la Fiera Letteraria - XI - n. 13 - 25 marzo 1956

Domenica 25 marzo 1956 LA FIERA LETTERARIA Pag. 3 LE PAGl~TE INIZIALI DEL PRl~f O ROJJJA~TZO DI BRVNELLO Il ANl)ANO IL COME E Brunello Yandano La chiatta del carbone per la prima voi ta in tre mesi passò da va,nti al molo senza accostaTe. Lo straccione che aspettava per aiutare l'ormeggio non poté indov'inare nulla dal profilo del timoniere appena visibile die– tro la specola d'una garitta, ma la me– ra viglia si addormentò ben presto nella quiete del mare lattiginoso e la maona stilò dinanzi aJ palazzo della Capitaneria e agli alberghi alJineati sul lungomare; un Diesel la spingeva a sussulti e sul ponte saltellava la polvere di carbone. Lo sloveno al l'imone, una bionda faccia camusa e scontenta, pm~tò la prua verso il prospetto del Grand Hotel che emer– geva un po' arretrato dai mare, u ci dalla cabina in punta di piedi e gettò nei bocca.porto la sigaretta ancora accesa. Tornò dentro di corsa. riprese !a ruota che oscHlava, e in quei momento dal– l'oscurità della sentina dissero duramen– te: <ehi!>. Il -timoniere si sporse dai casotto di tavole: « non volevo>. E dalla botola una voce monotona superò Io sciaguattlo del– l'acqua sul fondo: < lei signor Goria non bisogna mica che ci creda a quello che dice. che lui non l'ha fatto apposta>. Pieno di gioia dispettosa ii pilota ~i lasciò credere quel che volessero, e il lun– go silenzio dimostrò che là sotto, in quel– l'aia saJmastra, ogni bellicosità s'era gia afflosciata. Ma quello che aveva prole• stato stava bisbigliando in tono saggio: « è l'invidia. Tutti questi mezzosangue non masticano che in,>idia a prainzo e a cena>. Lo Ioveno corse sofficemente nella car– ·bonella e si affacciò alia botola: e Mezzosangue chi! Io, dovete imparare' che sono austriaco puro, Schostar, mia madre è una pura austriaca della Ca– rinzia!> Tre uomini sedevano su cassette vuote, le ginocchia rattrappite per tener solle– vati i piedi dal fondo d'acqua bruna. Dai boccaporto uno dei tre scaturi fino al mento, la fierezza ottusa di un lungo profilo classico, gli occhi tond: sbarrati dalle tempie come la vista dei cavalii da– gli schermi di cuoio, una sottHe bocca di rana. <Tulli i bastardi sono stupidi, si sa> gli gridò il timoniere con velenosa prontezza rifugiandosi nel suo bussolotto; • ma io vorrei sapere il perché non pote– vate andare a piedi!> E l'altro guardò approssimarsi il lungomare sorretto da pilastri ombrosi, il parco di lauri inter– rotto da cipressi e palmizi nel cui riflesso l'acqua assumeva una compattezza di ge– latina che si rimarginava senza schiuma - appena un lampo nero e una folata di jodio - dove gli scogli emisommersi la squa,rcia\"ano: tasito valeva, con quella voce da prete insonnolito, che gli parlas– se voltandogli la nuca. < Perché tu non lo sai che h1tti dicono che metà della gente del paese fa la spia per l'Armata Popolare.> I suoi compagni lo tirarono giù per l'orlo della giacca, ma in quel momento il fondo d'acqua montò da un iato e riempi le tloro scarpe di tepore. La barca stava accostando. Il meno alto e in ap– pa•renza ùl più giovane fra i tre agguantò per primo l'orlo dell'apertura fissando le nuvole abbacinanti ma indugiò con un sospiro come non avesse la !orza per issarsi sUl ponte, benché fosse un uomo di trent'anni. snello e quasi atletico. An• siosamente l'omaccione che gli stava ac– can•to gli abbracciò le gambe e lo depose nella polvere di carbone. Nell'ombra della vegetazione, che ap– prossimandosi il crepu colo avanzava , er– so li largo, la maona si affiancò a un pontile, I tre saltarono sul tavolato e il giovane che sembrava coma.nda~e il grup– petto indirizzò uno sventolio d1 mano e un grazie al pilota, il cui profilo dietro la celluloide ebbe un freddo cenno di as– senso mentre più in basso le mani si staccavano dai timone per schioccar.e _una mossa oscena. Un vecchio ergente zoppicò rumoro– samente sul tavolato scrutando le fe sure per non inciamparvi con il piede artifi– ciale. domandò pulendosi gli occhiali cer– chiati di Ìerro: < è lei che si chiama Va– lentino?