la Fiera Letteraria - XII - n. 8 - 24 febbraio 1957

LAFIERA LETTERAR '.Anno XII - N. 8 SETTIMA/VALE VELLE LETTERE DELLE ARTI E /)ELLE SCIENZE Domenica 24 febbraio 1957 SI PUBBLICA LA DOMENICA Direttore VINCENZO CARDARELLl QUESTO NUMERO L. 60 D1REZ1ONE. AMMINISTRAZIONE: ROlVI..A· Via di Porta Castello, 13. Telefo111· Redazione 555.487 - Amm1n1str. 555.158. PUBBLICITA: Amministr.: 11 LA FlERA LETTERARlA u V di Porta Castello, 13 · Roma TAR :CommerciaU L. 150 Editoriali L. 80 al mm. • ABBONAMENTI Annuo L. 2700 - Semestre L. 1.400 . Trimestre L. 750 . Estero: Ary,nuo L. 4.000 Copia arretrata L. 100 Spedizione in conto ('Ot rente postale (Gruppo Il) - Conto coc-rente postale 1/31426 Laventuradel romanzo UNA DISTlNZIONE DA NO * TRASCURARE nella cultura e nellavita La (rVocrii letteraria fu una rivista 1f d-;, FEllDlf~Al~DO IIIHDltl Maria Luisa Astaldi che di proiettarsi all'esterno. Ag- gonista, C una realtà acces- che comporta la sua oi.:ca– con intelligente e ~i:i:er- giungeremo che il romanzo soria e: contingente, è, _di- s!one, e forse l'autobio~1:a- iJns:~i~~oa d~l{:~~~h/~~~i~ ~~ s:s~~~!s°c~i:t;o~~n~~r~~= rrn~~p~~r~~ss~;~ti~~md~Wrn°~ ~l:mn°ondeiae!r:nd~~Y 0 ~1 1 f1ìà ste italiane che possano naggi del tutto autonomi dal venzione poetica. delle parole che aprono vantare un'incidenza di cul- romanziere, anche quando i Allo stesso molo il pe.r;;o- quella _che _è l'immensa tura inJ.ernazionale, ha dato materiali della sua costiu- naggio Je-MarceL deli.a Re- esplorazione d1 Proust 1ella prova di intuito molto felice zione sono nella vita, nell'e- cherche è un essere del ti.:ito memoria di_ una _epoca: nello scegliere come tema SI?eriei:i,za, nella_ vita morale .staccato da Marcel P:ou:st: « ~ngtemps 1e me sUts cou. del doppio numero 24-25 del- d1 chi lo scrive. Quando anche se la memoria d1 che de ~onne_ h~ure.:- > o al– la rivista stessa (che ec;ce Flaubert dice: e Madame Proust _entra cosi spe~so e I1_1e~10 d_1tutti_ 1 voti evoc~– come è noto in quattro gran- Bovary c'est moi >., avverte spesso m modo cosi mva- tJv1 dai quali la memoria di quaderni all'anno. ciascu- i1 lettore di un lavoro del dente nella sua composizio- si diparte, ma nello stesso no dei quali dedicato m tutto anteriore alla ·creozio- ne: ma in quanti altri per- tempo si distacca dall'espe- ~!~~~~ji ~~~t: :rn~io ~!{f; ~!~s~eglide~~:ebb~( ~~~~~: !f:s~!g~on dèe~ffran~~cr.::~~~ ~~e~~~~ d~ll:~a~orePot;:~bbe~~ cultura e nella vita del no- Bovary c'etait mai>; ma in re, in quanti la sua presen- dirsi Proust i tanti e tanti stro tempo, con interventi dì realtà Madame Bovary c'est za non si identifica tuttavia pe~sonaggi, da Swann a scrittori e di studiosi par!.i- soi, figlu, - è vero - del- se non attraverso la medi:.- Samt-Loup. da Charlus ad colarmente versati in quel- l'uomo-Flaubert, ma terri- zione di'testimonianze di al- Albertine, da Elstir a Ber– la data materia; ricordiamo bilmente, e saremmo per di• tri incontri, esperienze, fi- gotte, dai Guermantes ai ai nostri lettori i recenti re mostruosamente. staccata gure umane, stati d'animo Verdurìn, da Françoise a numeri dèdicati alla Chiesa dal genitore. Madame Bo- caduti sotto il controllo di Norpois, in ciascuno dei qua– Cattolica e iL mondo con- vary è una realta viva per- quella che è stata una straor- li esiste sempre una rifran– tem-poraneo . . La Germania chè ha riassunto in se stcs- dinaria attitudine a Ca(>tare genza dello scrittore. Ma la ~cf~ci~•g;:[J~';,;,.