la Fiera Letteraria - XI - n. 9 - 26 febbraio 1956

• Anno XI. N. 9 SETTIMANALE DELLE LETTERE DELLE ARTI E DELLE SClENlE Domenica 26 febbraio 1956 SI PUBBLICA LA DOME ICA zo CARDARELLI I QUESTO UMERO L. 60 DlREZlONE, AMMlNlSTRAZlONE: ROMA · Via d1 Porta <.:astello, 13. Telefoni: Redazione 5:i5.487. Amministrazione 5.»158 - PUBBLlClTA': Amministr. « LA FIERA LETTERARIA» · Via di Porta Castello, 13. Roma. TARIFFE: <.:ommerctah L. 15U Editoriali L. 80 al mm. - ABBONAMENTI: Annuo L. 2.700 . Semestre L. 1.400 . Tnmestre L. 750 • Estero: Annuo L. 4.000 . Copia arretrata L. 100 . Spedizione In conto corrente pastaie <Gruppo Il> . Conto corrente pastaie n l-!ll4W In un in1portante discorso Pio XII ha stabilito i compiti della critica· Non occorre qui riJe,·are quanto grat1de sta la necessità, la nobiltà e l'importanza d.i una retta critica. giacchè la voslra ferma persuasione del considere,·ole influs..~. che le JeLture esercitano sul co tu.me e sulla sor– te del slngo:J e della comunltà. vi ha indotti ad abbrn.cciare rarctua fatica che impone al cr.tico la rnsta produzione letteraria dei uostri glornL In una società. come la pre– sente.tanto gelosa dl esercitare il diritto del– la llbertà dJ stampa. la critica degli onesti. fondata sopra un più sacro dir.tto. è cerln– mente una delle forme più idonee per lm– pedlre che ii n1aie. dilaghi e soprattutto che venga divulgato. sotto 1'w10 o l'altro prete– sto. come bene: ferme restando la legittimi– tà e la necesfiltà, in taluni casi di più gra,e minaccia per le anime, dell'intervento cli una superiore autorità. Tuttavia la critica esercitata secondo le norme della verità e del!'etJca è forse p.ù consona alla mentalità dell'uomo moderno che ama di fonnarsi da Ek, un giudizio di valutazione. ove ne sia in grado. aiutato dal critico. che riesce ad ispi– rargli liduc.a. Ma voi non intendete di restringere la vo– stra attMtà ai soli aspetti morali del libro. bensl dJ estenderla anche agli altri. paJ'ti· colarment.e sc.entJfici, letterari ed artistici. in modo da essere critici compiuti. dal quali li grande pubblico e gli stessi periti po ano attendersi un gìudiz.o, per quauto é possi– bile, esauriente. E' chial'O che tale comple– tezza della critica cattolira non solo ne rin– salda l'autorità dinanzi al pubbllco. ma la rende posit.lvamenle benemerita della cul– ttu-a, secondo la perenne trad.zione della Chiesa, sempre attenta nel seguire il corso e gli sviluppi dei pensiero e delta formn. Le altezze o le bassezze. a cui si eleva o In cui sprofonda !a lettera tura. specialmente odierna. dipendono in notevole parte, dai cri– t.cl. secondo il gredo di perspicacia, di one– stà e di forza d'animo che essi d.Imost.rnno dJ possedere. Assegnato in tal modo al critico cosi gran– di possibilità. sarà opportuno dJ esporre ai· cuni fondamentali princlp.J. cui deve con• formarsi l'opera sua. se si vuole che questa conSegua efficacemente lo scopo d1 guidare gli t1nn1tl per sentieri sicurL • Per facilitare il conseguimento di tal, fine. Noi consideriamo separatamente il soggetto della critica e poi il suo oggetto. Oggi par– leremo del primo punto. rimandando la brat– tazione del secondo (che Ci sembra il più importante) ad altra occasione, se sarà il caso. L'ufflcio di guidare e consigliare gli altri nello scegt:ere e valutare le let~ure non avreb– be senso. se non si supponesse nei lettori la dispos:zione d'animo ad accettare gli altrui suggerimenti. Ogni sforno del critico riusci– rebbe perlanlO veno presso coloro che rifiu– ta&ero. per partito preso, di riconoscere la sc.eaiza e la competenza di lui e. per con– ieguenza non riJxmessero alcuna fiducia nel– la sua persona e nei suo giudizio. E' possi– blle Jnconu·a1-e lettori. pres..so i quali li cri• tico non ha acce&o. perché per indole o per dlfettosa educaz.one si lascia.no sedw-re da un as....c.oiuto superiore apprezzan1ento delle proprie facoltà e cogitlzioni. Domlnati da ta– le stato soggettivo di fallace sufficienza, essi non attendono dal