la Fiera Letteraria - XI - n. 10 - 4 marzo 1956
Domeruca 4 n:arzo 1956 LA FIERA LETTERARIA Pag. 3 --------------------------------------------- -------------------------------------------- MARIO PRAZ ENI ✓ A PENTAGONAt:E PENISOt~ PENTAGONALE ·v1AGGI I:\Off IDE~TE Et>!ZIOM 4-LPC✓ ltll .. .O.NO LWJ'TF,llE J>•Ot.H,ll • Penisola pentagonale• nella prima edizione della Casa Apes (Milano, 1928) « Viaggio in Grecia• nella prima edizione della Casa Lettere d'ogiri (Roma, 1942) « Penisola pentagonale• nella nuova edizione della Casa ansoni (Firenze, 1955) « Via~gi in Occidente• nella raccolta edita dalla Casa ansoni (Firenze, 1955) Alcuni tra i libri più sicuramente belli del Novecento sono da ricercare tra quel– li di ,·iaggi; e risultano quasi tutti com– posti dt articoli mandati. sotto forma di corrispondenze o di elzeviri, al'la • tena pagina> di questo o di quel giornale. E chi sa che oggi non sia la volta di dover allungare !"elenco con i Viaggi i,, Occi• dente di :Mario Praz: lieto e doveroso compito, considerato che altrimenti una simile raccolta rischia di rimanere inos• sen·ata e di finire in giudicato senza neppure essere stata sfogliata. Per conto nostro v,orremn10 invece ag– giungere qualcosa a quanto - in occa– sione-_dellP due prE'Cedenti raccolte sag– gistiche: Motivi e figure del '45 e Lettri• ce nottun,a del '52 - abbiamo già osser• vato intorno a!lo stile e alla fantasia, al gusto e all'erudiz.ione del Matio Praz scrittore. che in vero fa tutt'uno col pro– fessore, giacché la stravaganza delle sue • pagine di crittore è più o meno la stessa da cui nell'intimo risultano animate an– che le sue pagine di professore. Nel ristampare la sua prima opera apertamente ~letteraria> (ché tale, ri– spetto alla produzione <scientifica> de• ve considerarsi la variegata relazione di un viaggio in Ispagn,a, scritta nel '27 e stampata ne-1 '28 col titolo di Penisola pen.tagonale > e nell'accompagnarla con quella che a tutt'oggi può, in ordine di , tempo, considerarsi la sua ult!ma opera del pari <letteraria> (ché tale viene ad. - essere la raccolta degli scritti sul Viaggi ùi Occidente da lui compiuti in Corsica nel '29. in Grecia nel '31. eppoi in lnghil• terra, in Francia e, di recente. in Ame– rica. oltre che su e giù per l'Italia>: è un fatto che. nel prPsentarci. coi tipi del• la Casa Sansoni (Firenze. 1955), questi due grossi ben illustrati volumi di oltre seicento pagine, Mario Praz ci ha forni• to nuove e maggiori prove, se mai oc– corressero. sulla singolarità della sua fi. gura d, scrittore. E a cominciare la let• tura dei due volumi dalle pagine spa• gnoie che per prime lo diedero a rico– roscere più deci amente scrittore e a firirla con quf'lle americane, che tale, e in progresso, ce lo confennano, l'itine– rario percorso dal Praz in trent'anni di lavoro risulta chiaro. Le cento pagine dell'A1ttologia ameri– cana, non diversamente dagli .t.cq11erelli -inglesi e àalle /m.pressioni à'ltalia, han· no il vantaggio, su quelle dei precedenti viaggi in Spagna, Grecia e Corsica. di essere sta1e concepite ed espresse in for• ma saggistica anziché diaris,ica, più eia• boratamente critica che facilmente nar– rativa. E la differenza. col suo costante e preferenziale ripetersi, segna il passag– gio dai primi agli ultimi viaggi. E degli scritti che li riguardano si può all'incirca ripete~e che, come g"li altri suoi scritti stravaganti. essi sono avviati e corrono su due binari: narrativo e Utnoristico l'uno, saggistico e poetico l'altro. E men– tre nel primo viene convogliata la mate• rla