Fiera Letteraria - Anno X - n. 32 - 7 agosto 1955

Domenica 7 agosto 1955 •.A FIERA LETTERARIA Pag. 5 AILJEXIS DE TOCQUlEVJII_;LIB CTENTOCINQUANT 9 ANNX DOPO Alexls de Tocqueville concepl e mantenne costante per tutta la vlta una sola ldea diret– trice, ed ebbe lo sguardo sempre rivolto a un solo oggetto fondamentale, per cui la sua esperienzn di pensiero risultò unitaria come poche alt.re mal. L'elemento ideale gli ve– niva fornito dalla sua stessa nascita, dal– l'ambiente ln cui era cresciuto, soprattutto dalla sua consapevole elezione. Tocqueville, nato n Parigi n 29 luglio 180~.apparteneva a una nobile ramiglla della Normandia, e la sua educazione fu quelln di un aristocra– tico, abituato al pregiudizio della fierez– za e della dignità del suo rango e -del di– sprezzo per In med.locriu\ del molti; nel maturarsi della sua coscienza, tale pre– giudizio venne ad evolversi 1n convinci– mento serio e ben medltat.o. cioè in una Ideologia artstocratlcn liberale In cui si ap– prezzavano dh•ersamcnte situazioni e con– tegni umani secondo una gerarchia di va– lori etici fortemente sentita. Ma Tocqueville. liberale del più convinti che Il secolo del llberaleslmo teorico abbia dat.o, visse 1n una società orientata ,deci– samente verso la democrazia. e quindi ver– so Il livellamento sempre più totale delle (onne di vita~ anche nel campo del valori etlcl. Per questo, TOCQuevlllesi trovava in un mondo che non sentiva tutto suo e non riusci mal per intero ad amare; e pu– re volle impegnarSI con tulte le sue !orze per intende.rio, e ne fece Il principale e prCMOChèunico oggetto del suo interessa– mento di studioso. Non vi è in lui anlmo– sHA, accusa violenta allo splrlt.o del nuovi tempi, e rimpianto manifesto per I tempi trascorsi; c'è al più una venatura di mesti– zia, più evidente negli scritti degli anni maturi. ma sempre contenuta in llmJtl tali da non ln!astldlre l'opera. serena an– che se partecipe. dello storico e del sociolo– go. Il suo intento ~ di eaplre la società de– gli uomini, vedere da dove muove e vert.0 quale meta si lndlrtua, per cercare di non essere tra.scinatl dalla corrente ma di ren– dere proficua in essa l& propria azione. Egll allora preferisce. piutt.osto che travisare o fingere di Ignorare I fatti. farsi testimone d1 una realtà che: lo rattrista. In Tocque– ville i due grandi nomi di Ubertà e d1 de– mocrazia si trovano presenti e rivissuti in · una ;,ersonallssima esperienza Ideologica che mira alla loro convergenza. in unità. Toc– queville non dubitava della superiorità del puro Uberaleslmo aulla democrazia. ma nep– pure poteva smentire che Il mondo si evol~ veva sempre più in senso democratico; 61 Impegnò allora a segnalare la neceMità dl rendere liberale la democrazia ste.ssa. per evitare Il baratro sempre aperto della tiran– nide. ou argomenU che TOCQuevllle prescelse furono quegli stessi che la storta gll im– poneva. cioè 1 grandi eventi della rivolu– zione americana e della rivoluzione fran– cese, che apparivano l più legati al pratico affermarsi della democrazia. L'opera La de– mocrada 1n America, pubbltcata 1n 3 volu– mi fra li 1835 e 11 1841 oon successo stre– pitoso all'inWo e poi declinante, trova 1sp1- rulone da uno atUdlo che Tocquev111econ– dusse direttamente 1n America. in un viag– gio tntrat,reso nel 1831, a 26 anni. L'Idea che lo mosse a concepire e a comporre l'ope– ra è segnalata dallo stesso Tocqueville. « Fra le no\ 1 lt.1.\che attirarono la mia attenzione durante Il mJo soggiorno negli Stati Uniti, una seprattutto ml colpl assai profondamen– te. e ctoè ruguagllanza delle condizioni. Pa– cllmente po~l conatat.are che essa eserci– ta un'Influenza straordlnaria sul cammino della società. dando un certo indlrtzzo allo spirito pubblico e alle leggi, suggerendo nuo– ve masslme a1 governanti e particolari abl– tudlnl al gt>vemanti. Compresi subito inol– tre che questo tatto eatende la &U& lntluen– za anche fuori della vita politica e domina. oltre il governo, anche la socletè civile: es– so crea opinioni, ta nascere aenttmentl e· usanze e modifica tutto ciò che non è suo effetto immediato. Co.si. a misura che stu– diavo la società americana. ml accorgevo che l'uguaglianza