critico se }lOnla coillerma del Ioro glud.zio. abbracciato come certo e immutabile. In questi casi. de:enninati spes– so da pregiudizi dJ falso ordine ideologico. il ri.Luto di una critica obiettiva non deve scoraggiare il critico, poiché esso non costi– twsce che la prova dèlla deformazione psi– cologica di quel lettori. Presupposta quindi la sana dlspos:zlone del pubblico. li critico otterrà Il suo scopo tanto più efficacemente. quanto più saprà catt.,•arsene la fiducia. Questa infatti è, per cosi dire. il punto dJ partenza e di arrivo di ogni critica. sia che \'Cnga condotta da .un singolo scrittore, sia nuche. e tanto p.ù. da una rivista che se la proponga come scopo collegiale. Se fi Iett.òre r1corre al critico, é perchè crede nella sua scienza. onestà e maturità. sia quando egli espone Il contenuto del libro. sia quando. nel riferirlo. lascia entrare un motivato g.udi– zio. ché pertanto non può esser respinto. Ma in che modo JJ critico riuscirà a conquistar– si la fiducia del lettore? In altre parole, qual'è l'ufl.c!o del critico. e quai! sono le giuste es:genze da parte dei pubblico? La prima esigenza i:iguarda la facol.à co– noscitiva del critico. e In primo luogo che 5Ja in, grado di leggere e di comprendere rettamenté Il libro in esame. Richiamare questa norma potrebbe sembrare superflua; eppure accade non' raramente d'imbattersi in recensioni. che non corrispondono nem– meno a questo primo elementare requlsito. E' e,·!dente che l'attenta lettw-a. spesso pa– ziente e faticosa. deve es..<ere condotta con animo scevro di preconcetti, e con la con– sapevolezza di trovars .. quanto all'argomen– to, in un campo sufficientemente conosciuto. E' necessaria quindi una molteplice coi.w-a: la -scienza speciale nella disciplina a cui la pubblicaz.one appartiene. e una notevole col· tura generale. che renda possibile al critico di porre l'opera nel suo tempo e di rappre– sentarsela in connessione con le correnti di pensiero in esso domlnanti. Ma la semplice conoscenza intellettuale non basta. perché il critico è ancora qualche cosa di più dJ un semplice relatore: egli de,·e pen-eté.re a dare· un giudizlo, la cul ste- sura esige partlcclarl doti dJ -anlmo natu– rali ed acquisite. Il critico de\·e in primo luogo possedere la capacità del giudlzio e della valutazione \'aie a dlre della ponderata applicaz:one dei· la scienza specializzata e della coltura ge– nerale all'oggetto in esame. Per questa ap– plicazione egli ha da a vere larghezza di ve~ dute, versatilità d·ingegoo, percezione e com– prensione delle suaccennate connessloul e abilità nel rilevare errori. lacm1e e contrad– dizioni. A questa spassionata conslaeraz.onc dei pro e dei contro. seguirà, come Ihn!ta– zloue e distinzione, il Si o il No nel caso .singolo. SoltanLo allora la cr:tica può riceve– re la sua forma definitiva ed essere presen– tata per la pubblicazione. Tuttavia 1·appllcazione delle menzionate doti d'anlmo è soggetta all'influeso dei va– lore. della sensibilità e del carattere. ai cui r guardo altre importanti esigenze s'impon– gono nel critico. Per impedire che ll vole- stituisce aitresì un reale torto contro l'au– tore, che potrebbe rimanerne daiu1eggiaw nella fama e non dJ rado anche nei suol giusti interessi; in Lai caso resta al cri– tico un preciso obbligo dl r;trattazione. D'al· tra parte, però. tull\ giusta e giusti!lcat.a crit.ica non dovrebbe esser pavidamente ri– ti.raia dal recensore, qualunque sia la vio– lenza. degli awersari: clò signlficherebbe una deplorevole mancanza di carat~ere e d.i coraggio, e minerebbe la tanto necessaria fi. ducia nel pubblico. il quale esige a buon di– ritto che il critico rimanga fermo nella sua parola. ove s:a stata data secondo verità. Questi dovrebbero es..