la Fiera Letteraria - XII - n. 16 - 21 aprile 1957

LA· FIERA LETTERAR Anno XII . N. 16 SET 1 IMA /'V Al E IJ El l E l ET TE RE DE l l E 4 R TI E DE l l, E SU E N Z Domenica 21 aprile 1957 SI PUBBLICA LA DOMENICA Direttore VINCENZO CARDARELLI QUESTO NUMERO L. 60 1 \, l~i-/.t( IN!- AMMINISTIV\ZIOi\1!; HUMA V1;1 di 1-'<1lld ("11-1,• " l;j Tt-lPl(llll Hf'd8Zl<lflt> !)5!i <IH7 Amm,111-11 55!'1 l 58 PUl:H:!Lll.'ITA: Ailllll1Tll~1r "LA ~ ll!.HA Ll:!:TI !:.li.'\HI."\ I• V di Porta Ca<:.tello 13 Rnma TAR :commerc1at1 L 1!i0 l~<1·1nr::ih L •HO a! mm AHBONAMENTJ Annun L 270o SrmPqrp L 1 400 TrimP~lrP L 7!i0 E<::tprn· Annnr, L 4 000 C,..n•:i 1Hrf'tralR L 100 SpPrlmnnP in r-nn1n ·n, l'f"nlt> pcistRIE"(Gruppo[]). Conto corrente oo~IRIP 1'3142fl IJll/ 111/EIU"J'O IH (J#IRRADO .ILJT,-IRO * U DIRITTO D' AUTOHE Uno scrittore di libri rap- forte di una organizzazione di- ne la sua vigilanza, la sua coe-, presenterebbe una parte e w1a \igentc cf precisa attraverso wrn renza, il senso della posi2ione categoria piuttosto modeste nel• attenta selezione di µomini, e dell'artista e dei suoi di.ritti la Società Italiana degli Au- tale da apparir<? addirittura morali e patrimoniali. Non tori e degli F.d.ttori, e anzi, la potente. Ma un organismo fi. sempre gli scrittori hanno la pfù modesta. Gl'intcressi degli nanziario cosi rifovanl!.!, ari-i• precisa cognizione dell'aiuto e scrittori di libri non passano vato al massimo :lelln sua e!• dell'assistenzo che la Società attraverso la Società se non ficienw oggi. sebbene di con• può fornire loro. Lo sanno me– forse per un cinquantesimo, e !inuo sia richiesto del suoi glio i Sindacali delle diverse per molte ragioni. Una è che s~rvizi neUe più diverse forme categorie di artisti, che in tut• di solito tra autore cd editore cli controllo rlcl rcnomt:no tut- te le d.iscussioni, sia in sede si stabiliscono rapporti perso• to nuovo e molteplice dcU'uti- di leggi sul diritto d'autore. sia nali pe.r cui l'cdltore a volte lizzazione del lavoro intellet- negli Incontro coi daiori di anticipa denaro a lunghe sca- tuale. ha il suo primo !onda• lavoro di organismi compless! deme, e a volte non sui dati mento nei v-alori morali e cui- e che pongono 9roblemi del reali del profitti dell'autore ma uraU. Cosl. negli anni dopo la t:utto nuovi. come la Radio, nella fiducia e Ja speranza di guerra, il richiamo a tnl! ,·a• trovano nella Società il pun– maggiori profitti. Un'altra ra- lori si è accentuato. ha subito to di incontro. un"assistenza gione, che bisogna pur dire e un deciso orientamento: lo esperta pe.r lungo tirocinio. che vale per moltl. è la scarsa s~rittore di libri ha nella So- DeUa Società degli Autori ed consistenza di quello che si c1età una tutela che egli stesso Fiditori, si può dire che gli chiama dirltt.:> d'autore sul li- non sospetta. In ogni pa~so scrntori conoscano soltanto Jo bro, e che non vale la pena di compiuto dall"oi-ganfsmo slnda- ufilcio per la timbratura dei affidare all:i riscossione di un cale degU scrittori, o dalla frontespizi dei libri stampati. organismo ,come quello della Cassa di Assistenza e Previ- Non conoscono. e non possono Società, che pu,re ricupera denza fr~ Scritto.ri, diretta- conoscerla. l'o?Cra di accordi, somme mJnime In altri settori. mente o indirettam~te s'è a- di tutela. di mediazione e di Ma tali somme minime. messe vuto una spinta, un