delle oondt.zloni era il mo– tivo generatore di ogni fatto partloolare che In essa riscontravo, per cui tutte le mie os: servaz.ionl risalivano e mettevano capo a quel fenomeno come a un punto centrale. Allora ripensando al nostro emisfero, ml parve distinguere qualcosa di analogo allo spettacolo offertoml dal Nuovo Mondo. An– che qui l'ugungllanza delle condlzlonl, pur seuza spingersi come negli Stati Uniti fino all'estremo limite. vi al avvicina ogni gior– no. e la democrazia, che ormai regna sovra– na nelle società americane, avanza a gran paasl verso Il potere anche In Europa. Da Quel momento concepU l'Idea di questo JI. bro ». In America TocquevUJe cercava dun– que di afferrare Il senso del futuro evoJ-. versi dell'Europa stessa, arretrata ancora sulla via della democrazia. Tutta l'opera parte da una lntuiZione so– ciologica. che al limite trova unite tino a confondersi uguaglianza e libertà, ma sul plano storlco le trova del tutto dl!!erentl fra loro. Ora è un ratto che gli uomlnl pre– feriscono l'uguaglianza alla libertà, o alme– no la preferl&oono nel secoli democratici che dalla uguaglianza e non dalla libertà si ca– ratterir.zano. Questa pnMl.one predominante ed esclusiva deve essere resa Illuminata, per .. chè la società p06Sa trarne U possibile van– taggio. La democrazla dà unicamente l'ugua– gUanza non qualificata che ad eM& &l ri– chiede. « In questo secolo, in cUi 1 deatlnl del mondo cristiano sembrano sospesi, alcu– ni si attret'tano ad attaccare la democra,– zla come una potenza. nemica, mentre essa ancora Ingrandisce; altri adorano in cs.,a un nuovo dio che nasce dal nulla: ma gll uni e gli altri non conoscono che Imperfet– tamente l"oggetto del loro odio e del loro deslderto: e.,sl combattono nelle tenebre e colplaoono a ca.so. Che coaa domandate voi alla società e al governo? Su questo punto bisogna intendersi. Volete elevare Io spirito umano In modo che consideri con genero– sità Je cose di questo mondo? Volete lspl-. rare agli uomini Il disprezzo delle cose ma– terlall? Deaid.erate far nascere o mantenere negli uomini convinzioni profonde e ferme credenze? Volete migliorare I costumi, edu– care le maniere, far splendere le arti? Vo– lete la poesia. In fama e la gloria? Preten– dete organlr.zare un popolo In modo tale da agire torte.mente su tuttJ g:ll altri? to volete destinare a compiere grandi Impre– se e. quale che sia il risultato del suol sfor– zi. a lasciare una traccia profonda nena storta? Se questo è. &econdo voi, l'oggetto prtnctpale che devono proporsi gli uomini ln società, non scegliete ll governo demo– cratico: es.so c ertamente non vi farà conse– guire lo scopo preflssO. Ma se v1 semrira ut11e rivolgere rnttlvltà intellettuale e mo– rale dell'uomo alle necessità della vita ma– teriale. Impiegandola a produrre 11 benes– sere: se la ragione vi sembra più profit– tevole agli uomini del g:ento: se 11 vo.stro scopo non è di crearlj virtù eroiche, ma abl• tudlnl tranquille; se preferite vt<tere vlt.1 piuttosto che delitti, e trovar meno gran– di nzloni alla condizione dt Incontrare an– che meno misfatti; se. In luogo di agire 1n una società brillante, vi basta vivere in una società prospera: se ln!ine l'oggetto prlncl– pale del governo non sta secondo voi nel dare al corpo Intero della nazlone più for– za e glor:ia posslbtll, ma nel procurare a ciascuno degli Individui che la compongono più benessere e meno miserie possibili; al– lora uguagliate le condizioni e costituite un governo democratico•· Il livellamento de– mocratico di tutte le torme di vita rispon– de ntraltro aspetto tlplco della società co– sl organizzata, cioè alla PoSSlbllltà per la maggioranza di tani \'alere: code In gronde virtù come cade Il grande prlvllegio. ll gran– de eroe come 11grande possidente; nella 50- Lo storico sulla so~lia diun'età memorabile cletà democratica domina finalmente 111 giu,, stlzla. DI * LUJ:GJC QUATTROCCH][ TocQue\•llle. In t.al senso. è anche egli dfl– mocratloo; senonché emerge qui li più grave rischio rappresentato dalla democrazia. e l'America lo segnala 1n tutta la sua eviden– za. « In America Il popolo nomina coloro che tanno le leggi e coloro che le applicano· tonna le giurie