•. < Si, ma è il nome> rispose ii giova– notto gettando la sigaretta. imbarazzato cqm'era della lingua straniera. < Non il cognome.> •• A me il signor Klopka ha detto solo Valentino.> e n maggiore_? > < Il sig,ior Klopka > insistette il mili– tare e si voltò per precederlo. LI pontile apparteneva ai giuochi della Yilla che lo sovrastava. come il trampo– lino e una ciambella di legno che ruota va trattenuta al largo da una catena. Sali• rono al lungomare e imboccarono il breve sentiero che conduceva alla villa - una specie di castello bianco e merlato, di colore marino ma di struttura pesante, continentale - evitando il busto di bronzo che bloccava irragionevolmente il sentie– ro· un generale austriaco con uno strano be~retto da doaaniere, fiancheggiato da du~ proiettili d1 gros o calibro uniti al piedes.tallo con festoni di catene. li sol• tufficiale s'impuntò e si voi e. < E' lei che si chiama Pupo?> < C'è uno che purtroppo mi chiama co– si> disse Vaàentino. Aveva una ,·oce un po' afona, persuasi\·a ma intima~ente malsicura, e nel parlare guarda'.'a di sotto in su aggressi\·o e canzonatorio presen– tando con ben dosata dvetteria ciò che aveva cli più bello, !a fronte e gli occhi. « Questo si chiama Ago tino Pepe> m– dicò l'uòmo dalle spal!e enormi che lo aye,·a aiutato a u cire dai boccaporto < _e quell'altro è Raoul >; gettando olo il pollice all'indietro ,·erso il giovanotto dal profilo greco. < n signor I<!opka non mi ha parlato di loro.> Per l'umiliazione Agostino prese a schia!ieggiare i ramoscelli ]ungo il sen– tiero. Solo la placida imponenza delle spalle arrotondate lo i:encteva -gigantesco, poiché la sua statura non era eccezionale; ma una specie di sonorità dilatava e su– perava la massa reale del suo corpo co– me l'ombra vibrante di un. contraba so. La faccia era ùarga. bruna. con li5ci ca– pelli corvini. sopracciglia l.ucide e bei denti di un giallo brùci"ato bonari e gros– soia,1i come la fossetta che aveva sul mento. Sboccarono in un piazzaletto di ghiaia o e il sole ingialliva di sbieco il lato sud della villa. il portone e la bassa gradi– nata pu•iteggiata di passeri, ora che le nuvole E'erano dls~olte senza un palpito di vento, come prosciugate. Era· forse l'effluvio dei tauri a dar tanta oglia di dormire. O il suono di violino che dop– piando chi sa quanti angoli della casa sgomitolava una melodia fastidiosamente soave. Oppure il lento arrossarsi, appena alla superficie dei bosco di alloro inciso dai vialetti che solo a tratti si svelavano candidi e so~tiu· come atl soifiar tra i ca– pelli labili scriminature, dei tetti di pen: sioni e case di cura che portavano nom1 scritti in azzurro sotto Je grondaie, Schi– mek, Zipara. Stark, Weiss. e a volte un insul o, autunnale suono ita,Jiano: Bello– sguardo, M1ramare. Il sottufficiale socchiuse gli occhi, sol– levò il mento e gustò qualche nota di violino con la pensosità tutta fisica di un saggiatore di ini. < Il signor Klopka > e indicò u.n punto qualsiasi neJil'aria. Si riscosse all'espliosione di urla che interruppe la melodia. < Sicuramente il signor sindaco lo ha fatto a,rrabbiare di nuovo. Riverita per– sona, ma non si deve contraddire per par– tito preso un uomo di grande cultura come il signor Klopka. > All'ingresso principa•le due vecchietti armati montavano di gua,rdia. Nell'atrio, illuminato da un lucernario in cima a tre pian-i di scale monumentali, soltanto dopo gli esagoni traballanti che fonna– vano il pavimento, la bizzarra porta dì ferro da un lato, la balaustra di marmo della scala e le chiazze salmastre alle pareti. nota,rono LLnuomo ~eno aggressi– vo di un pupa1.zo disegnate{ su di un mu– ro, con un abitino a quadretti bianchi e neri e affilate scarpette nere con ghette bianche. Si era già inchinato qua•nd'erano an– cora lontani. e Barone Ferrari > disse. < Ii signor sindaco> spiegò lo zoppo. < Crede che adesso sia abbastanza cal– mo?