la Fiera Letteraria - XI - n. 48 - 2 dicembre 1956
! Domeni.ca 2 ,lircn,hrc 19;6 .IL LlBltO In questo suoultimo ro– manzo, che fa parte di un piùampio ciclonarrativo, lo scrittore istriano per– vienea unaltolivellodi unitàstilistica, madenun– cia anche i suoipericoli e i suoilimiti DI Clll S.l P 1llt L 1l P. A. Quarautotrti Ga.mbini '' Il di cavallo di Tripo.li ,, Quarantotti Gambini * di FElfDlll/AlllDO IIIRDl1-I Il nuo,·o romanzo di P.A. loro gli scrittori e i poe– Qurantotti Gambini, H ca- li della Venezia Giulia, da vano Tripoli, fa parte, insie- Svevo a Stuparich, da Slata– me al precedente libro di cui per a Saba; ma è anche da parlammo a ~uo tempo su scoprire in una consape– queste colonne. Amor mili- volezza saremmo per dire ro– tare, apparso all'incirca un mantica di dover essere come anno fa, in uno dei « coralli • un trait-d'union tra l'aulica dell'editore Einaudi (che pub- tradizione letteraria italiana blica anche questo nella stes- col delicato cerimoniale stili– sa collezione), di Un largo stico del suo inguaribile pe– ciclo narrativo nel quale oc- trarchismo, e un mondo per cuperà il secondo posto fa- così dire barbarico (appun– cendo seguito a un altro an- to barbarico i.n senso roman– cora inedito che lo scrittore tico) • spera di poter licenziare as- Questo spiega anche J'assil– sai presto e che avrà una lo della ricerca di un linguag. funzione introduttiva a tutto gio, di un mezzo espressivo ouesto complesso di narrazìo- che è in tutti questi scrittori, ni - che sono, sia pure in anche in quelli che a prima un organico disegno di svi- vista non lasciano avvertire luppo, autonome tra loro - un impegno e un assillo sif– nelle quali Amor militare oc- fatti. anzi lo nascondono e lo cuperà il terzo posto, anche il mascherano. Fondamental– racconto Le trincee venuto mente diversi da quelli degli alla luce nel 1942 (Einaudi altri scrittori italiani se non edit.) sarà inserito probabil- altro per i loro problemi di mente in un quinto volume. contenuto, spesso frutto essi Ne risulterà dunque un ciclo stessi di una dialettalità sol– abbastanza vasto e complesso lecitata da tante e diverse di cui sarà centro il ragazzo Paolo dall'infanzia più tene- implicazioni linguistiche, nu- ra all'adolescenza (almeno a trit; degli apporti di cosi di- verse culture, gli scrittori giuliani hanno stentato sin dal secolo scorso a trovare stabile cittadinanza nella no– stra letteratura (si veda la ricorrente polemica contro Italo Svevo tenuta su come è da una critica ostinatamen– te legata ai canoni accademi– ci del bello scrivere). Tornando a Quarantotti Gambim, sarebbe difficile di– re quanto in questo scrittore provenga da filtri mitteleu– ropei e quindi implicitamen– te sveviani (anche se Svevo non è stato un modello per la sua formazione) specie nel suo gusto particolarissimo per l'analisi della sensazione stu– ài ata nella prospettiva del l'icordo e quindi deformata dalla sottile penetrazione del - la ricerca, quanto si deb– h"l altresì a un sentimento saremmo per dire panico del– la natura che in alcuni casi non è dissimile, anche se ri– sulta sorretto talvolta da un minor impeto lirico, da una FERDNANDO VIRDIA (continua a pag. 6) O!IIAGG.10 T F T T F R .,\. R T .,\ 111 '' PESCIOLl,\ 1 1 ~– * DI SCII El ll'ILLER Il "Curriculum"· di Clementeebora * L'attento lettore si accorgerà, nel tiepido a"onie della sua lampada, quale suffJporto di più gli porgerà questo lilbriccino di versi alla sua fiducia nella poesia contemporan,ea, i.a quale del resto in questi ultimi anni non, gli è stata avara di domi preziosi nonostante il romanzismo imperante I pesciolini pescati da Vanni Schei– willer, che sa servirceli