consiglio, arbitraggio eh~ i loro rap,pre– insicme, fanno una cifra men- un aiuto. una media1Jonc del- sentanti richiedono spesso alla tre le somme minime' degli la Società Italiano degli Au- Società. Tuttavia, un fatto àb- scrittori. restano tali. tori e degli Editori. bastanza evidente è la recente Lo .scrittore .di llbrl rappre- Se economicamente l'apporto istltuz!one d_'una Cassa di Pre- senta, in seno .a,Un Società. il degli scrittori di libri alla So- vldenza Soci, che dà il diritto parente povero, tanto che, più cietà è poco rilevante, mora!- A un.a pensione ,al sessantacln– d"una volta, le Rassate ammi- mente è questo lln punto che la quesimo anno. d1 età. Ad esso nislrazioni furono tentate di Società ha sentito il dovere di sono ammessi anche i soci ellminare la Sezione del Libro, tenere nel maggior conto, per- ~crlttori, anche se non abbia– un ufficio con un ce.rio nume- chè, tutto sommato, daUa for- no ragiµunto il volume di ver– ro di funzionari e di Impiegati. ma meno remune.rattva dclla samenli. sulle loro percentuali, Ma questo parente povero i- opera dell'ingegno .scaturisce pari a quello di soci di setioni J'erede e il continmi.torc di una serie di problemi. di rap- più redditizie. Già nei primi quella che si ehlama lettera- porti. di norme giuridiche che elenchl di pensioni at-tribuile a tura italiana, anche se forme poi improntano di ~ tutte le soci, figurano ~crittori che più moderne di esprcsslon~ e forme dell'attività creativa nel- hanno per titolo il loro meri– di utilizz.azlone dell"oj)cra del- la loro diffusione e netta· loro lo, la loro fama, U contribu– l'ingegn0 formino li p!ù robu- tutela. Alla condotta pratica, lo che hanno dato alla cultura sto interesse d'una Società ivi- spesso inesperta, dçUo scrittore CORRADO ALVARO luppatasi come nessun 'altra che agisce pci suol interessi, ~ ~?~--,~--~: ,:-"""::; ~ -~ "'::"&~~·~,-,p..,"lfi - . -.o.--~RPt1( ,·· i•., Carlo Carrà: "Marina'' (quadro offerto per i colleghi esuli ungheresi) I.'A,,soota.::ior..eitaliana per la libertà della cultura. facenrtosi 11nervrete della richiesta d"1m <IMLP PQ di -pittori italiani. /,a or– ga11 i: ;za.to u1ta espasizlo11e d'arte Mia quale cento art-isti rif fama 11azto11a1e e internazionale. 1ia11- 110 donato 1111a loro oJ:>Cm a be– neficio degli artisti e deq/i m– /1'/lettual/ ,mgheres I esuli i1t 1':1Lropa Pubblichiamo 1111a 1)(1· gina .di Lionello Venturi. che ·pre~enterà la manifestazione. La società odierna non è sempre buo· na per gli artisti; purtroppo si rivolge ad essi senza il necessario rispetto, dan. do loro consigli non chiesti. e quasi sem– pre incompetenti. Se si mettessero sulla bilancia ciò che la società offre agli ar· tistì e ciò che questi le donano. i! peso sarebbe di gran lunga prevalente dalla parte degli artisti. Perciò ammiro con tanta maggiore forza l'offerta di una loro opera che no. vantatrè pittori e scultori hanno fatto agli intellettuali e agli artisti profughi d'Ungheria. Abbiamo tutti bisogno di chi~dere a qualcuno o a qualcosa per– dono per non aver potuto impedire l'of· fesa sofferta dn. un paese di alta civiltà come l'Ungheria. La generosità degli ar. tisti risponde a un ideale I al quale pos– siamo rivolgerci per esprimere la spe· ranza di una giustizia lontana. Gli artisti donatori appartengono a tutte le tendenze. a tutti i credo estetici; cerchino di capire gli estranei