la Fiera Letteraria - XI - n. 52 - 30 dicembre 1956

LA ccFJ.ERA LETTERARIA» AUGURA BUON NATALEE BUON ANNO Al SUOI LETTORI Anno XI . . 52 SETTI 1 A ALE DELLE LETTERE DELLE ARTI E DELLE SCIEL ZE Domenica 30 dicembre 1956 SI PUBBLICA LA OOME ICA Direttore VI QUESTO NUMERO L. 60 •IHl,ZIONE. AM.l\11NISTRAZIONE ROl\llA Via dJ Porta \'as1ello 13 Teleloni Kedaz1ooe 555487 T'r1 mestre L 7~0 Amm1n1s r 555 158 Estero Annuo L 4 000 PUBBLICITA AmmlntStr. e LA FIERA I..ETTERARIA • · V di Porta Castello. 13 • Roma · TAR.: Commerciali l, 150 Copta arretrata e, 100 • Speè!z!one In conto correo e postale (Gruppo li> • Conto corrente postale a t/3a2A O.nn -1n L 2 7011 ,,.m..,. rf I, I 400 ·(JLEMENTE MARIA REBORA u• IL FE ELE 11. ~sù il Fedele, :\-laestro di Fede: verso il Padre, è fedele, a morire: verso i Fratelli. è fedele, a vivere: , verso Se stesso, è fedele, a essere il R:.sorto. Gesù il Fedele, in gracili forme con grazia e con pace dal Padre l'Erede mandato ad .ssumere il peso dell'universo che grava, fuw al sangue, per ogni verso, di Colui che è, che era, e che è per venire; Gesù il Testimonio fedele, che ci ha amati e lavati dei nostri peccati e cl ha col sangue ri1.atti Regno e Sacerdoti a Dio, Padre Suo: Alta e Omega, Principio e Fine, Colui che è. che era, e che è per venire. l'Onnipotente, l'Erede di tutto, ~ che sulle nubi verrà - il tempo è vicino - o~ occhio Lo vedrà, anche coloro• che lo hanno trafitto: Eill, il Bimbo diritto, venuto a rapire qnel che c'è di materno nel cuore di pietra dell'uomo, a tarlo di plebeo superno, N ~vvenza che irrompa • pro.rompa dal segreto del.lo Spirito Santo, come Fiilio, unicamentf: amat<>, il conoscimento del Padre. GMÙ il Fedele, e il Verace, che ~udica e combatte, g:usto: Re dei Re e ,Signore dei dominanti; Gesù il Fedele, il Verace che monta, su tutti, un candido cavallo, bianco cavallo ove son fuse in pace ta Tuttasanta Madre degli Amanti, U Santo Padre guida degli erranti, !'Eucarestia che chiama al Cielo i Santi: troneggia il cavallo che in candido velo , redimito di Sangue, e il suo nome si chiama il Verbo di Dio: formidabilmente vittorioso contro il male che tenta e r:tenta d'ogni parte, e si riversa esangue; Cesù il Fedele, che entra con giusto dolore nel Regno dell'Amore, trionfalmente entra nel Cielo fn tripudio ~clamante: Allelujal E' entrato nel Regno il Signore Dio nostro Oon:potente! Festanti esultiamo, alleluja! A Lui dando ogni gloria, perchè ha meritato le Nozze, ~ venute le Nozze, le Nozze dell'Agnello: Alleluia! E pi,ange su lul ogni tribù della terra: p~ su Lul con gioia contrita: finito ogni lutto, finita ogni guerra, la morte assorbita !n v:ttor:a! Nel bello radiante splendore ogni uomo è fratello, ogni cuore è ruscello del beTI'Amore Regale: Beati coloro che ~ono i 6egnati, alla Cena Nuziale dell'Agnello! ~ù, il Fedele, il Verace, è ù Giud:ce che prese a esprimere visibile nel g:orno del Santo Natale l'inesprimibile misericordia del Padre: prese a raggiar malvisto nel volto sublime la bellezza divina e materna compiendo: e nuovo incanto di beltà pervase con intimo fremito l"universo fra linee terrene presagio di Cielo per educarci lassù, al Paradiso; ma pzti.ma ancora la Bontà rifulse, accese d'esser buono il gran tormento. accese d'esser buono un vasto incendio che a somiglianza divina cresce e arde per ogni cuore :.n carità di Dio trasfigurato: cura d'una v:ta monda, * sete d'innocenza, anelito di verg'.ne scienz.a, e devota attenzione presso il B:mbo, attenzi.one devata al Fanciullo fatto emblema d'ogni cosa pura, sciolto problema d'ogni vita piena; e infine sahdfico effetto sopra l':intero creato a salvare già qw tutto l'uomo, c:ò che è nato nel mondo perituro e portarlo si'curo al giudizio; Gesù il Fedele, il solo punto fermo nel moto dei tempi. in sterminata serie di eventi: :I solo Santo che non manca mai, che trascende dove ci comprende e si fa dono in cima ai nostri guai e pareggia la grazia col perdono: vero Dio trasumanante e a Deità aperto vero Uomo: Egl~ i Fedele per sempre, '.