<e.reper il critico e la critica. da qualsiasi parte provengano. i prmcipi fondamentali più comwll da consi– derare e rispettare. Per a:utare a ricordarli, valgono alcWle brevi regole usuaU. diversa– mente formulate. ma sostanzialment.e concor– dl. per alcune deJ!e quali Ci sembra utile dJ spendere qualche parola. giacché sono non di Il discorso sulla «critica)), che qui ripro- zitutto, fiducia a questi uomini seri: cioé duciamo, è stato pronunciato da Pio X Il in preparati culturalmente e umanamente one una udienza concessa ai redattori della ri.- stt e coraggiosi; è venuta a dire che loro. vista « Letture,,, edita e com.pilata con rara soltanto loro, possono a buon diritto fregiar• sagacia dai PP. Gesuiti, diretti, in. questa si del titolo dutentico di. critici, cioè di s7Jeci/lca atlivitd, dal P. Valentini. e/jettivi giudici; e non gll altri. Uim.partanza di questo discorso P, tale che, E' uenuta poi a mettere fdee chia re t et rammarichiamo che l'uditorio sia stato, vigore autentico nelle fila dei critf.cl cat– in fondo, così ristretto, allche se, oltre I Pa to/icl, che troppo spesso sol/rono di pellO· dri direttamente inte,essati, qualche altro si complessi di inferioritci che li portano, al• cultore di studi letterari o scientifici si era ternativamente, o a scimmiottare le mode aggiunto ad ingrossare l'uditorio: poiche, del momento nel timore di poter essere giu- 11.onsoltanto i cattolici impegnati i11 attività dicati retrivi, o a sentenziare sbHgativamen– di varia cultura avrebbero dovuto essere pre- te secondo schemi esteriori per timore di senti, ma in genere, tutti gli uomini di cul- essere considerati corrivi verso certo mani– tura, appena appena liberi da troppo strin- festazioni sconcertanti della sensibilità mo– genti pregiudizi, avrebbero potuto in questa derna. Ad entrambi questi atteggiaT(lenti. occasione renqersi.. conto a quale dignitti, a Pio Xli ha detto, in sostanza: cl vuote per– quanta forse insospettata libertà e a quale sonalità, cioè. vera autonomia dl giudizio: apertura ~ generositti di cuore sia impron- preparazione tecnica e responsabilità umana. tata. secondo Pio X/1, la missione del critico E a tutti gli altii? Ha dato una lezione di Per tutti noi, comunque, le sue parole so- vera umanità. Ha parlato ape.rtamente di no .'i.late una rivelazione consolatrice e, di• llbertd di giudizio ricordando però che l'in remm.o, un concreto sollievo umano, dal mo- tere.~sato è sempre l'uomo, cioè la sua essen– me11to che sono parole giunte provvidenziai- za spirituale e morale; ha parlato dell'uomo mente a mettere una luce di fenna speranza insistendo sul fatto che egli deve essere lfbe– in un panorama qu.anto mai scoraggiante. l.lero di manife&tare il suo personale gtudi– lnfatti, se c'è un'attfvitiL che serva ad i11di .aio. Sembra una lezione rivolta a una certa care lo stato di decadimento culturale e uma- crith'a cosiddetta liberale cioè a ,;erti ~otto– no a cui è giunta la professione letteraria, vrodottt crociant, per cui il culto della liberta tale attivitd e proprio quella della critica. creatrice significa. in sede critica, il diniego Aperte faziosità ideologiche, meschini lnte- apriort.'ì.tìco di ogni impegno umano, mora•e ressi personali.~ticì. preconcette oppO/iizion' e socale; sembra una leziond a quri ccrtJ di scuole e scuolette, che non risparmiano critici senza sorprese, dei quali, cioè, si so nemmeno le cattedre universitarie, osservi- gi6 tutto fin, da pri/tcipio. tanto è oramai mento a massicci tnteresst industriali e pro- preconcetto lo schema della loro faziosità: pa9a11distici, hanno portato la « critica·» dal monotoni. ripetitori di formulette estetiche suo naturale livello di suprema giudicatrice che mortificando l'uomo alla base, uccidono a quello di chi avvilisce scientemente e in- preventivamente ogni effettiva scoper(a e va• telligenza ed equità per ragioni di cieca o lutdlione dell'arte. gretta passionalità di parte. Al punto che Lezione autentica, come di rado ci era que, pochi che ancora. si mantenpono fedeli stato dato di ascoltarne. a ,e stessi, a una loro libertà ed lndipendenaa Da qualche tempo, ln/att!, le parole di di giudi2io, si sentono - e sono - ogni giorno Pfo Xll hanno acquistato una penetra.iio11e. di più