> Ii barone ebbe un orriso d'amore: < oh, gli dura cosi pocù! >. Per dare il passo ag,li ospiti indietreg– giò furiosamente e al ter,o piano bussò a una porta. bianca e ornata df s~anncl– lature dorate. Da.li' in temo venne ano sgorgo di raucedine. <Tu? Ti sei informato? Hai consultalo l'enciclopedia? Ammesso che tu sappia leggere.> « Ho avuto in questo momento> disse il barone con la gua•ncia contro la porta < l'onore cli conoscere i simpatici signori che tu aspetta vi. > < Ma tu ne sei convinto, di essere un ignorante presuntuoso?> < In alcuni campi determinati> ammise l1altro accarezzando la porta. Puoi pregare i signori di farti entra– re con loro. > Ai cc.nno "di frettolosa gioia dr! barone, Valentino girò la maniglia, e dal fon:lo luminoso clPlla camera gli croliò incontro un uomo obeso. scarlatto in viso, zuppo di sudorP. che sembrava gli annacquasse gli CX'Chi 'grigioperla. con capelli coni r divisi in boccoli che proromgevano simili a fiammelle. « Perché H no tro beneamato sindaco • raccontò ansimando < s'illude che anco– ra. in questo mondo moden10, un lito-lo in cancrena e un a,tbero genealogico che non è stato mai annaffiato con banco– note (poverino. quella pensione di fame che gli danno gliela inghiotte la concu– bina) possano conferir la stessa autorit;; che proviene dalla cultura. E' lei, vero"!• < Si. Valentino Gorla. ~ < Si può chiudere?> chiese il signor Klopka acc-!nnando a Raoul che era ri– masto sul pianerottolo. < Faccia, !accia. on si offende. > Scompar\"e il volto di Raoul. e le sue ciglia non diederò un battito nemmeno qua,ndo la porta chiudendosi interruppe la luce. « Beato lei• sbuffò il grassone < io in– vece ho sempre ihtorno gente con la coda di paglia, come questo signore qua.> Parlava ur, italiano perfetto. con forte accento triestino. < Sul divano> invitò. « :--.'on è proprio che io... > ,il ba•rone cominciò una prçcisazione troppo lenta. seduto con le punte delle scarpe tese all'ingiù per toccar terra di faccia a Va– lentino. «Orgoglioso• tagliò Klopka. • Pazzo d'orgoglio.• Ruotò cigolando nella pol– trona girevole per non volge<r del tutto le spalle ad Agostino che era affondato in una faccia di pierrot piangente. • Tutta una tradizione di dignità aristocratica e guerriera • riprese « calata I?Urtroppo nei nervi molli della razza mediterranea. Fi– nalmente.> Disse d'un tratto con sarca– smo cortese, fissando Valentino. < Final- mente!~ · < Sono io. che dovrei dire finalmente> ribatté Va-lentino. < E lei se la prende con me? Andiamo. signor Gorla. Mi si presenta, per le trat– tative, una rispettabilissima persona e de– corativa iigura di genliluomo come quel signore alto che è venuto qui con le sue credenziali. il quale dopo una lunga e3po– sizione. veramente assennata e persino acuta come avrebbe potuto fare per esem– pio il nostro sindaco. ebbene, non mi_ pi– glia u mento fra le d_it_aper voltarrm la faccia di profilo. non dice che assomigho a Jui. non mi si leva > gracidò infiam– mandosi « una scarpa per confrontare il dito grosso con il mio?> Facendo leva alla scrivania si volse con tutta la pol– u·ona verso l'amico: < Com'era la sto- ria ... >. ' < Che tu e lui eravate reincamati di settimo grado. > < Dunque. Dunque> sospirò bonariamen– te. < Posso mai prendere in considerazio– ne le proposte di un uomo che si trova in quello stato?> e Un po' di vino?> ,:sciamò' il barone. e CìJiege? > < Ma non ti riesce mai di scegliere ii momento opportuno! > e Grazie> disse Valentino. < Per fortu– na che ave,·o dato l'incarico a due.