rig-uardante per solito gli uomini. nel secondo im·ece quella concernente le ope– re e le cose. Cosi all'ambiente degli uni fa riscontro il ·paesaggio delle altre. llla fin dalla Penisola pentagonale fu evidente che, in rispondenza all'indole e alla formazione dell'Autore. il risultato dei capitoli saggistici era artisticamente superiore a quello dei diaristici e dei nar• rativi. Poi. con gli anni. i toni faceti hanno trovato ironico sfogo negli scritti narrativi; e quelli sentimentali sono an• dati, se non smorzandosi, trasformandosi in lirici. Valga l'esempio dei due capitoli sul Miracolo di Segovia e sugli Ingiesi· tos: al < ridicolo sentimentale> dell'uno si contrappone il capriccio umoristico dell'altro. Soltanto in appresso l'effusio• ne sentimentale s'è riassorbita e riespres– sa in forme più stringate e gu,m!inghe, ma il brio umoristico s'è intimamente inasprito. Ridotta la Gioconda ad una < effige di donna macenata in una mel• ma verdastra >, si capisce come non va– da più in ,1sibilio nei rimirarla. • • • Rispetto ai colleghi d'Università pur · e:;si autori di • pagine stravaganti"· - e ormai son rari queili che non pizzicano di letteratura - Praz ha la prerogativa d'essere sempre stato il meno sedentario. In ogni senso. I suoi gusti letterari, non meno dei suoi giudizi Clitici. gli è empre piacitlto, per non dire che gli è sempre parso doveroso, andarseli a < sperimen• tare> direttamente su! po to. con ~a cer• tezza di poterlo far meglio. E senza escludere che, da principio, a qualche sopraluogo e soggiorno fuori casa sia stato indot10 dalla specialfzzazione della disciplina di cui è docente. resta dimo– strato che in seguito gli itinerari e le mete dei suoi viaggi. in patria e all'este– ro. hanno - e non per le sole vacanze estive, com'è nell'uso accademico - sem• pre più corrisposto al giro dei suoi inte– ressi e del suoi gusti arti tico-letterari. Giro libero e capriccioso. in cui ad inte• grare il go:limento del fatto estetico in• tervengono tuttavia, regolarmente. o'?ni sorta di coefficienti storici e geografici, sociali e ambientali, linguistici e turistici. S1 badi. per esempio, alla documenta• zione che è venuto accumu!anrlo intorno ad alcune sue tendenze e preferenze. Pri• rr.a fra tutte, quella per lo stile neoc!as· sico. Vera e propria , infatuazione>, essa con gli ar.ni non già diminuisce ma si complica, ironizzandosi mediante de,;a. zioni e storture surrealistiche. Perfino durante la scorribanda negli Sta ti Uniti non s'è trattenuto dal visitare quante DALLA CASA-MUSEODI VIA GIULIA AL GRANO CANYON * I VIAGGI D MARIO PRAZ più case neoclassiche, dalle incrollabili alle fatiscenti. e Lo so, io stesso, e dovrei battermi il petto, mi son fissato su aspetti forse se• conci-ari e addirittura marginali. e ne ac• cuso il difetto deJla mia fantasia (difetto che mi riuscirebbe fatale In uno stato comunista), per cui i grandi trionfi del• l'ingegneria e della previd~za sociale fanno appello a un settore della mia mente che non ha nuNa a che vedere co11 il mio estro di scrittore, quale che esso sia ... > Vero è che se per Henry Adams < la dinamo divenne un simbolo dell'infini• to >. da sentirsi e come una forza mo• raie>, non diversamente da come < i pri– mi cristiani sentivano la croce > 1 per Praz l'< inten&ità stessa di quella vita~ è incentivo a ricordare invece che e dove la vita o l'amore sono più acuti e fe-b• bri!i, è v;cino il lo.ro inevitabile opposto e complemento: la morte>. Da ciò le frequenti visite ai cimiteri e le soste da• vanti alle tombe: da quella del Poe