~~~!~~el.,'~1/!· ~!11•~~i~ita\~e~~1i~TT~~er~~! dfg~~~!~in~en;:~!f~;i, r~f°f~=fldeaat!i 0 (: ~1ii!~~a~zoq~e~f~ g~!it~rr:e::.i~1 ~;saYr?~ 1 J~~~ r::i~~aNà~ 0 g~~~~ibJ~iia 1 ;·:~= ~=~: ~~ci~r~~e cr:de~~chn:ir; r:op~~~~~en~:ue:i~~~~!tri~~~ tante n0n soltanto nell'am- vincia francese. con le sue innata dannazione) alla vita e Proust mira all'obbiettivi- ~~;;'sì ~~~~~r~t~ueli~tdt~~ ~~5Jlb~;i~~it~ùn~reml~n~o:i:~= de~ladaR:~h~rch~rs~n=~r~bit= FERDINANDO VIRDIA rapporto tra letteratura e zione di una siffatta prota- grafico solo per quel ::anto (Continua. a. pag. 2) società, tra cultura e mondo moderno: Le sorti del T11- ma1120 (noi forse avremmo preférito che quel titolo suo– nasse La ventura o Lo for– tuna del romanzo. se non altro perché le sorti .ci sem– brano contenere il senso di ~gl~ ~i~~~t~ iJ ~~efe;~= nere letterario, quasi che oggi possa sussistere un.i divisione troppo netta tra genere e genere e un con– trasto tra essi e che quindi un genere possa cedere a!– INVITO AL TEATRO * di G. A. CIBOTTO l'altro o non piuttosto tra- Non credo si possa dari marchevole, è forse l'idea citazione>. e non derivato sfondersi in un altro divenu- credito agli ottimisti in ve- di Ugo Guanda, il vulcani- - caso quanto mai raris– to più vitale). . na di pronostici, che . co- co editore parmense, di af- simo - da una qualsiasi Vorremmo anche aggnm.- gliendo la palla al balzo fiancare alla fortunata Fe- parlata dialettale). mentre ge_re che_ sai"e~be_ stato a~- della crisi cinematografica, nice poetica diretta con ra- « Frana allo Scalo nord> sai meglio chiarire che 11 da qualche tempo a questar ra competenza da Attilio e e Corruzim;ie at palazzo ~roblema è quello delle s~r- parte scrivono e affermano I Bertolucci {un poeta fra lo di Giustizia>, sono_ lavori di ti, o df:lla ventura, del 10 - e ripetono d'una.ripresa del altro, al quale il tempo sta completa maturazione, che manzo 1 !1 ~e .st esso, con una teatro di prosa. O. almeno, dando sempre più ragione), hanno segnato per il teatro netta di st mz,on_e d~ quella delle nuove possibilità di ri- una Fenice del teatro, diret- italiano l'inserimento pieno che è la narrativa m ~ene- solvere una crisi per troppi ta da Vito Pandolfi. Il solo nel giro d'una cultura euro– ra!ed e dqueJ1° sen:ipre pre- sintomi endemica che ha le studioso serio e preparato pea, da parte d'una cultura s~in. en O Ti 0 re 1 anac~ì sue ragioni anzit~tto in una che abbiamo e una curo> che rischia sempre di rica– mst1ca quere de e fl_en_rer tt - causa assai complessa e cioè E.F. Palmieri e Mario Apol- dere nel vizio provinciale. ~~~1~!~ a~iaiebe~ 3e1Ì~i~a~ 1~ man~at~ fusi_one ~;~le va- Ionio -~el campo della criti- Lo ste:sso _dicasi per Die~o to e definito e che si liif- ne soc 1eta region ali m una ca m1htante dopo la morte Fabbri, _ridotto ~ se~ph--:: ferenzia nettamente da ogni società_ nazio na.le anc?ra in di_ Simoni e D'Amico, e I~- ce fab~nc~tore d1 sap1~ntt altro tipo di narrazione: es- fas~ di formaz.10ne. d1 con- sc1and_o da p~rte la v~cchia meccamsm1, doye la. fede so è, diremo. un tipo di n:.r~ sohdamento. gua_rd1a_deg!1 Ort?lam,_ Sa- avrebbe: la. funzione d1_sa!