui ti spetta, se non quanto un punto, o, se c'è qualcofa più e il mite soffio di Zèfiro tende le vele; e incoronati di crespa edera ad alta voce salutano Dionisio, dio dell'uva. E le api, nate dai buoi, s'affrettano alle sottili, graziose opere, e dentro l'alveare modellano la bianca molle cera in armonia di mme celle. Ovunque, acutamente . cantano gli ucceHi: alçioni sulle [onde, rondini intorno aUe gronde, usignoli nei boschi, cigni in riva ai fiumi. E se • l.iete sono le cime delle piante 1 e la terra è in fiore e il pa.Store [zufola e si ra.Uegra la mandria lanosa e i marinai navigano, e se Dionisio muove te danze e ca'ntano gli uccelli e nascono le api., come puO il poeta non alzare un bel canto a primavera? Filippo Dc Pisis: »·composizione" L I!.; 'I' 'I' E RA 'I' U H. E ANGLOSASSONI * UNA NIDIATA 01 HOMANZIEBI * d·i GIACQ!ff(J 1l1Vrl'(JNINI MORTO A ROMA IL DIRETTORE DI «ESPRIT» * SALUT a Béguin * I suoi studi critici, oltre ad essere dei com- piuti ritratti, Valgono ora come una ga11eria di infallibili autoritratti: di lib.ro in libro fu unicamente al servizio della verità -/(- di GIANCARLO VIGORELLI Era un po' di mesi che Albert Béguin sognava le sue « vacanze romane >1. Sono cosi scarse oramai, nel– la giornata di uno scrittore, le vacanze, che. pot sono spesso un pretesto per buttar giù un altro libro. Anche Bégu.in lasciò Parigi e disse agli amici che veniva a Roma a riposare un po': in realtà ne appro– fittò pe: tenere alcune conversazioni sulla Francia di oggi qui dai microfoni della RAI, e per giornate intere continuò a logorarsi S'tll prez.ioso e sterminato carteggio di Bernanos (del quale era l'erede testa– mentario) e trovò tempo per avviare uno studio (piccola d'un punto? Così• breve la tua vita e chiusa, e poi non solò non e lieta, ma. assai più triste ddl'odiosa morte. Con una simile struttura d'ossa, tenti di sotlevarU fra le nubi nell'aria! T.u vedi, uomo, come tutto è vano: all'estremo dei fito, gid. llJEI,1<:AGRO ,, - 156 Asclepiade che molto ama l'a.more, con i sùoi occhi lucenti d'onda calma, prende tutti con sè e ii fa remare nel mare deU'amore. ~' co~ume opin!C?ne fralzfoni. I direttori di colle- pron:;iettenti se ne trovano Benché periodicamente biografico-critico su Julien Green. La sera che entrò n,01che purt_roppo p11:1 n?n I~ zi?ni co_me_e La Medusa de-1molti altr,i privi di interes-1qualcuno lanci H gr_ido di in clinica. mentre gli raccoglievo in una valigia que- stamo che I g1ovam d oggi gh Italiani> ed e I Getto- se. Rimbaldanziti dal cado- allarme che la narrativa sta sti scritti oramai interrotti. gli vidi negli occhi una i1:}lette~·atura. debb_a~.o c:on_-ni > debbono ogni .anno tiro- re dell'accoglienza ricevuta declinando od è addirittura accoratezza, pari almeno all'accanimento che ha sem. s1derars1 dei pr1v1leg1~t1. vare. un certo numero di molti. giovani · trovano poi in pericolo osservando le pre portato sul lavoro per più di venti anni. Appena. ~ann_o prov:a d un nuovi venuti quindi accan- che non si fa mai abba- cose con un po' di pacatezza Il suo primo libro risale al 1937, quel fondamen. po' d'or1grnalità o d1 ta_len- to a scrittori interessanti e stanza per loro. bisogna riconoscere invece tale saggio su Uàme romantique et le Tet'e,. che va c'è un verme sutra trama non tessuta dalla i:pola. H tup scheletro è più I [tetro . di quello d'un ragno. Ma tu, c~e [giorno dopo giorno cerchi in te stesso, vivi con lievi pensieri, e ricorda solo di che paglia S(!i fatio. ·nELE~GRO Xl - 36:J Quando l'inverno, il vento. si- allon- [tcinano, splende in fiore riden-te primtivera. La nera terra si copre · di tenero verde e te piante germogliano e si • [ornano di nuove foglie. E i prati lieti bevono la timpida rugiada deU'aurora mentre s'apre la rosa. E per i _monti gode it pastore al suono dello zufolo, gode