nella rossa Baltimora a quella d'un gruppetto d'Italiani nel quartiere francese di New Orleans. Fissazione? Praz non crede che, < con tutto il suo esuberante attivismo, la civiltà americana moderna sia riusci– ta a eliminare l'anima più profonda del paese, che forse può trovarsi non lon• tana dalle foreste pietrificate, da1lla Val· le della Morte, dal paesaggio pento e lunare del Gran Canyon, cicatrice di re– motiss-imi cataclismi: un'anima saturni– na che specialmente nella calura del Sud fa sentire la sua voce grave e solenne>. Ma anche nell'Atene del Nord. a Edim· burgo, non fa che volgere il passo e la simpatia verso le architetture neoclassi• che, cui • l'abituale malinconia della lu– ce> " e il marchio nero della fuliggine> conferiscono una •desolata dignità che. accentuando quell'aspirazione romantica che è in fondo ad esse, le rende. come avrebbero detto nel Settecento, più inte• ressanti. cioè più commoventi>. Infatti, quando la predilezione per il neoclassico architettonico lo spinge a, rimpiantp di quell'intero mondo. dai ve– stiti ai mobili, dai quadti ai ninnoli. dai piaceri ai conl'rasti. dai doveri ai passa– tempi: e quando quel mondo gli si rivela sempre più lontano e svanilo come un sogno: ecco che, nella rievocazione mi– nuta e aifettuosa, il Praz lascia allora prevalere una vena quasi elegiaca. E si resta sorpresi di sentirlo poco meno che intenerirsi, lui sempre cosi iron,icamente saputo da non dover incorrere in un tale sentimentalissimo rischio. Un buon esempio ce lo offre nel capi• tolo sul dissidio tra La civiltà delle ~ille e la e moderna barbarie>, originato da un breve giro in Lucchesia e in Brian– za e intessuto di reminiscenze palladiane e di considerazioni sulla • rapida, cala strofica trasformazione dei nostri tempi>. < Par di tornare da antiche culle di civiltà, di poco men defunte di Pompei e d'Ercolano, da lidi e da insenature da cui s'è riLirata la marea, lasciando UJI senso di dolce e melanconico abbandono. Non che la vita debba assolutamente ri– trarsi cii là, che anzi riprincipierà do· mani è già riprinci;,ia La in qualche mo– do, ma come diversa! La villa diventa un istituto; le sale sono sgombrate da ciò che resta degli ant,ichi mobili, s'adat• tano a classi. a dormitori; i giardini si democratizzano in campi di ricreazione: la piccola villa-stato è finita. è annes a alla grande caserma che è il mondo di oggi>. Ma questo non è che l'emlnciato del tema intorno al quale Praz svolge e in· treccia ogni sorta di variazioni. con un apporto di cuitura e di esperienza cui, presso di noi. non si saprebbero oggi tro– vare molti appropriati riscontri. Quelle ville, quelle colline appaiono alla sua "ista e alla sua fantasia <come cime appena emergenti di tutto un mondo som• merso e irrevocabile: come piccole co• stellazioni la cui luce a poco a poco s: estingue e si confon<le nella nebulosa in cui oggi viviamo>. Tuttavia non è infrequente, il caso in cui una più guardinga elaborazione espressiva e costruttiva del breve saggio avrebbe contribuito ad aumentarne la perspicuità. imprimendovi c6n maggior fermezza il metamorfosiz7..arsi in imma– gini delle osservazioni. Succede quando Praz dà l'imp~essione di voler presto arrivare in fondo al capitolo. quasi non curandosi di estrarre migliori ,effetti dal ragionamento e dalla documenta,ion~. Per esempio, nel capitolo ul •S1ipplizio di Mezenzio, cui sembrano condannate certe nostre città allcrquando !e • sem– pre giovani architettu-e di alcuni secor fa> sono costrette a subi~vi il conta•to de1 e se;polc:; Imbiancati