– razione che ha radici e ori- Certo comunque: cne nel ne:s1, V1dos~1,_ed I v~n_ al- to qualitativo e non di_ ah– gini pre-illuministiche: _ lei settore degli studi. della let- t:1 accade~1c1, oramai g1u:1- ~ento .e .regola nel vivere sue prime prove nel '600 m- tera tura teatrale. si nota t1 al termme della lor~ 1)- dt ogm g10rno. Ora se e la glese hanno scarsi punti_ in una ripresa. un maggior fer- ~~Slre _e feconda _carr~er~, confidenza con l'assoluto> comune con la novella ita- \·ore di opere critiche, di 11cca di opere e di alhev1. G. A. CIBOTTO liana o francese: o anche m.- saggi, di revisioni storiche, I _primi due volumi scelti - _e-lese dei secoli precedenti: che indicano la fenna voton- ad maugurare la collana, e (Continua. a pag. 2) il romanzo moderno ha ben ta negli studiosi di scan- curati entrambi dallo stesso di purarte, non aià di arte pura di 1f IJ1l 1 ll.lCO Che cosa significa la frase gettata là da Prezzolini nelle sue memorie. come se nulla fosse: « La Voce fu regalata a De Robertis 1J?Essa trova, d'altronde, testuale .conferma nella didascalia apposta ad un ritratto giovanile del nuovo direttore, in– serito tra quellt:; stesse memorie: <1: De Ro– bertis non aveva pubblicato che un buon articolo su De Sanctis ed era ancora uno studente d'università {si laureò nel '17] quando Prezzolini gli offri la direzione della Voce. Infatti De Robertis fece della Voce letteraria una rivista diversa da quella regalatagli...>>. (1) Orbene: il pettegolezzo non è mai stato il nostro forte e lo abbiamo sempre con. siderato una riprovevole debolezza. Ma qui - anche a rischio di rasentarlo - bi– sognerà p'ur chiarire che Preiz.olini non regalò nulla a De Robertis: e, se mai, fu De Robertis che regalò a Prezzolini (e non solo a Prezzolini) un'altra e più bella Voce. In quanto àlla scelta e alla nomina di De Robertis in sostituzione di Prezzolini, dovettero contribuirvi numerose ragioni. Accenniamone qualcuna. Prima: la presentazione che di De Ro. bertis era stata fatta dal Serra nel saggio sullo stato delle Lettere italiane in quegli anni. « Un giovane s'annunzia come cri– tico serio e robusto ecc. ecc. )L (2) Seeonda: il ritorno alla Voce di Serra. dovuto. dopo che se n'era allontanato, unicamente alla stima e all'affetto per De Robertis, cui già si doveva se nel numero del 28 giugno 1914 v'era riapparso col Ringmziamento a una Ballata di P__aul FOrt. Terza: il patrocinio della candidatura sostenuto fortemente da Papini e Soffici. Quarta: la pubblicaùone, nella Voce del 16 e 23 ·maggio 1912 e nell'ALmanacco, di due articoli e di un capitolo della tesi su Di Gia~omo · (fià pronta), nonchè. ne1la.. Voce del 28 febbraio 1914, del saggio Da De Sanctis a Croce, lodato dal Serra per il « progresso reale di inte11ige;nza e di giudjzio critico )1 che rappresentava « su tutte le opjnioni correnti i1 (3) e che do– veva trovar conferma e ampliamento in tanti scritti successivi. E non ce n'è abbastanza perchè non un gesto avventato o un regalo gratuito ma una deSignazione e una fiducia meritate siano oggi da convalidare nell'assegnazio. i:te della Voce a De Robertis? Ma un ultimo punto - vincendo il disagio di doversi attardare intorno a si. mili particolari - va messo in chiaro: ed è quello riguardante la sparizione di ogni scritto di De Robertis dagli ultimi dodici numeri della Voce, che, pur sotto la sua direzione, uscirono nel 1916. Perchè ogni sua collaboraùone cessò dopo il numero del 15 dicembre 1915? Perchè poco prima dello scadere del '15, Prezzo lini riunì il Consiglio d'Amministrazione della Voce {senza avvertire De Robertis, che non ne faceva parte> e. nella sua qualità di presidente. proposte l'abolizione della ri– vista (4). Papini e Soffici