con così pulì to stile, sono veramente d'oro: in breve volger d! tempo, un Palazzeschi che nes suno si sarebbe aspettalo. un rarissimo Rebora, un inca·ntevole Penna, infine -– uno più beHo dell'alltro - due Sbarbare che ci hanno lasciato col cuore sospeso E come se tanta grazia non bastasse, pro– prio in que&ti giorni un aJ.tro Rebora. « fuori senie » e fuoPi commercio, ,iegno della mensa d'un re. Il povero utente di poesia, rassegnato a inghiottir tanti ghiozzi cosi cava!ière• ment ammanniti•gli dalle mense aziendali degH ediforl, s,I stropiccia gli occhi e, am messo che nel contempo ciò sia poss,i– bile, esi4a ad affondar la forchetta nel vassoio per far la sua scelta. Gli verrebbe la voglia d'arraffar tutto. e di pol'tarsi tutto a casa, tanto più chP si tratta d'un cibo che il piccolo spai.io d'una tasca (o del cuore) basta a coni"· nerlo 'tutto. Ma la buona educazione, qui In pub– blico, vieta di far piazza pulita. E dal can.to nostro, dovendo per forza scegliere. contentiamoci dei due Rebora, un dei quali fra l'altro ha anche il pregio di esser quello più di recente pescato dal sagacissimo Vanni. Il primo di questi Rebora porta il b1- tolo dì Curriculum vitae, ed è una « rac– coHa - secondo una Nota dello stesso Autore - Jniziata nel mese del S. Cuore e terminala nel mese del Prez.iosissimo Sangue, 1955 ». Il secondo porta il titolo di Canti detl'lnfermltà, e contiene poesie dettate, appunto « dal letto dell'infermi– tà•, tra il 15 ottobre 1955 e il 20 sP.t– tembre 1956. Oi bastano queste poche notizie per far– ci a-rrossire del tono frivolo con cui ab– b.iamo cominciato il discorso tanto esse oi ripo1,tano di colpo, con la mente e col cuore, alle tristi condJ,zioni fisiche in cui da tempo si trova questo nostro poeta. Un poeta che Boine non esitò a chia- di * GIOllGIO CAP ltONI mar grande (anche nei suoi errori: nelle sue cadute e nelle sue resurrezioni), e che qualunque al4ra nazione meno povera e sprecona di noi già avrebbe da tempo onorato nel più concreto dei modi; e cioè, più che col solito alloro esigibile in ban– ca, con quell'altro, che sul nostro suolo stenta tanto ad attecchire della pura e semplice - e amorosa - lettura. Non siamo invero in molti, fuor del recinto degli addetti ai lavori, a saper che cosa abbia rappresentato, e che cosa rappresenti, Clemente Rebora nella nostra Poesia. E anct>ra in meno risulteremmo, se ci contassimo, capaci di sentirne il forte e perpetuo richiamo a una concretezza, che potremmo anche chiamare rea!Jsmo se non avessimo pieni gli scaffali dei sot– toprodotti venduti sotto l'augusta etichetta. Rebora è un uomo, come Ungaretti, che non ha fatto a pezzi cuore e mente sol– tanto per cadere in servitù di 'parole: è un uomo che la parola, anzi, invece di idoleggiarla, o lisciarla, o vezzeggiarla, o pomiciarla, ha preferito prenderla riso· lutamenle per il collo, e (orzarla -- fino all'impossibile, fino all'a'Ssurdo - all'azio– ne, preoccupandosi più della propria co– scienza (della propria anima) che del buon gusto. Ne r'sulta un lessico in l'Ovina - irto di classicismi illustri accanto a vocaboli volgari, che sono anch'essi classicismi rien– trati - dove la parola stessa, premuta dall'interna fu1,ia morale, ti par di sen– t:rla letteralmente scoppiare sulla pagina in dissonanze e ingrati suoni d'.sarmonlci, di cu,i in casa nostra so:tanto uno Jaco- pone, o un Tommaseo, possono essere stati maestri: uno Jacopone e un Tom– maseo che, per assurda i,potesi. si siano rivoltati, amoris causa. al più adamantino Carducci Dal grosso e scaltro rinunciar superbo de!le schiave pianure ... Già: « Ferocemente la visiera bruna ... >. Il corrusco musicale può anche