H capraio dei bianchi capretti. E già su larghe onde i marinai [navigano llIELEAGRÒ Xli - 60 Quando vedo Terone, tuHo vedo,· se tutto vedo, e non lui, nutla vedo. DIODORO :l;ONA 1'11 - 365 O tu all'Ade &,uidi la barca dei mo1'ti sull'acqua di questa palude fitt~ cli canne, abbi pietd. del mio dolor;, tendi' la mano al figtio di Ca.nira, ora che scende gtù dalla scaletta. Nero Caronte, aiutalo, :rerchè nei sanè.ali inciampa il (bambino, e poi ha paura di posare i piedi nudi su per la sabbia. della riva. (Contln~ pagina 3) ;fc~~~~n 0 goa~~ 0 ~ 1 l::~~~nzd~~eii~ ~------------------~, ~J~ 0 i ,i~·i~~i:!c~6~\~~6r~~= senz'altro classificato tra i monumenti della critica altri tempi neanche si so- che da noi poi tanto cata- contemporanea. Ma già dal 1930. quando aveva p0co gnavano. Per i poeti ed i RE Q u I E NI strofici. Anche a parte quan- più di vent'anni. ci aveva dato certe eccellenti tradu- narratori vi sono innumere- . · . ti hanno già ottenuto un zioni rJ introduzioni di Jean-Paul, di Hotfmann. di voli premi e concorsi c.he meritato riconoscimento ed Tieck. di MOrike, di Goethe, e. nel '37, il saggio su bene o ma-le ogni anno ne- una notorietà: Goffredo Pa- Gérard De Nerval. Questo fu un po' quel lavoro, che scono a scovare ed ir:nporre rise, Michele Prisco, Italo egli chiamava «universitario», e che se mai lo era qualche nome. Meglio an- Calvino, Fortunato Semina- nel senso migliore, perchè in lui la cultura fu subito cora: vi sono collezioni co- * ra, Domenico Rea, ve ne so- una scelta morale. me e La Medusa degli Ita- no alcuni come Elémire Zol- Poi venne la scelta religiosa. A Basilea, dove an. ~~an!t ~f 10 ~f ~;~titii~~~~~-; di BBIJJ)IELLO RONDJ ~i:nooi~~~~io1;l"a,lt~~ 0 i, CMea,as: ch'io l~ conobbi per la prima volta - nella pri. mavera del '44 -, teneva cattedra il grande teologo ·t~n~~hi•;ii~PP:,lli G:rsacl!>:: Li ascolti i morti dal tuo 11elo, Signore: fi~ttiCa~~i~~~~ ria~~~i, c~~hi. prot.estante Barth, ma già più d'uno correva ad 1 scia tutti sono disposti ad eome semi che bucano e stormiscono Carlo Mantella, Ubert0 Pao- ~:n°J;~f7a~~ g:~rs:~~ag~"fa~:3:~;!1:~•~d~t::~~~e::; ~~1:i\ad'i~ek~~~ro1:!rr;h;i1; già nell'~zzurro; o 1 lenti padl'i usano ~Jiet:t:r;!v~~~~e ~~~~:~~1~~ j testi della patristica e i poemi di Péguy e i romanzi affannosa ncerca del nuo- <!Ppena nell'lmpudore sacro che li con,fessa ti e ricchi di promesse. Per ;di Bern1_mos. 11 padre Balthasar, che neppure vo, a volte de1 sensaziona- della morte parlarti da stranieri qiovani in letteratura si in- ha fatto in tempo a vederlo splrare (ma c'era il prete- ~eo~n~nd~ie f~~oiJ~~~tdefan~= e della vita portata via dai fumi ~~~f cft~~fi ui~~l~F a edca:~ ~~~>r~f u~r~~:t~1?~e~fm~r8Jf!:m~f~~ ~~;~~gita1~fte°:!~ stra tempo. e rit!)rnata ce.nere che fuochi potremmo ag,g-iungerne oa- che Begum svolse poi conseguentemente in un impe_ Vi ~ naturalmente il ro- impuri han consumato. Li odi, con le musiche recchi altri. gno ancJ:1e sociale e politico. militando all'insegna del ~:lsa\ii°vad~~~ili~eddfN!'rri~~ desolate del mare mescolarsi O nell'alga liaSi P~~ri~di~=~:iouia11:r~~= per~i~~~J:~n~~/1oa1:i~~~: ~ 0 ~e~~P~i~io!i:\om- induce troppi a o :ende.re la che s'agita incerta dentro il_ flusso d'un oscuro meno che con qualche va- partecipazione, Béguin mi lesse sulle bozze alcuni partenza. I pre!111 debbono e luminoso universo riconoscersi o quando riante si può osservare an- passaggi dell'Aff'rOritement chrétien di Mounier. che ~~s;revi a;se~~::~!1in~~: . f~ riposa il vento e fa parlare un'erba ~! 1 rer;n s!'~aoTÌ~!~ini~ r;:~~é nel '44 raccolse in uno di quei gloriosi (t Cahiers du rea,ltà li nterit1.. Pe~g 10 ; amara come 'un lichene intonare.un laménto i nomi fatti sono O dovreb- Rhòne )>. che furono una delle più alte voci della quando_ uno ,Propno 1:10!1. s1 d'agnelli sulle roccie e in un deserto bero f'.