che son le case d'oggi>. o.servazioni, Immagini che sot· Un colore, un odore, speuo la dicono più lunga su un paese che non molte minute descrizioni - Purché gusto, erud·izione e fantasia siano pronti a coglierli e trascriverli sulla pagina * • di ENRICO FALQUI lo altre penne verrebbero stonate al ren– dimento ma simo, nella pagina del Praz sembrano. a volte, appena appuntate. Di– pen:lerà forse dal fatto che, nel render conto dei propri viaggi, Praz asserisce d'allenersi al sistema propugnato da He– mingway e già avallato da Thackeray? • Il primo breve tuffo in un nuovo pae– se ripaga più di un prolungato soggiorno o di un secondo tuffo. Ossia: • :--Jon è affatto sicuro che le prime impressioni non siano le più vere>; giacc}1:é « viven– do a lungo in un paese. facendoci l'oc• chio, finiamo per accettar ttlllo come pa– cifico. e per non vedere le co e intorno più di quel che vediamo le case lungo la strada che percorriamo ogni mattina>. In effetti. se al Praz riesce fruttucsn to al fatto stesso di viaggiare. Viaggiare è come ringiovanire:... l'animo si rifà comé la cera, impressionabile ... >. Per Praz non c'è quasi differenza tra l'aggirarsi • per le vie deserte della mor– ta Pompei> e il camminare e per le vie ai,imate > di una città moderna. E • gli abitanti di Pompei gli sono distanti nel tempo materia,le, ma distanti in un tem– po spirituale gli sono quei cittadini della città ommiade che vede cogli occhi del viaggiatore ... > E si domanda quale diversità possa mai esserci < tra il rianimare con la fan• tasia le ,•ie ed i fiori deserti. e il contem– plare in c;:1.rne ei ossa· davanti a lui, uo- i\lario Prnz al tavolo di lavoro nel su~ studio romano di via Giulia (foto H. L. Jacobson) anche il solo primo breve tuffo, è per la preparazione culturale e per l'accumu– lazione fantastica da cui quel tuffo è stato preceduto e accompagnato. 1 em– meno quando sembra partire su due pie– di, Praz , a incontro all'imprevisto; né mai s'avventura a caso vergine. In certo senso. va sempre a documentarsi, a riac• certarsi. I s:.toì viaggi corrispondono a sopraluoghi: per convalidare un'indagine già iniziata da fermo. a tavolino. Eppure. almeno da principio, la tecnica dell'affi– dar i al primo brc,·e tuffo> dovette corrispondere alla sua poetica. Fu in · occasione dei suo viaggio in Spagna. cu' pxo dcpo fecero seguito quelli in Gre– cia e in Cor ica, che ellllnciò: Per me ogni ,·iaggio è come un memento niori. >. ~L'incombente partenza, il sospetto che la prima voi La che io vedo una nuo, va città si• insieme l'ullima. danno ali~ mie impressioni il senso definitivo delle cose pJ trel1"e. II p1rtire è una sorta di morire ... O"ni saluto è i:i ieme un ad• dio. O~ni dsita è l'ultima visita. In una città nuova. io mi sento talora wanito come un fantasma. Sono Il testimonio muto ... La vita appare al viagg'iatore co– me U'l'esp?rienza e tremamPnte eccitan– te, ccTe un'avventura che di certo non si ripeterà ... La magia no'l appartiene tanto ai nuovi paesi che si visiiano, quan- mini che l'ora imminente separerà da lni per sempre>. • Che fa se i nQstri per• corsi s'incrociano alla distanza di un se– condo, o a quella di un secolo?