reagirono e si opposero. De Robertis, quando lo seppe, avrebbe voluto lasciar tutto; e se ne· sa. rebbe andato. se Papini e Soffici non lo avessero pregato di rimanere e di conti– nuare la rivista. Il che De Robertis !ece; ma a patto di non scrivervi più una riga. Storie vecchie? Tuttavia s'avrebbe torto a scambiarle per pettegolezzi e puntigli; e anzi sarebbe ingiusto lasciarle correre senza postilla. Il culto della verità com. po1ia, a volte, qualche indagine anche nella biografia privata. Nè d'altronde vorrà dolersene proprio quel P1·ez.zolini che lo ha. innalzato a. simbolo e vessillo della prima Voce, quasi che alla seconda non spettasse. Mentre spettò tanto che, a sentirlo riaffermare, un ipotetico ma veri. dico Prezzolinì potrebbe qui interromperci e riconoscere che, sì. ((De Robertis è un uomo d'ingegno. e d'ingegno differente dal mio: la sua esperienza letteraria, il suo acume critico e il suo interessamento e zelo religioso per la letteratura erano. sl, molto maggiori dei miei e differenti. Nulla di strano perciò che abbia fatto un'altra Voce 1>. « Un'altra Voce? 11: potrebbe proseguire Prezzolini. « Ma in quale senso? Rivelò egli dei nuovi scrittori? Oppure li mise insieme in modo che scrivessero con un sentimento differente? Mi pare di no. La Voce di De Robertis. salvo poche varianti. di non grande importanza [in realtà non furono nè scarse nè mod~ste]. fu fatta da scrittori che erano nel pieno della loro capacità al tempo della mia Voce. Egli non fece che sviluppare qualche cosa che c>era nella mia Voèe. Fu col'pa mia se sorse una Voce letteraria separata. Sor. gendo separata, non fece che sviluppare una parte. direi un membro, o un organo della prima Voce... )1. Così direbbe Prezzolini. Ma qui il di~ sappunto per il nostro discordante silenzio cederebbe all'impaz.ienza. E l'immaginario Prez.zolini incalzerebbe: « ... di modo che la seconda Voce divenne, in certo senso. un mostro, come sarebbe un uomo cui si sviluppassero le gambe. e soltanto le gambe. o le braccia. e soltanto le braccia. o la testa, e soltanto la testa. Fu la per. dita di una certa armonia (piena di con– traddizioni e di lotte, ma viva) e il gon– fiamento di certe aspiraziòni... i1. ENRICO FALQUI (Continua. a pag. 6) poco ~ che ve~ere con la dagliare le varie com po- Pandolfi, sono e Teatro· ita– narrativa d~l 3_00 o con nenti utili a delimitare il liano del dopoguerra>, e quella del R1sorgim,ento eu- campo agttato del nostro « Teatro ~spressionista tede– ropeo, con Boccaccio O ccm teatro di prosa, e ad offri- sco >, ai quali dovrebbero Chaucer o col Band~llo; esso. re ai riformatori di domani fare seguito una « Antolo- almen_o :1~1 suo pen~do _a_u- tutti gli strumenti neces- gia del teatro napoletano reo: s1 r1fmta ad ogni st ,th ;- sari ad attuare quelle rifar- dalle origini >, a cura di Z~ZIO~f:, presuppO_f"!e un °1 rr me . che mano a mano si Giulio Trevisani, e succes– gma!1~a quanto piu asso ~ a stanno rivelando sempre più sivamente un , Teatro ve– possibt!e de_lla sua oa. t~ improrogabili. Ed a soste- neto >. Quanto al primo, che f,in~!~!~~~/deYi~el!ftu;~eon1 gno ~ell_a mi~ tesi, mi basti conti~ne undici _ lav~ri, r!– e dei caratteri wnani che lo solo 11;1vita:e 11l~ttore: a da- spet~1vame:1te dt ç;io".'