che puniscono le lntraz1o– nJ alla legge. Le Istituzioni non sono demo– cratiche soltanto nel loro prlnclplo. ma an– che In tutti I loro sviluppi; Infatti U popolo nomina direttamente I suol rappresentanti e li sceglie generalmente ogni anno, per po– terli tene.re più completamente alla sua di– pendenza. Il popolo realmente dirige tutto, e. sebbene la forma di governo sia rnppre– J sentatlva, è evidente che le opinioni. i pre– giudizi, gli lnteressl e anche le passioni po– polari non trovano 08t.acoll durevoli che impediscano loro di manifestarsi nella dire– zione quotidiana della società. Negli Stati Uniti. come In tutti I paesi In cui II popolo regna. chi governa In suo nome è la mag– gioranza. La glwittzla conseguita col to– gliere di mei.zo Il privilegio può ln tal modo aprire la strada ajla tirannia. per– ch~ nella società democratica. come in– segna l'esperienza americana, solo nella mag– gioranza c'è libertà. e contro di essa l'Indi– viduo non ha potere alcuno. In Tocqueville si J.n.slnua Il grave dubbio, che investe dal– la ba.se tutta l'Ideologia democratica. « BI– sogna sempre... parre In qualche parte un potere sociale superiore a tutti gH altri, ma la libertà è un J)f'rlcolo, quando questo potere non trova innanzi a sè alcun 05t&– colo che possa rallentare ti suò cammino dandogli li Wllpo dL moderarsi. L'onni– potente. in sè mi sembra una cosa cattiva e pertcolosa; Il suo esercizio è superiore alle forze dell'uomo, chiunque esso sia; solo Iddlo può essere onlUpotente senza pericolo. perchè la sua saggezza e la sua giustizia sono sempre uguali al suo potere. Non vi è dunque sulla terra autorità, tanto rispet– tabile In sè stessa. e rivestita di un diritto sacro, che possa agire senza controllo e do– mlnare senza ostacolo. Quando dunque lo vedo accordare Il diritto e la facoltà di tare tutto a una qualsiasi potenza. si chiami es– sa popolo o re, democrazia o aristocrazia, che esaa si eserciti In una monarchia o In una repubblica, lo dlco: qui è li germe della tlrannJde; e cerco allora di andare a vi– vere sotto altre 'leggi•· onesto rimedio che si pQSfillopporre al mnll presenti della società•· Con l'animo per– plesso di un leale sconfitto, Il liberale e ari– stocratico Tocquc,,IIJe accetta di diventare amico della democr!Wa, pUTchè rrn gli uo.. mini non venga meno In libertà e rtel loro spirito non cada l'amore attivo di posse. derla e Il salute.re timore di perderla. La sua conclusione è renna. anche se prlvn di entusiasmo, ed è un richiamo nlla co– scienza degU uomini, perchè :;!ano vigili sul proprio destino, .senza tener dietro a idea- dottrine false e fiacche. che potrebbero pro– durre soltanto uomini deboli e nazioni pu– slllanlml: la Provvidenza non ha creato 11 genere umano Interamente indipenden– te. nè tutt'a!fatto schiavo. 'Essa traccln. è vero. Intorno a ogni uomo, un cerchio fa. tale da cui egli non può uscire; ma. entro questi vasti llmlt1, l'uomo è potente e libero; e cosl è del popoli. Le nazioni del nostro tempo non potrebbero far sl che nel loro seno le condizioni non s.lano uguali, ma di– pende da ~ che l'eguaglianza le conduca gu!rsl convulso dJ eventi capitali per le sorti della Francia. Tocqueville non fu attore di primo plano, per Il suo relativo Isolamento nella lotta fra le parti In contesa e, anzi– tutto, per la sua naturale scarsa attitudine alla azione politica. Tuttavia, fu tra I pri– mi a scorgere e a denunziare l'urgere di cle~ menti nuovi nella dinamica della vita na. zlonale. e segnalò con chiarezza Insolita lo slittamento progressivo della disputa fra p~rtl e classi contrapposte dal plano poli– tico a quello sociale. Nel gennaio del '48 d.J– ceva al suol colleghi del Parlamento; «Ver– rà tempo in cui Il pae.se 51 troverà di nuovo diviso tra due grandi partJ.tl. La Rivoluzione francese. che hn. abolito tutti I privllegl e• distrutto tutti i diritti esclusivi, ne ha la.. sciato ovunque sussistere uno, quello della proprietà. Bisogna che I proprietari non si !acclano Illusioni sulla torna della loro situazione, e che non si Immaginino che ll dlrlt\o di proprietà è un baluardo insor– montabile perché in nessuna parte fino ad oggi è stato retto, ché li nostro tempo