mortificati dalla sfacciata fortuna che una luminosttti, una tra.soor.enza e insieme i vari saltimba.nchi della critica. ottengono u.n vivo calo re di carità che ce le rende par, ovunque sia in ballo il facile successo. ticolarme, c.te vicine e care. La parola di Pio X Il è venuta a dare, a,i- D. F. re e la sens!bllità agisca.no negativamente sul giudlzio cri·tico. è necessario che egli, anz:tutto. si proponga la massima obiettività, e quindi. che apra l'animo al senso di be– nevolenza e di fiducia verso l'autore. fino a quando ragioni positive. cef-te e grnvL non suggeriscano una diversa condotta. Un cri– tico abitualmente soggetto alla pass:one non dovrebbe neppur prendere In mano la pen– na. Nobiltà del carattere e bontà dJ cuore amo sempre la. migliore armatura In ogni specie dJ lotta. quindl anche nella critica. dove si trovano in contrasto idee ed op!nlo– nl: peraltro la nobiltà e la bontà non deb– bono essere scambiate con la ingenuità e la credùlità del fanciullo. cui mancano la co– noscenza degli uomini e !'esperienza della vita. Delle accennate doti e dlsposizioitl il critico può più o meno abbondare: ma in nessun modo e in nessun ca.so de,· no difet,. tare la probità. la incorruttibllltà. !a fer– mezza del carattere. Non per far piacere al– l'autore. né all'editore. né al pubblico - spesso succube dJ estrose simpatie ed ant:– patie -. e neanche per secondru-e la pro– pria scienza e coscienza, contro la rerita obiettiva. una falsa critica: falsa. sia a causa di una inrnrtita interpretazione della· er· roneità e ctel pericolo che rappresenta Io scritto. sia con la deliberata ontlssione di ri– lievi., che lealmen~ non si possono occulta– re. Ad ogni critico Ietterar.o dovrebbe- po– ter8 applicare la testimonianza. che i nemici giurati dei Redentore. ipocritamente ma pw– secondo ,·erità, gli diedero, allorché vollero cogl.erlo in parola con la domanda: « E' le– cito pagare il tributo a Cesare, o no?». « Maestro. essi dis..<ero.noi sappiamo che tu sei sincero. e \insegni la via di Dio secondo verità. senza badare a clucchessla, perché non guarci, in faccia a nessuno» (_Matth. 22. 16). La fermezza di, carattere dJ un critico va dimostrata specialmente nel pubbiicat-e serenamente e senza paura li proprio giud.J– zio, e poi nel difenderlo. ove fos..<eoppu– gnato, restando tuttavia sempre sullo stret– to campo della giustlz.a. Come un giudice, che non avesse il coraggio di sostenei-e Ia legge, dovrebbe dimettersi dal suo ufficio. cosi U critico, che amasse il quieto ,,tvere più della verità. Ma la fermezza de,•e sempre evitare i modi propri dell'arroganza. quasi che già a priori stesse una presunzione dÌ diritto per la verità in favore del critico e contro l'autore. Ambedue sottostanno alla stessa legge del servizio della verità a a cui sono legati. ma il critico si assume inoltre espressamente l'impegno dJ servirla con Ja massima fedeltà. In ogni modo. sia rauto1-e che Il critico dovrebbero sapere che, al di sopra di loro é sempre la verità. Una ingiusta critica. come indica 11nome stesso. non è solo un errore dell':.ntellett-0, ma co- rado citate a prova e a giustlficazlone di un determinato pensiero od azione. a) La prima è la stupenda massima. da Cornelio Tacito posta a principio dei suoi celebri Libri ab excessu Dlvi Augusti. e che fu poi largamente usata: sine Ira et studio, ossia, senza passione né imparzialità (/. e, I. 1 J. Rettamente· intesa. questa massima non esprime solo il criterio di condotta del giud:ce, ma in generale devè esser rispet,. tata in tutti J rapporti tra gli uontlni. Come monito essa è rivolta particolarmente ,allo s.orico; 'tuttavia la comune saggezza tà tro– va opJ)Ortuna anche per il critico. che per– ciò deve g.udicare e scriver~ « sine ira et studio». senza prevenzlonl. Ma appunto per– ciò non può essere suo obbligo l'b1ibirsi dJ manllestare i propri retti sentimenti. e tan– to meno il rinw1Z.iare a sostenere. purché vero. il suo mondo Ideologico. A un sereno e moderato critico è anche