> il Jie,·e divertimento cominciava a diventar simpatia. « Oh ora si > distese la vece Klopka, men-I~ passava il gr~sso braccio intorno all'amico. e Quando e venuto 11 srgnor * Edler. e fra parentesi so benissimo che il s:.io nome è molto più... orientale. con quella statura; quelle mani, quei capelli, andiamo! Comunque siamo ormai in tern• po di pace e certe passionalità intempe– stive non si addicono a un uomo del nord, la cui furia è sempre. come dire, olim– pica, razionale. Dunque, con il signor Edler com'ella ha visto ci siamo intesi subito.> e 1''fa lei riuscirà ·a sganciarsi? > <Bravo. Buona idea > e J<lopka di~de due cclpetti alla schiena del sindaco. « Un po' di vino, appena torna il piantone. Pur– troppo qui a Laurana non abbiamo da offrire che ciliege.> Agostino gli toccò la schiena, ma per richiamarlo dovette affondare il dito nel grasso: « Le dispiace se guardo il suo violino?> < Anzi. lusingato dei suo interesse .• on si preoccupi, signor Gorla, l'Armata Po– polare è quasi tutta intorno a Trieste. e i posti di sbarramento a il'lattuglie, a Vil– la, a Erpelle sono Iegg~r1ssimi. Sta su. che diventi gobbo> sussurrò a! baron~ con lesta e tenera severità. < Lei sa bene. signor Gorla, che un solo nordico vale cento di GUesti orientali. perciò io conto di arrivar facilmente a Trieste.> < A piedi?> < Io personalmente no. Ho una macchi- na, per fortuna. sai, Ferrari > sl volse con amara confidenza • che la ferita del– l'operazione mi dà un fastidio dei diavo– lo.• Gorla, indicando Agostino, spiegò: e è un mu icista anche lui"· < Dan·ero > disse Kiopka con entu ia– smo sbriga Ilvo. <Pensi> si lasciò traspor– tare da un sorriso di vanità « che io ho rifiutato qualsiasi anestesia. i o, io sono un uomo duro, per me chiuder gli occhi significa fuggire, e se mi aprono la pan– cia voglio rende:-mi conto personalmente di come ,·engono amm!nistratp le mie budella. Cosi ho visto tutto: non le dico che spettacolo!> * Valentino si m 0 !se a fumare con avidità gioiosa, il desiderio improvviso e immoti– vato che tutti fossero contenti ai più presto gli da va un gradevole nervosismo. • Avrà sicuramente attrattive che su un temperamento nordico come quello del m,ggiore ... > e Non maggiore, non maggiore, la pre– go. la guerra è finita da un pezzo, se– polti!-> < ... come quello del signor Klopk;i, han– no minore appiglio.> < Senz'altro, senz'altro. L'amore, la en– sualità, jl sentimento, per uomini come me occupano uno spazio modesto nel qua- SCHEDA PER BRU * ELLO VANDANO ARIA DI CONFINE * « Il come e il quando» è la rivelazione di un giovane rom.an , ziere in possesso dì un.a capacità eccezionale di lrasfigurazio11e, e del tutlo fuori degli schemi con u.eti della narrativa lradh:.ionale * Jtll: GIA~H~T'll'JIS'.ll'A v·Ic~JRI[ Uscirà a giorni lo più vol1L1ninosa delle e Meduse degli italiani>: si tratta del ro– manzo « Il quando e il come> di Brunel!o Vandmio, u,i giovane scrittore vissuto a ltrn.go a Fium.e, attualmente giornalista presso la redazione rom.a11a di «Epoca>. La vicenda si svolge i,i questo immediato do11oguerra, ed è ambientata 11ella zona costiera che va da Fiume a Laurana, ormai a,messa alla Jugoslavia di Tito, in quella 2-01La d'Europa che costituisce il pr11no vun– to d'i11co11tro tra l'Occidente ed i Balcaiii, tra le razze e le nazio1wlità pili diverse. Qui, nel piccolo porto adria_tico, u11 eter_o– gcneo gmppo di sba,11dati gwnge al l111ute della propria avventura che si dovrebbe concltLdere con u11a fuga in Italia attra– verso il mare. Il lluigo raccou to narra le vicende dei tre giorni 11.ei q uali si va prc– para11do l'evasio11e. Il omvpo, guidato da ltrl il<lliroto. Vale11ti110 Gorla tche ha (V>H sé u11a sorta dì luogote11e11te,Agosti110 Pepe, e come scii.erario il criminale e semidefi– ciente Raoull, si stabilisce in una villa abitata da alcuni civili: la sig11ora Magda von. Eckcrs col figlio quindicenne, l'aman– te di lei, Paolo Ma11fredi. u11 vecchio ge– iieralc a riposo, un industriale co,i la m.o– glie e l'amica, In bella Adriana col fidan– zato. Il Gorla riesce a conqu_istarli e a sbigottirli. Egli 