la Fiera Letteraria - XII - n. 6 - 10 febbraio 1957

Pag. 4 C:ì\: FTER'A. LETTER'ART"t\' l'I 'INERA.RI LE'l'T ERARI * ROMA CITTA' DELL'ANIMA Era una città di provin– cia, a volerla ~uardare con occhi moderni, tutta rac– chiusa nella cinta delle 1nura, con vnste zone che apparivano disabitate; la sua. popolazione oscillava sui centocinquantamila a– bitanti, ma più spesso era al disotto d1 questa cifra. Ma si chiamava ancora Roma, ed era pur sempre il centro della Cristianità, richiamo irresistibile si a credenti come a viaggia– tori d·ogni specie. ni{;eldc~l'~toc~~~~uaR~~; fu la meta d'uno straordi– nario pellegrinaggio: scrit– tori. poeti, pittori, artisti, studiosi d'ogni nazione vi si cl1edero convegnu at– tratti forse dagli ultimi fulgori che la grande Ro– ma spandeva intorno a sé, prima d1 scomparire, sof– focata dalla città moderna che ha preso il suo posto. Romd pareva trovarsi ad un 1rr.portante crocevia dal quale tutti dovevano passnre: .Chateaubriand, Madame de Stael, Lord Byron. Shelley, Keats, Lamartine. Gogol, Dickens, VeuiJlot; ecco alcuni sol– tanto dei nomi delle fa– langi di coloro che ven– nero a contemplare, a estasiarsi, a condannare, mag~ri, la Città Eterna. I pittori vi avevano elet– to dimora permanente; ~fancd~ma:c~yol~~bh~i),oloiÌ Bunsen. il Reinhold, il Mommsen la considerava– no il luogo ideale per i lo– ro lavori... ., E' ~•~ro che lo spirito romantico pareva essersi modellato apposta su Ro– ma, e trovare in essa emi– nentemente riunite le at– trattive che più gli si con– facevano; è vero che le vicende storiche facevano dell~ città 11· centro d'un nuovo organismo che s'in– tuiva già in formazione; è vero che avevano la lo– ro influenza l'esempio de– gli altri, la moda, la cu– a-iosità... Ma è vero altre– si che quelle visite furo- ~~an0j~ f e'ft~~!i tfi~flf!~ naria stava agonizzando; come chi vada a trovare un illu~tre moribondo. Era una realtà, 'era un mito. llOO dei tanti miti che i romantici seppero crearsi? Esisteva vera– mente quella Roma. quel– la incredibile Roma, in– sieme a cui vibrarono tan– ti cuori e tante menti il– lustri? ... Probabilmente f Romani dì allora non se ne accorgevano; ma è ri– saputo che gli eventi del- ~he srair~t~onPr:~it~8aff ut~ ti i giorni. François René de Cha– teaubriand venne per la prima volta a Roma nel 1803: la sua celeberrima lettera a Fariel sulla cam– pagna romana è datata 1. gennaio 1804. Nel 1828 vi tornò nuovamente in veste di ambasciatore, e le sue impressioni, che ri– caviamo dalle lettere che egli scrisse in gran nu– mero a Madame de Réca– mier, riflettono un altro uomo: più maturo, più ll'lalinconico, più amaro, che rivede sé stesso tren– tacinquenne, all'epoca del prifer 50 /r1~~ 0 ··cheteau– brjand, che diede l'avvio a une moda d'una certe Roma e un illustre fanta– sma che sJede in mezzo alle rovine della sua glo– ria. citiamo tre quadretti, che paìono usciti dal pen– nello d'uno squisito pae- sa!'É,~,:alto della Trinità dei Monti i campanili e gli edifizi lontani appaio– no come gli abbozzi can– cellati di un pittore, o come una costa disuguale del mare... Roma sonnec;– chia in mezzo alle rovine. L'astro della notte, il glo– bo che si suppone essere un mondo finito e spopo– lato, conduce le sue pal– lide solitudini sulle soli– tudini di Roma, rischiara le strade senza abitanti, i cortili, le piazze, i giardi– ni deserti, i monasteri net quali più non s'ode la vo– ce dei cenobiti, i chiostri deserti al pari dei portici del Colosseo ... "· e Un vapore particolare diffuso in lontananza ar– rotonda gli oggetti, dissi– mulando ciò che può es- ~~fio~:.nf~osimb~~e ~gr~ sono mai pesanti o nere; non vi sono ammassi roc– ciosi o di fogliame nei quali non s'infiltri pur sempre un poco di lucP ... Un colore singolarmente armonioso sposa terra, cielo ed acque ... •· e Non mi stanco mai d1 contemP.lare, da villa Bor~ ghese, 11 tramonto del sole sui cipressi di Monte Ma– rio e sui pini di villa fiai,pt~~~~. ~ovpeon~re r~~lfo~ ~:r !