la Fiera Letteraria - XII - n. 6 - 10 febbraio 1957

Domenica 10 febbraio 1957 LA FIERA LETTERARIA Pag. 5 PER UNA MOSTRA DELL'OTTOCENTO ITAL[ANO REVISIONE, ON RIVALUTAZIONE SENTIMENT INTERVENTI QUALIFICATI * Conclusioni * di GIUSEPPE SClORTl1\·o Nel co ncludere la discussione suLI'op– portuni.tà o me110 di una mostra del– l'Ottocent o itaUauo da farsi prima a Roma e poi (più selezionata) aU'estero, dobbiamo anzitutto rilevare il notevole interesse suscitato daU'argomento anche neUa stampa italiana, che se n'è diffu– samente occuJ)ata e che per ragioni di spazio non ci è con.sentito riportare. Riferiamo l'intervento El.i Val.secchi non soltanto per l'auto1"evolezza del cri– tico, ma anche per il suo orientamento che non gli vieta, per altro, di scrivere (e noi concordiamo pienamente) che e molte responsabilitd circa codesto mi.– sconoscimento toccano anche agli esal– tatori che, pari a vestali. gelose, ancora non ammettono che si possa e si debba fare, per l'Ottocento come per ogni altro periodo, una sottile e attenta opera di revisi.one critica>. Sullo stesso piano discutono e appro– vano: Purificato, U quale pensa a una revisione che non sia una rivalutazione sentimentale; Torneo, che parta di indi– viduazione dei valori reati e sottoUnea L'esigenza di e Uberarci del ciarpame>;_ Mariani ché, con un'attenta e circostan– ziata analisi, riesce a dare una risposta quanto mai esplicita ed estremamente interessante. Bartolini, spirito vivacemente pole– mico, pensa at fastidio che dd e che darebbe di più (se valutato nei suoi veri termini) l'Ottocento a quella pittura di oggi internazionaleggiante che, creden– do di e far avanguardia,, rimastica con goffagine provineialesca trovate e ca– pricci di ambienti cosmopolitici. Men– tre Paulucci, mettendosi volontariamen– te fuori di ogni discussione pertinente ai valori estetici dell'arte ottocentesca, vor– rebbe fare una mostra che sia diver– tente, una specie di Lungo metraggi.o dei costume. In sosta nza, però, la mostra deH'Ot– tocento da n.oi vagheggiata è un'esigen– za largame nte, e a voite profondamente_. sentita; e, meno qualche e·ccezione, i criteri selettivi vengono condivisi. Ma si pone molto l'accento sulle dif!icoit.d BARTOLINI Non c'è da disperare; anche se Fattori e Ranzoni danno fastidio La superficialità elegante (stupida) deco– rativoide di certa pittura di oggi (a cr,itici connessi come vermi) non rende possibile la giusta valutazione del nostro sacro, mode– sto (di dimensioni), profondo {di significato panteistico) e caro Ott~to Italiano. Ma non c'è da disperare. E, per esempio, a Londra si sta facendo una campagna per Millet: il più grande dei pittori francesi, del perdodo pre-impresslonistico (ed il più d1menticato). Perché dimenticato ?... Perché Millet dà fastidio alla superficialità elegante (stupi– da) decorativoide di certa pittura (dntern.:J.– zionale) d'oggi. L'istesso fastidio dà il nostro Fattori, e dà il nostro Ranzoni, ecc. LUIGI BARTOLINI dell'impresa:~ ed esse esistono, più gra– vi di quanto a prima vista si possa cre– dere. No,i si ptiò, per esempio, fare una mostra basandosi sui so!it'i schedari· e sulle solite valutazioni: c'è tutta una produzione artistica ottocentesca che è in mano a privati e che gli studiosi spes– so non conoscono; ci sono autori di va– lore parecchio relativo molto noti ed altri di maggiore consistenza ignoti o quasi. Sappiamo che tempo fa il sovrin– tendente Lavagnino, su· mandato del Ministro della P. I., si è recato a Napoli Torino, a Milano, Venezia, Bologna e (e perchè no in Piiglia e in Sicilia?), a Firenze per procedere a un primo in– ventario di opere dell'Ottocento da esporre prima in Gennania, poi in altri Paesi d'Europa e finalmente in Italia. Tale mostra, per ragi. oni di bilancio, fu poi rimandata e si.ne die >. Non dubitiamo dette capacità seletti– ve e della