~m– animano, mentre nel tempo re u:1occh_iata_ ai _vari cata- netti, Betti. Ze~boni, V~ol~, GLI OFFICI UELLA POESIA E CIO' CHE NON HA SAPUTO ESSERE * stesso esige un'assoluta au- log~1 degli editori. per ren- Bassan?, Fabbri, Bompi~ru, tenticità nella trattazione ders1 conto cor:ne le ~c:,se S9uarzma, Ter_ron, Durs1 e dell'ambiente, dE!'lla situa- del teatro occup1~0 un n,he-: Pirro, preceduti _da una ~un- zione della vicenda nella vo sempre mag'g1ore. E d1 ga e serrata introduzione storia del costume: esso con- q_u~sti giorni l'uscita per ! polemica (all~ quale _è st_a- ~~s;[a0af~jn~~an~l:e;à~rig~Ì: à 1 E; i;!~e f~s;orta;~rztoi; ~1oaos,if~r~~ ~i5~,~~~ndSdf6 vata. del tutto o in parte in- quelle di_ Le.ssing e O~ras- d_ichi~ra a mo' di « giusti– ventata, nella scoperta in zov. e dei cmque tomi de- f1caz1one culturale> che « I essa di un dramma che è dicati al teatro (approntati tragici eventi dell'ultima nell'epoca; si ac~ompa_gna dal compian~o Silv!o D'A!fli- guerra crearo~10 nel nostrç> sempre a un'indagme psico- co poco prima d1 morire) mondo una diffusa volonta logica e morale, in continua dall'editrice Accademia. Ma di suscitare approfonditi osmosi, in continuo ric3m- avvenimento ancor pili ri- esami di coscienza. Sulla bio con la vicenda esterna, __________ scorta del grande esempio con le singole situazioni, e-on ibseniano, il nostro teatro ~a~~j_t~st~o_,di!1 s~i:topeq~1~i ~iu!!~: de~~~!~z!~ni~en~osst modo. consiste nella razu?- stemma, in questi ultimi 10 nalizzaziof!e della _fantasia anni, a un suo deciso rin- creativa: 11 suo stimolo. o i novamento in relazione alle almeno quello della grande nostre condizioni storiche>- prodt.!zione dell'S~0, è_ nella f. E quasi subito aggiunge : ma~g1or pa:te dei casi una « ... Esso fu particolarmente tesi, ~ lo e anche quando sensibile nella generazione la tesi ~tessa sfugge di ~ano di mezzo, che si trovò in allo scrittore e la_n3;rrazione grado di comprendere inti- ne fa qualcosa d1 diverso. mamente le profonde evo- Il romanzo moderno hP.~'"~ luzioni che si attuano in se- ~e;r;gr~, d!fl~uR~for~e:\ '~el~ no ,alla nostra PC?po~azione, la Controriforma. un proble- : d altr<? canto g1a _n~ pos- méÌ morale, è il frutto di una sesso ~ una .matu~ita ch_e indagine neJla coscienza del- c~ns~i:itisse d1 espnmere 11 l'uomo ed in questo. almeno , s1gnif1cato >. in, questo. si distacca dal ro- Mi pare sia detto assai manzo, o meglio dalla nar- bene, come pure sorio da rativa antica nella quale sottoscrivere quasi total- prevale il gusto del raocon- mente le riserve e le pre- to. la grazia dell'invenzione. cisazioni fatte nel corso del l'empito della fantasia: non suo saggio (con una violen- è riferibile in alcun modo za polemica infiammata a all'Iliade o all'Orlando Fu- talora persino troppo reci,.-- rioso. ma non poche delle Nelle pao·o- 3 4 5 sa) sulle condizioni attuali sue _tracce potreb~er~ esse- ...,- • ' ' ~ del nostro teatro, e gli osta- ~~1f~scG~~~~~~~e~dÈ~s~~t~ per la Gal ler,a degli ~~;iii~=n~ sl?effkii:~z~~ cc~~ ~~vd1~osi;scà7di~~~tl.!~iso e-!>(~ scrittori italiani: ~lù d~b~~~~ i;t~~~a~i te~~: anche p_er questo ~1 sembra interpretazioni dei vari au- appropnato un titolo che e A ~ 1 · I tori, a cominciare da Ugo suonass e [.. a ventura_ de:,..ro- l\sare n e1n1 Betti, liquidato piuttosto se- man.zo. titolo che m -t:r! 0 f" veramente,i (anche se per modo ne enuncerebbe un (',l· Ja prima volta ne viene mes- rat~ere) ma la sua 'v1:;ntu- so in luce con acuta anali- b~s1tfn~e~~~~ a; 0e:i1a~or 1 d1~; a cura di si il lin~uaggio_ unitar~o, che l'avventura incomincia ,. _..R'I'JNI e d:amm~t1~amente duttile