la Fiera Letteraria - XI - n. 45 - 11 novembre 1956

Anno XI - . 45 SETTIMA1 ALE DELLE LETTERE DELLE ARTI E DELLE CIE ZE Domenica 11 nov mbrc 1956 SI PUBBLICA LA DOMENICA DIREZIONE. AMMINJSTRAZJONE: ROMA EdltotiaU L. 80 al mm • ABBONAMENTI Via dJ Porta Castello. 13 • Telefoni: Redazione 555 487 - Amm1n1str i.'>5 l~H Annuo L 2 700 Semestre L 1.400 - l'rnnestre L 750 Esler<> Annu" I. l 00(1 RDARELLI QUESTO NUMERO L. 60 PIIBRI.I ITA AmmìnislJ , LA F'lERA (.r,TT~:HAlllA V di Porta Castello. 13 - Roma TAR.· Commerciali L 150 Copia arretrata L 100 . peè;wme 1n :uni.< ·,11, ~ule µostale /Gruppo li) · Conto corrente postale n. t/31426 •• CANTI EROICI DI ALESSANDRO PETOF Alessandro PctOfl, a 26 annl, nel 1849, morì sul e.ani– .PO di battaglia a Segcsvar, in Transilvania, combattendo contro i Russi. Mori? o. • pari come un bel Dio della Grecia•, dis e Il Car- duc<:I. Nessuno lo ,rtdc cadere e ti suo corpo non fu maJ ritrovato. Le leggende rìortrono intorno a questa morte e lo spirito del Poeta magiaro continuò ad aleggiare vtvificatbrc ed animatore sugli ungheresi, menf"re e i con commossa e Jn:enua rede, continuarono ad aspettare per anni Il ·uo ritorno. Ma non tornò. ln questl .:torni, certo, lo pirtto di Alessandro Pet-Ofi ha combattuto accanto alle migliaia e mJg1ia.ia di studenti, operai, fntellettuall e contadin_i che sono morti massacrati per la più eroica lotta df liberazione che il mondo moderno ricordi. Il nemico? L'op1>ressore? Lo ste so di al1ora: la Rus·ta. DI fronte alla mostnrnsit..-\. dJ tanta e tale repressione ognt SPCranza di veecr sorgere anche a Oriente una luco di umanità, svanisce; rimane soltanto lo sgomento ango– scioso di veder scatenata plì1 tremenda e s:1.ngulnarl.a che m~ la violenza del Tiranno. ITALIA (1848) Vergognaronsi alfine di strisciar ulla terra, un dopo l'altro balzano in piedi; un uragano sorge dai lor sospiri, invece di catene strìdon ora le spade. Invece di pallide aranc,e, glì alberi del sud ono carrche di sanguigne rosse rose. I tuoi santi soldati 3iuta, o Dio -ii libertà! :;;bbene, o superbi e potenti tiranr,_, jov'é il angue delle vostre guancie? 1 vostri volti s~n spettralmente bianchì. come se scorgessero un fantasma. e, lo vedete, che davvero apparve a voi dinanzi lo spirito di Bruto. I tuoi santi soldati aiuta, o Dìo di libertà! Dormì B1•uto, ma ora s'è svegliato e per gli ò.ccan1pamenti s'aggira, anima..,ùre, ~ cosi parla: E' questa la terra donde fuggì Tarquinio, e dove Cesare cadde trucidato? ~uesto gigante si curvò a noi dinanzi e voi vi inchinerete innanzi a dei pigmet'? I tuoi santi soldati aiuta, o Dìo dì libertà! Giunge, giunge l'epoca grande e bella alla quale volano le mie speranze, come gli uccem mii;:ranti, in lunghe schiere, volan d'autunno sotto uno schiarito cielo. La tirannia sarà vinla e la terra ancora rifiorirà. I tuoi santi sol-dati aiuta, o Dio di liibertà! CANTO NAZIONALE In piedi, o magiaro, la patria chiama. E' tempo: ora o mai. Schiavi saremo o liberi? Scegliete. Al Dio dei magiari giuriamo, gim'iamo che schiavi mai più saremo. chiavi fummo finora; gli antenati nostri che vissei'O e morirono liberi, sono dannat!, non hanno pace in questa terra chia,·a Al Dio dei magiari giuria-1no, giuriamo che schiavi mai più saremo. E' un briccone colui che teme la morte quando b:sogna morire, colui che una meschina vita ha più cara eh~ l'onor deHa patria. Al Dio dei magiari giuri.amo, giuriamo che schia,·i mai più saremo. Più lucente é la spada che la catena. meglio si adatta &1 braccio: e tuttavia una catena portammo! Eccola, l'antica nostra spada. Al Dio dei magiari giuriamo, giuriamo che chiavi mai più saremo. Bel:o