> < Da che mondo è. mondo, pel ,·iaggiatore il paese stranie1'0 è una scena. gli abitanti sono attori. Il viaggiatore sa che l'or~ della partenza è prossima e nvn varca la soglia del!' intimità altrui: neanche chiede ammissione. E' il testimonio nu– to. Come iJ coro della tragedia gre~a. , egli nulla può fare per modificare le sorti circostanti. Non c'è nulla che egli abbia da dire alle persone che incontra. Come se quei volti. quei gesti. que:;li atti. fos- ero recati al viaggiatore dal raggio d'un lontano pianeta, partito milJ'anni prima. La vita che si svolge dinanzi ai suoi oc– chi potrebbe pure appartenere alla sto· ria, da! momento che lo spazio in cui il viaggiatore si muove ha una velocità dif• ferente da quello in cui vivono coloro che dimorano nel paese; e non e sere cospa– ziale equivale a non essere contempora– neo. < Il fatto stesso d'essere uno stra– niero di pa saggio basta a dare alle cir• costar.ze quel carattere di cose per em• pre conchiu e che esse inevitabilmente po.seggono allorché appartengono al passate,>. Per contro, ciò non gli viefa di rico– noscere che, < a fona di vivere in uno stesso luogo o· con una stessa persona, si finisce per scoprirvi qualche nascosta grazia, e codesta commuove tanto più quanto inattesa~- Riconosce che • la ripe• tizione ha approfondito e gravato> tali impressioni di tanti • significati, fino a fare di ognuno di essi l'epitome d'un piccolo mondo>. E dunque la sua poetica cambia, a seconda che viaggi o stia fer– mo? Per capire l'c aspra bellezza di certi angoli> di Liverpool gli <ci son voluti non meno di cinque anni d'acclimatazio– ne. e, un po', di disperazione>. Ha sco– pert:o cosi la poesia di quella prosa che è il tube di Londra e che ne trasforma le gallerie in un • regno plutonio> e i passeggeri in un mu eo di cere, oppure ha scoperto la vera luce di Liverpool. Di fatto. nella differenza di poetica si rispecchia la differente natura di questi scritti: alcuni dei quali sono resoconti di viaggio. mentre altri. e sono i più com– piuti. i più belli. tengono del breve essay. Ma qui è da ricordare che. sul punto di tornarsene a 'Roma dall'America, e volendo prima tirar le somme " spremer la morale del viaggio, Praz confessa di esersi lasciato attrarre non tanto dalla < vita inten a. indefessa dell'America. - amplificaz:one del vangelo attivistico dei Puritani>, - quanto dal e rovescio della medaglia>. e Rovescio> che in Ame– rica è stato < l'inevitabile contropartita dell'.intensità stessa di quella vita>; allo stesso modo, e cioè per le stesse ragioni anticonformistiche per cui nella Spagna pittoresca il < rovescio~ da scoprire era stato la monotonia. nella Francia della Ville Lumière la decrepitezza. nella Gre• eia semidivinizzante del Lacrelelle la de• solazione. Quasi tenuto a scegliere tra gli esempi fornitigli dal pittoresco Teo• filo e dal lacrimoso Edmondo, dal deli• quescente Barrès e dal fanatico Borrow. ecco che in Grecia il Praz ha preferito attenersi alla risultante delle proprie im• pressioni dirette, senza aggraziamenti e senza amplificazioni. • Ah, come è possibile tra questa po• vera gente sentirsi semidei?> • Se fossi un greco facoltoso. oggi mi vestirei di sacco e mi spargerei Il capo di cenere. finché la patria dal r,ome antichissimo non divenisse ancora una degna sede di uomini. Prima questo; poi verrebbero le bellezze archeologiche e paesistiche.> E non per nulla, quando la Penisola pentagonale usci in prima edizione nel '28. Montale, nella rivista Salaria (mar• zo 19281. osservò cbe molto probabilmen• te l'Autore era stato assistito dalla e de– liberata volontà di veder altro>.' cioè qualcosa di diverso dal solito. E difatti in ogni viaggio Praz è stato sollecitato e guidato da una tale volontà tra istintiva e riflessiva. non solo per evitare il peri• colo di ritrovarsi. da ·ultimo, con < una raccolta d'impressioni ingenue. senza par– tito preso>, ma per seguire una