Fiera Letteraria - Anno X - n. 37 - 11 settembre 1955

Pag. 2 manifesta in molto del no– stri narratori più giovani: nella sua perenne oscillazio• ne tra forma e contenuto tra il oartlcolarc e le ldcè generali, la nostra lctteratu• ra In prosa si i! trovata sem– pre, per cosi dire, In dissidio con se stessa. in un continuo alternarsi del prevRJcrc del– la prima sul secondo e vlcc- Ì~cr~:• i~~Zto'r3r p~r~~~~ a quel necessario equilibrio di cui sono frullo le opere • ve1·amcnte universali. (Si pen– si a questo pro1>0slto a un caso limite come R11bt} di Borgesc, romanzo al quale ~an~~f~!e~~tl s;:r~~m~i3 di u.ria R"fande narrativa, la ampiezza del lCSSUIO l'arti– colarsi di una società. il vi– goroso rlvecbcro dei proble– mi Italiani In un determinato momento storico. come dire Il sentimento vivo di una realtà, ma al quale manca veramente quel tanto di uni– tarlo che è dato da una coe– renza di stlle narrativo e for• se di un' Intima Ispirazione J)Oetlca tale da permeare dl se stessa tutto Il tessuto del romanzo). nef~~ai~ds~ ~~~~fis1~11:1 ~ f sl nel nostri narratori più giovani, non si può !are a meno veramente di riscon– trare come essi, proprio In ~!~e5J!·~~~\i;nJ/11~egfi;!I~: ne rispetto a quelli che sono ~g~~ i ~~ul\ilihd 8 e11rr:~ri~:I-------F-;g_u_,e_d'_1n_d_on_,_,1_, ______ _ una generazione che, magari ~J~3o m:1~Ci~gfl~~e "~~1Jiui complessi nodi tradizionall che legano la narrativa ita- ~~~a~iu~f1~~l~l:~1~i~!cfr1 a compiere un passo avanll sulla strada di quella stori– ciZ7.azlone della realtà che è condizione essenziale del rac– conto e del romanzo. Da Al– varo a Pavese, da i\foravia a Pratolini. da Plovene a Bi– lenchl. da Vlttorlni a Dessi. da Brancatl a Bernari, quel- ~~e1fèe~';:;;~~l~ni 0 (ch~1~r tronde cl riserbano ancora non poche sorprese) hanno avuto anzitutto coscienza di operare sul forte costrutto di una cultura, ma soprattut- ~~1~~~\er :~~~1r:. ~~\1~~: rlenza lnd,vlduale, dagll a!– fett.i, dall'ambiente, dal loro stesso mondo regionale, pro- ~~n~l~~e~~1fahec;1~rod~l d~~ stro tempo, In Vent'anni, ne- ~1\ ~~t~r::1~nlr ~:iy;iai:i tere di una noWia, in Paesi tr,oi, ne La aiccilà, in Tre ope_r~i, in Convers~ione i~ ~acg::!; G;fV:,f~ ?: •11?:rri~'.ai{ badi, opere In un modo o ~i~~f ~,r2l~ì~~~rui~~v~n~~i~: so di un epoca, la sua realtà gi~o~~~~tl~~1f~rWt~~iv!~ nuu dopo 11 tragico taglio ~~~~t~err.a ~~rrori~~n~~~ nel mlg11or1,un Rea. un Pri– sco, un Berto. scrittori sul quali noi stessi abbiamo pun– tato e continueremo a pun– tare con fiducia) di una vi– sione unilaterale. l'assillo di una ldentl!lcazlone di espe– rienze personaH o comunque contingenti, con la realtà, identlllcazlone che Il più del• le volte sfugge a•l suo stesso scopo, E questo pericolo si avverte tanto più fortemen– te a mano a mano che leve sempre più giovani sl allac– ciano alia ribalta: è lnnega. bile che appunto esso, In que– sto ritorno alla rcl{l,tlvltà, al dati Iniziali della crisi. sia in gran parte la ragione dell'in– teresse che noi nutriamo per essi; dopotutto anche in que– sto loro diffidare del risulta– ti al quali altri non molto più anzia'fli di loro sono per– venuti è prova di una vitali– tà che non si può trascurare. Ma 1 pericoli sono pericoli. FERDINANDO VIRDIA Quando nacque la mia ul– tima luna Jra I Torafa, simi– le a un neonato sgambettan– te nella culla del cielo, sa– pendo che prima che se ne andasse sarei stato lontano, volli concedermi un'ultima glcia, un lungo giro nella bel· la regione che un giorno, nel• la mia patria, avrei sognato con nostalgia. Un viaggio di sette giorni sulle colll11t. In guerra l'avremmo chiamato lo swan, Il aigno: la libera e ve• loce avanzata dell'armata nel territorio nemico «Andiamo a Mamasa, tuan», disse Salu. «Per u,i viaggio di una set– timana, U meglio t proprio an– dare a Mamasa » dichiarò l'Ampulembang d{ Pangola. « Restote /in dopo fl raccolto, e verrò con t.uan ». Massang non mancò di far– ml notare le terribili stregone– rie possedute daglt abitanti di Mamasa. Alcuni stregoni pote– vano persino Jar rlsu~cltare I morti. « E' un bel viaggio, andare a Mamasa », disse il dottor Go– slinga. « Bello come U nostro patroll a Baoo e Simbuang ». Era arrfvato a Pangala per Jer– marsl la notte, dopo essersi trattenuto piacevolmente con la Jamlglla In un ·breve « ci– gno li a Balokkan e sulle colli– ne. Avevano att-raversato le paludi e le montagne, j raga::• zl biondi i11; testa, a pfedl nudi, sul duri sentieri In salita, men– tre