non somiglia ad alcun altro ... Ben presto. la lot– ta politica si stabilirà fra quelli che p06sle– dono e quelli che non pos.,ledono; Il grande campo di battaglia sarà la proprietà. e le principali <luestlont della politica verteran– no sulle m6dlflcazlonJ più o meno profonde d6 appartare al diritto del proprietari». Il tempo delle realizzazioni democratiche anche In campo sociale sembrò giunto quello stes– llO 1848, nelle glomate della rivoluzione di febbraio che Tocquevllle pol con mano mae– stra descrisse nel suol celebri Ricordi. Ma. Il conservatorismo ebbe ancora li soprav– vento, e nel nuovo spirito costituzionale la sorte reeò In primo plano. come Presidente della Repubblica, quel Luigi Napoleone che sarebbe poi stato l'ultimo Imperatore del Francesi. Tocqueville per un cert.o Wllpo assunse anche un più diretto Impegno po. litico, e dal 2 giugno al 31 ottobre 1849 fu Ministro degli esteri del Gabinetto di Odi. lon Barrot. L'Impresa era difficile, soprat,. tutto per la pressione sempre più torte eser– citata dal principe presidente ormai in pro– cinto di operare li suo colpo di stato al danni della Repubblica costltuz.lonale. Toc– queville. lmposslbllJtato. al pari degli altri minlstrl, a svolgere un'attività politica ln– no\'atrlce e proficua, dopo pochi mesi di di– rezione della vita diplomatica francese si dimise dalla carica, e definitivamente sl ri– tirò dalla vlt.a polltfoa dopo li colpo di sta– to del 2 dicembre. Aveva 4.4 anni. ma er-J. gtà malato e stanco, e amareggiato per le sortl della Francia tornata sotto Il comando di un solo padrone. Per un certo tempo ·si mantenne In uno stato di inerzia; ma poi, come suole accadere nel poUUci poco for– tunati nell'azione pratica. rinattlvlt.A lo ri– condusse &(1:11 · studi. Cosl, dopo un lungo periodo d1 oltre dieci anni, Tocqueville con. oepiva l'altra grande opera della sua vita di studioso. Il tema restava ln fondo lo stes. ·so de La democrula in America, cioè ap– punto la democrazia. e lo stesso em an– che Il problema. accettarla come fatto già realizzatosi e Intenderla per farne la base della nuova concreta Idealità libere.le. Toc– queville venne preparando dJ lontano la sua opera, che doveva essere 11 frutto ma– turo della sua atttvltà di storico e di oorlt– tore; es.sa doveva studiare l'altro grande evento legato alla democrazia. cioè la rivo– luzione tranoese. capire perché la democra– zia solo in Francia si era affermata in mo. do violento, vedere anche qui che cosa da quel principi si potesse temere o sperare. Quando TOCQuevlllemori a CllD.nesnell'apri– le 1859.all'età di 54. anni, era stato compo– sto e pubblicato solo un volume, dedicato all'Antico rerlmc e la rivoluzione; degli al– trj volumi sono restati solo appuntJ e brani separati, che riescono solo alla lontana a dare un'Idea di quello che avrebbe potuto eMCre l'opera nella sua completa stesura. L'alternativa resta dunque sempre quelln fra libertà e schiavitù, fra dignità umana e assoggettamento nel gregge degli lndtvldul senza dir:lttl. La democrazia supera l'al– ternativa. solo a patto che si renda libera– le e allontani dalle sue lstltuzlont tutto ciò che ala a danno della autonomia e della per– sonalità umana: l'Ideale per l'avvenire sarà appunto la libertà democratica. «Ml sembra tuor dJ posto pensare che si possa rlnno.. vare la monarchia di Enrico IV e di Luigi XIV; per me, considerando lo stato In cui sono glà parecchie nazioni europee e a out tendono tutte le altre, credo che presto non vi sarà più posto che per la libertà demo– cratica o per Il cesarismo. Questo problema non merita di essere approfondito? Se si dovesse veramente arrivare al punto di ren– dere gli uomlnl tutti liberi o tutti 5Chla– vl, tutti con diritti ug11ali o tutti senza di– ritti. e chJ governa la &00letà al trovasse coetretto alralternattva dl elevare a grado a grado la folla fino a sè o d.1 lasciarla ripiombare al più basso grodo dell'umanlt.A, ciò non basterebbe per vincere molti dub– bi, rasaicurare molte coscienze e preparare ciascuno a fare facilmente del g:randl sa~ ortrloi? Blaognet1!bbe allora considerare lo sviluppo graduale delle istituzioni e del oo– stuml demooratfcl non come Il