propria corrente di ispirazione, pure rimanendo nel proprio settore di ricerca e di studio. Non è forse dal capitolo spagnolo Sa11, gue, voluttà, morte (oltre che dai prece– denti studi sul d'Annunzio l che prese le mosse per La. carrte, la morte e il diat:olo nella letteratura roma»ticaY Eppure, non è certamente questa l'opera sua più em• blematica? Cosi nei dialogo tra Larga• via e Portastretta ci sono i precedenti dei suoi ultimi studi sul!' eml>lemistica. ~1a non soltanto in ogni suo \·iaggio Praz ha cercato qualcosa d'< altro>: ed è sempre stato un qualco a d'• altro> cui - come notò De Lollis - e manca il ·1taif >: il candore. Indubbiamente, il'< ro• vescio della medaglia> ricercato dal Praz s'identifica il più delle volte col brutto e non col bello; per quanto poi sia Praz stesso a voler trarre dal brutto tutto il bello, aggiungendo che < anche l'artifi• cialità è una seconda natura> e che an• che <certa malizia è una forma d'inge– nuità.>. Resta il fatto che in tante pagine quell'artificialità e quella malizia si con• figurano in una particolare stravagante maniera. aggre iva e romantica. cui ben s'addice la qualifica di pittoresca. , on perciò Praz ripudia tutto il pit– toresco in quanto tale. bensì ne tra ce– glie quel che è meno tradizionale. meno tu•i ·tico. E a proposito della Spagna piega che, se l'essenza del pittore co è da godere nella rapida suC<'e sione. quasi nel balenio di variati effetti. non v'ha dubbio che la Spagna è il paese meno pittoresco d'Europa, poiché la sua e en– za si risolve proprio • nell'opposto ·de! pittoresco, in una grandiosa possente mo– notonia > che ha !a ua geometrica s11. blimazione nell'Escoria!. ;\lente orientale e mente europea seguono un diverso mo– do nel dare il senso dell'infinito. E in Spagna l'infinità è • suggerita per mez. zo della monotonia >. Ond'è che - a giu- ! dizio del :'\ostro - AJhambra, Escoria!. Cartuja e Sagrada Familia sono l'espres– sione di uno stesso popolo. Esotista dai gusti bizzarri, Praz è sem• pre in cerca di nuovi <pezzi> strani da aggiungere alla propria collezione. E nor. gli par \'ero quando, presso Roma, nel parco di Bomano, si trova davanti a una e folla di bizzarre e mostruose scul• ture disseminate tra sterpi e rovi senza ordine apparente , e il luogo gli si disco– pre tale da e-far pensare a certi angoli re– ligiosi e sinistri dell'India e della Cina, agli elefanti del tempio di Subramanya piuttosto che a quelli. portatori d'obeli· sco, di Catania. dell'Hyp11erotomachia di Polifilo, e del Bernini in piazza della ;\Ji. nerva . ; tale da < far pensare ai draghi e agl'ippogrifi rampanti di ;\1adura _piut• tosto che a quelli che adornano qualche vasca nostrana, al Cammino degli spiriti presso Nankou, agli unicorni a guardia del fiume Fen >. L'attrazione dell'orrido, del morboso, del perfido. non meno che del raffinato, del prezioso. del raro esercita un forte influsso sulla fantasia e sul gusto del Praz. Cosi può accadei-gli di partire da posizioni secentesca mente barocche ·per arriva:re a risultati novecentescarnente surrealistici: dall'Arcimboldi al Dali dal 11agnasco al Bocklin. dal Bosch al Sa• vinio. Né resta insensibile al richiamo delle equirnlenze letterarie proprie del• l'estro verbale di certa critica musicale alla Barilli, artistica alla Longhi e let• teraria alla Cecchi del primo tempo dei· la Trib1rna (e dunque in ann, che gl!i assicurarono un non trascurabile diritto di precedenza netla dataz10ne e nella va– lutazione fatta in appresso di tutto quel• l'intrepido filone critico. ancor oggi ricco di diramazioni e di innesti l. ;\la, ad onor del \"ero. registra e illu• stra anche , sorprese> meno eccitanti di quelle di Bomarzo e di Palagonia. Regi• stra anche <sorprese> più sorridenti e deliziose, come quelle di Birmingham e di New York: scovate in .angoli che SO!