<:.<:ere oiù familiari Der GIANCARLO VIGORELLI ~~~c~~ ~;~~~le~!r!~c~:V~:~= di polverosa calce abb<1;ndo'Ilarsi sinchè il raggio GIACOMO ANTONINI (Continua--;- pagina 6) L----_':_':_':_':_':_':_':_':_':_':_':_':_':_':_':_':_':_':_':_':_':_':.':.::':.':.':_':_':_':_':_-:_':_':_':_':_':_':_':_-:_-:_-:_':_':_':_':_':_':_':_-:__•m_i_et_ti_ed_in_più le seg ala- d'una tua verga non si levi, col tuo Jasso. (Contlnua_•_P_•_•·_'_' _________________ _ Tu li ascolti i morti dal tuo trono mio Dio I PENSll!lRI * Scrittori che nasco110 "* · di Gt:GLIEL!UO PETRONI Nei confronti delle idee e delle immagini che la letteratura odierna ha bisogno di esprimere. il lin• guaggio con cui le realizza ha tutta l'aria di essere inadeguato, di essere rimasto indietro nel tempo. di essersi eVoluto meno delle idee stesse e della forma più complessa delle immagini che una buona mente aggiornata è in grado di realizzare. Credo che su questo siano d'accordo anche gli scrittori più dotati e fortunati di questi ultimi dieci anni di letteratura. Credo che ogni scrittore senta come una specie di inadeguatezza del mezzo espressivo nelle sue forme dizionali, nei confronti della più complessa psicolo~ia di cui si è dotati. nei confronti di una più complessa consapevolezza dei rapporti umani e dei problemi fondamentali che travagliano il nostro tempo Molti tenbativi della letteratura att.uale infatti mi sembra che siano lì a provarci pi;-oprio questo. Purtroppo7 a mio parere, non b·asta la consapevolezza di essere in possesso d'uno strumento inadeguato per trovare i.1 ·modo di adeguarlo alle sopraggiunte esigenze. L'evoluzione o, almeno, il rivolgimento di alcune consapevolezze spirituali, di situazioni pratiche mu– tate col rapido mutamento operato nella nostra vita dal progresso, è evidentemente penetrato con rapidità nelle coscienze, e non potrebbe essere altrimenti, ma la ricerca e l'evoluzione dei mezzi, in un corpo angu– sto di tradizi0ne com'è quello della struttura for. male dell'opera letteraria, non può essere altrettanto rapido. Sono stati perciò soltanto degli equivoci quei tentativi di fabbricare un linguaggio <e moderno 1> at~ traverso ricerche ed elaborazioni volontarie. Se oggi dovessimo cercare quanto già c'è. in quello che t'opera letteraria ci ha dato, che possà ,farci presagire una véce nuova, un timbro adeguato alle nostre aspira. zioni più vive, piuttosto che in quei tentativi volon– tari, spesso intelligenti e magari piacevoli. ma pura. mente superficiali, dovi-emmo cercar di cogliere al-cune movenze che in genere la 1 critica non dimostra d'aver ancora individuato, ma che esistono nell':l poesia dei più giovani e non mancano fo1 se anche in qualche accento di certa narrativa. E' evidente. infatti che i veri pr9cessi di ~in~ova– mento non sono mai quelli paleSi ~ di facile suc.c·esso . appena si presentanto (questi so:q'p.puro esperi!l)~nto) ma sono quelli -che più s,fug.gorior .. almeno .fintanto che il (< pionierismo n non viene soppiantato da un più largo processo evolutivo, nel quale la consapevo\ezza e la volontarietà hanno Co,munque u1;1a influenza minima. Se si pone attenzfone alle più palesi "I.Spirazioni della giovane poesia, senza entrare con questo nella valutazione di essa. ci si accorge che nel desiderio di rompere con la parola evocativa. con l'immagine ma– gica, con l'illuminaziòne astratta, ci si orienta verso alcuni valori discorsivi della Poesia stessa, ed in essi si cerca movenze e forzature del linguaggio .e della immaginazione corrente. nelle quali esprimere idee_.e comportamenti,'.ctie risentono magari indirettamente, di tutto quanto· è venuto a mutare nella vita ,moderna Ù comport~mento interiore ed esteriore dell'uomo; possiamo elencare, grosso modo: acquisizioni d'un approfondimento psicologico tipico di certe