migliore. ma come 11 solo mezz,o di esser liberi che cl resta. e anche senza veder troppo di buon occhio il governo demcx:ratlco. persuadersl ad adottarlo come li più pratico e il più H. GOLTYUS: Pomona (II Esposizione Europea ad Amsterdamsultema:«Itt.rion– fo del Manierismo da Michelangelo at Gre<:0 •> Il !attlsl ormai chimere. «Quanto e. me, ora che sono giunto alrultlmo tenntne del– la mia corsa. e scopro di lontano. ma In una volta. tutti gli oggetti diversi che avevo contemplat-o a parte mentre camminavo. ml sento pieno di tlmon e dt speranze. Vedo grandi pericoli ohe è possibile soonglurarc; grandi mall cbe si possono evlt.are e limi– tare, e ml rafforzo sempre plù nell'opinione che, per essere oneate e prospere. basta an · core. alle nazioni democratiche Il volerlo. Non Ignoro che molti fra I miei contempo– ranei hanno pensato che I popoli non so– no mal quaggiù I padroni di se stessi. ma che obbediscono nccessnrlaméntc a non so quale forna insormontabile e lnlntelllgente che sorge dagli avvenltnentl anteriori. dal. la r&.22&, dal suolo o dal clima. Sono queste alla servitù o alla Ubertà, alla clvtltà o alla ba1;'tmrle. alla pt06perltà o alla miseria». La pubblicazione del prtmt volumi de La democrazia In America procurò a TOCQuevU– le una fama eccezionale, e I primi rlconoscl– .mentt ufficiali. L·autore ottenne subito un premio speciale di m.lHe franchi da parte dcll'Accadem.la: poi. nel 1838, venne ratto membro dell'Accademia dJ scienze morali e politiche, infine, nel 1841,ru eletto all'Acca– demla di Francia. Intanto nel 1839, d.Jvenne deput.ato al Parlamento ove restò per dieci anni all'opposit.lone costituzionale. La sua attività politica coincideva con gli ultimi nnnl del regime liberale·orleanlsta di Luigi Filippo e del Gulzot e con Il primo af– fennars.l autoritario del nuovo cesarismo bonapa'tt.lsta di Luigi Napoleone. Nel susse- Nel rlgUardl de La democrula ~ America,. Lettere a,la sposa perduta Sono aniii cM ,crfot E -non H fOgnO più. Quf l'isola è de.$erta E Il n14re. il mare ovunque fa rumore. Lo .so che taci accanto alla tua quercia. A-nclu da me non pa.s.sano le .stagioni. CotM vorrei vedere la collina Dove l'erba è cre.iciuta fino agli occhi. Tu dorm.J e qui l'allodola gi4 .smuove Varia ctel mattutino; e un dolce lume Sf scioglie a poco a poco e sptcca fl volo Il giorno Unto appena di turchino. . . . /1 .sole riempie il cielo e trema l'aria Che auvolge il giorno Jino alle pupille .• Ormai dilaga la mattina e fl mare Rewfra con la luce ed è più vero. Io non ti dfco addio . Perchè tra la tua faccia e Il mio cuore Ormai .s'Incurva l"orizzonte e canta. Qui chiamo Jlglia l'ombra di una nube Che pa.ua accanto al .sole e .sulla terra La.!cia una luce .smorta .sulle co,e Fino a velare. In un i,tante. gli occhi. A volte afCOlto poche foglie secche Sul ramo dirfl addio e J)Of cadere, Mentre invecchia la luna .sul mio volto B Il tempo pare piangere per te. ., .. Non credere alla luce deii'utaUS Anche se fl .soli! incanta il tuo giardino. Io afcolto invece il murmure del mare e U tonfo lit:vt d'~n~ {oglia. morta. Quando .ru te divampa il plenilunio, lo sono nel .silenzio che ti .segue Tinto df neve ad a.sooltare fl moto Che guida nella no;te. l! tua Insonnia. Aprile d gf4 .svanito; Il vento giunge a Jremere dal mare Ed lo mf piego .sul mio petto .stanco Cogli occhi dove t'!, !°! .sei che un'ombra. Oggi il gabbiano vola Intorno a un raggio E il giorno .sembra puro /ino al sole. Tu /or.se dormi tra le margherite: Chè sento Jra le vene le tue vene Dove il mio .sangue è pftno del tuo ,angu, E pare Il giorno. immobile ,ul cuore. 