la Fiera Letteraria - XII - n. 1 - 6 gennaio 1957

Domenica 6 gennaio 1957 UA FIERA LETT8RART~ Pag. 5 PER L~L\ MIGLIORE CONOSCENZADI UN SECOI-'().D'ARTE RIVALUTARE L'OTTOCENTO- ITALIAN BARBlERI Errori antistorici da correggere Plaudo incondizio.natamen1e all'inizia– tiva della mostra. Si proceda fin da, ora alla formazione d'un comitato di competenti e responsa– bili. E non sl cada nell'e1-rore di limi– tarsi agli specialisti. I quali rischiamo spesso. per amore malinteso. di sopravvalutare il campo delle loro ricerche. Che essi siano, perciò, affiancati da storici e studiosi dell'arte antica e di quella contemporanea. E ancora: che la prima mostra, nazio– nale, sia ampia e documentaria e descrit– tiva di tutti i movimenti, anche di bre– ve curso e locali: un panorama preciso, che escluda naturalmente tutte le medio- crità e le superfluità. · Intenderei l'ottocento concluso fin ad– dentro nel nostro secoio; fino agli epi– goni che seppero sviluppare e ribadire qualcuno dei principi stilistici attuati nel secolo scorso. SI sa che così l'esaltazione come il di– sconoscimento sono errori antistorici. Ed al percorso della storia ci si dovrebbe sempre riportare. (CJù scriverà una illuminata ,cronologia come il Bewald fece per gl'Impressioni– sti?). Tanto ampia, ragionata. ana!,itica do– vrebbe essere la prima rassegna, quanto succinta, esemplare, autologica (anche a costo di dolorose riduzioni geografiche) la seconda. che dovrebbe finalmen le far conoscere il ·nostro Ottocento all'estero. (Circa quest'ultimo fine resto però scettico.· fino a quando non saranno gli stranieri stessi a « scoprirci •· Vedi il ca– so di Modigliani, quello di Italo Svevo). Ben venga la mostra dell'Ottocento (e che non sia trascu'rata la documentazio– ne circd l'architettura, le arti applicate e quelle manifestazioni spontanee che an– cora necheggiano l'antico prestigio). Eccellenl1 la sede e l'lnquadramenio nell'arnbi\o del ,a Quadriennale. Abbiamo già, nell'opera reoen te del Lavag111no, una valida bHse, un" guida. un indirizzo. CARLO BARBIERI • BORGESE Vue 111osl1 e che guardino all'arte Il naz1onal1smo di certi f1;imces1 è stu– pido e furbo al tempo stesso. Non biso_gn_a tuttavia opporre nazionalismo a naz1ol1- smo. Cadremmo noi rn e1'rori e torti gravi. Umiliati dalla potenza e prepotenza fran– cese I nostri critici reagiscono spesso con esaltazioni e con entusiasmi puerili e dan. nosi. Qualeuno vuole dimostrare che il macch1a101ismo è superiore ed è anteriore all'impressionismo. Qualcuno giura che il futurismo è anteriore al cubismo; e tutti abbiamo visto dei quadri futuristi con l'in. credibile data 1904. Qualcuno sostiene furi. bondo che Cézanne era taliano e che ita– liano è Picasso, pur negando la pittura dell'w10 e dell'altro: basta far credere che gli Italiani abbiamo sempre inventalo per primi qualunque sia cosa. Il nostro Ottocento può difendersi da sè benissimu. In letteratura non sta dietro ad alcun Paese. Abbiamo Leopardi, Foscolo, Manzoni· e mflne Zola non è un artista 0 è artista da poco e falso, mentre Giovan– ni Verga è grande. La musica è una con. tinua mPraviglla da Bellini a Verdi. Nella scultura primeggiano Antonio Canova, Giu– seppe Grandi, Vincenzo Gemito ... Ma. q~1 giunti ecco che sentlamo la vocetta 1rn– tata del critici raffmati: ,, Gemito ... oh. no! un artigiano. semmai ». E qui comincia anche il vero male del nostro Ottocento La critica si ostina a tirar su i macchiaioli e non giudic endoli ed apprezzandoli in se stessi, ma quali contrappesi degli 1mpreasio111sti. La solita critica legata alla Francia e legata a un complesso d'inferiorità. Questa critica d1. mentica o non vede bene o vede poco ar. tisli sicuri, poetici. intelligenti che si ch1a. mano