sembrare lo stesso in quanto a timbro, ma il • pes– simo gusto• del Rebora, se non è quello del non innocente Frugoni, ancor meno somi,glla a quello gozzaniano: è un fra– gor di marmi e travertini (quasi secen– teschi ctceronismi squassati), i quali crol– lano, si, sui più !aldi luoghi dell'uomo, ma non certo per seppellirlo, anzi per farne risaltare, con l'empito d'un Savo-. narola ancor laico (i vocaboli in corsivo son tolbi di peso, e Picuciti insieme, dai primi testi reboriani), lo sfasciume, ma– dido di tutto un fortor di carname teso ai !ucri più vili. Certo, l'esito d'una tale tensione mo– rale non poteva essere che il ripudio pieno (l'orrore) della stessa poesia, e la dedizione assoluta dell'uomo alla pura semplice azio– ne, oltre i limi,ti per forza divergenti della parola poetica unicamente indiriz– zata alla poesia. Non poteva risolvers,i che nel trapasso, storicamente avvenuto, del vociano Rebora al rosminiano Padre Clemente (da vent'anni sacerdote nell'Isti– tuto di Carità di Domodossnla), ma il cur– riculum di tale transito resta, e resta propl'io nella stessa parola ripudiata, o costrella ormai a far l'ancella di Dio: parola che per non esser mad. stata con– siderata in sè, appunto per questa sua mortificazione non ha esitato a fare il salto, dall<1 poesia pura, alla pura e sem– plice Poesia. Anche se la maiuscola non impedisce, al Sacerdote d'oggi, di rinne– gare più che m~i il poeta di ieri, o al massimo <ii considerarlo come concime (mostl'O d'orgoglio) constatane l'inanità sul piano del Bene: Orrore disperato, Gestì mio, trovarsi in fin dJaver cantato l'io! Jnvero, anche se· trattata come una ser– va (« santità soltanto comp·ie di canto •l, la poesia scacciala dalla porta rientra trionfante, pur con l'ossa rotte, dalla fine– stra: vien cioè edificata, e non sembri strano, proprio con quelle medesime pie– tre che Rebora, senza ombra di pietà ver- so se stesso e verso i lettori, trae dalla cava profonda della propria coscienza per costruire la radicale condanna. Se poeta salir, ma non qual santo, perder di Tuo amore anche un so! punto, oh da me togli ogni vena di canto! ... . . . . po!verizZato nell'amor di Cristo: far da concime sotto !a sua Vigna, pavimento sul qua! si passa e scorda. peda!iera premuta onde profonda •a! !a voce dell'organo nel tempio ... Ecce anciHa Dei. Ma è proprio nella umiliazione dello stesso concetto di poesia, che la poesia stessa, ripetiamo, vien da lui riscattata inimitabilmente, e ritrovata perfino come fiducia: La poesia è un miele che il poeta, in casta cera e cella di rinuncia, per sè si fa e pei "frate!!i in via; e senza. tregua t 1 armonia annuncia mentre discorde sputa amaro i! mondo. Da quanto andar in cerca d'ogni parte, in quanti fiori sosta e va profondo come !'ape i! poeta! ... Verrebbe la tentazione di chiederci. scherzando, se la poesia di Rebora a volte non sia « più bella» proprio dove i vers, sono • più brutti». Ma molliamo la ten– lazione, acciufiata un attimo per la coda e allargato il cuore come allarghiamo le dita, profittiamo piuttosto dell'ultimo spa. z;io rimastoci per ringraziare Vanni Schel– willer d'aver liquidato, con questi due · libretti, la favola triste d'un Rebora de– finitivamente morto all'arte. D'averci anz. donato due Rebora uno più vivo dell'al– tro, e conduttori, entrambi. Dio sa d quanta poesia salutifera. s: legga, non potendolo citare mtero perchè troppo lungo, almeno il poemetto che dà il titolo alla pl"'.ma raccolta: Cur– riculum vitae. E si leggano interi, ché GIORGIO CAPRONI (continua a pag. 6) auanto ci è dato di arguire ""'',,,,,,,,,, ,., ,,., "',, "',"' "'",,, ",",,,,,,, ""',,,,,.,, "",,.",,,.," ""' "'"""" "'",",,, ,., ,,,,,, ",,,,,,",, 