che tutti partecipano a.Ila vita mbrale e sociale del nostro tempo e ne rappresentano l'aspet. to ideale. Queste parole vogliono ringraziare gli artisti, nella certezza che gli amatori ro. mani sapranno ri'spondere con pari energia. LIONELLO VENTURI Ricordodi Giusso * di Il. ,Il. Dli A1IGELIS Mi. pare che sia stato Cor- za a Santander, un congres- zavano a proposito nel discor– rado AlvaTo a dedicare a so, un'interpretazione e un so simile a un fiume dat Gi_usso questo scherzoso ma- saggio - come non parago- cento affluenti. Arzigogolare dragale: e Dopo aver nscoLta· neremo il conte Giusso al era la sua grazia, H suo dono to Lorenzo Ghtsso, si ammira conte Magalottì, anche se co- poetico: H conte Giusso non un po' meno Edoardo De Fi- stui preferì vivere speculan· ne abusava se non in trance: tippo •. Poiché il filosofo Gi1ts· do sugli odori? appena sul chi vive. per un so era attore ,iato, di tm ta- , Di Giusso ammireremo la allarme spontaneo deU'ascol– lento che si affidava al dia- cuLtt,ra e l'erudizione, La me- tatore, come il suo occhio letto soltanto come voce del moria e it gusto, it bon mot scintillava vendicativo e sar– cuore. Dotato di estro comi· e la prudenza, insieme alta donico! Era allora che la ct– c_o ~ di 1111 orecchio sen.sibi- malizia e a!L'invettiva, al sar- tazione diventava eloquente, li~s,mo . educato alle. smfo- casmo e alla bontd. Discor· l'esempio si vestiva dei pan- 11!e. scrittore, poeta, giornali- dante come tutti i merìdio- ni del protagonista ultimo cL– sia. conferenziere, professore, nali d'ingegno, per alcuni tato - lui stesso il conte umanista (parlava e scriveva versi geniale. a volte confu- diventava chiroma~te con so~ in latino come un monsigliore sionario per sovrabbondanza spetto di negromanzia! segretario di Stato), il conte di idee, informato sino al A 'tloi dispiace di non aver– Lorenzo Giusso passò la sua pettegolezzo, astuto e indife• lo incontrato a Napoli tra La vita. a legger e, scriv ere, ma so come Pulcinella, bisogne· sua gente che parla Con gli soprattutto a parla.re di Na- rà accordargli le circostanze occhi e Le mani di Gesù. e poli, dei napo letani, dei vico· attenuanti anche quando fa.- delramore, del mare e della li, dei palazzi tetri come reg- ceva la caricatura dei e con- passione; o meglio ancora nel gie nordiche o conventi st,a- vitati di pietra• o del pri- suo vasto palazzo nobiliare gnoli. ,Un tempo Lorenzo mo lazzarone di cui si TI- dalle tende di velluto tarlato Giusso abitò a Napoli, s'inten- cardava per caso. Se fossi- e dagli inginocchiatoi in no– de, 11el suo be! palazzo di qua· mo costretti a precisare, con- ce massiccia. Tanta stanze. portone pa.dro- fesseremm? senza 1:;sitazioni Poiché questi napoletani _ ·nate, carrozza e cavalli; e, che preferiamo un Giusso fa- e Gittsso in prima linea giovanissimo debuttò come miliare, anedottico, a quello - fuori di Napoli Tecitano m poeta. e crit.ico sulle pagine foTse più aulico e paludato mezzo alla. gente che li ascot– g/.oriose de.l Mattino: di Qt~el di certe indag_in,i compiute t~ r~citare, sta PUTe con gran– tempo egh aveva 11ostalgta, pera!tro co'!l-ongmate acume dus1mo diletto; mentre, a Na– a11clle se non lo confessava, e scienza sicura - forse per poli, sono costretti a recitare m~ntTe che Roma. Bologna e certa tendenza generosa del per forza, di fronte a. gente Milano se 11e contendevano