consape– volezze conquistate soltanto nella nostra epoca; valore narrativo deil'immagiine che risente di elementi sopraggiunti, cinema., radio, fotografia, ecc.; astrazio_ ne dalle;\ realtà piattamente riflessa in cui si ricono· scono opposti dall'arte figurativa ed i suoi problemi più recenti; consapevolezza di •alcuni elementi por. tali nellé coscienze dalla fisica e la scienza recente. Si potrebbe continua~e, ma tutto ciò dice molto e poco nel medesimo tempo, Quello che è certo, al punto in cui siamo, è che una indicazione del genere non può essere altro che la trama esteriore e appros– simativa. Abbiamo detto la poesia. perchè è evidente che è nella poesia. oggi come ieri, che si avvertono gli umori d'ogni sltuazioné nuova o. a meglio dire. di. versa; ma anche nella narrativa, che pur: rimane ancora più apertamente nel contrasto tra strutture tradizio'nali e movenze di pensiero e di rappresenta– zione più avanzate nel tempo, non di rado è dato avvertire che queste <(movenze>) cominciano a far. zare la parola. ad articolare il discorso, E' in questi elementi sia pur-e tenui e difficilmente rintracciabili, Che dobbiamo scorgere ciò che determinerà un giorno la nuova qualificazione dell'opera letteraria nel· qua– dro dei mezzi •espressiyi _quale si pre'senta og:gi 'ai nos't,r-i'.,ocGhi. ·1~-, ' • • ·• • '••: • GUG~Ll\10-PETRONI' iniinocchiati nelle primavere che salgono e come edera che s'istoria rampicanti nella tua mitezza e queti come giacitura d'infanti nel· grembo o desueti d'eredità terrestre come antiche roccie aride s,inchè il tocco del tuo dito non svegli il peccatore e dica la sua confidenza il destino che aspetta. 'Tu li ascolti e Tu li ascolti, repressi nella terra e mormoranti d'echi nei p~esi duri del profondo, sulle grandi scale ,che si abbandonano ai vig,giatori del sogno e al contrario fiorire: i loro piedi son radici di 'passi sperati e le mani sono semi c~e t'inseguono o· Dio finchè in vita non •torni la rosa ,terrestre del destino che• li ha uccisi e nel tuo suono s'accompagni il· loro oscuro gergo. I figli son divisi dai padri.per più riconoscerti e per seguire Te come la• siepe del biancospino s'alza in primavere che ai morti appaiono un rotolar di iuoni senza lampi e un vento che non ha pensieri. Gli sposi son ·lontani l'un dall'altro e una parola antica tra loro resta un pegno che l'orecchio disfatto serba quale tesoro e• il rombar dei carri sulle strade in alio vive o dei secoli che sorgono non offusca quel suono e il balbettante sperare del ricordo: cosi fiochi e acuti i biancili eroi d'un tempo parlano ora e son giù volti nella terra che addormenta con l'acqua di eterne grotte ogni suon?. Tu li odi i morti e il mio pregar per loro non ha senso se in Te sono caduti ·quei nomi e quelle antiche s,pose cercano ~~z~:tiT:etbi~:rcti\i~:~n~i~ ~~tsole non J)'osso reclinare in qu~ll'eterna 1ofiducia nella notte. Dentro i passi che c'imbrogliano e nel fragore dei ..'consulti io li odo parlare a Te mio Dio, e non il mio passato sono essi. o Dio, ma il mio futuro, se in Te è ogni loro limite e raccolgono Te le superstiti forze, mentre il lume delle nostre estati non intralcia il basso raccogliersi di quei fuochi. e il pellegrino errare di quelle voci al corno dolce che dai monti remoti suona o, nel vento altissimo e liev;e, par che suorli. breve e corto •. sì che il cuore possa , sperare.· . ,BRUJS'ELLO. !lONDI POESIA DI PIERRI, VOCE DAL SUD * e( (;ercando lontananze per sèsolo )) * di GIORGIO C11PR011 1 1 e Mi piace la disastrosa parola di Mi– chele Pierri, poeta nuovo oltre ogni di– re nonché oltre i suoi quarant'anni for– se da Un pezzo suonati,· e mi piace (mi tira per i ca.pelli.