11,,., ,,,,,,,,,,,,,.,,,,,,,,,.,,,,,,,,,,,,,."",,,.,,,,,,,,,,,,,,, ""'"""'",,,,,,,,,,, ,., ,,,,",,,,,",,,,.,,,, ""', ,., ,,,,,,,,,.,,,,,,,.,"'"", """"',,,.,,,",,," ,., ""'"" rlalla collocazione delle Trin– cee nel complesso dell'opera, sempre che al quinto non se– guano altri'volumi), del quale le parti già edite ci consen– tono di rilevare alcuni linea– menti, anzi possiamo dire che la sua personalit~ ci appare già in modo piuttosto persua– sivo e concreto. E' chiaro che si tratta di un personaggio strettamente legato ai ricor– di dello scrittore, diremo una trasposizione di se stesso; si avverte anzi nella sua con– formazione, nella affettuosa partecipazione dello scrittore più che alle sue vicende alle sue sensazioni, nel suo imme– desimarsi nel mondo del ra– gazzo, nella geografia dei luoghi le terre dell'Istria at– torno a Trieste e a Capodi– stria, dove la narrazione si svolge. negli anni attorno al– la fine della prima guerra mondiale, che coincidono con quelli della stessa infanzia dello scrittore di trovarci di fronte a un complesso di romanzi autobiografici. a una recherche du temps perdu, nella quale il personaggio di Paolo non ha una funzione diversa dal personaggio Je– Marce! di quella proustiana. JlJI.JES BtJIUAINS. lPl!fJ SCB.ITTOHE DIALE7,TlCf.J IL PASCOLI, SOLITARIO Ifiali deali uomini di buona volontà * senziale ira « Le Honunes de Bonne Volonté » di Juke Ro malns da un lato e romanzi tanto diversi Ira di loro co– me assunto e portata quali « A lu Recherche du Temps Pcr– du • di Marcel Proust, « The Forsyte Saga» di John Gal– sworthy, « Buddenbrocks » e « Der Zauberberg • di Thomas * * Nel giudicare Jules Rornains, ci si sente sempre un po' in imba– razzo. Non volendo considerarlo un genio, dove porre i suoi limiti? Mann od anche «Jean Christo. phe • di Romain Rolland P « Der Man 0hne Eigenscha!– ten » di Robert Musil dall'altro Cento volte disse di se stesso : "non voglio essere messo in piazza,, ... * è che mentre questi tulti sono nat'i spontanei quali frutto di di blACOHO AN'l'O~JNI una magari lunga incubaziorn" dell'autore ma comunque di un'iapirazione diretta ed irre– di Di fronte a Jules Romains oi si sente sempre un po in imbarazzo. Di lui non si può parlare come d'un altro scrittore del suo rango rico– noscendone i meriti e nel con– temp0 i limiti. Egli esige la ammirazione quasi incondizio– nata riservata ai più .iirandl. pretende essere accanto a Mar– cei Proust, a Thomas Mann ed a qualche inglese uno dei mag. giori romanzieri del Novecen– to. Scrivendo e dando alle stampe i ventisette volumi de « Les Hornmes de Bonne Vo– lonté » (Flammarion edit. Pa– ris) ha inteso dare di propo– sito un'opera altrettanto im- portante che « A La Recherche rlu Temps Perdu » di Marce! ,Proust e magari anehe dle u. La Cmnédie Humaine,... di Balzac. La preteoa è esplicita P non mancano in Francia am– miratori disposti a. sostenerla specie nei confronti di Proust Jules Romain è un uomo che uon dubita mai di se stesso ed è intimamente convinto di es– <:.ere un genio. L'imbarazzo per molti di noi proviene dal fatto che non potendo, malgrado le migliori mtenzioni nei suoi riguardi, riconoscergli cosi alti me,:-itj non si sa bene dove poi porre i limiti. Ulll monumento di proporzioni smi6urate quanto « Les Hommes de Bonne Vo– lonté » andrebbe accettalo ed ammirato neU-insieme. Se ciò non è tutta l'impalcatura crol– la. Si corre quindi il pericolo di giungere ad un totale nega. zione. ad ignorare o quasi lo scrittore., a metterlo all'ultimo rango fra quanti si ricordano soltanto pro-memoria. E que– sto quando avviene è ingiu. sto anzi sbagliato. Perché sen– za essere