111/atti an11.1mcia loro che alla fine del Sito soggiorno deciderà, 111 base al s1to assolltto arbitrio, chi sia degno di vivere e chi di morire. Di qui comiacia la lotta tra Gorla e le s1te probabili vitti– me. alc1111c delle quali Ii;articolar11tente due delle do1111e, che si dara11110 a lui affasci– nate dalla sua ambigua perso11alitàl se111- brano attratte in questo gioco paradossale iu. cui è im pcguata addirittura l'esistenaa. Ma alla fine il sorgere in Vale11ti110Gorla di un sentiment.o im.prcvisto. la pietà, scom– piglierà le pedine della partila, e tutto volgerà in dra111 ..na. E vi perderà. la vita a11che il vrotagonista ed arbitro di quella paradossale co1nmtitc'r, ucciso - al momen– to de/l'imba,-co - da/l'idiota Raoul, in ctli la commedia fin lì. recitata ha risve– gliato E senso dell'individualità riscattata dalla ribellio11e finale. Su Q1Lestatrama intricata e fitta di per– sonaggi principali, si muove il coro largo delle comparse, ed il mome11to storica rnei suoi problemi cruciali, nella sua necessità cmdele! rivive gi11stifica11do og11i gesto, og11.iepisodio cstrc11t0. I temperamenti, sul sottofo11do delle razze diverse, delle oppo– ste roncczi01u. sociali e m.orali, sono por– tati a manifestarsi allo scoperto. proprio al limite, sotto la sferza di 1wa sorte orn,~i senza ripari. Ora groltesch i ed ora dis11c– rati, patetici cd avveu.turosi, questi uomini ai co11/!11i della cit"iltà e presi i11 una delle pi1i drastiche svolte della storia. sembra110 riass1u11eregli infiniti aspetti della co11di– :;ione umana. la. fragilità di ogni destino E qui (' 1H t:cro for-:.a riel lìhro. 1,, s1ut S1>ietata e ferrea lqgica. la sua cruda 111,a genuina e realistica co11111assiQ1te. Il li11- U1Laggio a !! 111011taggio del racconto ade– nscono 11ienamc11tc .ad una materia tanto scabra: l'analisi è atte11ta e sottile, pro11ta a cogliere ogni movimento dcll1anima, ogni si91z.ifi,cato di u,1. gesto, vigile nel suo co– stante scandaglio. E tuttavia •la narrazione non si arresta 111..ai, procede s11edita tes– sendo le i11fi1iite fila della viceitda, i11 u11 rapporto costa11te tra cause ed effetti, tra le ragioni iutime di ogni atteggiamento e lo scaturire degli evc11ti, rivelando nel gio– vane romanziere trnq ca~acità ecce.zional~ di trasfig1Lra2ione. d,e e del ttLtlo ftlOrt gli schemi consueti della narrativa tradi· zionnlc e dei meccanici procc.d.imcnti del realismo odierno. GIA~IBATTI TA VICARI \ GIACOMO nlA 'Z Disegno NDO dro complessivo delle attività costruttive.> < i\fegllo cosi> Valentino sospirò di sin– cero soHievo nella sua eccitazione uma– nitaria « che il barone abbia in casa pro– pria buona parte del Paradiso. Meglio stia nascosto. questi pochi giorni: non vorrei che più tardi finisse in guai con il Potere Popolare per causa mia.> Klopka sollevò le palme che sembra va– no piumini trapunti: < Un momento. Lei signor Gorla, quando conta di scappar via di qua?> -.! Appena avrò le imbarcazioni sufiicien. ti, e appena i ritardatari saranno ces.i dalla montagna. , el retroterra la via è ormai sbarrata dovunque, perché noi non siamo un nucleo militare come voi. signor Klopka, ma un'orda. Perciò ho deciso la fuga via mare e dovevo a tutti i co ti yen.ire in possesso di un porticciolo. E fortunatamente nel solo paese che ancora non fosse in mano all'Armata Popolare abbiamo incontrato 'la sua cortese com– prensione. > < Sono lo. sono io che debbo ringraziar• la. Lei è co i. mi scusi. incomprensibile. i suoi moventi sono così estranei a tutte le forze che sinora spno state in lizza, che anche un uomo duro. un uomo di de– cisione come me, è pienamente scu ato e non prova nei suoi riguardi il desiderio di misurar i in un leale combattimento. Ma lei riuscirà a resistere alle ... chiamia• mole forze progressiste. finché non avrà trovato le barche e racimolato !a gente?> < Il Nero> disse Agostino • le sta ra– strellando da tutta la costa istriana e dalle isole.