La cont e Lorenzo a raccontare che a recitare è avvezza sin Tesidenz.a. . . . P.er imm~gini persino la cri- dalla più tenera infanzia: con Spettmattssnno, d1scTeta· t1ca canttana, quel gusto ba- lo spasso che vi potete fa- mente calvo, begli occhi dalle rocco dei ricci, delle volute ci!mente immaginare. cento malizie, mani grandi: e de~ ghirigori. pie_trificati per Dunque, visto che a Napo– alta fronte. trasandato quasi magico SOThleg10 lunare. li non lo abbiamo ìncontrn!o sempre e a volte elegantissi- Giusso esemplificava per lar- cercheremo di. vedere il con~ n~o e _Pe'.slno e t':)nale ~• ca- ghi giri d'orizzonte; e di ogni te Giusso al caffè, 0 in trat– nco. di ltbTi e g1omal.1. ~on epoca conosceva. peTsonaggi e torio, o in treno, 0 per le vie certi ca.ppelh1cci vtcch1ott1 e comparse per quel senso tea- di Roma che egli abitava con certe canne dalla patlnCL an· trale e melodrammatico che imparziale volubilità da fan- f!~riro~e~::;e,e~~n:ndt:s~~tt~ :~~d::t~v;h/~~~b~~ov~~•o ~~~ R. M. ~ AN,GELJS dello st<'sso .genere nel mondo. la Società mette a dl!;pOSWo- (Continua In ".Z. pagina) '-------------------------------' ca a. Bologna e una confeTen- ventati li per ti, tanto col- (Continua Jn 2. pagina) LA C;OMET-LI_ ..,,. di E/1/ZlfJ CE'l'IIA1\'GOLQ !TI allontaqÌ~ ed è poca· la distanza alle fughe térrene consentita, per quan\o di :silenzio tu percorra e d! spazio nell'ombra delle umane a95eoze; esiguo il numero dei giorni sarà del t.uo sparire, finché il giro dalle rive dei sogni tl ridoni consueta figura nel deserto più stretto ohe divide i freddi campi dal passo del viventi, a me compagna sui gra,dl brevi della mia parabola. E intànto sbigottivo del distacco: la mia sola misura era il tuo limite, l'àmbilo che il tuo gesto consumava e chiudeva il C'onoscere - altre forme non porge a noi la luce se non queste fl:nlte che rimanda la pupilla - in te l'umano riducevo: e il tempo non era che Il tuo palpito, scandiva il compimento certo delle cose, la pena d'ogni termine in te sola. Ma se l'ultimo passo dai cospetti amati, anzi che al nulla, fosse il primo ad eventi che non ordina il tempo; alle misure sconosciute, dove ~no eguali ai ritorni le partenze, i viaggi alle tTegue sempiterne che sommergono il tempo nel profondo del cieli - e qui segno ne mostra il giorno che si {erma con noi lungo la sera arcana delle pietre - allora sorgere dai confini caduti alto potrei a intendere le cose steiminate; né più ti perderò. perché sarà come se mai ti avessi ritrovata o-ella quiete del perpetuo nascere alla ~tesenza fissa della luce da quello smarrimento dell'umano. Dalle sedi dell'ombra se alzi il viso alle stelle non chiedere le sorti dell-a tua vita, Istante inavvertito: guarda oltre il ,tempo i limiti cadere. La memoria f!nisce nell'eterno oome a foC'e si terge fiume torbido: il ·nau!ragio nudo della mente approda• al cielo. Tu pensa all'errare · delle accese correnti che disperdono lo strascico nell'ombra. d.ei chiomati a.stri che ignote larghe orbite inseguono; all'eliss·e di quello che verrà sul celeste cammino ai nostri deboli sguardi portato dalia primavera. Oh fosse a noi la meraviglia attesa della cometa nell'eliaco turbine suscitatrice delle età consunte a una sola stagione dei mortali tornati per le vie del tempo a chlederr– un segno dell'eterno ai cieli ardenti, a quel sidereo fuoco, a quell'etereo