geniale Jules Ro– mains non è affatto privo di talento ~ fra i ventisette vo– lumi della sua gigantesca epo– pea ve ne sono alcuni vivi azzeccati. interessanti. sta geltare uno sguardo sul volume di André Cuisinier «Jules Romains et Jes Hom– mes de Bonne Volontè • Flam - marion edit Paris) in cui nel corso di circa trecento pagine fitte il saggista cerca d indivi– duare i vari temi ed aspetti del gigant:esco romanzo dì Ju– Jes Romalns per rendersi con - to che questi si è messo al lavoro colla preoccupazione e lo scrupolo di chi dovendo comporre un m:muale destina– to allo studio di una determi– nata materia veglia anzitutlo ad annotare con precisione fat– ti e date per non d}menticare alcun aspetto sia pure trascu- frenabil_e scevra quindi di _ogn; rabUe del suo argomento. J pre~<;ditaz,on,. quanto aglt ef- A proposito dell'autore da lui letti il hbro °cl Jules Romams tanto ammirato da decÌicargll I è •lato !abbncat:o su misu.ra non uno· soltanto ma tre volumi da un? scn_ttore . molto abile eunseculivi per studiarne l'ar. ma P'.tvo dt og~i estro Nell'occasione del Centena– rio Pascoliano, che ha stimo– lato l'anno scorso molti e valenti sbudios1 a indagini critiche di ogni genere, ben pochi passi sono stati fatti, a quanto pare, verso una mi– g,liore conoscenza del Pascoli nell'intimo, dhe non fu certo senza incrinablll'e e di.Uicoltà. Ma le celebrazioni hanno una sorte lieta, si capisce. in un senso solo. Il fatto curioso è te ed il pensiero Andrè Cuisi- ll difetto maggiore de « Les nier non esita a tirare in ballo Hommes de Bonne Volonté • è 1 nomi più gros•i della lettera- la manca1;za di impeto, di. fre– tura mondiale. da Omero a schezza. d abbandono. 0gm vo– Tolstoi. Questa dismisura nei loime. ?gni episodfo, ogni _µer– paragoni e gli' accostanmenti sonagg10 ~no stah costru1t1 a corrisponde alla singoJ.are man- freddo coUattent? calcolo del canza di limite e di in timo bravo art1g1ano d oggi che rila equilibrio di Jules Romains alla per!ezione un mobile an· che _la figura uma;na ~el poe– stesso. Lasciando da parte O tico, Qui come in altre opere, )a riman,ga a t_utto~g1, presso mero. Tolstoi e Balzac si deve ad e~empio. « Donoggo-Tonka », ti puhbl1co, c1rconbusa del!~ rih,vare che Ja di!lerenza es. ,1a lrilogla mhtolata • Psyché • stessa le,g,genda che le fiori o commedie quali «Cromedey- intorno nei lontani anni del re-Je-Vieil, « Monsieur Le suo trionfo. Scarsi ritocchi ha Trouhadec &ai~i par la Debau- ulbìto nel tempo: e, Ifiuori che• egli si rileva _anzitutto dell'anedottica, con la quale un perfetto « norrnalien » se- spesso agigiTiamo una vita ~onda il ~ignifìcato speciale che ~uanto meno se n'è esplorato 1 fra_ncesi. annettono a ~te~to ti fondo, si stenterebbe. P'Ure ternune, cioè un U<?mod ~n rn- fra ~li iniziati. a presentarla geg~o abile_ e fertile_, brillante con parole dive115e da quelle nel! e,;p~essione e. lim\tato :Il imipa,rate a scuola. profondità. Un dialettico più che un creatore. e certamente . S~ per_ò nessuno studioso piuttosto un funzionario O ma- S! e lascialo tentare da una gari un sag-ace articolista che ncostruz1one calma e s,pre– un poeta e:irudicata dell'uomo. dando- Con questo non vorremmo cene almeno delle varianti suggerire un giudizio intera- che sarebb<òro ben accolte. ciò mente negativo su • Les hom- non dipende solo dai sigilli mes de Bonne Volonté ». L'ape- apposti dalla povera Mariù ra è indubbiamente interessan. all'arohhvio di Castelverohio. te e degna di attenzione I documenti, man mano ve- Fra le centinaia di personag. nuti allla luce. che s·a-mmuc– gi che si incontrano nei ven- ohiano nelle biblioteche (ba– tisette volumi i due più vivi. sti pensa,e al