> e Chi è, chi è il 1 ero? > < Ma lei poco fa> dis e Valentino < ha avuto qualcosa come un'idea.> • Esattissimo. La ringrazio. Ml era ve– nuto in mente, caro signor Gorla. che tu-. si volse al sindaco < non potresti fuggire con loro?» * < Musica da serve> ansimò il maggiore. < H quale l'ha affidata a me già da qualche anno. Ieri. in vista della partenza di l{lopka, ho pregalo alcune persone molto perbene che si tro avano in alloggi meno comodi di questo, che è fornito di lutto, biancheria. stoviglie, vedrà: dun– que li ho pregati di trasferirsi qui per non lasciar la casa abbandonata, almeno durante tre o quattro giorni.> Il desiderio di abitare in quella casa nacque cosi veemente che il pensiero. im– pegnato a soddi·farlo, non ebbe il tempo di cercarne il perché. < Ma un vero e pro– prio comando> disse Valentino < e l'am– ministrazione, li stabiliranno al centro del pae e Agostino e il capitano Ragusini. > e Quello un po' degenerato?> tentò l<lopka noncurante e fulmineo. < Perciò qui dentro saremo solo in tre, riù qualche uomo per i servizi: Agostino Pepe ... > < Che sarebbe? ... > chiese I<lopka. < Lui il mio collaboratore più vicino.> < E quei simpatico giovanotto che è r.i- ma to fuori? > • Raoul. i on è simpatico affaMo. > < E allora perché se lo tiene vicino?> cominciò a stizzirsi il maggiore; < vieni qua!> ordinò ali' amico schiaffeggiando una sedia vuota. < Io nella mia vita ho avuto intorno solo gente simpatica. Ma– gari infidi. ingrati e vanesii > disse quan– d'ebbe li sindaco accan,to, toccandolo sen– za guardarlo < ma simpatici.> « Anch'io, non creda> corresse il giova– notto. < Il guaio mio è piuttosto quello d'aver intorno disgraziati.• e In che senso? > < Dell'infelicltà: chi è malato, chi ne– vrastenico. chi deforme, gente per esem• pio come il nostro medico.> < Ma se questo sembra una for,,a della natura!> disse il maggiore indicando Ago. stino. c. uona o compone?> < Sono stufo. on poter prendere a cal• ci una persona senza sentirmi un mara– maldo. Ma! che abbia avuto il bene di mollare un pugno> seguitò Gorla < senza aver poi la voglia cli mordermi la mano.> Mentre Agostino stava cercando di fare strada alla risposta che voleva assoluta– mente dare: < tutt'e due. Suono e com– pongo>. Ma il signor I<lopka con uno scrollone delle natiche era saltato in piedi agitando i pugni dinanzi al petto in uno stretto mulinello, e l'eccitazione amichevole gli dilatava fino a un'espressione di follia gli occhietti biancoverdi che rammenta– vano una laguna sotto lo scirocco. < Ah, le piace dar pugni, lei. Fatto boxe? Lei sa che io sono stato un campione? Vero, Ferrari. vero?> e incalzò con un martelllo di piccoli pugni solle~icanti la spalla imbottita dei barone, lo insegui tra le sedie fragorosamente spostate fino ai cantone più lontàno. « Ma adesso vedrà, vedrà!> gridò il ba– rone con il mento disperatamente ada– giato sulla spalla dell'amico che a testa bassa fingeva un corpo a corpo < che bel– la gente, i suoi ospiti!> < In questa casa? > domandò Va1lenti– no, fingendo scherzosa mera viglia per co– prire la trana apprensione che gli dava l'avvicinarsi inaspettatamente a un even– to tanto vagheggiato nella fantasia. < Nove persone in tutto. della migliore società. Ma ce ne sono due, due pezzi di donna ... • e li senso del ridicolo> intervenne Klop. ka battendo sdegnato le mani. • Dovreb– be una sola volta rendersi conto di quan– to sia ridicolo per uno scherzo di natura come lui far la bava dietro alle gigan– tesse. > * Quando il silenzio fu completo gli ospiti cominciarono a muoversi ai piani su.pe– riori, si chiamarono tra due balaustre e una veste a fiori roteò su polpacci dorati d•ietro i pilastri; ma tacquero e indietreg– gia•rono nei corridoi poiché Valentino si era buttato di corsa su per lo scailone, con gli occhi celesti rovesciati verso il lucernario. · Usci ,ulla terrazza al di sopra