lecito. per esem– pio. di esprimere con fermezza e vtvacita la sua lndjgnazione contro una letteratura por– nografica. che corrompe la gioventù e non lascia indenni gli adulti. Né si può taccia– re dJ parzialità li critico letterario. come pure ogni sempUce cristiano, che assume come criterio di giudlz.o la verità cristiana, la sua integrità e purezza. Del resto. Io stes– so Tacito, pur nella norma impost.u.si al principio, descrive 1nil•olta con tragiche tin– te li despot:smo dJ alcuttl Imperatori e de– plora la corruzione dilagata fin nei più alti ceti; consegna alle sue pagine la propria ansia per la libertà perduta. ed il rin1pianto per la tramontata grandezza dell'antico Se– nato e per i teÌnpi felici dell'austera -Roma dei Padri. b) Un'altra massima. che. malgrado la apparenzà. è alquanto difficile a !menderei e a praticarsi. è questa: verbum. oris est ver– bum me11tis, vale a dire, l'uomo dice (o scri– ve) ciò che pensa. li s:gnificato più ovvio è il seguente: la parola esterloi·e riceve li suo senso e il suo contenuto dal pensiero inter– no. Pertanto. chi vuole conoscere la mente dell'autore, ascolti le sue parole, e. 01•e non vi siano ragioni positive dJ dubltru·ne. si at– tenga a quelle. come a testimoni naturali dell'intimo animo. In questo aspetto Ia per– sona dell'autore, la sua vita e le sue ten– denze non debbono essere il punto di parten– za dell'indagine crltJca; bensl l'opera e quan– to !n essa viene espresso. Ma la citata mas- ' slma avverte anche l'autore che egli sarà giudic~-to, ~ ba.se alle sue pru·ole, le quali pertanto debbono riflettere fedelmente le.sue idee e i suol ·sentimenti. Se questi sono rétti, egli farà di tutto per esprimere tale 1-etta mentalità,, tenendo d'altronde presente 0 ,c)1e non. è -sempre cosa facile pensare in un mo– do e scrivere in un altro; che, cioè, è molto dif!i~ile ~c'ultare .. l'l~timo ~~!ero, senza che in un modo o in un altro venga s,·eJato da questa o quella sfumatura. La massima è dunque per io scrittore un monlto alla sin– cerità. Al critico. im•ece. pone i Umili d'in– dagine e dJ giuc[zio. Egli dere restare al chiaro significato oggettivo dello scrit.o. po:– cbé il suo stretto ufficio è dJ giudlcare l'ope– ra. e non l'autore. Quindi cio che può es..,;:ere inteso in senso retto. egli lo interpreti in tal modo. E" questa una norma generale. neces– saria per la pactnca convivenza e i;er 1 re– ciproci rapporti fra gli uomhtl. Lasciando da parte i casi dubbi sul senso oggettivo di uno scri .. to, nel quali converrà inclinare ver– so w1a Interpretazione favorevole alla ret.t.1- tudine dell'autore. il critico de,·e partire dal– ia. presunzione che le parole dette o scritte hanno un senso ln se stesse e che. prlmiera– meute. esse sono presentate al pubblico sol– tmuo in det,o senso oggettivo. Ora appuuto questo il critico ha per ufficio da giudlcare. Se è retto. egli lo chiamerà tale. anche se d'al• tronde (e forse anche dall'opera stessa) ri– sultasse che le idee personaU delraut.ore non eono ad esso conformi. Se invece li senso obiettivo delle parole contiene w1 errore o falsità, è umcio del critico di farlo notare. anche se si abb.a motivo d1 credere che il modo di pensare sogge..Uvo dell'autore Eia dlverso e con-etlo. Una giusta e benevoli\ critica potrà suggerlre in tali casi questa re– Jath1a correzione delle pa1·01e in considera– zione della persona dell'autore; ma l'erro– neo senso oggett; vo non resta con cio annul– lato. c) Una terza 1.uassima vorremmo alt.resi menzionare: Super omnia aute11Lcaritas: so– prnttu:to però la carità. Si è voluto attri– buirla a s. Agostino: sembra tuttaria più probabile. a torto. In ogni modo la cosa che si vuol designare é in essa esattamente cspre~a. e intende di risoh•ere sul terreno pratico qui dubbio. che non dJ rado tormenta il critico onesto. se cioè dare la precedenza alla « veritàs » o alla « ca.ritas ». Teorica– mente e chiaro che non può darsi nessun ob1er.tivo contrasw Ira la • vcritas • e la« ca– ritas ,., se con