fondamentale più caratteristici per l'autore carteg,p:io inedito Pascoli-Ca– e l'opera sono Pierre Jallez e selli, che si trova neHa go– Jean Jerphanion. Essi figurano vernativa di Lucca. al fondo e56ere per eccellenza gli • uo- Piancastelli della Civica di mini di buona volontà• quali Forlì. ai carteggi conservati li intende Jules Romains, due ,a] Vittoriale e alla Braidense intellettuali fran,cesi d'origine di Milano), uniti al resto cho modesta destmati ad t_Inabnl- si conosce. potrebbero già !ante carnera ed _ammau da fornire un quadro abbastan– ~na profo1;da fl~~c,a ne_! pro- za amipio ad un biografo. Se bress_odell umani.à. La1c1 e ra- però un biografo sape,se rom– d1cal( n:ituralmente ed in fondo pere questo stato p·. tt t convrnti dell'assoluta SUJ>enO- avan . . . IU os O rità della Francia su ogni al- zato d'. 1rret_imento. tro paese e dell'infallibile vir- . Sarebbe 11caso di chieder– tù della « Dichiarazione dei •1 da che cosa ci sia derivato. Diritti dell'Uuomo » per riso!- Dalla volontà cento volte a~– vere ogni problema. Jallez e fermala dal Pascoli di non Jerphanion sono due diverse essere messo in oiazza (" Se proiezioni di Jules Romains c'è in me aualcosa di buono. ~tea.so anch~ se per completar~ 1o troveranno nei miei libri ». 11ritratto d1.~erphamon, la cu! '>)?'Jisi difendeva ne.l'(li ultimt carne,ra pohhca è coronata dj annil. volonlà che ,· " bb vittone d 1 ogn.1 genere, ha ne:1 . ? 1 orrP P volumi della seconda parte del ancorn : 1SP~ttar.-, Dalla com– l'opera avuto ricorso a depu- prens1b1le ripum,anza a scan– tati e ministri radicali cui è dagliar troppo nella vita di stato, _lel(ato <iR rapporti di dhi, dopo tanti lutti familiari. 8ffilCiZl3. . t ' ' . \ · ] Coll'andar del tempo la di!- si <:?S ru1 un es1s enza 1acco • più che onesto. Ma non ci Il riferimento a Proust è tuttavia in questo caso solo generico. non tanto perché non siano filtrate nel Qua.ran. tolti Gambini - come del re-· sto nella maggior parte della narrativa italiana ed europea d'oggi - talune delle espe– rienze sulJe memorie dell'in– fanzia e dell'adolescenza, ma perchè non ci si può riferire ad esse diversamente da co– me potremmo fare per l'opera di molti altri. I nutrimenti di Quarantotti Gambini, ancor– chè non possa escludersi af– fatto da essi quelli dell'auto– re di Du c6té de chez Swann. sono di ben altra natura. vo– gliamo dire che il suo gusto di una certa analisi nei ri · cordi e nelle sensazioni del– l'infanzia e dell'adolescenza. rnsi spesso tradotte . e solle– vate su un piano lirico-nar– rativo, risentono assai più di motivi mittel-europei e slavi piuttosto che parigini. in questo perfettamente intonati al clima nel quale si è svilup– pata pressoché tutta la lette– ratura italiana della Venezia Giulia aperta agli apporti più diversi ed anche più ricchi di linfa vitale dell'Est europeo. La funzione di Trieste come luogo di incontro di più cul– ture può urtare la suscetti– bilità solo di quegli inguari– bili nazionalisti che trovano rifugio solo dietro le trincee di una assoluta impermeabili– tà fra le culture: essa ha fat. to si che vi si introducessero esperienze e correnti che dif– ficilmente riuscivano a tro– vare una via per inserirsi nella piuttosto particolarista e ·provinciale Italia d'oltre Isonzo: a prescindere persino da quello che può essere sta– to il clima viennese che in certo senso ha alimentato le intuizioni di un Freud, il gu– sto dell'analisi anzi dell'auto– analisi psicologica, una ri– cerca riportala sopra gli sfondi cittadini, o del pae– iaggio carsico e marittimo Jpesso in senso naturalistico •comuna un po' tutti tra Ma lo squilibrio fra le vere possibilità e le insolite