conoscenza deH'argomento da parte del Lavagnino; tuttavia pensiamo che le responsabiLitd deUa scelta do- 1 vrebbero essere collegiati; e stimiamo necessario che la mostra, su. basi pi.u.t– tosto ampie, si faccia prima in Italia: dimenticanze e ridondanze, scelte af– frettate o errate, potrebbero così essere COTTette prima che l'estero sia chiamato a un. giudizio che prima di adesso, con cognizione di causa. non ha mai potuto seriamente e serenamente pronunziare. Quindi, concludendo, facciamo ap– peUo al Ministro Rossi perchè il lavoro preparo.torio iniziato per giungere a una mostra selezionata del nostro Ottocento, venga ripreso e concluso, con la parte– cipazione - consultiva o deliberativa - di quanti conoscono la materia. Si spen– dono tanti quattrini per mostre quasi inutili che non dovrebbe essere difficile trovare queUi necessari per una mostra la quale, oltre a impostare su basi scien– tifiche ed estetiche la conoscenza del– l'Ottocento italiano - sarebbe 'una ne– cessità perentoriamente postulata da mo– tivi di dignità nazionale. GIUSEPPE SCIORTINO MARIANI * Le origini dell'B00 sono anche in casa nostra Bisogna prima d1 tutto doverosamente riconoscere che le posslbilltà di or.g~iz– zare una grande e severa esposizione dedi– cata ai nostri artisti dell'Ottocento sono ~~:~t° 1:!:1 te6!~ b~~~/i~~~;1;i1e\chde1\~ slngcllle mostre retrospettive dei pittori d) q1,1el ~ecolo, anche daLlo svirluppo degli ,studi critici. che hanno trattato deg-li artisti italiani del secc,lo scorso. Credo che da tempo si sia, in questo campo, superato il carattere dì e saggio» o di e contributo> per ,il:iungere alla deter– minazione d'una vera e propria visione storica della nostra arte ottocentesca: ba- 5terebbero gli stUdl di F. Somaré, di Emi– lio Cecchi, di A. M. Brizio, di M. Biancale, di S. Ortolani, di P. D'Ancona di G. Ca– stelfranco, di F. L.avagnino e le stesse pa'– gine di L. VentJuri e di R. Longhi (non in sede polemica, ma critica) a detenni– nare un • clima ,. favorevole al progetto di una mostra seria e unportante della pitbura italiana dell'Ottocento. Una grande ed organica mostra dedi– cata ai nostri pittori ottocenteschi giove– rebbe in modo definitivo a chiarire i molti equivoci che ancora imped1scono a chi ama sinceramente l'-arte di accostarsi con limpido giudizio a figure spesso anche di forte rilievo e di sicura originali~à. Ed anche I critici, gli specialisti e gli amatori d'arte ne avrebbero un vantaggio inneia– bile perchè ci sl verrebbe a trovare di fronte ad opere in molti casi poco cono– sciute o addirittura ignorate, assai migliori di quelle più divulgate. Chiunque abbia a.Mrontato lo studio caLa selezionatissima mostra a cb.iarircl 'e 1dE:e, a permettere! di fare una buona voltf il punto. Ciò che a noi viva mente interessa or-a ~ farci un g,iudiz::l.o il p.lù possibile pieno, ò.irf"I assoluto, e non cl ò ch e può aver de:-– to e che potrà dire, a orecchio, il signnr Baz.in, ovviamente ilnteressato al prodo·.u 1. <'<-sapropria. DOMEmco PURIFICATO TOMEA Sarebbe u.na coM ottima che quasi s'imponP * Sono senz'altro d'avviso che uno mostra della pittura italiana dell'Ottocento sareb– be una cosa ottlma e che quasi quasi si impone. Sempre però che sia organizzata con cri- GIOACCHINO TOi'\lA: « Luisa Sanfelice in carcere• dell'arte nostl'a dell'Ottocento ha dovuto compiere il difficile lavoro di scoprire, al di là delle opere che ci sono giunte con una patente di nobiltà non sempre m~ri~ tata (ma conseguenza del gusto e delle pre– ferenze del secolo scorso) quelle che .sem– brassero più significative o addirittura importantissime. Ma se questo avviene in una libera scelta, stimolata da esigenze ct;tiche individuali, più difficilmente può accadere quando si organizzino vaste espo– sizioni nelle quali è quanto mai arduo su– perare le convinzioni più radicate e diff•u– se per