Fontanesi. .Piccio, Ranzoni. Questa critica stronca artisti come Boldin i e Gola e ignora Segantini vedendone appena le manchevolezze o gli eccessi. Non vede tuttavia le manchevolezze di un Seurat, lodato quale formidabile colosso quando si tratta invece di un crepuscolare e di un nervoso. di un dt>bole. Questa critica si fissa sui perpetui se pur dignitosi Fattori Lega. Signorini. senza capire che h~nno teste minori, incapaci d'un'arte _maggiore. Questa critica, tutta presa. dall'idea della pura pittura, non vede mai nulla appett_o. Non vede, per esempio. che alla GallenB d'Arte moderna di Milano esiste un gran quadro di tale Attilio Pusterla nato nel Giovanni Fattori: "La. 1862 ed evidentemente nostro vero nova. lore non indegno dei maggiori frances;. E' una critica che chiama accademico Bo1- dini, senz'accorgersi di quanta accademia sia pieno Fattori. Che seguita a ignornr·i, tutta curva sui logori schemi, le qua liiù di pittori come Massimo d'Augl\o, come Agazzi, come Dalbono; e che però crede ingenuamente a Zandomeneghl. o dit'P. di credere, e a vito d'Ancona. Dunque, dunque, una Mostra dell'Otto. cento sarebbe utile, penso Anch'io. A patto di non continuare però solo con le stesse opere che girano in ogni mostra pell'OUo– cento da ormai troppi anni. A patto di non esporre soltanto quelle cinque o sei colle– zioni private tutte uguali, in serie, compo– ste, cioè seguendo i più melensi e boriosi testi di storia dell'arte, tutte poi commer– ciali, tutte suppergiù inutili per una vera storia e per un vero gusto, Bi sognerebbe, insomma, che gli ordinatori d'una nuova mostra dell'Ottocento, e anzi delle due nuove mdstre, imparassero a guardare un po' la pittura, e la scuJtura, e non si va. lessero appena dei nomi stabiliti e presta– biliti. El bisognerebbe che girassero. che si movessero, che facessero fatica e si sco– modassero. Comodo preparar mostre sfo. gliando schedari e indici, comodo ma non utile all'arte italiana dell'Ottocento. La saluto, caro Sciortino, e le faccio tanti auguri. LEONARDO BORGESE CANTATORE Eqnìvoc.,. da chiarire Una mo~tra dell'Ottocento ltnllano. im– postala con criteri veramente selettivi. s11- rebbe opportuna e potrebbe chiarire gl 1 equivoci tuttora ,;-sistenti sull'arte di quel nostro pur glorioso secolo. Di mostre dell'Ottocento ~e ne son (at– te parecchie. ma a ben guardare è man– cala quella che potesse fare il punto e metterne nella giusta luce le vere qualità Quando .si parla dei rl~ultati artistici di quell'epoca, effettivamente se ne di– scutono .i pregi e i difetti quasi sempre per eccesso. Sare.bbè on, perciò che si riguardass<' {]Uel panorama artistico con oculata nbbieltività. Sia pure nei limiti di quel regionalismo che la caratterizzò, la pittura del nostro Ottocento ha i suoi indubbi meriti e la ua •dignità• Tutto sta a metterli nella giusta luce e precisarne il significato. A questo scopo una mostra delle personalità più rappretentative con relativa rlgoros·1 scelta· di opere. potrebbe stabilire una più consapevole e aggiornata valutazione. Con gli opponuni accorgimenti organizzatìvi e con la collaborazione dei nostri più quali– ficati studiosi. potremmo avere flnal• mente l'elemento chiarificatore d,;-l noslrr Ottocento, DOMENICO CANTATORE • GARRA' Trasfiguratori del reale Caro Sciorlino, la bozza che mi ha invi– tat-0 mi riporta a più di trent'anni fa, quando iniziai quelle che chiamavo le mie revisioni critiche dell'Ottocento italiano. Per questo motivo io non posso che ap– provare le sue intenzioni volte a costituire una premessa per fare nazionalmente il J Palmieri'' punto sulla produzione artistica del nostro Ottocento. Naturalmente la pittura italiana di quel periodo ha il suo lato assolutamete,nega– livo. e