dei lauri e dei palmizi, riposando le pupille nel sole ormai sanguigno che sèendeva sulla cima quadrata di Monte Maggiore. ne quando i due esm!sferl ai mavvlt~tl di un mappamondo portano a CO!llbac !a.ie a5- surdamente regioni diversissime, c_ecteva: no a una collina invernalle punteggiata d1 sassaie e d; abeti che saliva· vei:,;o. un orizzonte pallido, quasi nevoso. Qui~d1 !a riviera volgeva a oriente per un alll a decina di chilometri, fiancheggiata dalla :ferrovia a me12a costa ove un treni~o ap– pariva e spariva snocciolando patll1ne di !umo, finché gli scogli si amaigama:,,ano in banchine industriali e la città_ sfilava con i magazzini del porto, la d111a con– fondibile a volte con le rugo ità delle correnti. i palazzi sulla riva e l'ombroso spacco fra due catene di colline ove cor• reva l'antico confine tra l'It-aJia e la J~– goslavia e dove archeologi sognatori 111 gita domenicale cercavano con il bastone chiodato i resti del muro che aveva se• parato l'Impero Occiclenf,ale_da_l Dominio di Bisanzio. Dove le ca e si diradavano, le prime ombre del crepuscolo già _colma– vano le insenature man mano più pro– fonde, Martinskitza e Bùccari con i uol .roccioni biancastri. mentre la costa face– va arco verso sud e spariva dietro la groppa deil'isola di Veglia. Divise da un anfratto cieco, le due isole chmdevano da mezzogiorno il golfo che una scia !.'a· gliava appuntendosi in un oggett? nero: di certo un motoscafo. E il mass1ccto d·1 Cherso si protendeva fin quasi ail'ombra della costa occidentale, orlata clalla car– rozzabile che neppure una bicicletta per– correva e che in paese si ailargava nel Corso l~s[ricato dove Va,Ientino intravvi– de di spicchio in spicchio tra le ville e i cipressi la colonna di Klopk_a, for~e c!n: quanta uomini in tutto, trascinare I piedi verso un avvenire sul quale nessuno avrebbe puntato un soldo. Lo raggiun ero Raoul e Agostino. Raoul appese al parapetto una p~zza di stoffa gia1'la come segnale. e subito sulJa colli– na un movimento di arbusti si propagò a semicerchio, raggiunse li mare ai due lati del pae e, quindi si intravvidero i primi gruppi discender_ lungo la strada del cimitero e dai sentieri d1 San Fran• cesco e di Dobrecl. avanzar da Medea lungo la carrozzabile e già Imboccare il Corso, mentre quelli che entravano da nord procedevano lentamente a mezza co ta e suJ lungomare per lasçiar libera la strada maestra aila gente di Ktopka che si allontanava. Dai mare si appros– simava il brontolio uniforme del motosca– fo cui Valentino si accorse con oscuro spavento di aver fatto l'abitudine. Ma In quel momento Agostino disse: • ecco Ales– sandro>. , et breve intervalllo tra due palazzotti, già quasi al centro del paese. passò u~ uomo alto e di sagoma elegante, pan!cch! metri più innanzi di un'orda di straccioni che si dilatava e adden ava in un vociare esausto. Raoul guardò il moto cafo segnare una fulminea zeta come cerca se già qualco– sa sulla riva. e senza fretta si calò ne!la chiocciola deila scala. < Al motoscafo ci pensa R.aouì > avverti Valentino più che altro per tranquilliz– zarsi, ora che vedeva la prua beccheg– giare minacciosamente intercalando al rombo un rumore di battipanni. Esaltato da quei fracasso, dallo splendore del cre– puscolo, Agostino non gli rispose ed ebbe un respiro profondo, come per ingoiare li significato nascosto che doveva pur es– serci in quella giornata cosi solenne: ma con impercettibile ribaltamento si risve– gliò in un tedio stizzoso. < Di che cosa hai detto che sono am• malato?> chiese con risentimento. < on ricordo. Quando.> Lo stomaco schiacciato sul parapetto che dominava li mare Valentino osservò daU'alto Raoul percorrere il pontile, sedersi a!l'estremità con un'arma automatica sulle ginocchia e aspettare pochi secondi ancora prima di poter distinguere nel motoscafo Io spes. sore cangiante del vetro e i due che di là dal vetro scrutavano la costa con ag– gressività indisponente. e: Ieri.