preferire, invece, una scelta e di qualità» tondata 6Ul diretto esame delle ope~. Mi sembra, perciò, che l'esperienza debba partire soprat\utto da quelle mostre recenti che si sono proposte ('sia pure per singole regioni o 6'CUoleo maestri) appunto que– sto che è l'unico prlnclpio valido in una ma'rutestazione d'arte: U valore dell'opera, indipendentemente dalla sua notorietà do– vuta spesso (troprattutto per l'Ottocento) a ragioni di contenuto sentimentale o sto– rko-pat-rlottlco o documentario. Un'altra preoccupazione dalla quale ci si dovrebbe liberMe è quella, ormai abu– sata, della contrapposizione all'Impressio– nis mo tranc ese; q1:1ando SI. guarderà alla arte nost.ra del secolo s<:orso con la stessa Ube rtà di ,g iudizio con la quale si considera l'arte d'altri secoli (per esempio, il Sette– cento veneziano indipendentemente da quello trancese) sarà possibile procede-re ad una selezione di valori che non sia tur– bata da motivi polemici. A questo, ml pare, si dovrebbe giunge-re proponendosi una mostra della plttUA ottocente&ca ita– liana nel suo più vero slgnilflcato e oredo che l'Impresa dowebbe riuscire, e sarebbe tanto più meritevole, in quanto verrebbe ad attuarsi ad una giusta distanza di tempo dal sorgere e dall'affermarsi di quel movi– mentt o scuole che rappresentarono U fer– mento più valido dell'arte ottocentesca e dai quali slamo distanziati quasi da un. secolo: e messa a fuoco,. sufficiente perchè si possa guardare all'epoca dei nostri nonnl con maggiore libertà di quel che non po– tessero fare i nostri padri, per effetto di uno spiegabile sentimento attettlvo. Infine, se si ;iuscirà a ,presentare, prima agli italiani e Poi agli stranieri un pano– rama storicamente e criticamente esatto della nostra pittura ottocentesca, si favo– rirà anche quella necessaria e, direi, ur– gente reazione all'atteggiamento quanto mai errato (ma tuttavia spiegabile) di co– loro che, rifuggendo per incomprensione. per gusto person8'le o per 'fastldlo legit– timo, dai grotteschi funamballsti di tanta presunta •arte» contemporanea, invece di darsi la pena di scegliere in questa ciò che veramente possiede la sua piena validità. si ritugiano nelle braccia de1la pittura del– l'Ottocento senza discriminazione. purchè rappresenti l'opposto di ciò che non vo– gliono intendere, non Intendono o (dicia– molo h"ancamente) non si fa intendere ed amare. Costoro avranno LI vantaggio di imperare a scegliere, sull'esempio di ciò che è veramente restato vivo del patrimo– nio artistico del secolo passato. e forse si accosteranno con maggiore comprensione all'arte contemporanea le cui prime origini non sono soltanto nei movimenti polemici parigini, ma anche in quelli di casa nostra VALERIO MARIANI PAULUCCI * Vedere come viveva la nostra grande e benemerita borghesia produ.ttiva * Una Mo~tra dell'Ottocento italiano? Per– ché no? Perché sl? Dal più al meno, sa– rà quello che tutti immaginiamo e co– nosciamo; non credo che ci siano poi tan– ti capolavori dl !gnobi, nei tondi del.le nostre Gallerie, tall da far cambi.are i ter– min1 dl una valutazione che, è ovvio, tut– t.i conosciamo. Veòremo Piazza San Mar– co di oammarano, Aprile di Fontanesi, la Rotonda Palmieri di Fattori, eccetera. Va da sé che la mostra dovrà essere selezio– nata (e secondo Il gusto di oggi. è na– t;.n ale), sappiamo quali assassinii di di– gnitosissimi pittori son stati fatti con se– lez..ioni sbrigative o interessate. E poi ? Ho sott'occhi il catalogo della mostra d'arte. italiana del XIX secolo, fatta a Parigi nel '35. Dal più al meno ... A me personalmente, interesserebbe in– vece una grande mostra dell'Ottocento in cui fossero studiati. o anche solo propo– sti e lumegg,lati i rapporti tra pittura, ar– chitettura, costume, scienza, ecc. di Que– sto gr,ande secolo, grande abbastanza an– che per noi italiani, e come ! Quali rapporti tra tutta quella aTchi– tettura ecclettica, l'arte dii Fattori e :Fon– tanesi e quella poniamo di Patini o di Maccarl? La nostra grande e benemerita borghe– sia produttiva dell'ottocento, dove e come viveva, che quadri amava ? Quali le ra– gioni dl un suo distacco e disinteresse per l'arte che oggi consideriamo sola ma valida, r.i.