Mevrouw Gosllnga scende– va spesso da cavallo per osser• vare o cogliere t piccoli /lori. tropicali che conosce tanto bene. Un mattino che, benché se– gul!ise ad o'tto giorni sereni, sapevamo in antecedenza pio– voso, partimmo sotto un rove– scto sottile e Jreddo, lo, Tlm– bo, Satu, Massang e due -por• t~'1r pl~~:i~~:frd:e a~~a:~c:: tesemente messo a mia dispo– sizione dall'Ampulembang; un cavallo utile, ma meno docile di Ronnl, che rion sembrò mal a suo oglo in mia compagnia. I{ Come si chiama?», avevo chiesto al moz::o che me t'ave– va consegnato. « Non ha nome, tuan », dls• se il ragazzo, aggiungendo una domanda:• Hanno un nome, i cavalll, nel paese di tuan? ». « Sempre li, risposi. La seconda domanda che mi rivolse ml sembrò: « Come si dice cavallo nel paese di tuan? ». Risposi: «Cavallo». Sl mise a ridere con {ICI altri e prese a parlare con lo stal– lone, chiamandolo «cavallo». Dt /atto, ml aveva chiesto un eiemplo dei nomi dati al ca– vaUt In Tnghmerra. Da quel giorno la mia cavalcatura si chiamò I{ cavallo» e /orse la chiamano ancora cosl. Attraversammo sentieri• tra profonde marcite, col riso biondo che si stendeva come piccole Joreste u11!Jorml sotto le alte rupj di roccia ghiaio– sa, In cui f bambini avevano scavato piccole tombe. Appena Jummo sulle alte brughiere di /elci, cessòdi piovere. C'erano molti cuculi, ma bencht Mas– sang stesse a occhi spalancati, ~l;t~ia~~~~~l~t~:'a~e:'s~:!d1~ sentiero. Non credo che sarei riuscito a per,uadere Massang a continuare Il viaggio quel giorno per un sentiero attra• versato dall'uccello del malau– gurio. Pot scendemmo in una valle che pareva una grossa buca, mentre Cavalto sf Jaceva stra– da alla meno peggio tra la se• rie di curve a zlg-::ag, e si Jer– mava a /Issare ogni mlnu.,cola poz.:t1d'acqua prima di a::zar• f:.r~e:ò':alli1:~ 1 :1~fa~":i~°;. qulstando velocità con la mag– gior ripidezza del terreno, e spazzando la strada rocciosa con la lunga coda. Anche I miei pl_edf spazzavano quasi Il sentiero, giacché, per quanto allungate, le staJje erano trop– po corte 1}erché cl poteu1 /Is– sare a lungo le mie lunghe gambe. La compagnia era -'lmpatl• ca. Se non erano stanchi mor– ti continuavano a chlacchle• rare e a commentare senza -'O– sta, sempre in malese, cosi che non mi senUtri escluso. Timbo era sempre divertente, perché la sua era vna comicità Inna– ta. Non avevo mal avuto le Possibilità Jlnanzlarle di no– lenlare un buJjone, e ml ri– pagava ampiamente della pic– cola spesa del suo manteni– mento. Come Sterne con La Fleur, ero « costantemente rl• compe11sato dalla giocondltd. del suo temperamento li. Quel giorno desiderai di averlo Incontrato prima. SI Jermò a un tratto e dichiarò che udiva un aereo. Non udivo niente· e sembrava molto Im– probabile che un velivolo pas– sane In quei luoghi; ma un minuto dopo anche Salu e Ma,ssa'lg lo udivano e Timbo lo vedeva addirltt-ura. lo nien– te. Dopo circa venti secondi lo sentii anch'Io, e lo trovai col cannocchiale, all'alteua di circa ottomila metri. ma non riub1!;f cV::C:!t t n°:i~~: 0 s:~/!: mo stati Jelici di averli come vedette, a Poftland, nel 1940. Risposero che sarebbe loro pia. ciuto molto. quando seppero le mansioni e le esperienze che avrebbero potuto /are. Rievo– cai la "torla e la -'Cena delia battaglia di quel caldo pome• rlgglo di luglio quando, fn po-. chi minuti. erano plomba,1 ~ul porto più di quaranta aerei ne– mfci. « Bagus! », splendido!, ur'.ò La semplicità e l'amicizia -b1011oteca u1no 1:S1anco LA FIERA LETTERARIA Ull * VJlAGGILO Il"Cigno" aMamasa di I-lAJ<H.Y WJLCOX ,. Domenica 11 Sellembre I955 Premio * INCONTRI E SCONTRI Volponi e non Volpini Per un evldent!Mlmo errore di stampa, sul numero scorso della « Fiera », la fotografia di un autore recensito - Il poeta Paolo Volponi - è stata attri• bulta al suo recensore - il cri– tico Valerio Volpini. « Capisco amici - cl scrive 1J Volpini - l'origine dell'errore; infatti Volpini che scrive su Volponi citando una lirica dal titolo « Cugina volpe• farebbe Imbrogliare anche Il ph) diabo– lico redattore ...». Proprio cosi. Ma per rime– diare ad ulter:lorl confusioni, pubblichiamo qui la foto del Volpini, ricordando che l'effigie pubblicata ne-I numero scorso era viceversa di Paolo Volponi. Il premio Fiera Letterari Si comunica henel corrente mese verranno pubblicati i risultati del secondo turnodelPre– mio "fiera,,. * LA FIERA HISPONOE

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