8~d:'~ 0 t1l~ 1 °n:m~; vt~~à:~il~~:::g;~àno Per -non udire l'eco sulle onde E fl cuore mio eh.e cerca l'ombra lieve Che 1' di.stende 11tlla sabbia accanto Al nome tuo che Il vento poi cancella. Vola una Joglia secca .sul mio volto. Pol .s'allontana come un'ala .,tanca. Io penso che verrà dal tuo giardino Talmente è vaga l':'!a • che la segue. Lo so eh.e tu non m'odi. Co.ti, di sera in .sera. Solo tl sciupa il buio. Ma limpido i fl .sorriso. Ove tu non mi pen.sf E pfiL t'inc,µrvf Nel tuo gr(do orma~ s;c;° .sul petto. L-:>luna e gfd con me. le /oglie vanno Col tuo pa1.so nel buio d 0 11navolta. La tua di.stanza intanto m'accompagna Piena del sen~ d'una Joglla morta. • di MARlNOPIAZZOLLA Di te il vento racconta Quando giunge E mugola Jra glf alberi, la ,era. Poi mf abbandona e torna Al va.sto mare, Pieno .soltanto del tuo nomt!, amore/ Tf .scrivo 1ulla mia voce Per dirti che sono vivo. Tra fl mio cuore e il tuo .:::uore Na.sce e muore Il .sole. Al mio addio, Non tt!ndere l'orecchio: Il tempo ti senterebbe. Cre.sco ,olo e tu attendi Piena dell'et4 mia ! ufgf.ta. Da quando inviti il sole. in certi Q'fornl, lo ti conduco ed è pfU lieve 1l pas.so . Eppure invecchio, eppure non ti trovo. Ma non è vero che tu invftl Il .sole. L'ombra mia non sa come ingannarmi E t1 di.segna -nella nuova luce. Ti pen.so da que.sta alteua DI tempo. In me anni DI neve e luce ,~a: Come fn un Paradiso. Tu ml cancelH e 1ei piiL Vl!ra quando TI ~n.so acca)ltO come una .straniera. Si .sciupa Il volto che porto Nel tuo addio d'og~I • .sfo.. Dove tu invecchi pliL non tornerd Per non vederti accanto alla Jinestra. Ove tu conti, magra. le stagioni Che .stanno tra fl mio cuore e la tua faccia. Qui Intanto è Inverno E mi allontana il Jreddo Dal tuo .silenzio che ti cade bianco Sul capo, come un• v:l~ dalla luna. For.se tu vivi altrove e non lo ,o Talmente è tri,te l'ombra che ml segue. ~ui~n~~o ~ffe~~ ~~~a e,/~~~n!11e 1 ~z~ nd0 Pa.uerd l'estate E I /fori non vedranno più le mani Far calde le corolle. Co.si tu vivi Fra f mobili e i ritrattl E Il iole c11et'incanta. Anc11etu non avrai Le mani intorno al uolto E pa.tSI da una all'alt1'a stanza Portandoti I giorni d'allora, Como una bella /avola Da te dimenticata. • • • Ogni notte dal buio tu rt.sorgt E viaggi nel m 1 o .sangue. Ma come un'ombra TI di.stendi al J'anco E palpiti col sonno /fno al giorno Che mi ritrova sem!'r.e !'* dtJerto. Ogni mio giorno è pieno d'un tuo giornc, Ed è lo .ste.s.so s ole a raccontarmi Come tu vivi accanto all'erbe .spente. Ma quando l'aria a! /a qua.si bianca Vedo il profilo, nitido. vaj'J'are, Alto ml capo. tinto di bel/eua. Ma do~ gli occhi spengono la luce. Ho letto una tua lettera appa.ss 'ta E c'era Juori il vento. Ho ricordato il tuo pro/ilo antico Messo a giacere tra le /rasi. spente. For.se fo t'ho perduta: ed è pliL va.sta Agli occhi la belleua Che canta al buio nel mio cuore d'uomo. ~~;: diela!~7r,:ea!'nlreddo e la tua a.ssenza, FltJO al delirio SI .sclogUerd ,ug/i occhi: Pianto di vecchia età. QuandO è l"aurora, tra le /oglfe a,colto Fremere l'ali a una colomba desta; :,~gf~~: ~f i;,z:,o~d~~n a1~ao::à:rlna: Tanto è l'amore che la chiama a te• E incontro al ciclo muove. appena H sole Stupisce Il mondo col suo antico lume. La luna viaggia sola e il cielo trema. Forse a que.,t'ora ncntra /iglla imbianca Nel buio che la guida s'/enzlosa Sopra Il tuo volto che .rl /a pffr stanco. . .. Da me venne una tortora, una volta, E .sf JJ(>.sò su un ramo, silenzioso.. Io la guardai e Ju .toltanto muta: '::tJU~fo,~;t:'"::eO s:':t~i c::, i~a~gOUrttO ~·a=:do eh:, :fe,!e ,l;ìl~c~arasul~:a. Sparve nel buio e ml la$clò un Jriuclo Sul ramo che rimane a batter solo Non .fO se per amore o no.ttalgiG. sovente guardo a lungo 11 tuo ritratto E pen.ro che non .,ef come una volta. Vedessi come il .sole del mattino ~pii~~~ i!i: :r:is!:o~u~~à eva1,~ e solf. A me le /ra.ri t-ue più antiche e il vi.so continua a palpitare lungo Il giorno. \ se -non doves.sl ritornare ~~: ,w m!::,~Tic~~~~r':oi!!e n~~~':nC!~~a. Chiamami per nome anche .se Il buio T'avoolge tutta e sul tuo capo t inverno. Aspettami a una ftnc.stra impolverata Anche se iJ vento bptterd .sui vetri; A.spettami col volto che lasciai Fra due lacrime un tempo gld ,cordato. Se no dovessi ritornare A ritrovare il sonno .wl tuo petto Ed. il mio sangue nel tuo sangue, allora Chiamami per -nome ch·fo starò .sulla roccia a /arti l'eco: Come quando ti di.ss ' addio e sparvl. Portandomi .wl cuore Il tuo re.spiro E l'ombra tua accanto all'ombra mia. Ti .scrivo nil rumore delle onde ::a oy,n~ea rc1;,'g :-:o~a ,!