quesLa parola s'.ntcnde 11 procurare il vero bene del pro6SimO e l'evita– re di offenderlo ing)ustamente. Ma la que– stione ritorna sul terreno pratico in singoli casi. Si supponga che il cr.tico !et.erario si u-ovl dinanzJ alla scelta: o dlr !a intiera ,.:erità. come sarebbe necessario, ma che pro– cura alrautore offesa od 1.1.nche danno, a sca· pito. sem,91-erebbe. della carità: oppure obbe– dlre a quei che pare dovere di ca,·i là. tacen– do la verità. che non dovrebbe occultarsi e 1i'norando un serio errore. Il critico si d<r manda allora a quale delle due de1•e dare la perfereuza. La sua ansia ci·esce. re in– terroga i dlvin! precetti. ove il rispetto dell11, verità e della carità è sommamente ed egual– iyente raccomandato. li Singolo infatti ha detto: Vcritas libera– bit vos Uo. 8, 32): l'Apostolo delle Genli insegna: Plenttudo tegf.s est dilectio ( Rom. 13. IO); e in un altro passo. secondo il te– sto greco: alethéuontes dè en apàghe auxé– sonlen eis autòn te. panta. (Ephes, 4, 15); cioè: Aderendo alla. verità, crefc:amo nella carità in lui in tutto. Ii discepolo prediletto Giovanni, che appena riusciva a soddisfare sé stes..so nell'alfermazione della carità. pro– clamava: DeU.S cantas est, Dio è carità O 10. 4. 16); e ancora: In hoc cognovimus ca– ritatem Dei. quoniam ille 011imam suam pro nobis -posuit; et nos debemus pro fratribu.s a11imas ponere (l lo. 3. 16): anche noi dob– biamo porre la vita per i farteli!; ma Io stes– .sò s. Giovamtl espr:me, riguardo ad un uomo che offende la verità e la integrità della dottrina, la forte ingiw1zlone: nec Ave ei dixeritis. dw1que nelllllleno un breve fugge– vole saluto (2 Io. 10). Quale n6rma dJ condotta dovrà dunque se– guire il crit:co letterario in base a questi precetti della s. Scrittura? Come riuscirà° a conciliarne nel .suo pensiero e nella sua co– scienza rapparente contrasto di precedenza? li «fondamento• di tutto è la « 1-eritas »: u « termine, e il «coronamento,, di tutto è la « caritas •· li fondamento deve rima– nere intatto. altrimenti tutto croila. anche li «coronamento» e II « compin1ento ». Ma il fondamento della verità non basta. come il fondamento della fede senza la carità, di cui nella lettera a1 Corintl si dice: maior aute11, horum est caritas (1 Cor. 13. 13). nel quale testo, e quindi con analogo senso. si ris~cchia la massuna citata super om11,ia aute1J1,caritas. In non pochi casi. del resto, non sarà difficile di trovare la rétta via, se il critico riniarrà consapevole che il precetto della carità l'obbliga non solo riguardo allo autore, ma anche rispetto al lettore. Egli potrà sempre valersi di qualche favorevole occasione per preven:re pericolosi malintesi nel lettore. pur usando delica:ezza di fonna ,•erso l'autore. Abbiamo stimato utile di menzionare al· cune di queste massime secondarie perchè Cl sembra cbe esprimano. in forma più concre– ta che i generali pr'.ncipi fondamentali, ciò che si richiede nel ,eritico letterario. Questi debbÒno cost ..ntemente presiedere alla deli– cata su~ opera. trappo sogget:a a sviste. in– temperanze e debolezze: sono 11fondamento per Ìneritare ed accrescere la fiducia che il pubblico ripone nella critica. e segnano il Ii)ltlte tra Il 11iusto e !'ingiusto nell'adempi– mento del suo importante ufficio. AUGUSTE VALENSIN ITINERARIO DI UN PE SATORE *; Da Leonardo Claud seco11do il P. Valensin * DI RENA~.1ro ln una delle quasi quotidia, za sono i tre concetti pet qua- lità dei Conferenziere non con. ne visite alle librerie del cen- li si articolò tutta la si:a atti- sisteva tanto nella e.numeraz1e>– tr~, la nostra attenzione ru ri- v[tà spirituale. ,ne del particolare pittoresco, chiamata giorni or sono dalla Se per !Uosolo si intende chi quanto nello sguardo penetran– coperta dt un volume nella qua- coglie la realtà in una intui- te, sguardo di stratega, che sa le da un punto si dipartono zione geniale e la concreta vedere le linee principali di un quattro r~tte ai cui estremi o- mediate opportuni strumenti e· paesaggio intellettuale. e dJ una no i nomi dt Leonardo, Péguy, articolazioni logici in un orga- opera ritiene solo ciò rhe costt· Valéry e ClaudeJ. Titolo del nismo che, per le relazioni sta- tuisce la vittoria dei proprio au– hbro: Rega.rd; autore: Auguste bilite tra te varie parti, forma tore e una conqmsta defm1t1va Valensin; editore: Auòln. un vero e proprio sistema, Pa per l'umanità. Il Conferenziere De.Ila fotografia dell'Autore, dre Valensin non può chiamarsi si permetteva di gettare come riprodotta nel «risvolto,, e nel tale. Egli fu un pensatore, uno una sfida al suo audi torio: d.J.