<:uperat,a, se mal in un secondis– simo temPo ? Ma quei salotti coi ritratti di Corcos I E la vita del•le Accademie (sor– te proprio in quel secolo), la loro funzione ecc.? In una mostra dl questo tipo espof– rei anche landò e tubini. vecchie macch.i– ne (con fregi e capitelli e zampe di leo- 11e)vicino ai quadri dei grandi e pompie– ni > (e sono poi tanto ,brutti ?) di allora. Insomma una grande mostra, una specie di museo dell'Ottocento, varia, spregiudi– cata, magari polemica; potrebbe anche cul– turalmente contribuire a salvare docu– menti che sono ormai difficili a rintrac– ciare; potrebbe, confrontata alla situai.io – ne presente, servire a correggere i nostri errori eventuali, le riostre debolezze, i no– stri tic; penso che sarebbe anche e diver– tente,. nel senso migliore di questa paro– la. E, volendo, si potrebbe anche accen– nare alla situazione del nostro paese in rapporto a quella di Francia e anche di America; e capire di qui, forse, ~olte cose. ENRICO PAULUCCI PURIFICATO La degnazione di alcu.ni verso 1'800 denu.ncia u.n complesso di colpa * Possiamo considerare una fortunata oc- casione per la Pittura italiana dell'Ottocen– to il fatro che si sia riusciti a sollevare in– torno a essa u11 interesamento piuttosto vivo (e sarebbe un vero peccato che questo fervore restasse lettel'la morta). Anche per- ché occuparsi dell'Ottocento italiano è stato considerato fino a oggi un po' un motivo · di disdoro per I nostri studiosi di arti figu– rative, la buona volontà dimostrata dagli artisti che, in merito, hanno detto la loro parola, non può esser presa wltanto come doveroso omaggio a un vecchio fa.miliare estinto., !.'iniziativa di promuovere alcunché di vivo e di più definitivo che non le poche semplici •note» sulla Pittura italiana del– l'Ottocento ci trova senz'altro favorevoli, perché, finalmente, si tratterebbe di cer– care, ove possibile, i motivi di continuità neJla nostra pittura, dal suol tempi d'oro ad oggl, anche attraverso il e corridoio,. dell'Ottocento, ovvero di indicare final– mente con chiarezza dove, co,me, perehé, quendo quella continuità sj è spezzata. lasciando il campo alle esperienze d!avan– guardia che ebbero il loro fortunato cen– tro nella Parigi dell'anteguerra 1915. Giungere, in altri termini, a quella che Sciortino chiama e la consapevolezza sto– rica di certi problemi » è ciò che a mio avviso può considerarsi il punto al quale dovrebbero tendere tutte le iniziative che avessero per obiettivo la serena, documen– tata e part.icolare conoscenza della pittura Italiana dell'Ottocento. A me, intanto, sembra che l'ostinazione con la quale si nega da anni ogni ricorso in appello e lo stesso dommatismo talvol– ta violento, offensivo ,ovvero la stessa de– gnazione con cui viene accolto ogni accen• no al problema e Ottocento ,. sono di per sé la misura di un complesso di colpa. In– vece i soli termini pratici per correggere le errate valutazioni in tutti i sensi sono proprio quelli dl prendere coscienza e svi– luppare un vasto interesse sui problemi della pittura dell'Ottocento, anche, se vo– gliamo, al fine di dirne tutto il male che esso eventualmente si tosse meritato: di seppellirlo. dopa un'autopsia accurata eco– scenziosa, purché non sia liquidato, come s.. è fatto fino ad oggi, con una generica e troppo comoda qualifica di e prov.i.ncia– llsmo > Promuovere una revisione seria e severa e non una rivalutazione in termini senbi– menbalJ e nemmeno campanilisticlj fare, insomma, le cose nel più coscienzioso d~i