·e~ù ,e vivi Oltre que.st' occhi che ti .sanno un'ombra. Curva .sul muto autunno det tuoi anni. Qui i 'J.so/a è de.serto E non ti .sogno da tante .stagioni. Ml tremano ,le dita Percht ti dl,.,i, In ogni ,era, addio. lo pen.soalla co/lfna che t'aspetta fn at:t~tr:ufif/~t~::e~arii pllL .sola Ove la luna le Jard da madre Jllumlnando col suo lume il volto Che In uno specchio la,ceraf per .sempre. E prima che 1' /ermi a me la vita Voglio dirti eh.e vivo ntl tuo cuore. Come tu vivi adc.sso nel mio .sangue. Io non ti dfco addio, t'ho ritrovata! Dal mare viene oramai la notte: è morte. MARlNO FllAZZOLI.A b,1otecaGino Bia J.'antlco regime risulta più sostenuto e In· sleme meno Incisivo nella espresalone, più consapevole nel concetto, più amaro nel 5UO fondo umano. Il discorso perde In pari tem• po gran parte della realdua Mtrattezza, perché l'oggetto esaminato trova !'aut.ore più Immediatamente partecipe; la più viva sofferenza rende Il llngUagglo ancor pi•:. limpido. a testimonianza di un animo de– luao ma non &marrlto per l'evolvere non Ile.. to degli eventi. L'antico re.rime, capalavoro letterario del Tocqueville, è ancora oggi. n 100 anni di distanza. Il punto dJ partenzn per tutta la stor:iografla. snlla Rivoluzione francese; e se oggi 1 concetti storiografici che l'Ispirano sono di dominio pubblico. al– lora essi stessJ rappresentarono una rivolu– zione nel mondo degli studi. Il concetto fon– damentale è quello dJ negare proprio la ri– voluzione, per affermare In suo luogo una Ininterrotte evoluzione dall'antico al nuovo reglme. In un vecchio saggio del 1836 Toc– queville aveva detto: e Una nazJone che conteneva comparativamente meno poveri e meno ricchi, meno potentl e meno deboli di alcun'altra nazione allora esistente nel mon– do; un popolo presso Il quale, nonostante lo stato politico. la teoria dell'uguagllanz..a si è impadronita degli splrttl, li gusto della uguaglianza d.el cuori; un paese gla legato meglio dJ tutti gli altri In tutte le 6Ue parti. sottomesso a un potere più centrale, più abile e più forte; dove frattanto lo spi– rito d1 libertà sempre vivace ha preso da · un·epoca rezente un carattere più generale, più sistematico. più democratico. e più In– quieto; tali sono I prlne1pall tratti che i;e– gnano la fisionomia della Francia alla fi– ne del d1clotteslmo seeolo. Ora. se fermJa~ mo Il libro della storia. e dopo aver la– sciato pa.ssare clnQuanta anni consideria– mo ciò che Il tempo ha prodotto, segnalia– mo che Immensi cambiamenti si sono ope. rati. Ma fra tutte queste COl5e nuove e sco– nosclute, riconosceremo facilmente gl! stes- si tratti caratteristici che cl avevano col– pito un mezzo secolo avanti. SI esagerano dunque comunemente gli etrettl prodot~I dalla Rivoluzione Francese. Non vi fu mal senza dubbio rivoluzione più potente. più raplcia, più dlstruttlva e più creatrice del– la rlvoluzlone francese. Tuttavia sarebbe ln– g:annarsl stranamente credere che ne sia uscito un poJ)Olofrancese Interamente nuo– vo. e che esso abbia elevato un edificio le cui basi non ealstevano affatto prtma di Jel. La Rivoluzione francese ha creato una mol– titudine di cose aoces.sorie e secondarie, ma non ha tatto che sviluppare li germe delle cose principali; Queste esistevano prima di e&Sa. Ha regol6to. coordinato e legalizzato gli effetti di una grande causa, piuttosto di essere stata essa stessa questa causa. In Francia le cond.Jzlonl erano più uguali che altrove: la Rivoluzione ha aument.nto l'ugua– glianza delle condizlonl e Introdotto nelle leggi la dottrina dell'uguagllo.nza. La nazio– ne francese aveva abbandonato prima di tutte le altre e più comolet.amente di tutte le altre Il sistema di frazionamento e di · lnd.Jvldualltà feudale del medio-evo; la Ri– voluzione ha finito di unire tutte le-parti del paese e di formarne un solo corpo. Pres– so I Prancesl Il potere centrale si era già Impossessato, più che in nessun paese del mondo, della e.mmlnlstrazlone locale. La Ri. voluzlone ha reso questo potere più abile, più forte, più \ntraprendente. I Francesi ave– vano oonceplto prima e più chiaramente dl tutti l'lden. democratica della libertà; la Ri– voluzione ha dato alla nazione stU68. se non anoora tutta la realtà. almeno tutt.a l'ap. parenza del sovrano potere. Se queste cose 80IlO nuove, lo sono per la torma. per lo sviluppo, non per Il principio nè per Il fon– do. Tutto ciò che la Rivoluzione ha