cime sui con disinvoltura pretende è t~ da irritare per un certò lato e sconcertare per un al. tra. Quando non si ries_ce a lo– •farlo senza riserve si finisce sempre col' fargli del torto an– che se in partenza si è animati dai migliori propositi. Turbu– lento e fecondo egli fra ro– manzi. teatro e saggi d'ogni ge. nere. fra poesie e racconti ha pubblicato una settantina di volumi mentre p0€1a. narra– tore. a'rticolista. conferenziere d'incessante produzione rima– ne tuttora l'araldo dell'unani– mismo di cui è stato quaranta anni or sono il creatore. Ba- Jules Ilomalnc (Foto Lipnitzki) (erenza fra Ja!lez e Jerphanion ta mtorno a_ poche cose. da si è accentuata. Jaliez è ri- cantare quasi mi t1ramente in GIACOMO ANTONINl I versi? Lo scrupolo sarebbe (contlnuaz. a pa~. 6) trattiene da una costatazione, * S P A G l\' O L E 'I' T I Sulla poesia del Pascoli,.l'Ita– lia di Ieri, tendenzialmente pascoliana, non evitò la di– scussione, sino ai :modi recisi e tal.volta acri; e dal primo sa,g;glo del Croce (pubblicato sei anni prima della morte del poeta) al referendum del– la Ronda. volle dar fondo alla questione della sua no– vità e consistenza. L'Italia d1 oggi, assolutamente non pa– scoliana, a1l'<vezzaa tanti ca– povoègimenti di giusto, sem– bra ohe farebbe a meno vo– lentieri di certe ,revisioni psi– cologiohe. qualora si a:ffac– ciassero. Come tace da anni le sue conclusioni su D'An– nu=io. quasi fosse politica– mente pericoloso, così conti– nua a tenere in busta chiu– sa la ,vita intima del Pascoli, per antonomasia la più mite del nostro firn,amento lette– rario. Un'obiezione è pronta. Tan– to ci sarebbe da scoprire sul– l'uomo dì Banga da cambiare il rit>ratto offerlocene? E per pochi spunti, rilevabili dai carteggi, di malignità lettera– ria, per qualche moto di in– vidia, di ambizione o di de– bolezza, si dice. comune an– che ai(li animi più grandi, vale la pena di capovolgere quell'imma,gine vivente della bontà e della rassem,azione che i nostri padri hanno am– mirato sino alle lacrime? Senonché, giunti ai fatti. il sospetto di qualc06a di am– biguo, o a1meno di abnornne nella psicologia pascOl!iana sÌ fa strada in noi al di 1à di essi. A partire· dal « nero giorno » _della h·agedia della Torre. essi perdono via via con. sistenza e non ci interessano molto. E pel"fino l'episodio dello «smarrimento» sociat1- sta condusosi con i tre mesi di carcere in San Giov rnni in Monte suscita scarsa commo– zione. A meno di non esser meglio infonmati. tutto si spiega con una facile infa– tuazione lettera.ria. Più ci commuove il vecchio Carduc– ci. tirato in ballo al proces– so (aveva già deposto tre an– ni orima a favore di un al– tro suo discepolo irrequieto: per non venir danneggiato lo a vedere, le persone lon– nella sua cal.'I'iera. E il filo tane dal suo m6ndo, della Yita si sgomitola. ora Un esempio classico ci e più ora meno lentamente, offerto dai suoi rapporti ron perdendosi ad un certo oun- D'Annunzio. La fraterna ami– to nell'enorme attività lette- cizia di questo. a cui Pascoli raria e didattica, mootre le corrispondeva con oari amo– città si alternano sullo sfon- re, anche per debito lettera– do, senza las,ciar aie-una con- rio, 11,,ieneinterrotta (gennaio seguen.za, alcun indizio di no- 1900) da un articoletto pasco– vità nell'animo dell'uomo. In- liano sul Marzocco. dove si fine tutto si annebbia nella diceva: « Ortrnai lo sport è luce crepuscolare di Ba~a. necessario allo scrittore. oh! Vista dall'esterno la vita più dell'ingegno! più dello di questo poeta solitario ci studio! E anzi, si può dire. a,ppare consac,rata alla tene- che la letteratura sia essa rezza ,per Ma-riù. alle meda- tutto uno sport, una cavai– glie d'oro dei certami latini, cata in :l)rac rosso dopo la ai nomi delle piante. ai giuo- quale si taglia la coda. non cthi dello Zio Meo. al cane alla voLpe, al cane ... d'Alci– Gulì, omettendo naturalmen- biad~ n. Sicohé Gabriele ri– te la considerevole rete di sponde subito per lettera: « E' interessi editoriali, i rappor- noto clhe. tra i letterati d'Ila– ti con gli amici. le beghe co- lia, io ho il gusto di cavalca– muna.