noi la ravvisiamo nel &uo (are fre– mente e talvolta scriteriato che spinse quei pittori a palesi e subitanee c·adute. Un falso interesse psicologico spesso H illude; ma quando il suo (arsi si confor– ma alle reali necessità della coscienza. è doveroso riconoscere che i migliori riesco– no a precisare con efficacia 1a loro pecu– liare effusione poetica. Ad affermare ciò basta conoscere i mi– gliori quadri di Piccio. Fontanesi. Ronzoni, gliori guadi di Piccio, Fontanesi. RwznPL Fattori, Lega - tanto per fare qualche no– è intesa come fuga dn,ll'umano, nè come motivo letterario rivissuto soltanto nel cò– stumie. Questa è in breve la mia risposta. Cre– do pe·rhanto che sia ancora prematura una giusta re'-'isione, data la confusione che tut– t'ora sussiste nella pittura, e non solo in quella dell'Ottocento. CARLO CARRA' * GASORATl Darne il carattere aiilentico Sono d'accordo. Ma non sarà facile la– re una mo tra dell'« Ottocento italiano» che ne dia il carattere autentico, che ne riveli cioè le doli tanto intime quanto poco appariscenti. Non so quale signitlcalo il signor Ba– zin (non ho letto il suo scritto) abbia voluto dare alla parola « dignità ». Non credo si possa negare d ignita a non po– chi pittori del nostro ottocento. se si in– tenda questa parola nel suo significato essenziale di purezza morale, di serietà umana,• di onestà di mestie re sia pure qualche volta · modesto; più diflì.ci) e sa– rebbe paludare questi nostri artisti con la parola « dignità » intesa in senso estnn– seco ... come dire di grandezza maestosa. di ricchezza di mezzi. D'altra parte, non solo il signor Bazin ma proprio tutti san– no che la pittura francese e la musica tedesca dell'Ottocento hanno raggiunto il più alto livello di valori universali, e la parola «dignità" è stata da lui almeno mal scelta. FELICE CASORATI • llARDO: Ricchezza e varietà dì iunori Sono d'accordo sulla opportunità e, di– rei, necessità di una mostra comp)ela del. l'Ottocento italiano. a patto che nella scelta dei nomi e delle opere non abbia a prevalere il criterio storico su quello della severa discriminazione dei valori estetici, che tanto pregiudizio ha arrecato ad altre manifestazioni del genere. E que. sto senza arrivare alla condanna totale - da parte di Sciorlino - di Morelli e Ce– cioni, artisti di cui non tutto è da but– tar via. Circa la mostra (più ristretta) da tenere all'estero, ritengo che una decisione ~~sì compromettente potrebbe esser presa - o meno - soltanto avendo sott'occhio la vi- ione panpram ica .1el secolo nelle sale del Palazzo delle Esposizioni di Roma, Comunque è certo che è ora che si ri– veda, e si faccia vedere, più cl1iaro in un periodo dell'arte italiano, che. seppure non fu grande, ebbe tuttavia una sua fisiono– mia definita. ed una notevole ricchezza e varietà di umori. Anche per questo l'articolo di Sciortino mi pare adeguato. e degno di essere preso in consic\erazione. VINCEN'.l;O CIARDO • PlRAl~DELLO Manca ancora oggi un centro cnlturale Circa • JI contributo alla conoscenza <iel- 1'800 pi•ttorico HaJ.iano », non so per qu,ale mancanza e per colpa di chi, tale cono– scenza non si sia potuta faÌ·e per est<lSo, una volta tan-to e ,per tutte, neppure da pa1'te <ii quelli che bene o male si sono agglrnti come me per tanto •tempo· nel mondo delLe arbi con lo scopo o l'aspka– ,.tone di riconoscere na,tural,l progeniture per appiglio alla propria modesta fa– tica. Qualcosa cotne ventri anni fa scrivevo a proposito di una mostra riassuntiva di F'àLtori da tene1'si a Livorno, su-a cill:ì natale, (e so da Sciortino che in seguito s'è tenuta) lamentando la mancanza di un centro culturale italiano, che in defini– tiva non era, e non è a tutt'oggJ, nè Roma che neppure lo crede, nè