fe.tto non dubito che si sarebbe fatto senza di es– .sa; non è stato che un procesao violento e rapido In aiuto del quale si è adattato lo stato politico allo stato sociale, I fatti e.Ile Jdee e le leggi al eo&tuml». L'antico ttJlme parte dalla ste&sa premessa, e vuole casere una condanna alla violenza del rivoluzio– nari che, per abbattere Il privilegio, hanno flnlto col diment.!care la libertà. per giun– gere a farai tutti uguall come servi di un &0!0 potere usolut-0. La libertà deU-ant.ico regime em irregolare e intermittente, e sempre le. gata al privilegio di cla.sre; ma era pur sempre feconda, e mlgllore della schi&vltù dl cui la rivoluzione avrebbe gettato le pre– messe. Il popolo sovrano In realtà s,I mo• strò incapace d1 andare da se solo oltre la distruzione, e calpestò buono e cattivo dl quanto trovava nelle antiche cose, oon un danno che si sarebbe pol mostrato lrrepa. rablle. L'Inesperienza e l'astratto Ideologi. smo del responsabili aiutarono le cose a pre– cipitare In quella rivoluzione che tu predi• sposta dalle classi più colte e reallzzata dal– le più rudi, frutto di barbarie e di Inespe– rienza. Ma la Rivoluzione nel suo g:erme ori– ginarlo era anche anelito di libertà. I due sentimenti dell'odio per la disuguaglianza e deffamore per la libertà all'Inizio. In quel– l'anno di Inesperienza e di generosità che ru 1"89,si Incontrarono e si confusero; e fu Jl grande spirito della Rivoluzione, quello ~~!a1!ocdiuei~!e ;~~il ~:C1;:· ~,~:t~~nt~ altre conclusioni. «verso 1 ..89. tempo di !ne. sperlenza senza dubbio, ,ma di generosltA. di entusiasmo. di virilità e di grandezza. tem– po d1 Immortale memoria, si volgeranno con ammirazione e con rispetto gU sguardi d&– gU uomini, quando quelli che l'nanno ve– duto e noi stessi saremo scomparsi da lun– go temPo. Allora 1 Francesi furono tanto fieri della loro oausa e di se stessi da cre– dere d1 poter essere uguali nella liberti&. In mezzo alle Istituzioni dt.mcx:ratlche posero dunque ovunque l.!ltltu.zlonl libere. No,n sol– tanto ridussero ln polvere quella leglslazlo• ne precedente che dtvldevn. gli uomini in caste, In corporai.lonl, ln cla. .s.sl, e rende– vano l loro diritti più Ineguali ancora che Je loro condizioni, ma ruppero d'un sol colpo Quelle altre leggi, opera più recente del po– tere reale. che avevano negato alla nadone Il libero godimento di se stessa. e avevano p06to a lato di ogni Francese Il governo perché fosse suo pre«ttore, suo tutore o, se necessario. suo oppressore. Con Il governo assoluto cadde la centrallzzftl.lone ». Ma 11ublto la Rtvoh.izlone cominciò a de. cline.re e a deaenerare. non appena venne meno l'amore della libertà. Anche in quesia complessa egperlenza, al centro è proprio l'idea di Ubertà, che valorizza la Rivolu– zione nel suo periodo dl creativo sconvolgi– mento ed è la prima ad esser sacrtflcata dtU tirannico continuatore e demolitore della Rivoluzione stessa. Al termine del suo libro. Tocquevlllè for– nisce il plano del suol ulterlori stUdL « Ec– comi pervenuto fino ali!\ soglia di que.ata rivoluzione memorabUe; per questa volta non vi entrerò: ben presto forse potrò !ar– lo. Non la considererò più allora nelle sue cause. ma la esaminerò In se stessa, e 0&erò Infine giudicare la 800lttà che ne è usolta •· Tocquevllle Invece non riusci a portare avan– ti li suo lavoro; e poche volte come que– sta c'è da nutrire slncero rammarico. Oll sorlttl di Tocquevllle. del tutto l!Chlvldi re– torica come sono, costltul500no tuttora uno dei più allettanti tnvltl alla meditazione su quegli Ideali di libertà e di democrazia che restano concetti fondrunentall anche nella esperienza. Politica e morale di oggi. La cri• t!ca succes.sl "a ha potuto sempre meglio se– gnnlAre i limiti del pensiero di TooQue\•llle, generico nelle sue prime formulazioni. prl. vo dJ sicure definizioni degli stessi concet. ti di libertà e di dcmocrftl.la di cui pure sempre ai serve; e tuttavia la critica stessa ha precisato ancor più gli elementi positivi di serietà. di schletlezz.a e di vasta visuale, che hanno fatto del TOCQucvllleuna delle fi– gure più nobili del1"800 politico LUlGI QUATTROCCHI .

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