\i !'(arfagnine. i trasferì- re a caccia e di arrischiare il menti di cattedra. ecc. Se mio buon cranio contro le qualcuno volesse immengersi dru,re staccionate della camipa– in quest'atmosfera, lo ouò. gna romana: come è noto c,hs irrazie alla recentissima bio- tu hai il inisto - egualmente g,rnfia - la più amipia finora riS!)ettabile - di rimanere uocita - di Mario Biagini su.Ila cia,mbella. di centellì– (l! poeta solitario _ Vita di nare il fiasco e di curare la Giovanni Pa.~coli, Corticelli stitiohezza del tuo cagnolino n, Pd.. Milano). che ne è tutta Non dobbiamo meravigliar– ;rribev'Uta. anno dopo anno. ci se sotto il francescanesimo Ma il lettore di auesto libro liberty e il pacifismo. la bo– aV'rà la sorpresa di trovarsi tanica e i sorrisi-crucci " di di fronte a run carattere t"he abbandoni spiritualistici. ci 110n sosoettava. Sono le cen- sia un uomo che sof.fre di ciò tinaia dì citazioni di lettere ClheV'Uole e sa soffrire: tenta– o testimonianze che e:lielo ri- zioni suicide. lievi maniP di velano. forse un poco a di- persec-uziooni. umori strambi e sootto dell'autore eh,. non si can_e:ianti. sgomenti ouerili, 0 ra acci11to a intemretrarlo: complessi ancestrali; che siu.g;. •n-zi. eeli trova semprp un e:e a se stesso. tentando con– blancìo p succinto commf>nto tinuamente di aprirsi ,·erso ,,;11stifìr1tivo. r,ualnnauP ros? il mon<lo. dal « suo cantuccio ,lira o farcia il pr,eta d'ombra». con una serie di Un carattere. e di quale e:esti che ri~ntrano nìù tardi sottile arn,atJt.tra nervosa! La nella cast1ta_ costretta " nel sua sensibilità arriverebbe a oult~ del Ja,?ro. a dare am– co1pirci anche se non fossimo 111on1~ent1 di sa,e:gezza.. Prt– istruiti dalle co~~enze del- va d1 u;1a. reale P.spenenz~ la solitudine letteraria. 11 '. 1mana. 1es1sten_za dPl ~a<cnl1 orimo dato. piuttosto atteso. e tu'.ta pu~te!!le:iata d1 siffatte è l'ìnettibudine assoluta del- cose. fa rtv~ltell~ posata <111 l'uomo pratico " talora,, a.,._ comodmo. il e:1orno òPlle efunge il Valgimigli "anc,he n_ozze della ~orPlta Tna. il fu– o~maloso e ,scontrosC' e dif- c1le da cac<;.ta adopei:at~ una tk1le »: lo vedia'Tlo difatti volta sola. l m_r~nar1t~ rl• soo– rontinuamente all'erta sulla nortare le crit,c,hP. 11 timore rlifensiva. coi letterati ~ 0 - _ n-he si rubinn i c-11ni ,-orc::i ,::t litici. coi '?Ontadini. Ma 1 0 ~~- ~nq-aP7.ione rnf'!"'-"ll~t-:. n '!V[:iriù. . . . • 11 t,urb;im.P,..to rH <:.nrCP.fÌpre a1 s~glt.Irnmo. ~us1on1 a non fl- ·a «loria . 0 ., 1 CPrdurri. · Andrea Costa). « per dichia– rare che il Pascoli non ave– va capacità a delinquere in relazione ai [atti denunciati "· Sino alla morte. i fatti non sono che quelli cli un onesto professore ohe si dà <la fare mre con _gl_imtim1. e al te:11-~ Sicc-hé ,·iPne da roncludNe stesso ripicchi e p1~1sle1 eh<' tutto gli appartf>nne solo anche per cose senza impor- ;, metà: il vino e 11li amori tanza. Generosità enormi. la polemica P l~ re ieionP: quando venh-ano ricambiate o 1 ranne la onP~i~ rhP fu oos– meglio ricevute in anticip0. spdut~ oiù rl'un~ vn 1t~ fln~l– Ma poi, di colpo. l'imperti• 'Tlente per intero. nenza di pungere, senza dar- GIACINTO SPAGNOLE'ITl r I
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