– testo di questo, apprendemmo storico ed un critico del pensie- cendo <<Toccheròsoltanto uno o trattarsi di un sacerdote, na- ro altruf, che pose at servizio due pì)nti, perché mi piace far to il 12 settembre 1879 e mor- degli altri il tesoro delle pro- cosi». E a11·udito<10che avreb– to il 18 dicembre 1953; il libro prie conoscenze. Fu ,·unque uno be forse desiderato, trattandosi contiene il testo di cinque con- di quei dotti ·che impartiscono di Descartes, averne un ntrat.– lerenze (due su Valéry) da lui ii sapere a\Ia società per ren- to completo, premetteva che tenute al Centro Untversitafre derla atta ad assolvere J suoi dei Fliosolo avrebbe date, in– Méditerranéen in Nizza; con lo doveri, a raggiungere i suoi n- vece solo uno schizzo. qualche stesso titolo, e presso lo stes- ni, come Fichte voleva. E poi- tratto, ma essenziale: ff!O son so editore, egli aveva prima. ché la missione del dotto è ap- libero dJ scegliere ii mio pun– pubblicato un altro volume, con- punto quella dl educatore, il to di vista, la mia prospetti• teoente ii testo di conferenze Padre Gesuita di cui par!lamo va. Se vi dipingo un Descar– su Platone, Cartesio, P6scal, fu un grande educatore, un mi- tes che ha soltanto la metà Bergson e Bionde!, tenute ai rabile propagatore deUa., cul- d'un occh10, ad esempio, e men– medesimo Centro. tura. te bocca, non avrete nulla da (Ci' piace a tal proposito rl- E' perciò naturale che Il suo dire: gli è che, dal pi,nto ID cardare che, quando se ne pro- ministero pedagogico si svolge. cui avrò installato iJ cavallet– gettò in Françia l'istituzione, di preferenza, attraverso l'!n~ to, Descartes mi sarà apparso Paul Valéry si rivolse, in via segnamento orale, per cui egli di profilo, mcompleto». amichevole, proprio a noi, che ha tutte le doti richieste, a co- No1 ... pens1amo che alla straor– avevamo avuto l'onore di co- minciare dall'aspetto che di pro- dina ria comunicativa di Padre nascerlo a RomQ e che allora filo lo . fa somigliare in modo Valnsin doveva contribuire tn disimpegnavamo funzioni diret- sorprendente all'Alighieri, sino parte certo non minima l'uso tive al ~inistero dell'EducRzio- alle virtù oratorie, delle quali ch'egli faceva, sìa nell'esegesi ne Naz,onale, per domandare nessuna gli difetta, tento da di una dottrina filosofica sta l'adesione dell'Italia: adesione essere definito un conferenzie- nell'interpretazione dt una com– che non trovò da parte del Go- re perfetto. Il suo metodo per posizione poetica, l'uso dello vern~ nes una dlff1c0Jtà di comunicazione del pensiero si esempio; il quale consiste, come ma ~Ima, ~ che solo il C?rso fonda sulla ser:nplicità, senza ca tutti sanno, riel rappresentare degh aventi non permise dt es- dere nella facuttà, e sulla chia- una cosa 6rtratta mediante la sere operante). rezza, evitando !a banalità. Egli rappresentazione di una cosa .To!nando ai Regards lettera- parte dalla 'supposizione che concreta. o una cosa di ordi– n. d!remo che la lettera di es- chi lo ascolta non sappia nul- ne generale tramite una cosa dì si colpi in pieno ii nostro in- la dell'argomento trattato e caratte~e particolare, ecc.: Io te.resse, tant<;>da estende!la s~- dall'esigenza che dimentichi ciò esempio, che .. è per l'esegeta, bilo dopo a, Repards l1losol1- che sa. Esponendo con chiarez- per l'interpret~ ciò che è la s1- c1, con pan _effetto e pari rl- za e semplicità un arduo pro- mllltudine, la metafora per il sultato. J?