in interiori homine prima CARLO iYA.t9. e ncco d1 risorse per la re- VERSI COME PIZZARDONI di * GIORGIO Non si è mai discettato tanto come oggi intorno alla poesia: intorno a ciò che essa dovrebbe essere e a ciò che dovrebbe significare, al suo officio nella società eccetera, sottintendendo o apertamente prof. ferendo. sempre. il rimbrotto per ciò che non ha saputo essere, o per la sua « scarsa presa sulla realtà l) (il suo c1 solipsismo», il suo « distacco dalla cultura viva n), tutte colpe. manco a dirlo, del maledetto ermetismo (ultimo erede degenere - lo sap. piamo a memoria - del Simbolismo e del Decaden– tismo europei), che .paurosamente avrebbe , allon– tanato la poesia dall'uomo e dalla sua responsabilità di uomo tra gli uomini>, cosi come la avrebbe distaccata dall'c oggettp >. e via di seguito. Le deduzioni e correlazioni e implicazioni, inge– gnosamente scoperte e avanzate in tanto svariato e ormai specializzato discorso (svariato ma in fondo monotono. obbedendo più a un'astratta idea gene– ralizzata che a una concreta e solida nuova idea generale: fitto come il precipitare unico dell'ago della macchina da cucire, e non come il multiplo e benefico scrosciar della pioggia). son così folte di e cultura> sulla punta della lin"gua. e di così aggior– nati riferimenti (comunque sempre al di sopra del soggetto reale) da farci nascere il non troppo vago sospetto che davvero la poesia - come ci faceva notare un po' ironicamente un amico fiorentino - venga ormai considerata, pressappoco, come una Disciplina. Sarà un bene, sarà un male, ma è un fatto che, dàlli di questo passo, finiremo 'Col diventare, in Ita– lia, tutti Dottori in poesia: tutti sottilissimi teologi di questa Musa, la quale invece, se non è proprio come la Madonna, che nelle sue apparizioni prefe– risce cosi spesso i semplici agli addottrinati, è piut– tosto una gran ragazzaccia, capace di nascondersi - per dispetto - quando più le gironzoli attorno con le più intellettualizzate e bene architettate argo– mentazioni, e di sbucarti fuori fresca e improvvisa (e magari a sproposito, sventata com'è) quando e dove men te l'aspetti. Senza contare il rischio, per noi d'una certa gravità, che - tutti teologi - non ci saranno più praticanti: tutti Dottori in amore. non ci saranno più figlioli, gli uomini non avendo più tempo, immersi fino ai capelli nel pensamento e nella redazione dei metodi e dei sistemi più accon– ci per metterli al mondo robusti, o per tirarli su ed educarli secondo i più razionali principi, di abban– donarsi a quell'attimo di leggera pazzia (a quell'at– to di puro e semplice amore) necessario invece per CAPRONI deciderne la venuta, e per deciderla, via, ton quel certo gusto che non ci par, propriamente, scientifico. ,Ma perchè questi discorsi, che potrebbero farci passare per gran somari {più di quel che siamo), o per empiriconi, epiteto che oggi più che mai richia– ma una rima che non vorremmo del tutto calzante? Dante fu anche un gran dottorone in poesia, chi lo nega. E tanto dovrebbe bastarci. E invece no, che non ci basta, prima di tutto perché siamo cocciuti, e poi perché Dante fu anche (non soltanto) un tal dottorone. Mentre più d'una volta certi dottori cui qui alludiamo (ad ogni apertura di rivìsta nuova ne sorgon dei nuovi, e tutti uno più bravo dell'altro nell'inventarsi la propria teologia tascabile. per:,;o– nale sempre e sempre seducente, ma ottima scarpa per il loro piede. e