modi. tenendo lontani IM.anzltutto quei guasta•feste che sono sempre gli sciocc~i entusiasti, gli epigoni, i verJ • provinciali >. Invec·e, Invitare gli altlil, l .:le-trattori ol– tranzisti, a spiegarci con argomenti preci- ~i ,logicl, documentati il perché della lo:-o illlplacabile opposizione alla cultura del no– . strç, Ottocento figurativo, fornendoci tutte 1e prove a loro d1sposiz.ione delle presunt.a assotuta insufficienza di detta cultura \il che obbligherebbe finalmente quei detrat– ;011 a studiarsi il nostro mal conosciu'.o Ottocento, per non farsi I'ln!acciare giudl1.1 dVVentati o gratuiti o addirittura rldlColil. Se è per tar tutto ciò, ben venga J'auspi- teri rigorosamente selettivi e pittorici, tali da individuarne in maniera essenziale i valori reali - e sono valori di prim.:.ssilno piano - liberandola da tutto quel ciar– pame che abbiamo visto in tante mostre del genere e che ha contribuito in mas– sima parte alla fama d! cattivo gusto di cui gode pre6so molto pubblico il nostro ·soo pittorico. nORENZO T0'1EA VALSECCHI * Pu.ntare sul lato revisionistico a settori ristretti * Sut quotidiano e Il Giorno ,. (9 gen– naio 1951), Marco Val.secchi ha dato a.lla noltra inchittto una risposta. eh.e, per l'autorltd. del critico e la co– struttivitd delle proposte, siamo lie– ti di riprodur-re. .La e Fiera Letteraria > per voce di Do– menico Purificato e di Giuseppe Sciortino. lancia un • invito a riguardare con tutta obiettività U nostro bistrattato OttoceD.to, a riconoscergli. U suo poato, quale esso sia nella stori a dell'a rte >. E li pretesto a que– sto invito, vie.ne da alcune trasi. davvero incaute, di Germa .ln Baz.in. il quale affermò che la e dignità artistica » dell'Ottocento è stata salvata dalla Francia e, per la musi– ca, dalla Germania, l&norando ogni contri– buto Italiano. In pra.ttca l'invtso si dov-rebbe tradurre in una grande MoltTG. ct.U'Ottocento italiano da farsi a Roma, ooat4 quanto b<lltt per of– frire un compiuto panorama. della nostra pittura e ,cultura di quel aecoto. Da que– sta mostra dovrebbero poi essere estratti un centinaio di ca.polauori e inviati in espo– sizione a Parigi, come cambio dei cento ca– polavori dell'arte franceae oenuti più di un anno fa a Roma I a Flren.z1, mo anche come confutazione delle c>pinloni di Ba.zin.. Siamo sempre ben diaposti verso propo– ste relative alle sorti del nostro Ottocento, che, se non &i può dire 1,gnoto, è senz'al– tro misconosciuto. Ma non diremmo per so– la colpa dei detrattori: molte responsabi– lità circa cotesto rolsconoscimento toccano anche agli eaaltatort che, .pali a vesta.li gelose, ancora non ammettono che si pos– sa e si debba fare, per l'Ottocento come per ogni altro pefllodo, una sottile e atten– ta opera di revisione critica. Per costoro, anzi, accinger&! a sfrondare l'Ottocento italiano è commettere senz'altro atto sa– crilego. Ma ci sembra che di panorami, di mo– stre antologiche, di riassunti storici del nostro Ottocento artistico ne siano stati fatti parecchi. Mentre mancano quasi del tutto le opere selettive, veramente criti– che, $U sm&ole personalità o particolari movimenti o gruppi regionali. Siamo al punto che la stessa cronologia di molti artisti d! quel secolo è ancora incerta quan– do non fallace. Preferiremmo perciò che si puntasse su questo lato revlstoniatioo, a settori ristret– ti, con pr06tto maggiore per gli studi e per lo stesso Ottocento. Una grande mo– stra panoramica rischierebbe ancora la genericità, nell'impegno di tener 'dietro a tutti gli artisti, da Torino a Napoli. For– se per questa ragione Csrlo Carrà, che ha molti merltl cr.tlcl verso l'Ottocento in– terpellato in prcpo9ito, ha detto esPlici– tamente che la Iniziativa è « ancora pre– matura>; ed è un parere che merita di essere meditato. MARCO VALSECCfil

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