> « Che soffri di allucinazioni concettua– li> disse Valentino frettolosamente. Raoul ritrasse le gambe e si stese boc- coni, !ncastnando quei suoi gomiti lnsen– iblli nelle fessure del tavolato ancor tie– pido; l'odore d'alghe e di legno se ne andava senza dissolversi, in quiete fola– te, nell'aria già fresca della sera. L'abito scolorito non aderiva in nessun punto aJ suo corpo ch'era quasi cilindrico. i calzoni troppo corti scoprivano le ca vi– glie da cui la stoffa aveva cancellato i peli, conficcate nelle scarpe nere di lun– ghezza spropositata. Il motoscafo rallen– tava dirigendosi ai pontile e di sbieco era– no visit>ill i due che l'occupavano, il pi– lota e un ufficiale dell'Armata Popolare, importante a giudicare dallo splendore dei gradi. dei cuoi e delle decorazioni. li pon-tile ebbe un sussulto, i bossoli schizzarono sulle tavole. Raout vide il battello nascondersi die– tro un grumo di scogli, ma g,li tolse di botto la propria attenzione come a tutto ciò che non era direttamente esposto aUe sue pupille, si dedicò a esaminar la canna contro luce e soffiarvi dentro mentre la voce squilibrata d-i Valentino restava so– spesa nella rossa quiete del crepuscolo, come troppo i•nconsistente per cadere fino a lui: e: a sinistra, cretino!.>. Difatti l'ufficiale era saltato sugli sco– gli e girava òi corsa intorno alla vUia asciugando i con il fazzoletto tln po' di sangue sulla fronte e agitando nella de– stra una pistola, cosi zelante, coraggioso, sicuro del torto altrui, che Valentino se– guendolo da un parapetto all'altro provò per lui, come per tutti i forti, un'appas– sionata antipa~ia che nemmeno la paura poteva ammansire. Trasse di tasca unà rivoltella minuscola, adatta piuttosto a un suicidio d'amore, e galoppò dl sbieco giù per la sca4etta pensando che lo sanno tutti. di dover prima o poi morire, ma chi lo sa più chi meno, secondo la pro– pria scelta e il proprio piacere: non c'è un non sapere di contro a un sapel'e, ma soltanto un sapere che progressivamente è sempre meno accettato. si che il non sapere é la forma più rifiutata del sa– pere. Ii pensiero complicato lo stordi co– me una boccata di sigaro a digiuno. Tanto più che un'eccitazione agli angoli degli occhi lo attraeva qua e là verso la gente che lo spiava da imprecisati na5eondigll, e quando indietreggiò fino a1l'uscio d'una sala oscura gli parve che una donna si separasse in due e parlottasse sottovoce vicinissimo ma non ebbe il tempo di vol– tarsi perché lo jugoslavo era già apparso dalle scale premendosi ancora il fazzolét– to sulla fronte. Le ombre degli alberi e delle case nell'acqua immota confondevano la linea dentellata della costa. che saJiva per dieci chHometri verso settentrione a lunghi tratti infiorata di alberghi, viali e padi– glioni vetrati. fino a una minuscola baia d'un verde violento nei· pressi di Voiosca, l'estremo cantone del golfo. Era quello uno dei luoghi marini più prossimi al cuo– re dell'Europa. Gli scorci rosei delle vil– lette tra gli scogli e i tronchi. il pailo obliquo che portava in punta un busso– lotto paglierino per l'avvistamento dei tonni, gli àcini rossi delle boe, tutta una scntuosa gamma meridionale, come aVvie- on poteva distinguerne il viso nslla penombra ma indovinò il sorriso severo di chi si appresta a dare un giusto ca– stigo, comprese intanto d'esser troppo in vista poiché un'asta di luce da un forel– lino di qualche persiana serrata gli illu- minava la guancia e saltò indietro verso il centro della stanza urtando u,n corpo vivo, che si sottrasse fulmineamente. Lo ufficiale avventurò sulla sogl-ia la punta · del piede soppesando la pistola. BRUNELLO VANDANO I brani qui presenti sono tratti dal roman– zo « Il quando e I! come », di prossima pub– blicazione nella « Medusa degli Italiani • dell'Editore Mondadorl.

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