stop). amando la poesia come noi amiamo la filatelia (sulla quale, -peraltro, se fos– simo bravi quanto loro potremmo egualmente scri– vere un inteUigenti.ssimo saggio, per discettare sui francobolli non come essi sono ma come non sono stati stampati}, hanno finito con l'appassionarsi di più alle loro idee sulla poesia che alla poesia stessa. c~e non pratica"no o che - intellettualmente - pra_,. t1cano soltanto come un pretesto. E hanno finito. qui volevaJT\o giungere. col generare un linguaggio sottile e cavilloso nel suo voler apparire scientifico. il quale - in certe presentazioni o recensioni capi– lateci sott'occhio - stride tanto con quello del poeta preso ~ sogg~tto, da _far~li far la figura, non ap~na 111capp1amo m una c1taz1one (anche se questo paeta è Eugenio Montale: e abbiamo detto tutto) d'un bracciante che venga a interloquire. a spropo;ito in uni disputa fra Illuminati. ' Il male non sarebbe un gran male (forse nern– m~no un male) se alcuni gi?vani poeti d'oggi, pro-, pno per non far figuracce m quella Salamanca. f! scordandosi che semmai è il critico a dover accor– dare il proprio linguaggio su quello del poeta. e non viceversa, non si sentissero invece in dovere di gi– rare il bischero del proprio strumento, fino a ng– giungere il diapason di quel linguaggio critico: col risultato di produrre una poesia, se tale possiamo chiamarla. così ambiziosa di visibile e cultura> e dì visibile acuta intelligenza (o informazione?) , degli attuali problemi della poesia>, ma in compenso cosi povera di reale invenzione, da farci cascar le brac. eia. E ciò diciamo intendendo per invenzione non GIORGIO CAPRONI (Continua a. pag. 2) Valery Larhau * di RENA'l'O MUCCI Sabato 2 febbraio si è improvvisamente spento Valery Larbaud. a Vichy, dove era nato il 29 agosto del 1881, da Nicolas, proprietario delle acque ter– mali di Saint-Yorre. Nel 1928 era stato colpito da una paralisi che gli aveva anche tolto l'uso della parola, ma non la for– za d'animo, non la rassegnazione, non l'intelligenza. Ci riferisce Robert Mallet che, poco alla volta. era riuscito a pronunciare chiaramente un certo numero di parole, adoperate con molta abilità. Per de.finire Claudel, diceva: e Tout droit >; per qualificare Gide; e Va et viens >; per individuare Jammes: « Poétique, pa.s autre chose >. L'unico suo divertimento era co– stituito dalla radio. non potendo applicarsi troppo alla lettura, che limitava al grande « lArou.u:e », dove aveva inserito un segnalibro bianco e giallo alla voce: Valery Larbaud, simbolo, aggiunge il Mal– let. dei colori sfumati e radiosi da lui apportati alla letteratura, e di quella semplicità nell'erudizione di cui ci aveva dato l'esempio. Vichy, Saint-Yorre, Valbofs furono le tre resi– denze di famiglia in cui Larbaud trascorre gli anni dell'infanzia. colpito da febbri malariche che lo ob– bligavano a stare in letto per lunghi periodi. mentre la madre gli leggeva e Le.s Cha.ti-menu • di Vietar Hugo. e il più grande mercante di poesia del suo tempo>, come ebbe occasione di scrivere a proposito del grande Poeta. ~ Gli avvenimenti della vita esteriore richiamarono presto la sua attenzione e lo spinsero a descriverli in una specie di poema che avrebbe dovuto intito– larsi: « La misere Ducoupe,-ec >, ispirato dai suo ambiente di campagna e che .sotto il titolo: « Le Couperet • divenne uno dei racconti compresi in « Enfantines •. nel quale è dato riscontrare più di un