\!ae.,,--tro vivente d.: Fede, Egli che viene a Natale Ìl1 peccato per men~ in maestà di z!ona, continuo avvento al termine ~to: se no:i invano pass;amo il breve tempo come luce del Figllo Incarnato, come trutti di dolce cons:gco, impegno 8Dloroso di vita, di vita del singolo unanime nel ~. v::ta raggiunta .infin.:ta, in beata oiroolazione dove l'impeto la porta che ineffabilmente ovunque va non ritorna, ma in desio del Padre universalmente pro ed-· nel fulgore del fuoco tutti insieme gloriando quali figli di Dio, alleluiando al Padre. al Figlio e allo Sp:nto San.o che universalmente procede, tutti ins:eme in ;::ioco g:!ocondo testanào quali in gaudio rapiti figli di D:o nell'~ che procede su per la multanime fiamma dii fratelli nella Mamma Celeste, i Fratelli di Gesù il Fedele. CLOIE..,"'Tlt MAB.U. RE:BOB.A Per il S. Na.t41.e 1956 d4l ldto cuL!a sua. in.ferm.it ,i. Mil~:::.x ~ hbor-a e Gesù i.i Feèele •· e ll Xata:e ,._ ·~ de! Pw,e d'ero•· <.. ::;..~0111, "';;" adi11':i."::' l~~ller uoe d4l!4 &~ V~ o Vet'Ofld I C,A.NTI DELL' INFERMIT A. Clemente Maria Rebora. Di Re bora a,·evamo accolto religiosa– mente. come una reliquia, i Canti dell'in– fermità. E nessuno, meglio di Giuseppe De Roberti.. era riuscito a dire per tut:.i noi. nel _emplice giro d'un inciso. la pro– fonda esu.tanza: • M'arriva ora un qua– derno di sole otto pagine di testo. Sono i Canri dell'infermi1à (Edizioni Vanni Scheiwiller) di Clemente Rebora. Inco– mincio a leggere il terzo che ha per ti– to o: Notturno ( e Il sangue ferve per Ge– sù che affuoca. - Bruciami!, dico: e la parola è ,·uota. - Salvami mtto crocifisso (grido) - insanguinato di Te! Ma chiodo al muro. - in fisiche miserie io son con– fitto ... ,,). Pen~o che Ungaretti si griderà questi ,·ersi esaltatL questi versi iacoponi– ci; anche i miei cari se,·eri poeti della "tera geoerazione ". da Sereni a Luzi, li gri– deranno•. Ed ecco che Rebora. ahimé ancora • dai le to della sua infermità •· ma a testi– moniarci un'altra ,·olta la robusta sa– lute dell'anima. manda a tutti noi. • per il s. :Slatale 1956 • (in un altro • opusco– lo. di Vanni Scheiwuler), Gesù i! Fe– dele (Il Natal.e). Un inno che ba la va· stità. :a profondità, la maestà d'un can– o !iturgico. e tutta la forza dolce e so– !eone (tutla la potenza irresistibile) della Poesia. Non è in s ede d1 edificazione che Qui diamo notiz.la del nuovo Canticum rebo– :iano, ma sem plicemente io sede di cro– naca letteraria. secondo le nostre poche virtù. Le quali però non sono così limi· tate da non permetterci di riconoscere subito (nel timbro. nell'archi ettura. nel– l'asso luta m ancanza di enfa si pur oe!la sel\'a de.le mamscole ritua.li) la presenza di q ualcosa di grande. Di g rande e cioè di ,·eramente \ll'llano, proprio per il ra– dicale prosciugamento di quei senti– menti (di quei cari ma divergenti poe– ticismi) cui ci a\·evano abituato, dopo l'esempio forse unico del Ianzoni, g.!l '- IL c(GENEBE)) DIB BOBA E L'UO * Un inn.o che ha la vastità, la profondità, la maestà d'un canto liturgico, e tutta la forza dolce e solenne, tutta la potenza irresistibile, della Po,sia * di GIORGIO ()A.PRONI Ultimi poeti nostri nel toccare al cal– duccio e la più bel,a festa dell'anno •· Per chi ridusse o riduce il Natale a una soave evenienza sentimentale e ga– stronomica. melodicamente indolcita di propositi zuccherini per il futuro (di • messaggi di pace>, di •auguri• e • gra– zie altrettanto•• con momentanea sospen– sione degli s!ratti) o di notturne cam– pane e diurne cennamelle, che salutare e asciutta frustata (che cristallino sof– fio di tramontana) l'inno savero del Re– bora. dove la parola, scarnita fino al– l'osso. non consen·a più nemmeno una ombra d'ipocrita (dolcemente ipocrita) adipe. Gesù il Fedele, :Maestro di Fede: ~::~~ iii ~~ii.