Milano che vorrebbe creder'Cisi, nè Torino che cl tenta, nè Venezia che lo SUippone, nè Firenze che ci soffre di non esserlo, e tanto meno Napoli o Bologna, ma un po' iutte queste nobili città, e a,Jtre, nel , 101·0complesso disunito, come nella Fran– cia del Dl~·ettot·e signor Baz.in è unita– riamente Parigi, dove 1'800 francese può esser co-noscluto e va,lutato per e'S'teso a,nchè senza volersene pa•rbicolarmente occupare, ossia in vi•a del tutto natu– rale e corrente; a ùlvorno, <i9ve lo non sarei mai andato a vedere la mostra di Fattori; e che dunque io, bene o male l'omano, e dunque cl<btad,lno di umi città bene o male redatta a capitale,. almeno sul conto di Fabtm·i sarei rimasto a sa– perne quanto pr,ima ne sapevo, e cioè poco o niente. E cosi per Lega, e cosl per Torna (che almeno a Roma è larga– Arte Moderna) e per tutti gJ.i alltrJ da Lei nominati, e degli altri ancora J.l cui ta– cere è bel1lo per non dar sul nervi a certa critlc11 sensl,b!Je. Guardi se ll Direttore signor Bazin rlon ha aHot'a ragione di disconoscere il no– stro ottocento, se anche noi dobbiamo con– tentarci, e cl contentammo, del pochi pa– norami che ne furono estesi per me1,1to di chi ne ha potuto faticosamente sapere a·ssai più d•i noi e dal quali panorami (sia démerito degli estensori, lo sia dell'effi– cienza deHa nostra pittura del secolo scorso) questa pittura non hsulta dotata di quel che si dice un « moroente • e un,a v,ltalità esemplari per essere portata al paragone con la pittura di altri paesi e segnatamènte delJ,a Francia. . Ci saranno in quella pittuTa lati nasco– sti da scoprh·e. grosse riv,alutal'Jioni da fare, sorprese da attendere? For'temente ne dubito, seppure fortissimamente ne spero. Perché a venti ann,l di dlsta,nl'J8, quanti di soll-to ce ne mette un'idea (e qui si trattava semplicemente del desi– de1,io diffuso di saper quanto ci fosse da recupe!'are in quella pittura) ad andare da un c:ipo all'altro della Penlsol,a, e a !a,r i<ii'omo con una risposta sJa pure approssimativa ma plausibi,le. ornata di parzi•all delucidazioni e corredata d'ese'm– pi; a venti annd-dlstanza sembra che quell'idea sia 1itornata con un bilancio consuliivo di poche e piccole ma sentite esnl'esslon,I. Non che gl'informai'l sulla • problema– tica del !(usto• di allora mancassero tra i nostri pittori. Fin dalle più lontane orov,incle d'ItaHa si faceva re()aplto e stanza in Parigi che fu CToe:luolo e ma– trice nel dibattito di quella problema– tica. Ma l'o~c;tà dei • ll"d:ieux • Italia· ni dsv~ ! nunti a ouella n,;-e:li ste~i os– rlf''n' n' FrAn~is •n socrie:liere orob]E'-. ,.,,,t.Jr],P Prl innrva•'nn,i eh<? non fn~~ern 'n linea con la trsd;7.ione « stori<';<tica » · P i noRtr; oittori ae:sriom-atl ~i dettero a ouel ti·oo d,i lavo•ro solitario e allo scaii:o. su okcole rl•imension!. subissato nelle pro– o6r2lion.i dai p,-od0'1Jti nostrani dell'enfa– tioa e delle retorica d·i quel'!la -trad.izione. LE PIUME 9 HISPO * ,li GJt.:SEIJPE SCIOII.Tl1\tO La nota, con la quale invitavamo arti– sti e critici alla discussione per una mo– stra ben selezionata dell'Ottocento italiano da tenere n Roma (P poi, ristretta a u11 centinaio di pezzi. eia fnr girnre per le principati citlà del mondo), ha dato luogo a un notevole 11uniero d'interventi fra i pii,, qualificati; ed (litri nncora ci ven– qono preammnziati. non meno interes– santi, che finiranno col chiarire la situa– zione e 1iorre le necessnrie prPmesse per 1,u11a cnncrelrL ~oluzìone. Vincenzo Ciardo, che a Napoli- è il pio!tiere di unn pittura sprovincializzatc,, pur partendo da una tradizionP di schietta mediterraneità. sostanzia!lr,ente trova vc,– lida l'iniziativa; e passa 'a discutere ini– zialmente sui nomi. Fausto Pirandello, H