·è·più proprio) la sua a'ssoluta incapacità a raggiungere un mi– nimo di scuola (di gusto, di cantabile), coi suoi versi i quali finiscono sempre - pur così~ semplici e disadorni, e in' apparenza avventizi - col tagliuzzare gli occhi" disseminandovi le loro scintil– le, o sillabe, luceilti e ferenti come · schegge di vetro. Mi piace - mi tira per i ·capelli - ma devo anche dire che mi raUegra nell'intimo, pròprio perchè ancora una volta mi dona la conferma di quanto la tradizione di un Campana, di \m Rebora (d'uno $barbaro, d'un No– vara, d'un Jahier. d'un Betocchi, anche), · esploratori d'Una parola italiana che, nella sua durezza; ha da essere ogni volta nuova e antica, sia tuttaltro che estinta. in Italia. e Nemmeno Pierri, ,vivaddio - sa scri– vere le proprie poesie. Assolutamente, non è uno scrittore. E' un uomo così vivo e vero· ,(medico, ahirurgo o padre di numerosa famiglia che sia. od ope– raio tornitore, imperterrito e dolcissimo :-- quasi debole ......:. nel viso, anche quan– do il tornio intacca a sangue la mano), ed è un così mortale cristiano, ,che ogni qualvolta egli cerca la parola· (il di– scorso), sempre da capo se la deve (o se lo deve) inventare di sana pianta. senza alcun altro sostegno che non sia quello, cocentissimo. della propria soli– tudine e della propria volontà di comu– nione. Tanto. da non riuscir quasi mai a raggiungere in pieno l'immagine (cro– ce e delizia di tanti poeti, da che mondo è ·mondo) per macerarsi piuttosto in un discorso di continuo tentato e ripreso. discorso che (niente di meno) vuol es– sere il disegno stesso dell'anima, meglio che una qualsiasi allegorica raffigura– zione di quella :si. Così scrivevo quattro anni la su Let-• · teratura (n. 4) a proposito di Pjèrri. e se mi sono citato così a lungo non ~ sol– tanto per-• pigrizia, ma soP,rattutto pet– ché:-questa,..nuova-raccolta-di foesie P,eJ.l_ Pierri ,(editrice Quadrivio di Lanciano, con uno scritto di Giacinto Spagnoletti) non fa che aggravare quella mia prima impressione, insieme con l'altra contem– poraneamente dichiarata d'una lettura « difficile, tanto - scrivevo - da non permettermi ancora di avventurarmi, per non smarrirmici, nel bosco delle in– \erpretazioni e delucidazioni>. Difficol– tà testimoniata anche da Spagnoletti nel suo breve ma preciso scritto, dov'egli afferma, tra l'altro, che e facile non è restato il dettato di Pierri, e anzi. si d1tebbe, sempre più complicato della sua doppia urgenza interiore: una stre– nua sensitività, quasi pascoliana, e una risoluta presa di coscienza morale e re– ligiosa come ,in Rebora :io. Lasciando dunque appiccicata sulle spalle di questo poeta l'etich~tta di dif– ficile, cerchiamo almeno di correggere, da parte nostra, un dato anagrafico, pre– cisando che Pierri i quaran,t'anni li ha davvero superati da un pezzo, essendo nato a Napoli nel '99, e che d'altronde non sono molti i componimenti (e quin– di le possibilità di sorprese) da lui rite– nuti degni, tra quelli d~.l '41 ad oggi, di entrare in una delle sue tre raccolte: Rivolta e contemplazione (Istituto d'Ar– te di Urbino, 1950, con una Lettera di Carlo Bo), De consolatione (nello spa– gnolettiamc e Campionario> di Schwarz, Milano, 1953) e infine queste ultime pagine. Un totale che non supera, in sedici anni di lavato poetico, il numero di settantasette p·oesie, tutte - ripetia– molo - una più e insensata :io dell'altra, chiuse come ostriche fra le cui va.lve, spesso, nemmeno il coltello (reso im– paziente dalla indubitabile fragranza) riesce a toccar la polpa e, chissà, la perla. Eppure (dobbiamo precisare ancora), nonostante tale difficoltà Pierri non è un ermetico. Non lo è nemm~no nel senso positivo ohe abbiamo sempre dato al termine, anche se è soltanto partendo dagli ermetici (e chi al·tro mai avrebbe potuto insegnargli qualcosa di e vera– me,nte vero :io in casa nostra?) che egli ha p_otuto rifarsi a un 'tempo anteriore

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