}O « come i sogni della città, remoti arche– tipi che passano ull'anima della città come nubi. e la città pare per un mo– mento dimenticarsi. rimanere sospesa sull'orlo d'un'esistenza prenatale ... > E, per quante ne abbia viste e lette e sen• tite, ugualmente registra le sorprese de– rivanti dal < mutare del gusto nei seco– li>. Cosi per un'architettura come per un'acconciatura, esse sono tali da tramu– tare il costume di oggi nel capriccio di domani. :Sfa, se anche da que ti scritti di \'iaggio si estraessero tutte le discrizioni di ammobiliamento e di sartoria. oltre a riaccertare quanto il gu to per ambedue sia in lui radicato. si constaterebbe quan– to esso sia venu lo arricchendosi di ele– men ti che, sottraendolo al rischio della catalogazione, gli procurano il vantaggio d'una più sostanziosa réL·erie storica o d'un più complesso contrappunto nell'esa– minare lo • spirito delle vesti> e nello scoprire non solo • curiose corrisponden• ze tra il costume degli uomini e !'archi• lettura nei vari periodi> rispetthi, < ma tutto un ardine di rapporti con la na• tura circostante. con l'assisa degli ani• mali. cgn la \"egetazione >. E quasi non meno dei monumenti lo attraggono i ninnoli. i gingilli. la bom– boniera di cri tallo dove '.',apoleone mo– rente lasciò gli ultimi pezzì di liquerizia. < Cosi l'epopea i spegne lasciando aicu• ni orpelli. alcune spade, alcune scara• battole. conchiglie vuote sulla riva da cui la marea s'<}ritirata, finché la Terra sarà essa stessa un guscio vuoto come gli altri astri morti che seguitano il loro moto d'automi senza suono negli spazi deserti dell'etere.> U e tempo che tutto consuma e trasfor– ma> fornisce al Praz argomenti dove s'insinua e trapela alcunché di nostal• gico e di romantico. La < più forte im– pressione> del uo viaggio in America è forse stata •proprio il ritorno a Roma>. • Mi è sem6rato di tornare indietro di due secoli ... Il mio spostarmi nello spa– zio era equival o a una discesa nel tem• po... >. Ma il sen o di solitudine. lo strug– gimento, la no talgia avvertiti e sofferti anche da lui in America, non trovano forse origine in e una combinazione di troppo grandi distanze di spazio e di trop– po piccole di tanze di tempo>? Il Baedeker che ha nella testa è co- stellato di asterischi e attraversato da ottoiineature ne; punti più inaspettati. E sul margine vi si deve leggere anche qualche nome d'autore, Un rimio. Cosi, quando la fantasticheria dà nel voluttuo– so, il richiamo corre al ?11agalotti. Per esempio. quando in una bodega di !\la• !aga evoca i sapori e i colori dei vini < dalle lunghe batterie di botti come suo– ni da una tastiera>; oppure quando li paesaggio trionfale del Chorro gli sem– bra < sospeso sull'orlo del canto: come se m un momento tutte quelle apparenze naturali aves ero a tradursi in un diti• rambo gaio e tumultuo o agli orecchi dell'attonito viaggiatore>. .Praz appartiene a quella categoria di ,,agg1a tori per i quali < un colore. un odore. spesso la dicono più lunga su un p•ese che non molte minute descrizioni>. Non però rinunzia alle descrizioni. Solo gli vien fatto d'intrecciare e d'annodare spesso il filo argenteo dell'ammirazione con quello più sottile dell'ironia. E:\'RICO FAI.QUI
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