quale vede la cosa in funzione antiastrat– tista, teme fra l'altro che i! signor Bazin, dopo la prima mediocre mostra dell'Ot– tocento francese organizzata a Roma, pos– sa (per risposta a chi? a noi che non dubi. tiamo della pa1·ticolare grande impor– tanza - e diciamo pure clella superiori· tcì - della pittura francese dello scorso serolo? J organizzarne un'altta che ci I.asci annichiliti: uno sciovinismo alla rovescia. dunque, GU altri interrogativi pirandelliani, pensiamo, possono essere risolti o avviati a soluzione soltanto dalla mostra: a11che se Cario Oal'rà. pur apprezzando le inten– zioni. pe11sa che sia ancora prematura nna giusta revisione. Le « piccole dimensiioni » come stato d'a– nimo, (il bozzettismo si sa che sono cat– tive consigliere: proviamoci ad ingran– rlire « La rnton<ia Palmieti • che è "alida p!,ttm·a tuttavia, ad egual misura del « Moulin de la Gallette» e ne avremo un valore corrisp-ettivo. Il che vuol dire che senza alludere al « quan– tum», ohe no n è l uogo di valutazione estevica si può com.in' Cia~'e il <loiscorso del– l'arte dal for male •formato•• che in– tanto, formativame>nte, di per sè, sa– rebbe ricco <irisuggerimenti, l'isoluzioni e suggestioni. Si sa ohe la problematica di quel «gusto» ve1,teva infatti sulla « for– ma». La « digestio post mortem » che si feçe da noi <iell'impression,ismo 1110n fu che d1 valore relativo, e si protrasse ira so– spiri e nostalgie che sono 11 cr,isma delle necessità ottemperate ma subite Il di– scorso, da questo punto, si fa. esteso. E per tornare dunque all'informazione, se l'Enl.e Quadrien,nale dl Roma (che non sem'bra sia riusci,to ad ottenere la sua santissima in'Vé,tiiura -a d,lvenir Biennale, (a'11endo così per Tl'\età 111 suo compito verso l'arte moderna) e per esso 1,1Segre– tario Generale che si ebbero poco meno del « crucifìgge » per aver presentato una ra,ppresentanza - e pare, la più eli!tta - della pittui,a dell'ottocento, in fase •attiva di Pappresentazione, e in sede che parve (o che fosse) polemica, vuol ora ,assumersi questo più largo compito divulgativo in fase estemporanea, con la dotta -assisten– za e p,·estazrlone di una parte e1'etta dei componen,ti del Comitato, e il consiglio degM esperti; be.nchè la ragione mi sem– bri ormaJ per quel che ho detto, in certo qual modo compromessa; !nstruisca, se se la sente, una così l,abor,iosa esemplifica– zione. C'è da pen,sare · al consun,tivo: se cioè poi l'impresa va,lg-a la spesa; la posta, la can.dela. E d!rca ba dimostrazione da da-re al Direttore sig,nor Bazln, che non s,i faccia Il viaggio dei pifferJ che an– dat'<lno per suonare di santa ragil.one. Per– chè insomma di denal'i, da spender be– .ne, in Italiia 5empne ne ma,nc-ano; e per m1gU01; desbinaz.Joni che non siano quel,le di prestar, con esempi &carsl di idee, nuove riprove di ragioI)e all'estetica delle idee senza fondo come le brache del gatto dagli stl'V-all delle sette legh e: per via di da,r sfogo a quella malre.de- tta lun,ghissima coda, sfondatissi ma. E, se Soffici - come Carlo Barbieri e Do– m<>nicoContatore. mci con una profoncln e umana persuasione che testimonia !a altezza spfrituale dello .~criltore <' cLell'<1r– lìst.a - condivide e propugna !'idea d'uno n:-ostra ben selezionata. Dello stesso par<>· re, con le variazioni proprie alle singole personalitd. sono Leonardo Borgere e Felice Casorati; i! primo con particolare vivacità; mentre Ottone Rosai crede in un intervento risolutivo deUa critica. Ora è interessante sottolineare come parecch.i degli egregi arlist i , cri tlci cl,e han voluto gentilmente rispondere alln nostra richiesta, passano senzJaltro ai nomi. Ciò denuncia. fra la!tro. come In faccenda sia scottante e trovi .