~stdera-rnmo allora blem_~ che per il maestro non creatore, per il paeta. Gli esem– avere not1z1e sulla person6 e ha pm incognite, anche 11dì ce. pi cui il buon Padre faceva ragguagli sulla personalità del po~ più sprovveduto deve capi- frequentemente ncorso erano Va1ensln: e la gentile signori- re; se non capisce, il torto non calzanti. icastic.i, d1vertent1. t:ili n_aRougier; che_ha lavorato per è di questi, ma di quello. _ insomma da essere sempre n– ctrca trentanni al suo fianco. Un altro principio del suo spondent1 allo scopo e piacevo– ed ç,ra cu_r~ I~ pubblioozione metodo è quello sviluppato nei- il a udirsi. degh ined1t1, ct lavori subito la cosiddetta teoria •degli in- La sua apertura ment&ie sor– nella più targa 1:1-isura. tennediari, secondo la qual'e per prende per l'eccezionale am- Auguste Valenstn nac_que a passare da' una verità all'altra piezza, tanto più trattandosi di Mars!_gha. segui a ~~arstgila e occorrono verità ..intermedle: un ecclesiastico, U quale passa ad A1x U regolare corso degli «L'uomo-superiormente dotato dalla teologia ai!a metli!1s1ca, studi, _entrò nel nov!ztalo det - egli afferma - l'intwtivo, è dalia filosofia aile scienze esat– Gesuitt della _provinc_ia di L_io-coim ,che. non h~ alcun biso- te e n?turali, e da ql\eSte ai– ne nel 1899,S! p 7 rfeztonò qum- gno d ID_térmedian, che salta da la letteratun; egli non trova dt _negli stud1 l1losol1c1 e teo-luna ventà all'altra senza che si differenza tra «la rag:one e io log1~1.9uale studente della Fa- sappia come, e senza che io sap. amore tra la scienza e l'arte colta dt Lettere e di Diritto ad pia egLi stesso. L'uomo ordina- tra l'ascesi e il fervore»· 1100 ~LX Pbbe com~ maestro Mau- ~<? è colui al quale basta teme l'infernale amtciz1a d1 Gl– nce B)ond_el, 1_1 fa!"_oso filoso- c10 che_bast~ alla maggior par- da, né quella dell'ateo Marttn fo dei! Act,on, ti cui 11:flusso fu te degh altn. L'tm_beci!le medio du Gard. né nuella del razio– su dJ lui decisivo. Il 24 agosto è colui c~e ha bts_ogno di un nale Valéry, e contempla 1m. del 1910 ve_nne ordmato sacer: numero d mtermed1ar1 s,uperio- pavido al limite della \·oraeine dote. Nomtnato professore d1 '7 al normale. Infine I' imbe- l'abisso che g!l spalancano d;. stona della liloso_lla a_ Jersey, etile ve~o e proprio, l'imbecille nanzi un Kant, un .Pichte. un pot p_roless_oredt ltlosolta a Lto- cost!tuz1onale e colui . per li Hegel... A tal riguardo, diceva: ne, s_tstabtll, a parttre da_! 1937, qual~ _1!numero deg_ii.1Dterme- « lo sono audace come pochi: a .N1z:za, ove tenne cors_1 putr dian m~:hspensabih e m(lnito». all'interno del mio cattolicesimo bi1ci e co_nfer~nz_epress~ t! Cen- Ed aggmng~: «Io rappresento senza barriere mi muovo cla 1;. tre Umvers1ta1re Medtterra- 11 composto_ ammlrevole di un bero pensatore. difeso da'l'amo– neen, ed ove ebbe_ la. prestden- uomo mtelltgente e di un lm- re e dalla luce». za della •Da1;te Altgh1en», dan- ~ecille, con p_redominanza del- Questa temerarietà poté in– d? anche qui un certo numero I ,mbeci!le. E questa !a mia durre Padre Valensin in quai– dt conferen~e. forza, e, insieme, !a mia debo- che errore? Ci fu conlraddi- La teolog1a, la filosofia, la lezza. La mia forz0, quando zione fra li Filosofo e il Sa– let_leratura sono !e tre basi su espongo ~gli altri una questio- cerdote, tra il Lettore e II Ge– cm st costruirà la_sua )";rsona- ne d1fftc\ie. La mia debolezza. suita? Qualche dubbio poté ror– lttà, che può espnmers1 ID una quando s1 tratta di capire quan- se assalire la coscienza del <a– fornrnla cruda. ma esauriente: to spte!Zano gli altri». piente Sacerdote? La nspo ta" a umamsta cristiano. L\bert_à dt And~é Blanchet che ha det- tali domande ci è fornita da p_ens1_eroentro i conft?t tnva- tato 1_1ntroduzione 0! Repards un testo. nel quale ci sembra ltcabtli della fede, verlta, bellel'r fiìosoflc,, osserva che l'ongìna- di scorgere il limite estremo cui

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