è èf1~~e. 2 am°:i~~: Giorll'io l\Iorandi: " Composbloue " ► veno Se steseo, è fedele. ,. essere 11 Risorto .. G""'1 U fedele. in gracUi torme... E«li, U Bimbo diritto. venuto a np1re q_uel che. c'e di materno nei cuore di pi-etra dell'uomo. a farlo di plebeo superno_. Gee:IJ, il Fedele. il Verace. è 11 G1udìce che prese a esprimere visibik nel porno del Santo Natale l'inesprimlbU" mi9t!ricordla del Padre: prese a raffi~r malvisto nel vol o &nblime I• bellezza divina e ma.terna compiendo ... il aoJo Santo che non manca ma.I. che trascende dove ci com;pre.nde. e &I b dono in cima ai nocstri ,ua.1._ La musica (la magra e se,-era orche– stra) è dell'asciutto tempo antico, ma tal– mente nostro e vh-o è il sentimento tra– dotto (il ~aggio: • e infine salvifico (;\lostra dell'arte moderna. a. Londra) effetto - sopra l'intero c=eato - a sal– ,·are già qui tutto l'uomo, - ciò che ii nato nel mondo perituro - e portarlo sicuro al giudizio; - ~ il Fedele, - il solo punto fermo nel moto dei tem– pi, - in sterminata serie di e~ti >), da farci pensare non del tutto fuori propo– sito (per il raccordo, appunto, tra anti– co e moderno in un unico tempo nost:-o) al così poco compreso Ca.aticum ,trawin– skiano, la cui metallica austerità (la cui stessa sterilità figurativa. capace ài bru– ciare il caduco dell'epoca n,eJ proprio spec– chio ustorio, fino a TeStituircene nuda l'a– nima) più che intesa in tutto il suo u– cente e • squallido • grido, è stata frain– tesa come atto di rinuncia, mentr'era in– cenerito e a:-g,enteo pegno ài mortifica– zione profonda. Di mortificazione e (non c·è bisogno di dirlo) di esaltazione. Ma ripetiamo, non è in sede edificato– ria (e nemmeno di edificatoria - con o accento sull'i - poetica; qui stupenda) che indichiamo l'inno reboriano, cOSÌ pronto nel restituirci in un severo tempo eterno la dimenticata (o arurebbiata: in– gentilita e imborghesita) poesia del Dì della ascita. Restando nell'orto chiuso del • fatto letterario •, se l'inno ci <:Olpisce tanto in questa prima lettura, è anche per un'al– tra meditaz.ione alla quale ci esorta. o I– tre quella religiosa per cui è stato com– posto. Ed è circa la possibilità ancora attuale, nonostante la giustificata diffi– denza, d'un a poe sia di genere sa.ero (e quindi, sul pia.no delle ipotesi, d'una poe– sia di gene re cel ebrativo., etc.), non ap– pena il bonum da esaltare, e da cui trae potenza e bellezza il componimento, coin– cida con la coscienza stessa del poeta, co– me elemento motore e non come • idea entratagli in capo• e generosamente tra– dotta in puro e semplice slancio emoth-o. Giaccliè è così che l'impegno sca-de nel- 1' engagement, distinzione che non vuol esser sottile, in quanto una differenza v'è, e qualitativa, tra chi è suscitatore in pro– prio, via poesia, di grandi idee o senti– menti, e chi (non più guida ma gregario: romantico tamburino) si limita a spalleg– giare e a riv'erbenre tra· le file (o dalle file) le iniziative d'un gruppo più progre– dito di luL Cosa senza dubbio utile e lo– devole da un punto di vista civico. ma non sufficiente dalla parte della poesia. Rebora ci offre così, in un momento op– portuno. un'altra - alta - lezione. A ciascuno il suo. Il • genere • è l'uomo. Ogni tentativo diverso. GIORGIO CAPRO:'\'1:

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