~fl:°fi~~ ~ !n~Io~~~~ Le cime delie montagne ~~Yt!ulii e 8 PS,~~~nop:1\ià~: mentre le loro basi e i lo– ro fianchi sono affondati in un vapore violetto o porporino ... >. Del 1804 è la venuta df Germaine Necker. madtt– me de Stael, e di tre an– ni dopo la pubblicazione del romanzo Corinna ov- di * UABIO vero l'Italia, che produs– se l'efetto d'uno straordi– nario manifesto turistico. L'eroina del romanzo raf– figura l'autrice stessa, e nel medesimo tempo siiTI– boleggia l'Italia. e Roma ... dice Corinna: < A Roma sì gode di una esistenza solitaria e nello stesso tempo animata, che svt– lilppa liberamente in noi tutto quello che il cielo ci ha donato... Guardate che chiaro di luna... In questo silenzio notturno si direbbe che Roma sia bitata soltanto dalle sue ombre illustri... Le vaste dimore dei principii roma– ni sono deserte e silen– ziose; gli indolenti pad ro– ni di questi palazzi si ri– traggono in qualche stan– zetta modesta e lasciano visitare a,:?li stranieri le lorfamaft!~Jcbsec~~~;~~e .. i~ una lettera del 7 febbraio 1805 al Monti, al quale la legava una tenera ami– cizia: < Vi devo parlare di Ro– ma, ove tutto è bello: di ricordi, di maestà. di .ma– linconia. Mi piacciono so– prattutto la luna e le notti di Roma: tutto quel– lo che separa dall'antico è assopito, e le rovine s'in– nalzano ... •· E il 30 marzo: e ... Vi confesso che non riuscirei a passare la vita a Roma: vi si è talmente presi dall'idea della mor– te, la quale si presenta sotto tante forme: nelle catacombe, sulla via Ap– pia, alla piramide Cestia, nei sotterranei di S. Pie– tro. nella chiesa dei mor– ti... che appena ci si crede sicuri d'essere vivi ... >. Dopo il 1815, anche Ro– ma conobbe la Restaura– zione: la popolazione del– la città che dai centocin– quantamila abitanti del principio del secolo era discesa a centodiciassette– mila nel 1812, dopo il con– gresso di Vienna cominciò a risalire ... Nell'ottobre del 1816 lord Giorgio Byron venne fl:~ !~sg~rc,a d~o~~elfa I;~: mantica irrequietezza che lo fece vagabondare at– traverso tutta l'Europa quasi senza sosta. Nell'a– prile del 1818 usci il 'h~~~Yd,\ d~d\~at~e~~~:11:. Il pallido e sdegnoso eroe, sul quale tante generazio– ni di quell'epoca si mo- !~~~0ni~o. i~s~;i~ 0~0 vio~ lento, che percorre il no– stro paese volando, simile ad un'aquila; dedica una &~~~: del suo viaggio a e ... O Roma! O mta - patria, o cf.ttd delranima! Che tutti. - Si rivolgano a te gti orfani cuori, - e virtù di soffrir Le tenui lo– ro - sventure ac9uiste– ranno. Or, elle mat sono - comperati a' tuoi mati i mali nostri... - Senti ... Venite a contemplar qu.e' bruni - cipressi, ad ascol– tar queUe notturne - strigi, a premer La potve e Le macerie - di troni e di delubri. E voi che pene - d'un breve giorno tol– lerate, un motido - mi– rate al vostro piè che pari a creta - mortal s'est-in– se... •· - (Traduz. di A. Maffei). L'Hatold fece lo stes– so effetto propagandistico della Corinna, perchè. co– me nel romanzo della ~t::~·io~~. t 0 ;i~c~n aW}i;~~~ rato ardore lirico i vantag- gi Jeel 1 i8f3,i~~r~~!t\1 8 ~i.io soggiorno a Ginevra. pri – me di recarsi a Venezia, Byron conobbe · P e r c y Bysshe Shelley, che si tr{!– vava li con la sua moglie Mary. Anche Shelley, ap– pena ventiquattrenne. ave– va iniziato una vita vaga– bonda e inquieta ... A parti– re dal 1818 aveva soggior– nato a Roma, Venezia, Fi– renze, Livorno e Pisa, compiendo nel tempo ste-s– so la parte migliore della sua produzione poetica. I primi giorni di dicem• bre del 1818 egli e sua ~~g~ii1t!U~Ol~{'o~=~~tef1~; scriveva ·cosl le sue pri– me impressioni al1'amico Peacock: e .•. Roma è per così di– re la città dei morti, o meglio è la città di coloro che non possono morm.: perchè sopravvivono alle misere generazioni che abitano e attrHversano i luoghi da essi consacrati per sempre ... Le sue mura veste e antiche hanno se– dici miglia di circonferen– za e cosi la popolazione ricinie;;:zi~ ~~~r~~~\ii!~ le quasi a quello di Lon– dra. Ci sono nell'interno ,randi campi abbandona- ~~vf~!.~'. f ~~~d7~!t~!rap!: lazzi moderni sono come boschi selvatici di cedri. cipressi e pini...>. In un'altra lettera il suo tono diviene più sincero, meno letterario: descrive il cimitero inj:!lese di Por– ta San Paolo· e E' il più bello e solen– ne cimiten .. ch'io conosca ... Nel vedere- il sole splen– dere sull'erba lucida, fre– sca di rugiada autunnale, PICCHI lJJITA STRENi\l,,t PER ADlJL'l'I * -~ Duepun!idi vista "~ Un libro da leggere questo: descrive la morte d'un por.o/o e ne insegna la ,rrandezza. E' la storia vera de, pellerossa .~critta da loro stessi e e-1udicata dal loro angolo visu;o * di IUASSUJO VECCHI

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