sarà di nuovo il nome magiaro degno deJla gran fama antica. Laviamo l'onta che i secoli vi impressero. Al Dio dei magiari giuriamo, giuriamo che chiavi mai più saremo. Dove s'innalzano le no-tre tombe s'inchineranno ì nostri nipoti e proferiranno i no tri sacri nomi con una benedicente preghiera. AJ Dio dei magia1i' giuriamo. giuriamo che schiavi mai p'ù saremo. CA TO ROSSO E 1 on più, non plù il t'Osso e il bianco e il verde .. questi colori han fatto il lor tempo; di altri abbisogna la nazione magiara: il ros o e il nero. Tingiamo le nostre band!ere di n<'ro e di ros·o, perché luHo e sangue è il destino della naz!one. Siamo una picciola ;sola sul mare; una forte burrasca si leva, le onde a sedìan da ogni parte la patria mìa. T\ngiamo le no tre ~andìere di ne1'0 e di ro -o perché lutto e sangue é il destino della nazione. L'avversario sJ appronta; anche noi ci approntiamo? Il governo che fa? Invece di vigilare. profondamente dorme, la sù nella torre della patria. Tingiamo le no tre bandiere di nero e di rosso perché 1-l1ttoe sangue è il deslino della nazione. Lassù il governo dorme. e noi quaggiù facciamo allegri stravizi. Come c la santa Trin:tà non occupa-se i:l'altrn che di noi. Tingiamo le nostre bandiere di nero e dì ro·so perché lutto e sangue é il destino della nazione. Ripenso a Mohacs quel tri te tempo ... anche allora facemmo co ì: Alla ta,·ola imbandita. attorno ai bicchieri ricolmi, dimenticammo ogr,_ affanno. T!ngiamo le no-tre bandiere di nero e di ros o perchè lutto e sangue è il destino della naz!one. lllohac . MohacsL .. la smemorata farfalla variopinta innanzì a noi volazzava; !e davamo la caccia, ma già il leone turco dietro a noi ruggiva. Tìng·amo le nostre bandiere di nero e di ro- o perché lutto e angue é il destino della nazione. Do,·e sarà la nuova Mohacs? dove periranno ancora ventimila cavalieri magiari coprendo per miglia e miglia il disteso p:ano di pa1 -o angue? Tingiamo di nern e di rosso le nostre bandiere perchè al lutto e al sangue è de tinata la nazione magiara Dove sarà la nuova Mohacs? dove tramonterà ancora il sole della patria. Essa per ben tre ecoli, o forse mai più mostrerà il suo volto! Tìng:amo dì nero e d: ro-so le no tre bandiere perchè lutto e sangue è il destino della nazione magiara. t c TO DI BATTAGLI La tromba squilla, rulla il tamburo re ercito é pronto alla battaglia. Avanti! Fischìan le palle, stridono le pade. Questo infiamma il magiaro, Avanti! In alto la bandiera, che tutti la po ano vedere. Avanti! Che tutti vedano e tutti leggano (1848) la anta parola u dì es a incisa: liberta! Avanti! Chi é magiaro. chi è cavaliere guarda in faccia il nemico. Avanti! E' cavaliere chi é magiaro, egli e Dio vogliono una sola cosa. Avanti! Insangu:nata é la tet'ra sotto i miei piedi, hanno ucciso il mio compagno. Avanti I lo non arò inferiore a luì e corro alla morte. I Avanti! Se anche cadranno le nostre due mani. se qui tutti periremo Avanti! Se morire bisogna, ebbene moriamo noi, n1a non mai la patria. Avanti! GUERRA HO SOGNATO Guerra ognaì stanotte. Alla gaen a chiamavano H mag,aro e, come ìn tempo antico, In ·egno di adunata poi tavan nel paese la spada intrisa dì sangue. Al vederla balzava ritto in piedi anche chi non aveva più una goccia di sangue. erto prezioso della libertà, non denaro volgare, era il soldo dì guerra. Era quello il giorno dei no tri pon ali, le mie e le tue nozze, o fanciulla; io, a morir per la pat;'ia, te lasciavo la pi,ima notte dei nostri sponsali. Fanciulla, di, nel .giorno delle nozze partirsene e morire è atroce sorte'. Eppure se cosi vuole il destino farò cosi come nel sogno ho fatto. 