•ubito sfogo nelle punte polemiche. implicite o espU– cite. Ovviamente '!a nostra proposta delle due most're dell'Ottocento italiano par1e dal presupposto che la nostra attività ar– tistica dello scorso secolo sia ancora cl'i– lìcamente da sistemare: 110n è stato fatto nul!a. diciamolo pure. se in nessun inter. vento vien fuori il 11ome di Tomn o di D<> Nitti.~. se Fattori e Mo-relli 1Je11aow) da qualcuno accettati e da altri respinti Pubblicheremo in un prossimo numero altre risposte e quindi, tenendo conto di quanto è stato detto da uomini comp<>– tenti e responsabili, porremo .~u un pio11n pratico la questione. GJU EPPE SCIORTINO ROSAl La causa di una lacnna Perchè sia mancata all'Ottocento pit– torico italiano una adeguata sistemazione critica (negarlo totalmente credo non sia possibile e persino contrario al buon sen– so) si potrebbe anche spiegare ricorrendo a pretesti di ordine storico e culturale di natura cosl complessa, purtroppo, e non .convincenti al segno da invogliare alcu– no a sceverarli. A mio avviso, comunque la causa prin– cipe dl questa lacuna è da ricercare pro. prio negli artisti del nostro Ottocento e nella loro pittura, in tutte le limitazioni implicite in un'arte che non ha approfon. dito i problemi (estetici si intende) del mondo a lei coevo. Questi sono i motivi di un disinteresse che è forse eccessivo chiamare ccautolesionismo ». Nessuno può negare che ci sia stata in Italia anni ta una vasta campagna riva– lutatrice dell'Ottocento nostrano che ha visto non soltanto i pezzi notevoli del– l'epoca registrare le massime punte ne::e aste del mercato artistico ma perfino ero. ste abominevoli salire a prezzi impensa. ti. Tutto ciò corrispondeva allora a un largo interesse del pubblico ed oggi que. sto interesse può dirsi pressoché spento! Ma io non voglio inferire che ciò de. nunzi 11na mancanza di vitalità in un'arte che non sa interessare. Solo ritengo che non sia impresa da me occuparmi di cose che soltanto gli specialisti han da risol– vere, oppure il tempo. Il tempo, molto alla lunga! Quando al giudizio del signor Bazin egli dovrà assumersi come ognuno in queste cose, le sue brave responsabi– lità eq esse saranno in proporzione dello enore eventuale ed egli ne uscirà tanto più piccolo quanto più l'en,ore sarà gran– de. Concludendo è mia opinione che la critica d!arte possa considerarsi oggi una scienza come del resto scienza è la filo. logia, e siccome carattere di tutte le scien– ze anche di quèlle non propriamente esatte è per l'appunto una certa esattezza di giudizio, non dubito che anche la que. stione dell'Ottocento pittorico italiano sa– rà risolta e riportata nei suoi limiti. Solo affermo che far questo non è nostra par. tita nè di me pittore, nè di semplici let– terati, nè di ctitici la cui professione cri– tica non impegni una vasta cultura spe– cializzata e tutta intera \',esistenza. OTTONE ROSA I * mai, diciamo: infondate. O che non riten. gano appieno. Significa: Incontinenti, di scarso o vago contenuto, il quale, si sa, è forma. SOFFICI E a parte questo, che al Dh'ettore si– gnor Bazin, o a chi per lui, non venga in mente di subissarci con cento altri oapolavori fran cesi dell'S00, più capola– vo1u dri quel.li già presentati (chè molti non lo erano affatto), in una più esem– plare specificazione dei « postuJ,arti • del– l'a1,te francese dell'800. FAUSTO PLRANDELLO Una genuina valì.dità Pove1; provincialolti nostri, infatuati di modernismo artistico par~glno. per paura di parere. appunto, pl'ovlnciali (come se l'Italia potesse ma,! esser provincia rispetto a qualsiasi nazione del mondo) si son dati . nei loro vecchd alllilli a screditare la nostra pittura dell'Ottocento porbando alle stelle

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