trasparente passaggio di unà luce, a sciami di meteore, ai fulgori lungo tutte le notti umane nati t, Anche ritornerà sui muri fulgidi, quelln notte serena di novembre. quando guardavi attonita le stelle all'aperta finestra della stanza invasa dalla• morte. Accarezzavi tu nella veglia le paterne mani rigide, gravi, già relitto immoto della materia, e ne scorgesti allora la somiglianza stretta alle tue vive. Dal giardino per gli alberii veniva il susurro del Tevere; e dall'onda il gioco delle stelle ripeteva I tuoi giorni infantili, non esperti del rompersi improvviso degli afTctli. ignari dei distacchi. dei mancati ritrovamenti. Poi fu il nero assedio, tu l'adulta paura del silenzio celeste su la morte rischiarata dalle stelle. fu il vuoto dei ricordi, confidenti fantasmi del pensiero; e non cogliesti fiori nell'Inverno. Alla mia solitudine venisti come a vano riparo incontro sola. Nessuno può nell'altro ripararsi, se sparire è una legge; resta a noi d'Interrogare il cielo In soliloquio, di attendere il soccorso di una luce. Che cosa chiederemo noi ai viaggi perenni delle nebulose, a quelle origini diffuse in altre vite, alle sparse sorgenti dei pianeti? Che cosa invocheremo noi divisi quando forse la terra passerà tra i vapori infuocati de-i primordi nello sgomento muto del suo vortice? Una mente segreta uniti forse ci terrà quell:::i sera, spettaton di misteriosi giri ·oltre le zone del tempo. o'ttre i sepolcri. dove scende per queste vie la tua, la mia parabola, spinti di là dalle memorie umane per i gradi distesi dell'eterno. E nulla ci parrà di questa opaca fine dei giorni, nulla l'esser nati, sperare. amare. vivere. disfarsi in questo chiuso limite di morte che cinge in faSC"io l'opern degli uomini per l'unica merce-de del dolore. Ma dove aspetterò te separata da questi spazi corti della terra. se 1 miti mai si avverino. se un giorno stupiranno la morte e la natura allo squillo che i secoli raduna dalla polvere all'ultimo splendore? se un altro ordine segue alle comete. e quella che verrà sia forse un segno, un monito di !orze incontenibili ; se le favole uscite dal tormento alla vagante luce si rischiarino e ci porgano il vero? Allora i tuoi ritorni non aspetterò. Né luoghi .avremo più. nè termini: sarà un continuo principio senza eventi. * e frantumati: un esito 3.lla morte. ENZJO CETRANGOLO IL VENERDÌ DI PASQUA NELLA TRADIZIONE POPOLARE * UN UOMO E'MORTO ALLE TRE . ' ' * di ELIQ IIAT'l.'IS'l.'INI 1,1 occasione del/e cerimonie relfgfo<se della o: Settimana santa li u nostro amico e colla– boratore Elio Battl.stinl et l1a Ut'Viato un .nlO recente art/Colo che rispecchia, Tll1i3~uto o sofferto nella memoria, 101a df quelle tr«di– ziona.Jf -processioni del « Vcnerdl Sa11to li le qual!. per ceru mottVi di rlcos,r11zionc d"arte 'P01'01are. e ver anconi \.'iVi mot1'.l:i di pietà, ~~n e~::?i~g : ~ 1 ,/e:a 1 ;rin~~~eU.i 91 s~~,.ft~; come a dire le u11tcfle certez::c del/a vita -pl1l piena e. sor,ratt11lto. J:lhl profonda. Alle tre pomeridiane la cnmpana maggiore della chiesa di San Francesco batteva un colpo isolato. (Questa campana era proprio slnistrn. Anche ln o~casionc dei giorni di festa mi ha sempre co– municato una Impressione çi.i, <\i$agio, da stridulo appello. da imminente. Insistente minaccin). A quel colpo era come se tµtto. nell'aria. ~i fermasse. si raggelasse: per un misterioso cedi– mento, pe(" una