elemen10 autobiografico. Ed ebbero già inizio alcuni viaggi che lasciarono traccia nella memoria del fantasioso fandullo. Nel 1889 fu iscritto alla Ecole Carnot di Vichy e vi consegui un premio in aritmetica, uno in storia ... Ma qui non intendiamo ora narrare minutamente la vita di Larbaud, come ha fatto il suo compianto amico Jean Aubry in una esemplare biografia, ma piuttosto tracciare a grandi linee la sua personalità umana e artistica. Divenuto a 21 anni erede della cospicua sostanza paterna, riprese a viaggiare, spinto dall'ansia di vedere e di conoscere. Visitò così l'Itali~ la Svezia. la Spagna. la Germania, l'Austria; e poi ringbil~ terra. e la Grecia, e l'Africa del Nord. Dove giun– geva, pensava subito ad arricchire la sua splendida collezione di soldatini di ptombo mediante suntuosi acquisti. Si trattava di un intero esercito, composto di varie armate comandate dai loro generali, e di varie specialità: voltigeurs, ussa~ corazzieri, caccia– tori. che Larbaud faceva sfilare in rivista richia– mando l'attenzione degli amici su alcuni esemplari fabbricati appositamente per lt).i, su diSegni·e docu– menti da lui forniti ad p;rtigiani, a Lucotte, ad a'rmieri. .- · Talvolta gli avverliva di fare uria sòsta, tra. un viaggio e l'altro. nella stupenda dimora di famiglia della quale Léon-Paul Fargue, anch'egli scomparso'. ci ha lasciato una pittoresca descrizione: « (. ..) La sua casa era la più bella del paese, al centro di un vero e proprio parco. 1 rivestimenti in legno delle pareti, le ~errature fissate negli usci, la presanza della massu;na cura ovunque, intorno ai mobili e - alle stanze, sui vetri, la qualità dei letti e dei tes– suti. le spagnolette, l'intarsio dei pavimenti in legno. i ~us~ini .. e pers~o ~!i odori: tutto evocava qualcosa d1 pm rifimto, di pm "l'affinato che il solo lusso. E pOi, nella Tebaide, piccola costruzione indipendente, cosi chiamat~ ~er ragic_mi. che irridono ogni com– mento, una biblioteca di cmquantamila volumi una biblioteca da gridar dalla gioia. da lasciarvi una riga di ammirazione sulla fronte! Biblioteca inter– nazionale quasi interamente rilegata da un discen– dente dei Lo_rtic, da Marius Miche}, da altri ancora ... Larbaud passava.con Ja più disinvolta adattabi– lità dalla ~etro_pali alla cittadina di provincia, dal paese al v1llagg10. ~~l grande albergo alla pensione e alla camera mob1hata, dando ad ogni suo viaggio il carattere di uno strumento culturale. Ad un certo momento_ ab~andonò la religione riformata e passò al Cattohces1mo, ma senza dare alla conversione alcun carattere di pubblicità, anzi raccomandando agli intimissimi, unici ad apprendere la lieta novel– la. di conservare su questo suo fatto privato la massima discrezione. Le sue più strette e tenaci amicizie furono queJle contratte con Charles-Louis Philippe, Gide, Claudel. Jammes, Fargue e Valéry. E pochi amori - se la parola non_ è troppo i~pegnativa per lui. che fors~ ebbe, prima de~ m~tr1monio con la genovese Mana Nebbia_ (da 1~1 _chiamata Marie des Neiges) solo pa~ggeri ca?r1Cc1 -, oolcarono come rapide metE:or~ 1I_suo cielo internazionale. Le autentiche passiom d1 Larbaud furono i territori nazionali e le loro rispettive letterature, che lesse. studiò e spe~so anche tr~du5:5e .. c<;invinto che, per gustare a.pp1eno l_a_Poesia, e m~1spensabile conoscerne la lingua ongmale. In grazia di una favorevolisSima RENATO i\llft:':CI (Conti~ pa.g. 7)

RkJQdWJsaXNoZXIy