1848 Oh milleottocentoquarantotto, teila mattutina dei popoli! E' venuta l'alba; s'è destata 1, terra, la gran notte fugge davanti all'am·o1•a. Con vermiglio volto è giunta quest'aurora; truci raggi di quel viso rosso g:ttano trista luce sul mondo. Questo ro sore é angue, collera, onta agli occhi delle nazioni risvegliate. Onta sentiamo del nostro servaggio, e- tiranni; u voi s'avventa la collera nostra e invece d'una preghiera mattutina a! nostro Dio diamo in offerta il sangue. 1 ei nostri sonni, nascostamente, ci dilaniarono cuori per sopprimerci. Ma aì popoli è rimasto angue ancora, tanto sangue da gridare al cielo. r: mare giace in sua gran meraviglia. il mare giace e la terra muove, s'impennano gli asciutti cavalloni, ' innalzano tremende barricate.· Trema la galera ... La ua vela infangata. a braodelli. raffigura il cuore del suo timoniere che, smarrito ìl senno, sta solitario rivestito di lacera porpora. Tutto il mondo è un campo di battaglia. [Quanti gli uomini, tante le armi, tanti i soldati. Che sta sotto miei piedi? Ah ... catene pezzate, lacerate corone Alle fiamme!... No, non ancora, rinchiudiamole fra le ~icaglie, ma scriviamo u di esse il nome, o coloro che più tardi ven'anno al mondo non sapranno che noi le portammo. Grandi tempi! Si é adempiuta la profezia della sacra Scrittura: un gregge, un ov,ìle. Una religione è nel mondo: libertà! Chi un'altra ne confessa espierà atrocemer,;e. Gli antichi santi sono tutti caduti. Con le pietre delk loro tatue atterrate si costruirà una nuova chiesa gloriosa la cui volta sarà l'azzurro cielo e il sole )a lampada d'altare. U ALLA SA TA BATTAGLI Ecco la prova, l'ultima grande prova. I russi arPivano, ono qui, qui! E'. questo forse l'estremo verdetto; Ma io, nè per n1e né per la patria, temo. Perohè dovremmo temere i.' di del giudizio? Essi devono temerlo, essi che si comportano jn,famemente, essi che si sono gettali tù magiaro innocente; ed ora lì colpisce la collera dell'onnipotente Dio. Su, tùtti ~ compatrioti, E ora ohe qgnuno saldi i suoi debiti, Fuori delle case, fuo!'Ì pei ca.mp~ ◊ uomini. Tutta l'Ungheria sia ora un immenso esei-cìto. And,ìamo, senza mo1morare, tutti quanti, a morire o a conquistar-e la vittoria nella santa battaglia. Santa è la battaglia; noi non combatti-amo per il"re; ma per la nostra libertà, contro j.J re. Per il nosll'O Dio e la patria nostra. Re maledetto, presentito hai la tua caduta; per salvarti, tu al demonio vendesti l'anima tua. Inulile mercato, credilo; colui che Dio ha abbandonato il demonio noi salva. Son molti i russi, sono in numero gran'd~ e che importa? Di più saranno i ma~ari, forse anche cen4o saranno per ogni russo. E se fossimo in meno di essi, i! mondo ben lo sa che ci chiamiamo magiari. Non temete, ragazzi., non temete. Non vi trafiggerà col dar-do il seiva.ggio cosacco; mogli nostre, amanti, non piangete, l'abbraccio dello straniero non vi farà oltraggio. E voi. avi, genitori nostri. santi morti, il nemico non calpesterà le vostre tombe, non lo potrà. Piuttosto tutta la nazione per>SCa e n flu=, del sangue n..stro traboccante, si gonfi su fino alla volta del cielo. Tutto quel che é santo pe1' noi è in giuoco. Se il mondo vi aggredisce bisogna vineerlo in questa pugn,a. Se milion.i dovranno morire, muoiano! Chi lesinerebbe in tali momenti la sua vita, il suo sangue? E tu, Dio, Dio grande dei n1agiari, sii col tuo popolo, col tllù popolo fedele, col tuo popolo buono; sii con lui! Tra fondi la tua potenza nell'anima dei tuoi ti.gli, e la tua collera sterminatrice sia sulla ounta delle nostre arm (Versioni di Silvia Rho)

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