inspiegnbHe rottura. Solo l'eco di quella campana a morto resisteva a !ungo nel– l'aria oramai vuota e la riempiva di tristi pre– sagi. di imp~rsonale, attonita doglianza; fino a ~\'I~ era una cosa notevole, In cui responsabilità sem• brava tentare la coscienza d'ognuno. Tutti. da lontano, dalle campagne sperdute, dalle borgate felici. nel primo sole di primavera veni– vano. come richiamati dall'eco sorda di quella campano, a dare degna sepoltura a quell"Uno che era morto, dicevano. del tutlo Innocente. Quell'Uno, deposto oramai in una immensa camera ardente parata strettamente di nero, era il Cristo. Sotto la volta del templo dagli altari spesso festosi e so1enni e oramai eclissati sotto gualciti drappi neri non c'era che un unico ca– tafalco. sotto una 1ontanissimo cupola. intorno al quale ardevano, per la veglia del Morto, poche candele 1anguentl. E sull'altare mogglorc, una croce immensa, V\J0til, senza più 1 'Uomo che dalle una alle tre vi aveva a11onizzato e poi vi era spirato. mentre il solito coro di voci bianche terminava di cantare, su musica di Handcl. la settima pa– rola di Gesù su 1a croce Conrummatum est. La pietà dei fedeli (le Marie, I Giovanni. le Maddalene di tutti I tempi) alla sua causa giusta. lo aveva spiccato di lassù e poi compòsto in pace \_ l-~'" ®' h I j ., ~ ~ . J'. ~ 4 1 \ ,, d ' ' \ ' Dragutescu: "Processione del Venerdì Santo'' che l'eco prolungata si dissipava all"est~rno. per dentro un sepolcro nuovo in mezzo ad uno stu– resisterti inalterata nella memoria. Da quel mo- pere reale che da secoli si rifà vivo. presente, mE'nto il paesaggio era del tutto funebre nel là dentro, con il ritorno della }:>rimavera. paesello. · E c·era sempre tutt'intorno a questo grande lo. appena adolescente allora. ancora poco in- Morto. un brusio, un movimento insolito. con– formato dei costumi dei riti che gli uomini ac- tinuo. fàtto di dolore. di concentrata compren– cettano di buon grado, spesso superficialmente. sione, oppure di svagata curiosità, o di vuoto anche. per tradizione. cosi. su due piedi. interrompevo di timore, di attesa. i giochi, gli strani giochi di nulln lungo le stra- · Di attesa soprattutto perché questd morto tro– dicciole a;;solate di quel rione dove abitavo e vasse finalmente la sua pace. correvo per istinto dietro acl una magica scia Ricordo che un sacerdotte con una stola pure sonora. all'appello di quella camprma Oramai non · nera. dopo avere deterso questo corpo tanto pal– c'era più tempo, Il, nella ;;trada R:'=l:lOlnta pn quei lido. pf'r la sua triste solitudine di tutto l'anno giuochi fatti di .nulfa. - lassù nel misterioso Calvario delraltare mag- La primavera recente. a quel tòcco. si era giare -. lo cospargeva delicatamE'tne di abbon- ~!i:t~~taDaC'~1:e11~01~o;:n;;~:a. u~·i~~~osi:t 1 fi~m~: e:fo 1 i c:~dTJ~ ~0~ 0 ~· sfi~r:::f1~e~e 10al~°n"r~~rt~i p~~ per una vecchia rampa in ombra, incassata sotto ritardarne il sùblto corrompimento. certi antichi muraglioni insertati di erbe paras• Solo allora U condannato. compòsto di velluti sitarie. sempre correndo, raggiungevo la chiesa e di sete, era finalmente morto. di San Francesco. E cosi per questo Morto su la sera già odorosa Era quella !"ora del ..compianto... di ancora acerbe linfe neu·aria vuota. mentre le Un uomo era morto alle tre. campane stesse - cnsl lugubri nei comuni riti Merlo e deposto dalla croce. giaceva. ora. su dei morti - si tacciono per una estrema reti- un catafalco nero, adagiato sotto un velo lm- cenza sublime. al ritmo di tamburi cupissimi. come palpabile e di!esa della sua violata nudità. Je. si trattasse di un antico rito barbarico. si Da a!Jora incominciava per me l'ingesso entro mvove. daUa chiesa di San Francesco. il corteo i misteri di un rito che io. mano n mano, assu- dei~ fedeli alla volta di un ideale sepolcro . mevo, vivendolo oscuratamente. dentro di me. Questo rito é poi tutto umanizzato, come per Ll. nella cbif'sa di San Francesco, c'era un un morto qualunque - ;inche se un grande morto cadavere per il quale bisognava cercare una ·OTlo- - perché si vuole che questi rimanga nella tomba rata. una degna sepoltura. La sua morte, certo. nuo\la; quasi un pegno di pace. di riscatto, una reliquia, umana. dopo tanta cattiveria tanto inuWe odio disseminato e patito. ' E per convincere gli uomini di questo sentimento nuovo ,In testa al triste convoglio vengono por– tati. processionalmente, ad esempio. i simboli del suo martirio: gli strumenti del suo dolore e poi della sua morte. Come in una vasta Sacra Rappresentazione. al ritmo di quel lugubre tamburo, dei fanciuJli in cotta bianca, spesso sbilenca, abbondante, magarfi improvvisata (come se prendessero parte ad un giuoco da grandi di cui non capiscono ancora il signlflcoto), portano, ciascuno. un oggetto che ricorda le più minute tappe della tragedia sempre recente dell'Uomo: la spada di Pietro. la colonna dove la vittima ru !lageilata. la corona di spine e poi il gallo (quello che cantò nel Pretorio di Caifas per ricordare a Pietro il suo tradimento) il quale é il più conteso da quei portatori svaj?ati. come se si trattasse di un oggetto più curioso e più seducente; e poi I chiodi, il calice della Cena. il velo con ll quale la Veronica asciugò i.I sudore di sangue del morituro. la lancia di Longino, la spugna dove l'Uomo fu abbeverato di fiele e infine la veste indivisa e i dadi con i quali essa venne tratta a sorte. Tutto é ancora presente lungo questa strada che conduce al sepolcro. Fino all'atmosfera di dolenza e di rammarico che cerca di resuscltare un grup– petto di cattivi suonatori che pausano questo la– tente cordoglio su l'aria di un'antica e oramai familiare marcia, perfino non più tanto elegiaca oramai. Ma come esempio ossessivo di questa .. passione .. c'é anche, lungo le strade di que1 J1assaggio. un uomo che ·porta la croce sulla spalle. e poi non molto discosto un altro che gli subentra, perché la croce pesa e la strada é lunga: quest'ultimo è il Cireneo. Poi in ultimo. fra un·ata di sacerdoti e di chierici parati di nero. sa1modianti, quello stesso catafalco aureolato d1 stanche fiammelle che male resistono al vento irreqtlieto di "Primav~ra si muove con lentezza. spesso cigolando penosamente fino a notte alta. seguito da una calca abbrunita di popolo convenuto In paese fin dalle prime ore dell'agonia per dare degna sepoltura a quell'Uomo che. dicono. é morto d'amore. A notte alta mentre il Morto riposa nel suo sepolcro in ahesa del prodigio della Resurrezione. il paesE' si fa lentamente deserto. PercM c'é un morto di più nella casa comune. Una vittima nuova veramente innocente al mondo. che o$rnl anno viene· ricrociHssa cosi. all'infinito ELIO BATTISTl1''1

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